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Bruno


On. Donato BRUNO (Presidente della Commissione Affari costituzionali della Camera):

Ringrazio il Presidente Soda, ringrazio il collega Pastore. Sì, in effetti questo seminario capita a proposito, e ricordo quando il Presidente Soda già tempo addietro mi aveva fatto cenno a questa iniziativa. E' importante che oggi noi celebriamo questo momento di riflessione comune; e quindi lo ringrazio veramente per la sensibilità e l'attenzione che Soda ha sempre posto a questi problemi. Lo dico, perché facendo egli parte della I Commissione, questa sensibilità ho la possibilità di viverla giornalmente. Quindi grazie ancora. Ringrazio chiaramente tutti coloro che sono intervenuti.
Per parte mia, mi limiterò alla lettura del mio intervento, che sarà breve, proprio per dare la possibilità, a tutti coloro che sono presenti, di potere dire la loro: così facendo ci ascoltiamo reciprocamente per poi trarre le dovute conclusioni.
Parto da questa ovvia considerazione: l'attività legislativa da sempre ha posto le istituzioni e i cittadini di fronte alla sfida della complessità, una sfida che le crescenti esigenze di regolazione hanno reso, nel tempo, sempre più ardua.
Tale complessità, soprattutto negli ultimi anni, ha caratterizzato non soltanto il contenuto delle norme, ma anche le fonti e i modi della normazione. Va segnalato, quale dato ormai comune di esperienza, l'evolversi della produzione normativa come fenomeno dinamico e multicentrico. Ogni nuova legge costituisce infatti attuazione, integrazione o correzione di precedenti interventi legislativi, e a sua volta, nella generalità dei casi, richiede o prefigura ulteriori adempimenti in un processo continuo, al quale prendono parte soggetti istituzionali e livelli territoriali diversi.
Ciò costituisce innegabilmente un fattore aggiuntivo di complessità, che se non governato, si traduce inevitabilmente in più alti costi per il sistema economico e in un accentuarsi della distanza tra cittadino e istituzioni.
Il coordinamento delle politiche legislative e - prima ancora - delle stesse modalità e tecniche di normazione, tra i diversi soggetti istituzionalmente chiamati a produrre norme, è dunque un requisito essenziale in un ambiente normativo articolato su più livelli di legislazione. In particolare, le Regioni oggi diventano un interlocutore indispensabile, non solo per il perseguimento degli obiettivi di riordino e semplificazione normativa, che tutti riteniamo necessari, ma più in generale per il contributo che possono offrire all'elaborazione di quel nuovo modo di legiferare, che la riforma del Titolo V da un lato, la dimensione europea dall'altro e, in prospettiva, la stessa revisione della Parte seconda della Costituzione oggi all'esame delle Camere, richiedono al Parlamento, non meno che alle Assemblee legislative regionali.
Può giovare, al riguardo, un accenno alla esperienza specifica acquisita dalla Commissione Affari Costituzionali. La funzione consultiva esercitata a partire dall'entrata in vigore del nuovo Titolo V, le ha infatti consentito di esaminare l'intera produzione legislativa statale in fieri, sotto il profilo del riparto di competenze legislative tra Stato e Regioni.
Da tale lavoro è ben presto emersa la consapevolezza, in seguito confermata dagli stessi orientamenti della Corte costituzionale, di quanto sia vana, prima ancora che erronea, una lettura dell'articolo 117 della Costituzione che separi rigidamente gli ambienti di competenza da esso delineati.
La gran parte degli interventi legislativi afferisce infatti, per propria natura, a più ambiti di competenza: varie materie di competenza statale (la concorrenza, la tutela dell'ambiente, i livelli essenziali), per il loro carattere trasversale e la loro finalità di tutela di istanze unitarie, possono ben incidere su ambiti di competenza regionale. La stessa allocazione delle funzioni amministrative a diversi livelli di governo, come evidenzia la nota sentenza della Corte, la numero 303 del 2003, può influire sul riparto delle competenze legislative.
In una parola, non è pensabile che l'esercizio della potestà legislativa dello Stato e delle Regioni proceda "su binari paralleli": vanno al contrario ricercate ed elaborate tutte le sedi e le procedure idonee alla reciproca conoscenza e alla più ampia collaborazione.
Il progetto di riforma della Parte seconda della Costituzione, nel testo da poco licenziato dalla Camera, si fa carico di tale esigenza, non solo con l'istituzione del Senato federale, ma con l'apporto di altre rilevanti innovazioni: dall'inserimento in Costituzione del sistema delle Conferenze Stato - autonomie, all'ampliamento delle materie oggetto di coordinamento legislativo, dall'attenta ridefinizione degli elenchi di materie di cui all'articolo 117, al richiamo generale che esplicita i princìpi di leale collaborazione e di sussidiarietà, posti a fondamento dei rapporti fra Stato, Regioni ed enti locali.
Già oggi peraltro, a Costituzione vigente, non mancano i margini di intervento per meglio rispondere alla crescente esigenza di cooperazione e di reciproca conoscenza fra le Assemblee legislative, in primo luogo al fine di rafforzare e raffinare la fase di formazione degli atti normativi.
L'iniziativa che forma oggetto dell'incontro di oggi rientra tra queste possibilità. Mi sembra anzi di particolare rilevanza e interesse il proposito di cogliere l'occasione offerta dai progetti di informatizzazione del corpus della normativa vigente, per rafforzare il canale di comunicazione e di reciproca collaborazione esistente fra i livelli statale e regionale.
Sono d'accordo, chiaramente, con il collega Soda, nel sottolineare il ruolo guida che la Corte di Cassazione potrebbe svolgere, grazie alla sua enorme esperienza applicativa della legislazione in vigore.
Mi sembra inoltre utile mettere a confronto le esperienze maturate da ciascun soggetto, nell'ambito dei progetti di riordino ed armonizzazione delle regole per la formazione delle leggi.
Solo la cooperazione fra diverse istituzioni può dare risultati, a vantaggio della qualità della legislazione, sulla via della semplificazione e riordino del sistema normativo e della piena conoscibilità delle norme, che costituiscono obiettivi comuni delle istituzioni e primario interesse dei cittadini. Grazie

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