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Mazzella


On. Antonio SODA: Dovremmo a questo punto arrivare a tirare le fila di questo nostro incontro, con le conclusioni che vengono per il Governo rassegnate ai nostri atti dal Ministro per la funzione pubblica, Luigi Mazzella, cui cedo la parola.
Avv. Luigi MAZZELLA (Ministro per la funzione pubblica): Grazie, grazie signor Presidente.
Io avevo preparato un appunto che lascio agli atti, ma ovviamente mi intratterrò in maniera un po' più ampia sul problema, che si inquadra in una più complessa visione delle questioni che bisogna risolvere nell'interesse del cittadino e, come dirò, della pubblica amministrazione.
In effetti, c'è un problema di informazione e di comunicazione, come mi pare che sia stato sottolineato nel corso del convegno: il vecchio brocardo ignorantia legis non excusat è diventato veramente vecchio, pertanto, forse sarebbe il caso di prendere in considerazione anche la previsione di una norma costituzionale, che preveda un diritto del cittadino ad essere informato, così come è stato detto ad esempio, con grande lungimiranza, nella dichiarazione dei diritti dell'uomo del 1948, e come purtroppo non è stato ripetuto in nessuna delle Costituzioni dei Paesi europei, e neanche nella stessa Costituzione dell'Unione europea.
Ma di un diritto del cittadino ad essere informato di fronte alla massa di leggi che oggi piombano sul suo capo, forse bisognerebbe cominciare a parlare; non è possibile esaminare un problema di questa portata sotto il profilo piuttosto limitato del diritto di accesso, che pure ha costituito un momento di rottura importante rispetto alla situazione precedente.
L'informatizzazione è il secondo importante elemento. Su questo posso dire che i passi che sono stati fatti sono notevoli, oggi in pre-Consiglio è stato approvato anche il codice delle amministrazioni digitali, d'intesa con il Ministro Stanca e con il Ministro La Loggia, per cui molteplici sono i progressi in questa direzione.
D'altra parte, questa è un'esigenza non solo per il cittadino ma anche per la pubblica amministrazione, perché è proprio la pubblica amministrazione che deve applicare le leggi. E ora, per quanti sforzi noi possiamo fare, sia in relazione allo sviluppo delle sue risorse umane, sia in relazione ai mezzi tecnologici di cui essa può avvalersi per essere sempre più rapida ed efficiente, se la conoscibilità delle norme, che sono in numero crescente e scarsamente comprensibili, impegna i pubblici dipendenti che devono applicarle, ciò li costringe a rincorrere un obiettivo che si allontana sempre di più. Quindi, soprattutto per il cittadino, ma anche per la pubblica amministrazione, è necessario porre ordine nel ginepraio delle leggi - e qui il discorso si complica anche con le direttive e con i regolamenti europei.
La pubblica amministrazione italiana ha ottenuto dei risultati e dei riconoscimenti notevoli, siamo stati ritenuti l'amministrazione che ha più innovato nel 2003 a livello europeo, quindi la migliore amministrazione pubblica europea per le innovazioni che è riuscita ad apportare: i nostri progetti innovativi trovano buona attenzione sia presso l'OCSE, sia presso altri organismi internazionali.
Però appunto, ripeto, perché quest'opera possa dirsi compiuta, è necessario che la pubblica amministrazione si trovi di fronte a un sistema ordinato di leggi leggibili e comprensibili.
E quindi il problema principale che noi abbiamo da affrontare, come Dipartimento della funzione pubblica, è il discorso della semplificazione normativa.
E proprio in questa ottica di una maggiore e sempre migliore conoscibilità delle norme vigenti, la realizzazione del progetto della banca dati dovrebbe tenere conto di alcune importanti caratteristiche della normativa vigente e del nuovo trend che il legislatore intende imprimere alla futura attività di normazione.
Così, in primo luogo, nell'ambito della catalogazione della normativa di rango primario, che è prevista dal progetto, occorre che siano tenuti distinti i provvedimenti normativi ordinari da quelli che sono pensati, redatti ed approvati come codici. Il codice è l'ultimo approdo della legge di semplificazione del 2003, erano state prima tentate le strade della delegificazione, che non ha dato i suoi frutti - perché si cambiava solo il rango delle norme, si avevano meno leggi e più regolamenti, ma la quantità complessiva rimaneva identica - e del testo unico, che ha anche, in qualche modo, favorito l'accorpamento di norme diverse e di diverso rango in un unico contesto, ma non ha risolto il problema della eliminazione delle norme superflue. Con il codice siamo giunti, direi, ad una fase avanzata, perché attraverso il codice noi possiamo eliminare le norme inutili, possiamo aggiungerne, se necessario, di esplicative; e quindi possiamo dare delle caratteristiche di omogeneità all'intero contesto normativo, ciò che prima non si riusciva ad ottenere con i testi unici.
Ovviamente, il presupposto è che per ogni codice che si approva venga inserita la norma che preveda le eventuali modifiche esclusivamente con la tecnica della novellazione, perché se non ci riferiamo sempre e costantemente al codice, tante altre leggi potranno sminuirne il significato; e quindi questa è una raccomandazione che mi sembra di rito, per far sì che il lavoro che si compie attraverso i codici non venga poi messo nel nulla da una legislazione episodica, aggiuntiva e non preordinata a modificare uno specifico settore del codice.
Stiamo pensando anche ad un'altra iniziativa, analoga a quella che sta dando dei risultati buoni nell'ordinamento francese, e che noi penseremmo di introdurre nell'ordinamento italiano, una legge, per così dire, anti- legge, una legge che presupponga soltanto l'intento di abrogare le leggi ritenute non necessarie.
Noi penseremmo di affidare alle varie amministrazioni il compito di individuare quelle normative che non siano più adeguate, che non siano più applicate, che comunque siano in contrasto con la normativa successiva, e, annualmente, come oggi facciamo una legge di semplificazione, provvedere ad una legge di abrogazione delle norme ritenute non più attuali.
Questo delle abrogazioni è indubbiamente un tema nuovo, di cui discuteremo nei prossimi tempi: una norma simile c'è già nella legge di semplificazione del 2003. La differenza sarebbe che, mentre lì è un fatto, direi, eventuale ed incidentale, in una legge per le abrogazioni verrebbe ad essere, invece, l'oggetto principale; e quindi stimolerebbe le amministrazioni ad appuntare la loro attenzione proprio su quelle normative che esse ritengono di dovere abrogare.
Naturalmente queste proposte operative di lavoro non esauriscono in alcun modo la varietà degli interventi ai quali un progetto importante, come quello che viene oggi presentato, può dar luogo. Ma anche in considerazione del limitato tempo che abbiamo a disposizione, sono proposte che, mi sembra, rappresentino qualche spunto di riflessione da maturare nel corso della concreta progettazione e nella costruzione della banca dati delle leggi vigenti, che è appunto l'oggetto di questo incontro, e che mi auguro possa trovare, nei tempi più brevi possibili, la sua realizzazione. Vi ringrazio.
On. Antonio SODA: Grazie, Ministro.

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