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Vizzini


Sen. Carlo VIZZINI (Presidente della Commissione parlamentare per le questioni regionali):

Grazie Presidente. Sarò breve, perché condivido le cose che ho ascoltato fino a qui. Ringrazio in primo luogo il Comitato per la legislazione, per avere pensato a una occasione di questo genere.
Dico subito che in un Paese che pone a fondamento giuridico del proprio sistema il detto che ignorantia legis non excusat, sorprende quasi l'idea che nel 2004 non sia ancora possibile avere un processo di informatizzazione, che metta tutti i cittadini, indipendentemente dal ceto o dalla classe sociale alla quale appartengono, in condizione di potere avere piena cognizione gratuita delle leggi che regolano la vita del Paese. Mi riferisco apposta al Paese, anziché allo Stato, perché l'articolo 114 della Costituzione dice con chiarezza che lo Stato è uno degli elementi costitutivi della Repubblica, e di questo, che ci piaccia o no, dobbiamo tenerne conto (con questo non voglio dire che a me dispiace).
Mi pongo subito un quesito: esistono i fondi che sono stati stanziati, esistono dei fondi anche per le iniziative assunte dal Dipartimento degli affari regionali, ci sarà un motivo per cui dal 2001 a oggi si va a rilento, perché su questo dobbiamo operare. Il motivo, o uno dei motivi, a mio avviso, è che, rispetto a questi processi di cambiamento, di modernizzazione del Paese, c'è sempre chi rema contro. Chi può remare contro questo? Intanto alcune imprese private, che questo servizio oggi lo forniscono a pagamento, e che evidentemente sono una lobby che cerca di fare durare il proprio modo di essere, finché è possibile, perché essendo delle imprese, hanno il legittimo fine di lucro; il problema è stabilire se è giusto o no che un servizio di questo genere sia fornito da imprese private.
Una serie di operatori che svolgono attività di consulenza e di intermediazione tra cittadino e amministrazione traggono motivo di svolgere una professione che consente anche di trarre dei profitti dall'incapacità del cittadino di conoscere il sistema giuridico del Paese, salvo che non si pensi alle Gazzette ufficiali, come forma di pubblicità davvero universale.
Ed infine, vi sono anche alcune amministrazioni pubbliche che hanno realizzato iniziative in materia, o hanno competenza, che difficilmente vogliono farsi espropriare.
Quindi c'è bisogno di un impegno politico forte per arrivare ad un conclusione. Questo forte impegno politico deve tenere conto di due cose: la prima, che c'è uno Stato nazionale che perde sovranità a monte, e quindi una parte dell'impegno deve riguardare le normative che derivano dalla nostra appartenenza all'Unione europea; l'altra, come è già stato rilevato, che lo Stato perde sovranità a valle, perché abbiamo deciso di attuare un processo che non è più di mero decentramento burocratico-amministrativo, ma un nuovo assetto dello Stato, andiamo verso una Repubblica federale, una Repubblica della quale lo Stato e le Regioni, ai sensi dell'articolo 114, sono elementi costitutivi.
Quindi a cosa dobbiamo potere arrivare? Io dico a un portale della Repubblica, che tenga conto che un imprenditore economico opera contemporaneamente in Sicilia e in Lombardia, e dopo aver visto la legislazione nazionale, ha interesse a vedere contestualmente come è regolata la stessa materia nelle Regioni di suo interesse. Pensate a tutte le materie nelle quali vi è una competenza concorrente tra Stato e Regioni: esse saranno disciplinate da legislazioni concorrenti, diverse da una Regione all'altra, con in più il peculiare assetto delle Regioni a statuto speciale, statuti che hanno la forza della Costituzione. L'obiettivo cui tendere è che il cittadino possa conoscere tutte queste legislazioni accedendo da un unico punto di partenza.
Faccio un altro esempio per rappresentare ciò che significa, per la vita di chi vuole fare l'imprenditore in questo Paese, la conoscenza delle leggi. Quando ci sarà il federalismo fiscale, con la possibilità per le Regioni di introdurre tributi propri, di applicare aliquote diverse o di non avvalersi di determinati tributi, a maggior ragione ci dovrà essere la capacità di vedere, in un unico contesto, come questa cosa funziona sull'intero territorio nazionale, pur essendo legislazione di parte regionale.
Ecco perché lo sforzo dell'apparato centrale dello Stato e delle Regioni deve realizzarsi in un'unica sede contestuale: una delle forze del federalismo consiste proprio nella possibilità di considerare unitariamente i diversi sistemi giuridici adottati all'interno dell'ordinamento federale. Questa è una cosa che rafforza, non indebolisce l'idea federale dello Stato.
Se questi sono gli obiettivi, io credo che essere riusciti a creare un tavolo in cui c'è questa interlocuzione complessiva tra tutti i soggetti è un dato politicamente importante. Credo che di qui al 2006 possiamo arrivare a partire con l'attuazione del progetto, senza marce indietro. Non voglio aggiungere altre cose rispetto a quello che è stato detto negli interventi che hanno preceduto il mio. Ringrazio per il coinvolgimento della Commissione che ho l'onore di presiedere, perché questa Commissione, composta da 20 deputati e 20 senatori, anche se oggi non assolve al compito che le era stato affidato dalla riforma del Titolo V entrata in vigore nel 2001, è comunque una sede in cui si misurano sensibilità politiche diverse, nella quale abbiamo fatto esperienze positive rispetto al processo di cambiamento del Paese. Quindi, pensiamo di poter dare un contributo allo sviluppo complessivo del progetto, anche attraverso i gruppi di lavoro che saranno costituiti, allo scopo di affinare le tecniche legislative e di studiare formulazioni delle leggi che siano compatibili, perché la compatibilità non è soltanto quella degli strumenti informatici, che talvolta possono non comunicare tra di loro, e nessuno si meravigli, in questo Paese è già successo questo, ma anche quella delle formule, delle parole che debbono avere lo stesso significato da Siracusa a Bolzano, se questo è quello a cui davvero vogliamo lavorare.
Quindi ringrazio ancora una volta per l'iniziativa, e do sin da ora tutta la disponibilità della Commissione parlamentare per le questioni regionali a fornire il proprio contributo nel seguito di questo lavoro, per arrivare a una conclusione positiva.

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