Resoconto stenografico dell'Assemblea

Seduta n. 722 del 20/12/2005


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PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

La seduta comincia alle 9,35.

LALLA TRUPIA, Segretario, legge il processo verbale della seduta del 14 dicembre 2005.
(È approvato).

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Armani, Armosino, Baccini, Boato, Bono, Caligiuri, Carrara, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, Di Virgilio, Fini, Rosso, Sgobio, Tanzilli, Tortoli e Urso sono in missione a decorrere dalla seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono settantasette, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Ulteriori comunicazioni all'Assemblea saranno pubblicate nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

In morte del deputato Luigi Muratori.

PRESIDENTE. Colleghi, devo darvi, purtroppo, una brutta notizia: questa notte è deceduto improvvisamente il collega Luigi Muratori.
Esprimo, a nome di tutta l'Assemblea, il più profondo cordoglio e le più sincere condoglianze alla famiglia ed al gruppo di appartenenza del collega scomparso.
Il Presidente della Camera ricorderà, nel corso della mattinata, la figura dell'onorevole Muratori.
Sospendo brevemente la seduta in segno di lutto.

La seduta, sospesa alle 9,40, è ripresa alle 9,50.

Sull'ordine dei lavori.

PIERO RUZZANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

PIERO RUZZANTE. Signor Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori in relazione ad una notizia che abbiamo appreso dalle agenzie di stampa questa mattina, secondo la quale a Herat, in Afghanistan, tre militari italiani sono stati colpiti da un attentato kamikaze, un attentato suicida. Da quel che abbiamo appreso, sembra che le condizioni dei nostri militari non siano gravi ma, in ogni caso, vogliamo esprimere la nostra solidarietà sia nei loro confronti sia nei confronti delle famiglie.
A tale proposito chiediamo che il Governo si accerti che le condizioni di salute dei militari non siano realmente preoccupanti e venga - se possibile - a riferire in aula o in Commissione difesa su questo grave episodio, che dimostra quanto ancora sia difficile il percorso per la stabilizzazione e la pacificazione di quell'area. Crediamo, infatti, che, al di là dell'aspetto contingente delle condizioni di salute dei nostri militari, sia importante avere un momento di riflessione all'interno della Commissione difesa per valutare gli effetti dell'attentato kamikaze che ha colpito, purtroppo, i militari italiani; quindi, riteniamo


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che sia giusto e opportuno svolgere una riflessione complessiva, oltre che ricevere informazioni specifiche rispetto a quanto avvenuto questa mattina.

PRESIDENTE. La Presidenza della Camera si associa alla solidarietà appena espressa nei confronti dei nostri militari colpiti, delle loro famiglie e dall'Esercito e solleciterà la trasmissione di maggiori informazioni dal Governo sulle loro condizioni di salute nonché sulle circostanze in cui è avvenuto l'attentato.
Le assicuro, inoltre, che riferirò al Presidente della Camera affinchè interessi il Governo in ordine alla sua richiesta di intervenire in Commissione difesa per valutare l'evento e, più in generale, per analizzare la complessa situazione afghana.
Credo, in questo modo, di interpretare il sentimento di tutti i colleghi.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3613 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006) (Approvato dal Senato) (A.C. 6177) (ore 9,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge, già approvato dal Senato: Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria per il 2006).
Ricordo che nella seduta di ieri si è concluso l'esame degli ordini del giorno.

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 6177)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Detomas. Ne ha facoltà.

GIUSEPPE DETOMAS. Signor Presidente, intervengo per ribadire e ripetere sostanzialmente le riflessioni che aveva già fatto il collega Zeller in merito a questa legge finanziaria, aggiungendo però anche qualche particolare inedito che, in qualche modo, getta delle ombre inquietanti sull'iter di approvazione della legge finanziaria che era già stato oggetto delle critiche dell'onorevole Zeller e, naturalmente, anche delle prese di posizione preoccupate da parte del Presidente della Camera.
Il fatto che nell'iter di approvazione della legge finanziaria si voglia estromettere il Parlamento, ponendo ancora una volta la fiducia per evitare che quest'ultimo entri nel merito delle questioni, è una cosa molto preoccupante. Tuttavia, ciò che mi preoccupa ancor di più e che mi fa richiedere formalmente un intervento da parte della Presidenza della Camera per tutelare la dignità del Parlamento e dei parlamentari è una dichiarazione del presidente della regione Veneto, resa ad un quotidiano locale: in essa lo stesso si vanta di essere intervenuto nell'iter di approvazione della finanziaria, affermando di avere insieme ad altri - non so di chi si tratti - occultato parte della finanziaria, cioè di averla tenuta nascosta perché non ci potesse essere alcuna discussione né alcuna presa di posizione. Da questa intervista, che ritengo gravissima perché a mio parere apre un conflitto anche tra poteri dello Stato ed istituzioni, Galan, relativamente al comma 502 della finanziaria dice: «Così ho tolto 40 milioni a Dellai e Durni. Blitz in finanziaria sui fondi di solidarietà - quei soldi erano destinati al Trentino-Alto Adige - si tratta di un emendamento alla finanziaria, abbiamo fatto di tutto per tenerlo occulto»
Se fosse vero che non soltanto il Governo tiene occultato il contenuto del disegno di legge finanziaria ma che a questo partecipano anche i presidenti delle regioni, per fare in modo di sottrarre ai bilanci regionali alcuni fondi e stanziamenti, ritengo che ciò sarebbe gravissimo. Non credo si possa rimanere a guardare senza reagire. Chiedo che il Presidente della Camera pronunci una parola di chiarezza sul metodo e anche sulle ingerenze nei lavori del Parlamento da parte di alcuni presidenti di regione.


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Ribadisco ancora alcuni temi concernenti il merito del disegno di legge finanziaria, sempre con riguardo a questioni che interessano da vicino le regioni a statuto speciale. Naturalmente, il mio è un intervento di carattere settoriale ma so che, successivamente, saranno svolti altri interventi che riguarderanno il complesso del disegno di legge in esame, che noi non condividiamo affatto. Voglio ricordare che, anche dal punto di vista tecnico, è stata redatta una normativa difficilmente interpretabile e nella quale sono contenute alcune norme che non aiutano assolutamente a fare chiarezza anche per quanto riguarda il patto di stabilità interno.
Si ribadisce che le regioni a statuto speciale beneficiano di un regime diverso rispetto alle regioni a statuto ordinario, nel senso che non sono oggetto del patto di stabilità e delle regole rigide previste nei commi relativi a tale patto, e che la procedura che le riguarda si rifà ad un regime pattizio. Naturalmente, questo regime pattizio è confermato dal disegno di legge finanziaria e anche indirettamente si capisce che il patto di stabilità non è applicabile, perché al comma 24 dell'articolo unico si ribadisce la previsione di due regimi diversi. Peraltro, c'è qualche riferimento che, in qualche modo, rende ambiguo questo disposto. Abbiamo provato ad emendarlo, naturalmente per renderlo più chiaro, ma il nostro emendamento non è stato accolto, proprio perché, probabilmente, si voleva mantenere una sorta di ambiguità in merito all'applicabilità del patto di stabilità interno.
Quanto al fondo nazionale per la montagna, esso è stato finanziato con 20 milioni di euro. Naturalmente, un intervento di questa entità è puramente demagogico, in quanto la montagna avrebbe bisogno di ben altro che di una misera elemosina di 20 milioni di euro.
Altro elemento che, secondo noi, rappresenta una gravissima ingerenza ed un gravissimo vulnus alle competenze legislative previste dallo statuto di autonomia è la disciplina prevista per le concessioni idroelettriche. Infatti, si stabilisce per legge una proroga decennale per tutte le concessioni, anche per quelle in scadenza e per quelle sulle quali le province di Trento e di Bolzano hanno già avviato le procedure concorsuali per il loro rinnovo, applicando i principi previsti dagli ordinamenti comunitario e nazionale, nel senso di tenere nella massima considerazione le regole di mercato e la parità di accesso alle concessioni. Ebbene, le procedure già avviate sarebbero travolte da detta norma, che riteniamo - e sicuramente lo è - incostituzionale e che ci costringe ad attivare un procedimento dinanzi alla Corte costituzionale, affinché ne sia formalmente dichiarata la incostituzionalità.
Tornando alla questione, che ricordavo in precedenza, oggetto dell'intervento del presidente Galan, ricordo che c'è un'altra norma la quale, oltre a rasentare il ridicolo, è evidentemente incostituzionale. Mi riferisco alla norma che assegna fondi ad alcuni comuni soltanto per il fatto di essere confinanti con la regione Trentino-Alto Adige. Questa norma è incostituzionale e, comunque, assolutamente inefficace, sia perché formulata in modo da suscitare perplessità, sia per l'entità della somma di cui beneficierebbero i comuni confinanti.
Il problema è che questa norma, siccome non serve assolutamente a nulla, persegue l'unico obiettivo di gettare discredito sulle istituzioni e sulla regione Trentino-Alto Adige, il che, a mio giudizio, è gravissimo; anche in tal caso, infatti, dovremmo prevedere un intervento della Corte costituzionale al riguardo. A mio avviso, agire provocando conflitti tra le istituzioni è sintomo di un modo irresponsabile di considerare i rapporti tra le stesse e, in ogni caso, un modo non corretto di interpretare la legge finanziaria, che dovrebbe, invece, perseguire altri fini ed altri obiettivi: le esigenze, le urgenze ed i bisogni di questo paese meritano, a mio avviso, attenzioni diverse, e non siffatti interventi, che hanno tutt'altre finalità.
Nell'annunciare il voto contrario della componente Minoranze linguistiche del gruppo Misto, debbo altresì aggiungere


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come, a tale scelta di voto contrario, si accompagni la preoccupazione per un paese che avrebbe bisogno di altri approcci ed i cui problemi, seri, meriterebbero una considerazione diversa e, per quanto riguarda l'approvazione della legge finanziaria, anche una procedura differente: mi auguro che il Parlamento sappia riaffermare la sua dignità anche intervenendo sulle questioni di cui parlavo all'inizio del mio intervento.
Ribadisco, dunque, che la nostra componente del gruppo Misto esprimerà un voto contrario sul provvedimento in esame.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Burtone. Ne ha facoltà.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. Signor Presidente, l'Italia, ormai da tempo, attraversa una difficile congiuntura economica, con una grave crisi nei settori produttivi e trainanti del paese, nell'agricoltura, nell'industria e nel commercio, con ripercussioni sociali per l'occupazione, specie al sud. Una preoccupante condizione che avrebbe dovuto portare il Governo e la maggioranza di centrodestra a varare una legge finanziaria capace di incidere nella soluzione dei problemi del paese, con una indicazione delle priorità e delle iniziative di prospettiva. La legge finanziaria per il 2006 è, invece, un provvedimento per nulla collegato alle questioni vere del paese; ha, anzi, tutte le carte in regola per essere classificata la peggiore legge finanziaria partorita dal Governo Berlusconi e dalla maggioranza di centrodestra. Infatti, mai come quest'anno, abbiamo assistito ad una gestione contraddittoria e confusa dell'importante provvedimento da cui dipende larga parte delle sorti della comunità e dei cittadini.
Il Governo ha varato la legge finanziaria il 30 settembre e ha poi approntato, ad ottobre, due interventi correttivi di urgenza; infine, nei mesi di novembre e dicembre, si è lavorato in Parlamento. In questi giorni, dopo un lungo e travagliato parto, il Governo ha presentato un maxiemendamento che, di fatto, ha stravolto tutto il lavoro che era stato portato avanti; si è trattato di un percorso, quindi, poco rispettoso del Parlamento: è mancata la possibilità di approfondire il citato maxiemendamento e, soprattutto, la maggioranza ha voluto ancora una volta mostrare i muscoli e andare avanti da sola nelle scelte importanti per tutta la comunità.
I limiti di tempo fissati per le dichiarazioni di voto non ci permettono di effettuare una valutazione compiuta; tratteremo però alcuni aspetti che appaiono più contraddittori e negativi per la comunità. Vogliamo partire anzitutto dalla riduzione delle risorse per le regioni e gli enti locali, le cui conseguenze sono chiare e consisteranno nel ridimensionamento dei servizi legati ai diritti di cittadinanza e nell'indebolimento della sfera di protezione sociale.
Consideriamo queste scelte negative per il nostro territorio. Se ad esse aggiungiamo la riduzione del 50 per cento del fondo per le politiche sociali, il sottofinanziamento di 5 miliardi di euro del fondo sanitario nazionale, l'assoluta assenza di interventi per affrontare il problema della non autosufficienza, la mancanza di investimenti per la sanità nel Mezzogiorno, con amarezza dobbiamo, purtroppo, affermare che la protezione sociale, per questo Governo, non è una priorità; anzi, è l'ultimo degli interessi.
L'onorevole Castagnetti ha riproposto nei giorni scorsi, nel corso di un intervento svolto proprio in quest'aula, il tema dell'esclusione sociale, riprendendo dati significativi dell'ISTAT sull'aumento degli emarginati e delle persone in difficoltà nel nostro paese.
Il disegno di legge finanziaria in esame non mette in campo alcuna iniziativa in tal senso. Non sono previste, infatti, né nuove misure, né quelle vecchie, vale a dire quelle che avevano prodotto alcuni risultati: mi riferisco, ad esempio, al reddito minimo di inserimento. Il rischio è che continueranno ad avere difficoltà numerosi cittadini, i quali si troveranno in condizioni di esclusione sociale; allo stesso


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modo, avranno maggiori problemi le aree deboli del paese, in modo, particolare il Mezzogiorno.
Non è difficile ricordare le numerose promesse «pirotecniche», come la distribuzione delle risorse individuate subito dopo la nascita del Governo Berlusconi-bis. Vorrei ricordare, a tale riguardo, la «fantasmagorica» possibilità di concedere una fiscalità di vantaggio, da contrattare in sede europea, al Mezzogiorno.
Ebbene, non vi è stato nulla di tutto ciò! Di fronte al «fuoco» delle numerose dichiarazioni, rese dai ministri e dall'onorevole Micciché, abbiamo riscontrato un'azione molto modesta nell'ambito del disegno di legge finanziaria in esame. Ricordo, a tale riguardo, che abbiamo proposto di ripristinare meccanismi di finanziamento che, negli anni scorsi, avevano offerto risposte importanti, come il credito d'imposta ed il bonus per l'occupazione, per giungere a quella fiscalità di vantaggio che abbiamo già avuto e che ha prodotto risultati.
Ebbene, non abbiamo ottenuto né la promessa di una nuova fiscalità di vantaggio, né il mantenimento di alcuni interventi che, negli anni scorsi, con i Governi di centrosinistra, avevano centrato significativi obiettivi. Anzi, vorrei rilevare che la maggioranza ha operato una scelta irresponsabile ed inaccettabile, decidendo di bloccare anche l'utilizzo dei fondi strutturali europei per le aree obiettivo 1.
Vorrei osservare che, da un lato, il Presidente del Consiglio ha esaltato i risultati ottenuti, in sede europea, sul bilancio comunitario, ma si tratta di un'esaltazione fuori luogo, visto che si giungerà alla riduzione certa dei fondi strutturali; dall'altro lato, irresponsabilmente, sono stati spostati al 2009, dal ministro Tremonti, i circa 15 miliardi di euro destinati a cofinanziare gli interventi sostenuti dai citati fondi strutturali.
Il 2009 è fuori tempo massimo, visto che il Quadro comunitario di sostegno in corso impone di completare entro il 2008 i pagamenti. Nel 2006, l'amministrazione pubblica, per far fronte agli impegni, potrà contare sui residui degli anni precedenti, tuttavia, una volta esauriti tali residui, si dovrà necessariamente far ricorso ai citati 15 miliardi con un'immediata anticipazione, altrimenti si perderanno immediatamente i fondi europei.
Insomma, si tratta di un'altra «polpetta avvelenata» per il Mezzogiorno, che rischia di vedere aumentare il proprio divario con il resto del paese e con l'Europa. Lo diciamo da tempo, con rabbia, da soli ed inascoltati: il Mezzogiorno è in grave difficoltà! Esso soffre di gravi problemi nell'industria (dove numerose aziende sono state costrette a chiudere ed a licenziare i lavoratori) e nell'agricoltura, che non ha mai penato come in questi anni. In quest'ultimo periodo, infatti, si è registrato un aggravamento della crisi di tale settore e le leggi varate dalla maggioranza di centrodestra sono rimaste inapplicate, oltre a rivelarsi inadeguate: mi riferisco al provvedimento cosiddetto omnibus ed alla legge di mercato. Insomma, nulla è stato seriamente realizzato a favore dell'agricoltura.
A pagare sono tutte le componenti della filiera alimentare. I produttori sono stanchi e sfiduciati, poiché non vi è stata alcuna politica di sostegno. Ricordo che in tanti hanno abbandonato le coltivazioni, con le conseguenze economiche, sociali ed ambientali che più volte abbiamo evidenziato, quali la perdita di produzione, di posti di lavoro e di protezione ambientale.
A pagare le difficoltà del settore, tuttavia, sono stati anche i commercianti: infatti, era stato promesso loro un condono per chiudere i debiti con gli enti previdenziali, ma sono stati, ancora una volta, delusi. A pagare il prezzo più alto è anche l'anello più debole della catena agricola: mi riferisco ai braccianti, una categoria fortemente penalizzata.
Dopo le rassicurazioni del Governo di centrodestra del 2004 e dopo l'incontro tra i sindacati agricoli ed il ministro, che ha più promesso e meno mantenuto - mi riferisco al ministro Alemanno - sulla cancellazione del comma 147 dell'articolo 1 della legge finanziaria per il 2005, che prevede il taglio dei trattamenti speciali di disoccupazione per i lavoratori agricoli, il


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Governo, con un voltafaccia che ha dell'incredibile, ha mantenuto la linea di annullare l'indennità speciale di disoccupazione agricola con ricadute negative sulla contribuzione figurativa, sugli assegni familiari e con una drastica riduzione di tutela previdenziale per i lavoratori che prestano solo 51 giornate lavorative, compresa l'indennità di maternità per le lavoratrici agricole.
Si tratta di una riforma capestro, che impone una drastica riduzione di fondi nel settore previdenziale agricolo e che, colpendo solo la parte sociale più debole e al limite della sussistenza, restringe, per la prima volta, storicamente, la sfera di intervento dello Stato in materia di ammortizzatori sociali.
In conclusione, c'è da dire che il Governo, dal danno verso il sud e, in particolare, verso la Sicilia, con questo disegno di legge finanziaria è passato anche alle beffe: una molto grave è quella operata nei confronti dei cittadini del Belice. Tutti i territori colpiti da calamità naturali e da terremoti sono stati tenuti in considerazione ai fini della definizione di risorse utili per la ricostruzione. L'unica comunità esclusa è stata quella del Belice, un territorio devastato nel 1969 da un terribile terremoto: nulla è stato definito per questa comunità.
Un'altra beffa è stata quella di aver promesso un condono definitivo dei contributi previdenziali, scrivendo anche articoli sui giornali per quelli relativi al sisma del 1990: dopodiché, vi è stata un'ulteriore beffa.
Infine, signor Presidente,...

PRESIDENTE. Onorevole Burtone, si avvii alla conclusione.

GIOVANNI MARIO SALVINO BURTONE. ....concludo preannunciando il nostro «no» a un disegno di legge finanziaria che porterà ulteriori difficoltà al nostro paese, un paese che ha bisogno finalmente di un Governo diverso (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Zanella. Ne ha facoltà.

LUANA ZANELLA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, i Verdi esprimeranno un voto contrario sul disegno di legge finanziaria in esame, ribadendo un giudizio nettamente e pesantemente negativo sulla manovra di finanza pubblica che, con il maxiemendamento su cui - lo ricordo - è stata posta l'ennesima questione di fiducia, finalmente ha assunto la sua vera forma e contenuto.
Siamo di fronte ad una manovra molto pesante - è stato detto più volte - che paradossalmente, con molta probabilità, non consentirà di raggiungere gli obiettivi che si prefigge, a partire da quello del risanamento dei conti pubblici. A tal proposito, abbiamo più volte posto il problema della trasparenza dei conti e della necessità di disporre di dati veritieri. Si tratta di una questione assolutamente cruciale, centrale ed imprescindibile per riacquistare credibilità e per produrre davvero un dibattito all'interno del Parlamento ed un confronto tra maggioranza e opposizione. Ma ciò sembra non interessare i colleghi della maggioranza avvezzi - ahinoi! - ad accettare anche le proposte più imbarazzanti presentate dal Governo.
Con questa manovra finanziaria sicuramente non sarà possibile il rilancio dello sviluppo, né l'uscita dall'impasse dell'economia, della realtà sociale del sud, come ha spiegato bene il collega Burtone. Non sarà possibile promuovere la ricerca, l'innovazione e la cultura, fortemente penalizzata - come noto - dalla manovra; né sarà possibile ristabilire l'equità nella distribuzione delle risorse e della pressione fiscale, e nemmeno attuare il tanto sbandierato contrasto all'evasione e all'elusione promosso da tante iniziative di questo Governo nei cinque anni di legislatura.
Né sarà possibile sostenere il sistema delle autonomie delle regioni, che da questa manovra esce letteralmente massacrato.
Come deputati Verdi, abbiamo presentato emendamenti condivisi con gli altri


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gruppi dell'Unione, tentando di migliorare la manovra complessiva, compiendo un atto di testimonianza, proponendo modifiche praticabili, serie e credibili. Ma, esattamente come è successo e come succederà al Senato, ci siamo scontrati contro una totale indisponibilità e ci siamo ritrovati a svolgere un dibattito reso inutile e deprimente dall'ennesimo voto di fiducia.
Per quanto riguarda la tanto sbandierata politica per la famiglia, è stato proposto un bonus una tantum per i nuovi nati, che non incide minimamente sulle necessità profonde e complesse del sistema delle famiglie. Non si mette in campo nessuna vera politica di welfare, di sostegno reale e concreto a tutela dei meno abbienti.
Dal canto nostro abbiamo proposto, ad esempio, la detraibilità delle somme corrisposte dagli affittuari a titolo di locazione di immobili ad uso abitativo, così come l'aumento delle risorse per le case popolari, l'edilizia sovvenzionata per le fasce sociali svantaggiate, misure che si sarebbero già potute adottare, senza aspettare l'ennesimo programma elettorale, sbandierato anche via televisione dal nostro premier.
Abbiamo proposto di adeguare lo stanziamento, del tutto insufficiente, previsto dalla legge n. 431 del 1998 sulle locazioni, con un adeguamento delle risorse, condizione per noi necessaria ma non sufficiente per attuare in questo paese una seria politica per la casa, vera e propria emergenza per decine di migliaia di famiglie.
Abbiamo chiesto e proposto la restituzione del fiscal drag, vero e proprio «scippo», che state perpetuando da troppi anni a spese di lavoratori dipendenti e di pensionati. Sono soldi che spettano loro e che vanno loro restituiti.
La conseguenza di questo quadro complessivo è stata la crescita enorme delle diseguaglianze in questi ultimi anni e molti diritti sociali fondamentali, anche di natura costituzionale, sono rimasti e rimangono senza attuazione.
Vi abbiamo proposto di lasciare fuori dai tagli drastici da voi attuati i finanziamenti pubblici ai paesi poveri. È vergognoso che, mentre si promettono continuamente aumenti degli aiuti allo sviluppo, non solo ci ritroviamo all'ultimo posto dei paesi donatori dell'OCSE, con la ridicola percentuale dello 0, 15 per cento sul PIL, ma addirittura questa legge finanziaria taglia del 20 per cento le risorse rispetto allo scorso anno. Siamo veramente al ridicolo. Abbiamo presentato emendamenti in questa direzione, finalizzati ad incrementare il fondo per i paesi poveri, anche proponendo, come ha fatto la Francia, la fly-tax, una tassa sul volo, per integrare gli stanziamenti aggiuntivi per i paesi in difficoltà.
Allo stesso tempo abbiamo cercato di porre un freno al costante e inaccettabile drenaggio di risorse finanziarie a danno dell'ambiente, iniziato cinque anni fa e proseguito con questa manovra economica: si tratta di tagli pesantissimi ai finanziamenti previsti per le aree protette, per le bonifiche dei siti inquinati, per la difesa del suolo, tagli che hanno ridotto gli stanziamenti del 60 per cento. Con i nostri emendamenti abbiamo tentato di ripristinare, almeno in parte, le necessarie e indispensabili dotazioni finanziarie e per tutta risposta abbiamo ottenuto la soppressione del parco del Gennargentu e del golfo di Orosei, una vera e propria vergogna.
Per non parlare delle riduzioni di risorse effettuate ai danni dell'ANAS e delle Ferrovie dello Stato, con cui si taglia colpevolmente sulla rete ordinaria, sulla manutenzione e sulla sicurezza in nome dell'avvio di grandi opere, molte delle quali assolutamente inutili, se non dannose. Anche qui, per esempio, abbiamo cercato di risparmiare, con tagli ai lavori di adeguamento, di potenziamento e di messa in sicurezza della rete stradale ANAS esistente.
Abbiamo proposto l'unificazione delle aliquote sui redditi dei capitali, perché siamo l'unico paese europeo dove i rendimenti sulle rendite finanziarie sono del 12,5 per cento e quelli sui conti correnti sono del 27 per cento. Abbiamo proposto di finanziare un piano generale per il


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sistema degli ammortizzatori sociali, per far fronte al fenomeno della instabilità e della precarizzazione occupazionale causata dalla legge n. 30 e per fare fronte alle grandi ristrutturazioni industriali, che sicuramente ci aspettano.
Molto dubitiamo anche sull'efficacia delle ultime manovre adottate, che dovrebbero procurare i miliardi che mancano per far quadrare i conti. Mi riferisco, per esempio, all'efficacia del nuovo concordato, chiamato programmazione fiscale, che dovrebbe fare entrare oltre tre miliardi di euro nelle casse dello Stato.
Sappiamo che due su tre dei concordati approvati nel passato non sono neppure stati attuati e che il terzo è stato quasi un fallimento. In effetti, nel 2004, secondo i dati della CGA di Mestre, sempre molto attenta e autorevole fonte di informazioni e di analisi, il Governo Berlusconi approvò un concordato di durata biennale prevedendo un gettito di 2.500 milioni di euro.

PRESIDENTE. Onorevole Zanella...

LUANA ZANELLA. Concludo, signor Presidente.
I contribuenti che vi aderirono furono 258 mila e il gettito incassato dal fisco venne quantificato in circa 850 milioni di euro. Se ne attendevano esattamente 2.500.
I contribuenti che quest'anno aderiranno alla programmazione fiscale lo faranno per concordare e condonare, ottenendo così i benefici della definizione per gli anni 2003 e 2004. Ancora una volta, si tratta di un condono camuffato, di un concordato condizionato, di un nuovo lavoro per i commercialisti. Per i risultati finali staremo a vedere, ma noi dubitiamo fortemente.
Concludo, Presidente, ribadendo il nostro voto nettamente e assolutamente contrario alla manovra finanziaria (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Verdi-l'Unione e Misto-La Rosa nel Pugno).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Di Gioia. Ne ha facoltà.

LELLO DI GIOIA. Signor Presidente, noi, come gruppo della Rosa nel Pugno, voteremo contro questa manovra finanziaria. Lo faremo non perché oggi facciamo parte dell'opposizione nell'ambito di questo Parlamento, ma perché riteniamo che tale manovra sia sbagliata nel metodo e nel merito.
In un momento particolare della vita economica del nostro paese, ritenevamo che vi fosse la necessità e il dovere politico e istituzionale di discutere serenamente e approfonditamente delle scelte che dovevano essere compiute e che devono investire il nostro paese per il rilancio economico e per agganciarsi alla ripresa economica a livello internazionale.
Ciò non è avvenuto perché abbiamo assistito, in questi mesi, dopo la presentazione del disegno di legge finanziaria da parte del Governo, a sceneggiate, ad un continuo modificarsi del rapporto tra Governo e Parlamento, alla messa in discussione, appunto, di quelli che possono essere i canoni normali della «democrazia di bilancio», come è stata definita da alcuni colleghi nelle discussioni avvenute.
Abbiamo avuto una serie di situazioni, di presentazioni, di aggiustamenti, di modifiche al disegno di legge presentato dal Governo perché, come abbiamo potuto verificare anche in anni passati, questo Governo non aveva e non ha le idee chiare sulla politica economia e finanziaria del paese.
I dati sono sotto gli occhi di tutti, di tutti quanti noi. Abbiamo una crescita relativa e, pur prendendo in considerazione i dati che hanno fatto esaltare ed esultare il capo del Governo nei giorni scorsi, cioè la ripresa della crescita, dobbiamo comunque sottolineare che essa, nonostante qualche lieve miglioramento dell'andamento economico, è al di sotto, per non dire la metà, della crescita degli altri paesi europei.
Ciò significa che le scelte di politica economica sono state sbagliate; i dati stanno a dimostrare l'incremento del debito pubblico, del rapporto debito-PIL; vi sono in buona sostanza indicatori che


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dimostrano che non vi è una scelta chiara su come rilanciare la politica economica e finanziaria del paese.
Noi riteniamo che vi fosse la necessità e il dovere di discutere, certamente non nel modo a cui abbiamo assistito anche ieri sera in quella strana trasmissione, condotta sempre dal «fido scudiere» Bruno Vespa, dove si è capito chiaramente che non vi sono argomenti per poter discutere, non vi sono argomenti per fare in modo che la convinzione della gente, dei cittadini italiani possa cambiare. Altro che mancanza di comunicazione! Qui vi è la mancanza di scelte, la mancanza delle possibilità per il paese di riagganciare lo sviluppo internazionale e fare in modo che i problemi possano essere avviati a soluzione.
I problemi, invece, sono sempre più pressanti; i problemi riguardano sempre coloro i quali si trovano in situazioni di debolezza all'interno del sistema economico e sociale del paese. Basta guardare i dati, per capire che la povertà aumenta, sia in termini relativi sia in termini assoluti. Basta guardare la gente del nostro paese, la gente del Mezzogiorno d'Italia, la gente delle aree marginalizzate del paese per comprendere che non ce la fanno più. Altro che siamo più ricchi! Altro che oggi vi è un benessere maggiore!
Vi è difficoltà ad arrivare alla fine del mese; vi sono difficoltà nei consumi: secondi i dati relativi a questo Natale, i consumi diminuiscono, perché la gente non riesce a vivere in una condizione diversa da quella che si è determinata in seguito alle difficoltà economiche e sociali avvertite nel paese.
Sono stati effettuati tagli nel campo del sociale, anche relativamente alla sanità, al di là degli aumenti ricordati da alcuni colleghi ed anche ieri sera dal Presidente del Consiglio; la spesa sanitaria è sottodimensionata. Basta guardare l'edilizia sanitaria, l'edilizia universitaria e scolastica. Basta guardare i tagli relativi alla ricerca nel settore agricolo, nonché quelli dei fondi per l'ambiente e per il dissesto idrogeologico del nostro territorio, come giustamente ha sottolineato la collega Zanella.
Avvertiamo una preoccupazione giorno dopo giorno, in seguito alle catastrofi che si sono verificate in passato; mi riferisco al terremoto avvenuto nel 2002 in Molise, in una parte importante della regione Puglia e della provincia di Foggia. Nel disegno di legge finanziaria avete dimenticato del tutto il sisma del 2002 nella provincia di Foggia e vi ricordate della necessità di fronteggiare tali problematiche solo a disgrazie avvenute!
Il processo di ricostruzione non c'è e non ci sarà, perché avete deciso di eliminare i fondi necessari per far fronte ai gravi problemi del paese. Avete tagliato i fondi al Mezzogiorno anche con riferimento al rilancio delle infrastrutture del nostro paese. Altro che tabelle e grafici! Ci siamo forse dimenticati i tagli alle Ferrovie dello Stato, all'ANAS? Occorre garantire la sicurezza stradale, il rilancio del Mezzogiorno, perché ciò rappresenta un'opportunità per il paese e non certamente per pochi. Nel Mezzogiorno le condizioni delle infrastrutture sono drammatiche! Come dimenticare, altresì, i tagli agli enti locali e alle regioni?
Avete impostato questa legge finanziaria secondo la solita logica, quella di dare a chi più ha e non certamente a chi ha meno. Ma coloro i quali hanno meno rappresentano la maggioranza degli italiani e questa maggioranza vi darà una risposta netta il prossimo anno alle elezioni politiche (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-La Rosa nel Pugno, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Luigi Pepe. Ne ha facoltà.

LUIGI PEPE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, annunzio l'espressione del voto contrario dei deputati dell'UDEUR nei confronti della manovra finanziaria per il 2006.
La manovra delineata, l'ultima di questa legislatura, attesta il totale fallimento


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della politica economica e di bilancio del Governo. Essa appare inadatta ad incentivare lo sviluppo, aggrava la situazione dei conti pubblici, ricorre a misure una tantum e ad interventi di incerta realizzazione ed è finta rispetto alle copertura. Riduce drasticamente i trasferimenti agli enti locali ed alle regioni, che diminuiranno gli investimenti e non potranno più erogare i servizi primari ed essenziali per la collettività. Mancano altresì le risorse necessarie per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego e a farne le spese saranno 50 mila precari, che perderanno il posto di lavoro.
Le risorse destinate alla crescita sono troppo poche, tali da non avere alcun particolare effetto per il rilancio della nostra economia, ormai in fase di stagnazione. Continuate a perseguire la politica del contenimento della spesa nel settore dell'istruzione, dell'università e della cultura; non vi è traccia di alcun finanziamento.
In questa manovra non vi è nulla per l'innovazione e per la ricerca, nessuna soluzione ai problemi del paese, nessuna speranza per i giovani. Vengono penalizzate le imprese, in particolare quelle meridionali; quelle imprese che, in una congiuntura economica difficile come quella attuale, dovrebbero essere sostenute, mentre voi le private di incentivi, riducendo drasticamente le risorse ad esse destinate.
Ancora una volta si è preferito intraprendere la strada delle risorse erogate attraverso il fondo per la famiglia, piuttosto che adottare misure strutturali e mirate rivolte alle fasce più deboli della popolazione.
Questa manovra avrebbe dovuto diminuire le iniquità sociali e invece ne produce di nuove. Sul versante della famiglia e dello sviluppo, vengono previste misure assolutamente insufficienti; occorrevano misure di tipo strutturale e non una tantum.
Emerge in tutta evidenza la mancanza di sensibilità verso il gravissimo problema della crisi profonda del settore tessile, dell'abbigliamento e del settore calzaturiero nella regione Puglia, con riferimento ai quali era stato richiesto un intervento straordinario, che tuttavia il Governo non ha preso assolutamente in considerazione.
Sconcerta inoltre l'indifferenza verso il sud, la grande risorsa di questo paese. Non si prevede alcuna misura concreta per il Mezzogiorno, che viene pesantemente penalizzato e che continua ad essere il grande assente delle politiche perseguite, sia per la riduzione delle risorse sia per l'assenza di un qualsiasi respiro progettuale. Il sud attendeva un disegno strategico con riferimento allo sviluppo (riforme e progetti), e invece ha ricevuto solo parole e continua a restare all'angolo della mortificazione. Nel meridione, le opportunità sono tante, ma il Governo di centrodestra nulla ha fatto in questi cinque anni di legislatura per coglierle e cambiare un destino che permane ancora troppo incerto.
Nessun intervento strutturale è previsto per ridurre l'incidenza della spesa sanitaria; le misure attuate appaiono palesemente insufficienti al fabbisogno necessario per garantire i livelli essenziali di assistenza e il diritto dei cittadini all'accesso alle prestazioni. Infatti, in un paese in cui la popolazione invecchia sempre di più per l'elevarsi della vita media e che quindi necessita di maggiori servizi per la persona, gli enti locali saranno costretti ad operare tagli inaccettabili.
Inoltre, non è stato assunto né ipotizzato alcun intervento per una indispensabile fiscalità di vantaggio, che darebbe ossigeno ad una agricoltura del sud sempre più penalizzata e stretta nella morsa di una concorrenza spietata e scorretta.
Anche la spesa ambientale continua a subire un drastico ridimensionamento. Infatti, la diminuzione delle risorse trasferite a diversi comparti del trasporto si aggiunge all'ormai consolidata carenza di qualsiasi politica di settore. In particolare, per quanto riguarda l'ANAS, gli effetti complessivi derivanti dai tagli generano gravi ripercussioni.
Infine, consideriamo davvero grave, nonostante gli impegni assunti dal Governo, la mancata riforma degli ammortizzatori


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sociali, sempre più indispensabili per tutelare le fasce più deboli in un mercato del lavoro come quello attuale.
La conclusione è che, ancora una volta, il Governo si è dimostrato incapace di fornire certezze ai cittadini, perdendo un appuntamento importante per risollevare le sorti del nostro paese.
Alla luce di queste brevi considerazioni, i deputati della componente Popolari-UDEUR del gruppo Misto ribadiscono il loro giudizio negativo sulla manovra finanziaria per il 2006 (Applausi dei deputati dei gruppi Misto-Popolari-UDEUR e della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Ria. Ne ha facoltà.

LORENZO RIA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, dopo due mesi e mezzo di discussione analitica e approfondita sulle misure e sui singoli provvedimenti della legge finanziaria per il 2006, che aveva l'obiettivo di rispettare gli obblighi derivanti dalla nostra appartenenza all'Unione europea e di rimettere in moto l'economia italiana, con logiche di attenzione all'impresa, al lavoro, al sud e ai soggetti sociali deboli, ci troviamo sostanzialmente ad esprimere il voto finale su un provvedimento di cui proprio le Camere non si sono occupate.
Tutte le discussioni e tutti gli approfondimenti che abbiamo condotto in questi mesi sono stati un puro esercizio retorico e delle simulazioni, un vero e proprio gioco perfettamente inutile. Anche il generoso e appassionato lavoro svolto in queste ultime settimane dalla Commissione bilancio della Camera dei deputati è stato tutto inutile, tutto virtuale. Così come è avvenuto nell'aula del Senato dopo la prima lettura del disegno di legge, in cui, a dibattito concluso, con scelta demiurgica, il Governo ha presentato il suo maxiemendamento e ha sconvolto tutti i temi di discussione e le decisioni fino ad allora assunte, lo stesso è avvenuto, in questo ramo del Parlamento. L'ingegno un po' corsaro della stessa maggioranza, che ha voluto ridisegnare l'idea della legge finanziaria per il 2006 pur all'interno di un quadro di riferimento di base sbagliato ed inadeguato rispetto alle esigenze reali del paese, è stato vanificato ed umiliato da un ulteriore maxiemendamento del Governo, che ha azzerato tutte le discussioni fatte, le decisioni assunte e i voti espressi dalla Camera e dal Senato in 75 giorni di discussione parlamentare.
Non è solo questo, perché il Governo si è premurato di assicurare il successo della propria azione di forza decidendo preventivamente il ricorso alla questione di fiducia: altro che politica, altro che coesione della maggioranza, altro che libertà del Parlamento! Siamo in presenza di «provvedimenti disciplinari» del Governo nei confronti della sua maggioranza e di autentici «ordini di servizio».
L'insieme di questa inutile e lunghissima discussione parlamentare, le cui premesse hanno ormai scarso rapporto con le conclusioni, dimostra inequivocabilmente che questa maggioranza ha definitivamente logorato lo strumento legislativo della finanziaria, che va dunque superato in almeno tre modi.
In primo luogo, con un nuovo strumento che assicuri sia il rispetto delle funzioni sia il lavoro delle aule parlamentari. In secondo luogo, con il diritto-dovere del Governo di formulare proposte chiare e di vedersele approvate o respinte in tempi certi dal Parlamento. Infine, con la chiarezza dei punti di partenza della finanza pubblica, con la coerenza delle proposte del Governo in rapporto agli obiettivi enunciati, con la garanzia del rispetto degli obblighi internazionali già assunti, con la verifica puntuale, da parte del Parlamento, nel corso dell'anno di riferimento, mediante l'adozione parlamentare di indirizzi correttivi impartiti dal Governo.
La quinta legge finanziaria presentata dal Governo di centrodestra completa un lavoro di destrutturazione economica nazionale avviata con la legge finanziaria per il 2002. Dopo cinque anni, assistiamo con


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preoccupazione al contrasto comparativo della realtà italiana con lo scenario globale.
Nel 2004, il PIL mondiale sale in una misura in cui non è mai cresciuto, il 5,1 per cento, contro lo 0,1 per cento dell'incremento italiano nel 2005 e contro l'1,5 per cento che è l'ottimistico obiettivo di crescita del PIL nazionale previsto dal DPEF per il 2006. La verità è che la situazione complessiva appare ancora più drammatica dei piccoli numeri che ho appena enunciato, soprattutto a causa delle enormi carenze strutturali del sistema paese maturate in questi anni, che hanno eroso i nostri livelli di competitività internazionale.
Anche all'interno dell'Europa, le cui prospettive di crescita non sono particolarmente ottimistiche, la nostra prospettiva appare assolutamente debole e condizionata. Siamo condizionati dalla concorrenza delle economie emergenti, dall'abnorme aumento dei costi materiali e immateriali che gravano sulle produzioni nazionali e, soprattutto, da un deficit sempre più grave di innovazione tecnologica e competitiva. La competitività, appunto, un termine che, insieme a quello della libertà di concorrenza, ha rappresentato la bandiera di questa maggioranza; una bandiera però vilipesa e tradita, visto il declino dell'economia e l'avanzamento della cultura statalista e oligopolista, che rappresentano il risultato finale di cinque anni di questo Governo.
A proposito di tradimenti, c'è un altro soggetto che è stato la grande vittima delle politiche governative: si chiama sud, si chiama Mezzogiorno d'Italia. La misura e gli effetti di questo tradimento si vedono anche sui terreni nei quali pare che le politiche governative abbiano avuto successo, come il mercato del lavoro. A tale riguardo, i dati forniti dall'ISTAT segnalano che il tasso di disoccupazione nazionale è sceso a circa il 7 per cento. Se però si guarda all'interno di queste cifre, si osserva che, alla dinamica positiva delle regioni settentrionali (l'occupazione in tali regioni cresce dell'1,4 per cento) e a quella soddisfacente delle regioni del centro Italia (l'occupazione sale dello 0,6 per cento), nel Mezzogiorno l'occupazione cala drasticamente dello 0,8 per cento, con una perdita di 63 mila posti di lavoro. È facile allora per l'OCSE, sulla base di tali dati, evidenziare come l'Italia sia il paese industrializzato che registra il maggior grado di disparità regionale: tra il Trentino-Alto Adige, che ha un tasso di disoccupazione del 2,6 per cento, e la Calabria, che registra un tasso di disoccupazione del 25,6 per cento, vi sono ben 23 punti percentuali di differenza.
Che il Mezzogiorno sia la vittima di questa politica è evidenziato anche dal rapporto ISTAT sulla povertà in Italia per il 2004. Da tale rapporto, come ricordava il presidente Castagnetti, emergono dati preoccupanti: nel sud, una famiglia su quattro è ormai povera, mentre nel 2003 lo era il 21,6 per cento delle famiglie meridionali. Brutto salto dal 2003 al 2004 e, soprattutto, pessima performance sociale per una maggioranza che alle elezioni del 2001 ha avuto al sud quasi un plebiscito.
Naturalmente, noi non diamo per scontato che il calo del tasso di disoccupazione, rilevato dall'ISTAT, rappresenti un dato sociale autentico. Si tratta sicuramente di un dato numerico rilevato in modo corretto, che però non ci racconta il perché e il per come questi numeri siano diminuiti e, soprattutto, non ci racconta la completa sfiducia di chi ormai si è scoraggiato perché non crede più alla chimera di trovare un lavoro.
Quanto agli aspetti tecnici di questa finanziaria, noi rileviamo i suoi contenuti generici, le risorse di copertura virtuali, se non proprio inventate, e le reiterazioni fallimentari delle politiche dei tetti. Anche le cosiddette politiche per lo sviluppo appaiono, come è naturale per una maggioranza berlusconiana, degli spot promozionali. Le politiche fiscali del Governo per le imprese, di fatto, non esistono e anche l'introduzione del cuneo contributivo appare tardiva, malamente copiata da proposte più organiche del centrosinistra, e, soprattutto, insufficiente, visto che si ferma all'1 per cento.


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Anche le misure sui nuovi distretti produttivi appaiono frutto di buone intenzioni, ma espressione di una grande incapacità di leggere e capire il sistema industriale italiano. Anche qui siamo in presenza di definizioni generiche, di volontarismo ampolloso ma, nei fatti, di stanziamenti insignificanti. Anche quelle che sembrano azioni di giustizia sostanziale appaiono forme di captatio benevolentiae; mi riferisco, in particolare, all'indennizzo dei risparmiatori frodati, i quali, anche se passasse la finanziaria, come passerà, nel testo attuale, chissà quando e chissà se mai riceveranno l'indennizzo che il centrodestra promette.
In definitiva, siamo a misure che, nei fatti tolgono risorse vere a soggetti fondamentali per lo sviluppo e per la crescita - le regioni, le province, i comuni, le imprese, l'innovazione, la ricerca, l'Agenda di Lisbona, la famiglia, il Mezzogiorno -, ma che in cambio promettono molto, sempre di più, come al solito. Il fatto è che questo malcostume è stato emulato anche dalla maggioranza e dai singoli parlamentari, tanto che siamo giunti al capolavoro di promettere di finanziare il bonus bebè ed il bonus baby-sitter con le entrate di una contestatissima «pornotax». A parte le censure di incostituzionalità, questa misura investe proprio sull'idea di un'Italia viziosa, i cui costumi dovrebbero provocare enormi entrate fiscali eccezionali, sufficienti a far fronte a bisogni essenziali della famiglia.
Non ritengo di aver elencato in modo completo ed esaustivo i grandi limiti di credibilità e coerenza di questa finanziaria, credo però di avere rappresentato nel poco tempo a mia disposizione enormi ragioni per dimostrare il no convinto e severo del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo per questa finanziaria bislacca (Applausi dei deputati del gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Duilio. Ne ha facoltà.

LINO DUILIO. Signor Presidente, essendo io un popolare, oggi all'interno del gruppo della Margherita, vengo da una tradizione, quella sturziana e degasperiana, dalla quale ho appreso da statisti giganti, come De Gasperi, che in momenti come questi di fine legislatura, in cui si approvava la manovra finanziaria, il Presidente del Consiglio era in aula insieme al ministro dell'economia e delle finanze.
Ora noi siamo qui - lo dico a beneficio di chi sta ascoltando dall'esterno, in quanto in questa sede siamo in pochissimi e molto distratti - e abbiamo di fronte soltanto il viceministro Vegas, un galantuomo come gli riconosco sempre, mentre è assente il ministro Tremonti. Mi permetta allora, Presidente, di intitolare questo mio breve intervento in tal modo: «dedicato ad un ministro che non c'è».
Parlerò come se il ministro fosse in aula, visto che non ha avuto il buon gusto né la sensibilità istituzionale, almeno nel momento in cui si fanno le dichiarazioni di voto sull'ultima finanziaria della legislatura, di venire di fronte a questa Assemblea.
Caro ministro, la finanziaria che il Parlamento si appresta a votare, come sappiamo, è l'ultima di questa legislatura ed assume pertanto una particolare ed oggettiva rilevanza, perché come ogni anno riguarda l'economia dell'anno successivo, di cui detta le linee, ma anche perché consente di fare un bilancio su quanto il Governo e la maggioranza hanno compiuto in questi anni in materia di politica economica e di bilancio.
Per quanto concerne il merito, vorrei preliminarmente esprimere la mia opinione sul cosiddetto carattere non elettorale della legge finanziaria. Il ministro dell'economia, che non c'è, e altri autorevoli membri del Governo hanno fatto e continuano a fare riferimento al carattere non elettorale, quasi rivendicando il riconoscimento di un merito speciale per questa presunta caratteristica.
Ora, prescindendo dal considerare alcuni esempi non proprio virtuosi sull'argomento, che si possono rinvenire nell'elenco sterminato dei commi dell'unico articolo di cui, con scarso gusto estetico-espositivo, si compone la legge, mi preme


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fare un'osservazione più sostanziale su questo tema della cosiddetta finanziaria non elettorale. Come è del tutto evidente, questa è una finanziaria scritta sotto dettatura dell'Unione europea che, oltre ad imporci un rientro dal deficit tendenziale sin dall'estate scorsa, ci ha poi successivamente richiamato ad ulteriori correzioni in pochi mesi, sino all'ultima strigliata di pochi giorni fa, che ha ispirato il contenuto del voluminoso maxiemendamento sul quale stiamo votando la fiducia, l'ennesima fiducia, al Governo.
Alcuni colleghi dell'opposizione, tra i quali l'onorevole Agostini, l'onorevole Morgando e l'onorevole Soro, hanno già compiutamente ricordato la sequenza, frenetica e drammatica, che ha segnato, in meno di due mesi, la necessità di ben cinque interventi correttivi dell'iniziale disegno di legge finanziaria: mi astengo, dunque, dal ribadirli, se non per dire che, tranne quello in materia fiscale - lo dico anche al viceministro Vegas, che è stato protagonista di questa performance, diciamo così ... -, ognuno di essi ha fatto seguito alla precedente, ravvicinata negazione della sua necessità e che ci troviamo, oggi, di fronte ad una manovra che risulta più che duplicata rispetto a quella di partenza!
Un bel risultato, direi con compiaciuta ironia se non ci fosse di mezzo la grave situazione in cui versa l'economia del nostro paese! Proprio un «bel risultato», dopo aver strombazzato a destra e a manca, appena l'estate scorsa, che eravamo tornati in piena regola con l'Europa, soprattutto dopo aver conquistato un'interpretazione più flessibile del Patto di stabilità, essendo il nostro, ahimè, un paese a crescita lenta del PIL!
Possiamo anche prendere atto, dunque, caro ministro che non c'è, che non vi siete fatti prendere la mano dalla febbre elettorale; ma per voi, ed anche personalmente per lei, questa è stata una mera necessità, conseguente ai guai che avete combinato in tutti questi anni. Non credo, pertanto, vi si possano riconoscere particolari meriti, perché sarebbe curioso esprimere lodi per apprendisti pompieri che sono risultati dediti per anni alla piromania!
La verità è, signor ministro, che non è possibile vestire il saio se non si ha la vocazione! E voi avete un'altra vocazione! Ne avete dato ampia prova - ahinoi! - nel tempo in cui vi abbiamo visto all'opera.
Lei in persona, signor ministro, è responsabile di avere dissipato quanto di buono si era cominciato a fare. Lo ha fatto venendo in quest'aula, per anni - glielo ricordo, signor ministro -, a parlarci di tassi di crescita del PIL che erano del tutto immaginari. E nel mentre ne parlava, autorizzava provvedimenti di spesa che, in attesa del miracolo, venivano coperti da una tantum, condoni e quant'altro appartiene al genere letterario della cosiddetta «finanza creativa», che ha avuto molta fortuna in Italia in questi anni.
Il suo appare, signor ministro, come un vero, colpevole esempio di wishful thinking (come dicono gli americani), cioè della realtà scambiata con il desiderio. Ad un'analisi ex post, infatti, il miracolo non si è avverato, mentre le spese si sono accumulate, le una tantum non si possono più replicare ed i parametri fondamentali della nostra finanza pubblica sono nettamente peggiorati.
Circa due mesi e mezzo fa, analizzando il trend della spesa corrente primaria a partire dal dato ereditato dal centrosinistra (compreso il famigerato «buco Visco»), Il Sole 24 Ore - che non mi pare un giornale di sinistra, come si usa dire, in genere, quando si critica il Governo - ha commentato (leggo testualmente): «Il combinato disposto Tremonti-Siniscalco ha aggiunto quasi due punti e mezzo di PIL alla spesa. Questi punti in più valgono almeno trenta miliardi di euro. Insomma, se solo il Governo non avesse dissipato l'eredità dell'esecutivo precedente, oggi non ci sarebbe stato alcun bisogno di fare una finanziaria difficile e i conti italiani terrebbero la testa alta in Europa» (la citazione è tratta dall'articolo di Fabrizio Galimberti, Il piombo della spesa, pubblicato il 5 ottobre 2005).


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Poco tempo dopo, un altro articolo ha preso in esame la competitività, il ciclo della competitività del nostro paese negli ultimi dieci anni, citando dati del World Economic Forum (non dati domestici). Ebbene, anche con riferimento all'indice aggregato di competitività, è stato evidenziato che, nel periodo 2001-2005, l'Italia ha registrato una netta inversione di tendenza rispetto al periodo 1996-2001. Forse, farebbe bene a dire queste cose anche il Presidente del Consiglio, quando si reca nell'altro ramo del Parlamento, quello televisivo di Porta a Porta, dove sembra che viviamo nel paese di Bengodi.
Cito ancora Il Sole 24 Ore: «Negli ultimi cinque anni, la governance della competitività del sistema paese si è come dissolta, dando luogo ad una dinamica involutiva che non ha equivalente in nessun altro paese sviluppato» (il brano è tratto dall'articolo di Pier Luigi Sacco, Competitività, chi l'ha vista?, pubblicato il 2 novembre 2005).
Dinanzi ad una condizione così critica, nel disegno di legge finanziaria in esame registriamo, come per gli anni scorsi, la mancanza di una strategia, di un disegno coerente di politica economica e di politica industriale che ci permetta di uscire dal tunnel in cui siamo finiti. Senza parlare, infatti, né degli Stati Uniti né del cosiddetto far east, distanziati da noi di parecchio, siamo lontani, oggi, anche dalla condizione della Francia, della Germania e della Spagna: «ciondoliamo» oramai agli ultimi posti della stessa area dell'euro (e cito non a caso l'euro)!
Ancor meno consolatoria risulta, onorevoli colleghi, l'analisi degli effetti sociali che la situazione descritta produce sulla vita reale della nostra comunità nazionale.
Lei, signor ministro che non è in quest'aula, aveva promesso, a suo tempo, che non avrebbe fatto «macelleria sociale». La inviterei a fare un giro per i comuni del nostro paese, per vedere come vivono, ormai, e per vedere che cosa sono costretti a tagliare, dal momento che lei non ha accettato nemmeno di verificare la dinamica della finanza locale attraverso il controllo dei saldi, in modo da consentire a chi avesse conseguito entrate di poter spendere conseguentemente. Nemmeno questo avete consentito, perché avevate bisogno di iscrivere una cifra certa, costringendo gli enti locali ad agire in una condizione, ormai, di impossibilità ad erogare determinate prestazioni.
In conclusione, signor Presidente, onorevoli colleghi e signor ministro che non c'è, mi viene da comparare la condizione attuale dell'Italia a quella della fine della scorsa legislatura e, soprattutto, alle promesse che voi avevate fatto alla fine della scorsa legislatura: lo sviluppo contro il declino, più pensioni, più servizi, meno tasse e cose di questo tipo! Oggi la situazione del paese, certamente, è cambiata ma è cambiata in peggio! Gli italiani lo sanno, che è cambiata in peggio, guardandosi in tasca e vedendo che cosa potranno spendere, anche in occasione delle prossime feste natalizie, andando al banco del monte dei pegni...

PRESIDENTE. Onorevole Duilio...

LINO DUILIO. Sto per concludere, signor Presidente.
Vorrei svolgere un'ultima considerazione, che riguarda anche le vicende che stanno caratterizzando questi giorni. A me sembra, onorevoli colleghi, che vi sia un diffuso livello di ipocrisia, dentro e fuori il Palazzo, nel commento su quanto sta accadendo in alcuni mondi e nella stessa singolare frenesia con cui si annunciano decisioni riparatorie di alcune distorsioni in atto. Collego questo a quanto ho affermato in precedenza. In politica, anche in politica, a mio sommesso parere, tutto si tiene. Lo dico perché, rispetto alle vicende di questi giorni, sarebbe forse interessante ricordare, visto che siamo alla fine della legislatura...

PRESIDENTE. Onorevole Duilio...

LINO DUILIO. Concludo, signor Presidente.
Ricordo, semplicemente, le privatizzazioni senza liberalizzazione, che sono state un regalo di Stato per i privati cittadini, la


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depenalizzazione del reato di falso in bilancio e la pratica «condonista», la benevolenza con la quale si sono fatti rientrare i capitali dall'estero e così via. Una serie di fatti che hanno ridotto il tasso di legalità nel nostro paese, per cui oggi non ci si può stupire. Voi lascerete un'eredità molto onerosa: lascerete, soprattutto, la lacerazione del tessuto istituzionale e dell'etica pubblica del nostro paese.
Dopo cinque anni, dopo cinque manovre finanziarie per un ammontare complessivo di quasi 94 miliardi di euro, cioè 180 mila miliardi di lire, che non hanno prodotto alcun effetto, non possiamo che dire «no» anche a questo disegno di legge finanziaria, non possiamo che esprimere voto contrario. A questo punto, la parola deve solo passare al corpo elettorale che, democraticamente, si pronuncerà su una stagione che speriamo di dimenticare e che noi confidiamo sia conclusa, senza possibilità di appello (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-l'Ulivo e di Rifondazione comunista).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, finalmente si conclude, stancamente, questa discussione parlamentare sull'ultimo disegno di legge finanziaria di questa legislatura. Ho detto « stancamente » per una serie di motivi. Il primo è fornito dalla stessa modalità della discussione. Sia al Senato, sia alla Camera, abbiamo assistito alla presentazione di maxiemendamenti collegati alla richiesta di un voto di fiducia. Dal momento che ciò si è ripetuto ogni volta, durante i cinque anni di governo del centrodestra, è evidente che stiamo scrivendo l'epitaffio della riforma del 1978 che istituì la legge finanziaria e delle stesse modifiche regolamentari successive che istituirono la sessione di bilancio, con i vincoli relativi alla presentazione degli emendamenti e alla possibilità di discutere disegni di legge che non siano collegati ai documenti finanziari in senso stretto.
La ragione di questo epitaffio, di questa morte ormai annunciata - aggiungerei: qui certificata - è chiara: il binomio che si è venuto consolidando nella prassi (e per alcuni persino, sciaguratamente, nella teoria) tra maxiemendamenti - confusi, dislegati nella forma e, soprattutto, incomprensibili per gli operatori economici e per i cittadini comuni - e applicazione della votazione fiduciaria ha configurato i documenti di bilancio come una sorta di decreto-legge con conversione obbligata nei tempi e nella necessità di rispondere ai dettati del sistema finanziario internazionale.
Ritengo, signor Presidente, che noi siamo l'unico Parlamento al mondo, almeno nel consesso dei paesi formalmente democratici, costretto a condursi in questo modo e ad essere completamente esautorato da ogni funzione critica nei confronti dei documenti fondamentali che un Governo presenta al paese, documenti quali sono, appunto, quelli di bilancio. È l'esatto contrario di quanto avviene nei sistemi marcatamente bipolari e fortemente presidenzialisti; più forti sono quei sistemi in senso bipolare e presidenzialista - peraltro, noi non amiamo e, anzi, abbiamo sempre contrastato e continuiamo a contrastare tali soluzioni che, purtroppo, però esistono e vigono in alcuni paesi importanti sullo scenario internazionale - ebbene, più forti sono quei sistemi, più è garantita, tuttavia (e, logicamente, soprattutto per chi è all'opposizione) la possibilità di discussione, di intervento e di modificazione sui documenti di bilancio. Da noi, tale possibilità è radicalmente conculcata da un Governo che, pur avendo in entrambi i rami del Parlamento una maggioranza parlamentare larghissima, come raramente si era verificato nel corso della storia di questo paese, ha proseguito la propria azione a colpi di voti di fiducia.
Spetterà dunque - ed è la prima considerazione in positivo che voglio compiere - a chi seguirà nel Governo, dopo le elezioni politiche ormai imminenti, porre mano alla sessione di bilancio in termini di modifica legislativa e dei regolamenti parlamentari. Lo dovremo


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fare - dico: «dovremo» perché non credo, viceministro Vegas, che voi succederete a voi stessi - valorizzando il ruolo programmatorio, tuttora inesistente, del documento di programmazione economico-finanziaria su scala pluriennale, restituendo ai documenti di bilancio la loro vera natura, senza gabbie costrittive, e permettendo una reale dialettica parlamentare: è anche questo, onorevoli colleghi, l'unico sistema per mantenere l'ispirazione unitaria dei documenti di bilancio. Non è vero che conculcare il dibattito parlamentare, strangolarlo attraverso il voto di fiducia, ci protegga dalle tante lobby che nel paese spingono per inserire questa o quella misura favorevole all'interno dei documenti di bilancio.
È piuttosto vero il contrario, e lo documenteranno gli storici futuri. Proprio la logica del maxiemendamento, in uno scambio da suk arabo - questo sì, con tutto il rispetto per la cultura araba del do ut des -, chiude infatti il cerchio delle provvidenze a favore di questo o quel gruppo, considerandolo «inviolabile» da parte degli stessi componenti della maggioranza, oltre che dai parlamentari dell'opposizione!
La presentazione del maxiemendamento, unitamente alla posizione della questione di fiducia da parte del Governo, rappresenta una spinta alla corporativizzazione degli interessi del paese. Si tratta di una strozzatura che riguarda non solo il collo di bottiglia delle istituzioni parlamentari, ma anche l'impedimento allo sviluppo della naturale dialettica sociale e del giusto conflitto sociale nel paese, riducendolo in questo modo alla possibilità, per alcuni ristretti ceti privilegiati, di avere, possedendo «santi in paradiso», voce in capitolo nella formulazione dei dettagli dello stesso maxiemendamento.
Si conclude «stancamente» e priva di interesse, come quest'aula plasticamente dimostra, la discussione sul disegno di legge finanziaria in esame, anche perché, da diversi giorni, l'attenzione del paese, nonché degli operatori internazionali, è rivolta ad altre preoccupazioni. Mi riferisco alla questione delle dimissioni rassegnate, finalmente, dal Governatore Fazio e della sua successione; ma di ciò, se ho ben inteso, parleremo diffusamente nelle prossime ore e nelle prossime giornate.
Sul merito del disegno di legge finanziaria - sul quale preannunciamo, naturalmente ed ovviamente, il voto contrario del nostro gruppo - c'è ormai poco da aggiungere a quanto, con molta precisione, hanno sostenuto le mie colleghe ed i miei colleghi di gruppo intervenuti nella discussione finché si è potuto, prima che la posizione della questione di fiducia tagliasse ogni possibilità di dialogo.
Siamo di fronte ad una manovra finanziaria di 28 miliardi di euro, tutt'altro che di poco peso; soprattutto, ci troviamo dinanzi al bilancio conclusivo, veramente disastroso, che le destre offrono al paese. Registriamo, infatti, un disavanzo che tende a crescere fino al 5 o al 6 per cento del prodotto interno lordo, nonché una crescita complessiva del debito che lo porta ad oltre il 108 per cento del PIL; vi è stato, inoltre il «prosciugamento» di quell'avanzo primario che si era manifestato, grazie ai precedenti Governi, nelle scorse legislature.
Malgrado tutto ciò, siamo di fronte a tagli alla spesa sociale, ad un prosciugamento dei finanziamenti agli enti locali e ad una logica di limitazione della spesa...

PRESIDENTE. Onorevole Alfonso Gianni, concluda!

ALFONSO GIANNI. ... a fini sociali ed espansivi della domanda che costringono il nostro paese a vivere un declino al quale solo un cambiamento dello scenario politico potrà porre rimedio.
Ho concluso, signor Presidente. Nel maxiemendamento governativo, inoltre, rifà capolino la logica, vecchia e stantia, del condono fiscale, e vi è altresì il tentativo di procrastinare interventi necessari, scaricandone le conseguenze sulle spalle di coloro che verranno.
Non temiamo, tuttavia, la responsabilità che, tra qualche mese, ci troveremo probabilmente ad assumere. Ciò che è certo è che il disegno di legge finanziaria


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in esame ci impone di varare una riforma complessiva delle modalità di discussione del bilancio dello Stato, nonché di rilanciare un'idea della programmazione economica senza la quale il nostro paese è destinato ad un mesto e continuo declino, che gli italiani non meritano davvero (Applausi dei deputati dei gruppi di Rifondazione comunista e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pagliarini. Ne ha facoltà.

GIANCARLO PAGLIARINI. Signor Presidente, noi voteremo a favore di questo provvedimento, ma vogliamo ricordare - lo abbiamo già detto molte volte - che le procedure parlamentari per l'esame della legge finanziaria, a nostro giudizio, sono veramente assurde. Infatti, non ha senso che, ogni anno, i lavori dell'Assemblea e delle Commissioni della Camera e del Senato debbano essere bloccati per mesi da questa inutile liturgia. Molti colleghi vivono la legge finanziaria non come uno strumento per realizzare le grandi linee della politica economica del paese, bensì come la possibilità di inserire qualche comma che risolva problemi specifici, magari anche gravi e drammatici. Tuttavia, un paese che funzioni deve avere le procedure e gli strumenti per risolvere quotidianamente tali problemi, e lo strumento non è certamente la legge finanziaria.
Le cose, invece, dovrebbero funzionare così: il Governo ascolta tutte le persone, società, enti, sindacati, lavoratori, centri studi ed altri soggetti che possano dare utili indicazioni, inclusi naturalmente i membri del Parlamento, sia di maggioranza sia di opposizione, ma, poi, il Governo stesso deve assumersi le proprie responsabilità e presentare il suo testo, nel quale è configurata la politica economica che ritiene necessaria per il paese. Se le Camere approvano tale testo, si prosegue; se, invece, non lo approvano, vuol dire che la maggioranza dei membri del Parlamento non è d'accordo con le idee di politica economica del Governo, per cui, in tal caso, questo «se ne torna a casa» e si costituisce un nuovo Governo, oppure si va ad elezioni anticipate, perché non vi sono le condizione per lavorare assieme.
Anche quest'anno vi sono state polemiche perché il Governo ha posto la questione di fiducia, espropriando - secondo alcuni colleghi - il Parlamento di un suo diritto e di un suo dovere. A mio avviso, invece, il Governo ha fatto bene a chiedere la fiducia, perché ritengo che questa dovrebbe essere la regola. A mio giudizio, la legge finanziaria dovrebbe essere inemendabile.
Svolgo ora una considerazione sul contenuto del provvedimento in esame: vi sono molti aspetti validi e seri. Non è certo il caso di fare elenchi o di commentare singoli commi. È, invece, importante rilevare l'assenza di significativi interventi di puro assistenzialismo (Applausi di deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana). È, infatti, la cultura dell'assistenzialismo che, in questi anni, ha sottratto alle imprese risorse finanziarie preziose, che avrebbero dovuto essere investite in studi, ricerca, sviluppo, nuovi prodotti, nuovi processi e nuove tecnologie. È la cultura per cui lo Stato deve pensare alle pensioni, deve essere esso stesso a trovare il lavoro, a pensare alla casa ed a tutto il resto. È tale cultura che ha bloccato lo sviluppo del paese e l'ha fatto finire agli ultimi posti della classifica di competitività e di PIL pro capite tra i paesi OCSE ed ha riempito di debiti i nostri figli, anche quelli che devono ancora nascere.
L'esempio, che abbiamo già commentato in sede di discussione sulle linee generali e che dovrebbe assumere un valore emblematico, è quello di alcuni LSU, i lavoratori socialmente utili. Ricordiamo tutti l'articolo, molto documentato, apparso sul Sole 24 ore, che cominciava con la frase: «Negli ultimi due anni sono stati 17 mila i lavoratori socialmente utili che hanno rifiutato l'offerta di un posto fisso, preferendo il sussidio pubblico di 481 euro ad un lavoro sicuro». Vi risparmio i dettagli, ma devo dire che questi interventi, al pari di molti altri, non sono né welfare né assistenza, ma sono bieca caccia


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al voto (Applausi di deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana)! La mia impressione - devo ripeterlo, con molta malinconia - è che il sottosviluppo di alcune zone d'Italia non sia visto come una sfida da vincere, ma come un'opportunità da non modificare, per avere uno strumento di pressione e per andare a caccia di consensi elettorali.
Questa, dunque, non è una finanziaria elettorale. È un testo pragmatico e responsabile, e per tale ragione il nostro voto sarà favorevole. Ciò vale per l'oggi. Per il domani, non bisogna assolutamente riprendere la politica assistenziale. Lo dico perché ho sentito parlare di un decreto-legge da adottare a gennaio per accontentare i professionisti dell'«assalto alla diligenza», ai quali il ministro Tremonti è riuscito, con questa finanziaria, ad imporre comportamenti responsabili.
La Lega, oggi, vota un testo serio, perché si è molto impegnata per portare in quest'aula una legge che forse avrà qualche difetto, ma che certamente non è una finanziaria elettorale. Sia ben chiaro che anche domani la Lega non accetterà alcuno spreco di denaro pubblico.
Certo, onorevoli colleghi, il paese deve crescere di più. Dobbiamo essere più competitivi per poter aiutare chi ha veramente bisogno, ma dobbiamo farlo senza trasferirne i costi sulle generazioni future (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana), al contrario di quanto è avvenuto in questi anni, durante i quali lo Stato centrale ha continuato a distribuire una ricchezza che non c'era, finanziando tale procedura con finti utili da inflazione e con l'aumento del debito pubblico. Le poche ricchezze che avevamo non sono state messe a frutto, perché, per anni, lo Stato non ha fatto investimenti nelle zone ricche, ma, anzi, le ha colpite con tasse e contributi sociali insostenibili, che sono stati immediatamente riversati per assistenza, solidarietà e perequazione nelle zone povere del paese. Il risultato di questa politica è che le aziende ubicate nelle cosiddette zone ricche sono diventate ogni giorno meno competitive. Ormai, da anni, nessuno viene ad investire in Italia, mentre moltissimi imprenditori italiani investono e aprono nuove fabbriche all'estero.
Per tornare ad essere competitivi e generare lavoro e benessere c'è una sola cosa da fare, e si chiama decentramento! Lo Stato centrale deve trasferire a regioni, comuni ed enti locali poteri, responsabilità e risorse finanziarie.
Non so se qualcuno di voi si è recato in Spagna negli anni Cinquanta, Sessanta o Settanta. Rispetto a noi, gli spagnoli erano veramente molto indietro: il fiato dello Stato centrale era dappertutto e bloccava lo sviluppo. Pensate che, negli anni Sessanta, se un cittadino di Barcellona comprava una bella macchina straniera, era obbligato a metterci la targa di Madrid, perché le belle macchine dovevano avere la targa della capitale! Non sono storie, ma cose che ho visto con i miei occhi! Però, oggi la Spagna cresce molto più di noi: in quel paese c'è più lavoro, la pressione fiscale è molto più bassa della nostra, c'è più benessere e lo Stato ha meno debiti.
Vorrei citare solo pochi dati. Prendiamo, ad esempio, il debito pubblico: il debito pubblico italiano è pari a 1.440 miliardi di euro, mentre quello spagnolo è pari a 391 miliardi di euro. Rapportiamo questo dato al prodotto interno lordo: risulta in Italia una quota pari al 107 per cento (il massimo è 60) e in Spagna una quota pari solo al 47 per cento (molto meno del valore massimo di 60 indicato dal Trattato di Maastricht). Dividiamo questo debito per il numero degli abitanti: in Italia, ogni abitante ha un debito pro capite di 24.800 euro, mentre in Spagna il debito pro capite è pari a 9.500 euro. Ponendo il valore della Spagna uguale a 100, noi siamo a 260!
Come mai è successo questo miracolo a pochi chilometri da noi? È semplice: in Spagna si è proceduto al decentramento. Lo Stato centrale ha fatto tanti passi indietro ed ha ceduto responsabilità e risorse finanziarie alle regioni. Gli spagnoli hanno fatto molto e non hanno alcuna intenzione di fermarsi. Proprio in questi giorni - forse, anche in questo


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momento -, il Parlamento di Madrid sta discutendo il nuovo statuto della Catalogna.
La logica finale è che, a regime, ogni regione dovrà avere la sua agenzia tributaria, che accerterà e incasserà tutti i tributi pagati nella regione, una parte dei quali verrà trasferita allo Stato centrale, che dovrà rendere conto dell'utilizzo che farà dei soldi che riceve dalle regioni: è l'inversione dei flussi fiscali. Con tale inversione si combatte seriamente l'evasione ed il sistema paese è molto più efficiente e molto più responsabile.
Dunque, colleghi, oggi ci accingiamo a votare un provvedimento che è pragmatico e non elettorale. A gennaio, spero, potremo ascoltare in quest'Assemblea la relazione sul lavoro svolto dall'Alta commissione di studio per il federalismo fiscale. La cosa più importante da fare, adesso, è una riforma fiscale, per far compiere un passo indietro allo Stato centrale - anzi due, tre, dieci passi indietro! - e dare più responsabilità, più risorse finanziarie, più autonomia alle regioni e ai comuni (Applausi dei deputati del gruppo della Lega Nord Federazione Padana - Congratulazioni).

Preavviso di votazioni elettroniche (ore 11,20).

PRESIDENTE. Poiché nel corso della seduta avranno luogo votazioni mediante procedimento elettronico, decorrono da questo momento i termini di preavviso di cinque e venti minuti previsti dall'articolo 49, comma 5, del regolamento.

Si riprende la discussione.

(Ripresa dichiarazioni di voto finale - A.C. 6177)

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Liotta. Ne ha facoltà.

SILVIO LIOTTA. Signor Presidente, onorevoli colleghi, procederò ad un'operazione verità, confrontando, sulla base di dati e documenti ufficiali, i risultati dei cinque anni dei tre Governi della sinistra con quelli del Governo di centrodestra guidato da Silvio Berlusconi.
Iniziamo, dunque, individuando qual è stata la linea guida lungo la quale si è svolta la politica economico-finanziaria del centrosinistra nel periodo 1996-2001. Quella del 1997 fu da voi definita la manovra del risanamento e delle riforme; quella del 1998, la manovra del rilancio economico e dell'avvio delle riforme dello Stato sociale; quella del 1999, la manovra della riduzione della pressione fiscale, del rilancio occupazionale e della solidarietà; quella del 2000 è la manovra che non taglia, ma dà; quella del 2001 è la manovra del bonus.
Se dovessi sintetizzare le varie piacevolezze che ho citato, potrei dire che la vostra linea guida nella precedente legislatura è stata quella della «continuità nella inutilità», dato che il 13 maggio del 2001 gli elettori italiani vi hanno spedito all'opposizione senza tanti complimenti.
Avete poi parlato di opacizzazione del bilancio, perché il Governo ha portato all'esame del Parlamento diverse manovre correttive per la tenuta dei conti pubblici, per riportare il deficit tendenziale per il 2006 dal 4,7 per cento al 3,8 per cento, impegno peraltro da voi non onorato a dicembre del 2000, quando avete presentato una manovra di soli 19 miliardi di lire, che ha poi fatto registrare, nel marzo del 2002, su basi ISTAT, un extra deficit di bilancio di 16 miliardi di euro.
Nel dicembre del 2000 avete approvato una manovra articolata in circa 1300 commi - vi meravigliate ora dei 631 commi di cui consta il disegno di legge finanziaria! - che conteneva un insieme di mance, di elargizioni e spese inutili, di sussidi elettoralistici, presentandola come una manovra di carattere espansivo, forte di uno stanziamento di 34.600 milioni di lire di spese, che a consuntivo corrispondono all'extra deficit di bilancio accertato. Questi, secondo voi, sono la democrazia


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del bilancio ed il rispetto dei principi costituzionali che presiedono alla copertura delle spese!
Noi non abbiamo percorso la vostra stessa strada, non abbiamo presentato una legge finanziaria elettorale, come voi dite, espansiva, perché non possiamo lasciare a noi stessi un extra deficit che condizionerebbe la nostra politica nel prossimo quinquennio, quando continueremo ad essere al governo del paese (Applausi dei deputati del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro)!
Quanto agli enti locali, al mercato del lavoro, alla tassazione delle rendite finanziarie ed al Mezzogiorno, i Governi dell'Ulivo avrebbero sempre privilegiato il rapporto con il sistema delle autonomie, aumentando i trasferimenti agli enti locali: questo è ciò che ripetete, ma è assolutamente non vero. Nella legge finanziaria per il 1997 ci sono riduzioni di spese per gli enti locali di oltre 4.500 miliardi di lire e vengono introdotti per la prima volta nella legislazione italiana i limiti imposti agli impegni di spesa e ai prelievi di cassa dei comuni, limiti che tuttora permangono. Nel 1998 si registra una minore allocazione per 2.500 miliardi di lire. Nel 1999 il Governo D'Alema ha introdotto il patto di stabilità interno, con la finalità di conseguire minori spese per 2.200 miliardi, misura la cui applicazione avevate sempre contestato nella precedente legislatura. Nel 2000 il patto di stabilità interno viene rafforzato, con la sottrazione ulteriore di risorse comuni, pari a 3.300 miliardi di lire, e sempre in materia di finanza derivata si opera la riduzione degli oneri per il decentramento delle funzioni alle regioni e agli enti locali.
Il mercato del lavoro è diventato il grande dimenticato nelle vostre citazioni, salvo parlarne per sottolineare il fatto che in questi ultimi anni è aumentato soltanto il lavoro precario, che mortifica i lavoratori. Ma anche nel riportare cose non vere, occorre, cari colleghi, un minimo di decenza, perché non si può nascondere agli italiani che la nuova disciplina che regola il mercato del lavoro, introdotta da questa maggioranza, ha fatto registrare dall'ISTAT, nel terzo trimestre del 2005, un tasso di disoccupazione totale pari al 6,9 per cento, facendo collocare l'Italia, partita nel 2001 dal 9,4 per cento, seconda in Europa dopo la Germania. E che dire dell'altro dato ISTAT per il medesimo periodo? Nel periodo 2001-2005 gli occupati sono aumentati di 1 milione e 600 mila unità. Di queste, un milione e centodiecimila sono state le assunzioni a tempo indeterminato e 490 mila le assunzioni a carattere temporaneo, o, secondo la vostra accezione, precarie.
La verità è che voi dimenticate che anche nel Mezzogiorno le rigidità del mercato del lavoro riducono le opportunità di cogliere le occasioni di lavoro regolare. Tuttavia, vi è un crescente ricorso al part time, ai contratti a tempo determinato ed a quelli atipici: «ciò costituisce un importante elemento di innovazione nei meccanismi di entrata nel mercato del lavoro regolare. Vi è una più alta flessibilità anche nell'organizzazione del lavoro».
Non ne siete convinti? Strano! Infatti, le parole che ho letto le sottoscrissero nel DPEF 2000-2003 (pagina 100, penultimo capoverso) il Presidente del Consiglio D'Alema, il ministro del tesoro, professor Amato, e il ministro delle finanze, onorevole Visco. Allora, il lavoro temporaneo sotto il Governo dell'Ulivo era da apprezzare, dopo il lavoro precario!
Perché omettete di citare che, alla fine del vostro quinquennio di Governo, il servizio studi della Banca d'Italia ha computato in 1 milione 400 mila i posti di lavoro in meno rispetto alla situazione iniziale di giugno del 1996? Non potete parlarne perché voi siete quelli che, alla fine del 1997, nell'anno espansivo per eccellenza, nella riforma fiscale voluta dall'onorevole ministro Visco avete introdotto l'IRAP, dovendo sostituire l'ILOR, l'IUL, l'ICIAP e la tassa sulla salute, inserendo un «trascurabile» codicillo in base al quale la stessa IRAP si applicava a tutti i costi aziendali, compresi quelli per il personale.
Con l'attuazione dell'IRAP, dal 1997 in poi, i piccoli imprenditori, gli artigiani e i commercianti, che denunziavano ricavi


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annuali per 1 miliardo e 200 milioni di lire, hanno scontato una pressione tributaria del 75 per cento e sono stati costretti ad operare riducendo la forza lavoro che avevano in carico e facendo ricorso al sommerso.
Passiamo ora a parlare dei redditi da capitale e delle rendite parassitarie, come molta parte della sinistra chiama i dividendi e gli interessi. In tutta questa legislatura avete attaccato il Governo di centrodestra perché manteneva e mantiene l'aliquota del 12,5 per cento, favorendo così i ricchi e gli speculatori. Ma perché non raccontate al paese che tale aliquota è stata da voi introdotta in tale misura con il decreto legislativo n. 461 del 1997 perché volevate accreditarvi presso il mondo economico e finanziario nel momento in cui, per la prima volta, assumevate il governo del paese?
Spesso citate i bollettini della Banca d'Italia, però, nel finire del 1997, vi è sfuggito quello che poneva in evidenza la presenza, nel mercato azionario degli Stati Uniti, di una bolla speculativa di enormi dimensioni. Di lì a poco tempo, come era facile prevedere, tale bolla speculativa si spostava in Europa e in Italia. Agli inizi del 1998, due vostri decreti legislativi, rispettivamente, hanno distrutto, con l'IRAP calcolato sul costo del personale, centinaia di migliaia di posti di lavoro nelle piccole e medie aziende e hanno arricchito poche migliaia di speculatori finanziari quando la bolla speculativa sui mercati azionari ha interessato l'Italia.
Ora veniamo al Mezzogiorno. Cosa non si fa e non si dice per il Mezzogiorno! Recentemente, il presidente D'Alema a Bari, nel condannare senza appello la politica del centrodestra per il Mezzogiorno, ha ricordato, non precisando i particolari, quello che allora disse e fece per il Mezzogiorno. Mi permetto di ricordarlo a grandi linee. Eravamo nel 2000, alla vigilia della campagna elettorale. L'onorevole D'Alema si recò a Napoli, dove parlò davanti ad una gran folla nella centrale piazza del Plebiscito per annunciare che l'azione di guida di politica economica del DPEF 2000-2003 sarebbe stata la missione del Mezzogiorno, cui il Governo avrebbe destinato una dotazione finanziaria di 400 mila miliardi di lire. Controllate, se non ricordate, i quotidiani dell'epoca presso l'emeroteca della Camera.
Tuttavia, nell'estate del 2000, preso nella Commissione bilancio il volume recante, su cartoncino pesante e platinato, il predetto DPEF, abbiamo trovato solamente che lo sviluppo del Mezzogiorno è la grande priorità, la missione della politica economica italiana (primo capoverso del capitolo V, paragrafo VI, pagina 97).

PRESIDENTE. Onorevole Liotta...

SILVIO LIOTTA. Concludo, Presidente, anche io con una metafora calcistica.
Vi sono squadre di calcio che, essendo il tempo ormai scaduto, ritengono di avere in tasca la partita. Dimenticano, però, che nei minuti di recupero, gli attacchi di tre punte che colpiscono insieme possono infliggere al malcapitato già dimissionato portiere-ciclista il pallonetto della vittoria!
Con questo spirito, annuncio il voto favorevole dell'UDC alla finanziaria per il 2006 (Applausi dei deputati dei gruppi dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Milana. Ne ha facoltà.

RICCARDO MILANA. Signor Presidente, colleghi, ritengo che faccia bene l'onorevole Liotta a riconsiderare le storie del passato, un passato su cui credo abbia molto meditato ed abbia avuto molto da meditare. Ritengo anche che una finanziaria di fine legislatura, dopo cinque anni, sia l'occasione per realizzare una riflessione, un bilancio di ciò che è stato, della politica economica del Governo, del modo in cui il Governo ha cercato di affrontare una situazione nazionale ed internazionale sicuramente difficile, delle forme in cui lo ha fatto e, soprattutto, un bilancio di


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questo Governo, se sia stato all'altezza di una situazione difficile ed in grado di guidare il paese per il meglio.
Ritengo che, quindi, valgano i dati, i risultati, i confronti che possiamo fare. Chi mi ha preceduto ha ricordato alcune cifre; anch'io intendo ricordarne qualcheduna. Nel 2000 (visto che citiamo dati del passato, ma intendo portarli anche al presente), l'indebitamento del nostro paese si collocava poco al di sotto del 2 per cento del PIL, il debito calava regolarmente secondo gli impegni assunti in sede europea, passando dal 124,3 per cento del 1995 al 111,3 per cento del 2000. Il saldo primario, inoltre, si assestava stabilmente intorno al 5 per cento del prodotto interno lordo, in ossequio proprio a quegli impegni internazionali che avevamo preso.
Nel 2005, la stessa relazione del Governo nel Documento di programmazione economico-finanziaria lo comunica e lo riconosce; l'indebitamento si avvia a raggiungere il 5 per cento con un tendenziale del 4,7 e prevede che il debito riprenda a crescere dal 106,6 per cento del 2005 al 108,2 del 2006. Inoltre, la vicenda dell'avanzo primario, che dovrebbe registrare un piccolo attivo dello 0,6 per cento, è sicuramente emblematica. L'avanzo primario misura la grandezza e la capacità di un bilancio di produrre quei risparmi che consentono la progressiva riduzione del debito. Ebbene, avevamo assunto l'impegno in sede internazionale a mantenerlo intorno, al di sopra del 5 per cento e l'eredità lasciata dai Governo del centrosinistra era il 5,7 del 2000. Negli anni successivi, siamo passati al 3,4 del 2001, al 3 per cento del 2002, al 2,1 del 2003, all'1,8 per cento del 2004 e ad una previsione, come detto, dello 0,6 per il 2005.
Il fallimento della vostra politica economica è, inoltre, registrato dal fallimento di tutti i tentativi di mettere sotto controllo l'andamento della spesa pubblica; avete avuto una grande incapacità a controllare la qualità e la quantità della spesa. Sono sempre dati che fanno riferimento a quanto avvenuto in questi anni. La spesa corrente è cresciuta, in media, del 2,4 per cento l'anno a fronte di un modestissimo aumento medio del prodotto interno lordo. L'aumento di spesa è stato, più che altro, finanziato, dalla riduzione della spesa per interessi, ma nel 2001 la spesa corrente si attestava al 37,9 per cento del PIL, nel 2004 è passata al 39,3, nel 2005 le vostre previsioni affermano che arriverà al 40,2.
Ancora più duri e drammatici appaiono i dati sul prodotto interno lordo, che nel 2000 cresceva del 3 per cento, passando a dati vicino allo zero nel 2002 e nel 2003, con un rimbalzo nel 2004 effimero, drammaticamente effimero, per poi attestarsi, in questo anno, ad una crescita pari a zero, cioè 0,1 per cento. Ci sorprende, inoltre, il fatto che qualcuno, nei giorni scorsi, dietro questo segnale di declino del paese, abbia cercato di intravedere un'inversione di tendenza!
Considerando, inoltre, la crisi estera, un elemento internazionale, è giusto ricordare che il reddito pro capite degli italiani diminuisce in relazione agli altri paesi europei: si passa dal 106 per cento al 98 per cento, con un calo anche nei confronti degli Stati Uniti.
A completare un quadro che non è certo idilliaco, vi è la vicenda delle nostre esportazioni che, oggi (il declino è cominciato ormai da molti anni), si attestano al 3 per cento rispetto alla situazione registrata nel 2003 del mercato mondiale, a fronte di un 4,5 per cento del 1995.
Credo non vi sia molto da aggiungere, perché i dati, i saldi dell'azienda Italia sono inequivocabili! Questa finanziaria, nei confronti della quale il nostro voto sarà doverosamente contrario, è lo specchio dell'incapacità del Governo di indicare chiaramente la strada per far uscire il paese dalle difficoltà nel quale si dibatte.
Si tratta di una finanziaria fatta a pezzi in questo dibattito assurdo nel merito e nel metodo, che mette insieme diversi provvedimenti: il disegno di legge vero e proprio, presentato all'inizio di ottobre; il decreto collegato, divenuto poi il decreto-legge n. 203; il decreto-legge n. 211 che reggeva i conti; il maxiemendamento presentato al Senato che stravolgeva la finanziaria; il maxiemendamento presentato


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alla Camera che la riscriveva per l'ennesima volta, nel tentativo di soffocare il dibattito che c'è, che c'è stato e che noi continueremo a svolgere.
Il dibattito, nel metodo, ha avuto dei contorni veramente difficili! Non abbiamo discusso della legge fondamentale per un Parlamento, vale a dire quella di bilancio, nella sessione di bilancio, perché avete in tutti i modi cercato di soffocare la realtà. Purtroppo, il Presidente del Consiglio non è solito frequentare le aule parlamentari e, quindi, facciamo riferimento a ciò che afferma in qualche trasmissione televisiva, come è accaduto ieri fino a tarda notte.
Vorrei ricordare - il Presidente del Consiglio non lo ha fatto - che in questa manovra finanziaria si è sostanzialmente tentato di far pagare agli enti locali il prezzo di una politica economica sbagliata sotto tutti i punti di vista.
Ci si era avviati a questa legislatura nella campagna elettorale del 2001 e negli anni iniziali della legislatura con un accento miracolistico nei confronti dell'economia: si sarebbe trattato di una crescita continua generata non dalle scelte del Governo, ma chissà da che cosa, da una fiducia che gli italiani ed i mercati internazionali avrebbero dovuto avere nei confronti del Presidente del Consiglio, quell'uomo che ieri in televisione, con pervicacia ed ostinazione, sosteneva che lui non sbaglia mai!
Tutte queste previsioni si sono rivelate fallaci ed il Governo ha scaricato le contraddizioni della sua linea economica sugli enti locali, sul governo di prossimità del nostro paese, lasciando a questi il compito, con un taglio del 7 per cento dei trasferimenti, di sopportare il peso della crisi, come se ciò riguardasse i governanti di centrosinistra da poco eletti nelle regioni e nei comuni e non l'insieme dei cittadini italiani!
Vi è poi il caso della nostra città, la capitale del paese, Roma, ma avremo modo di parlarne. Roma ha subito, da questo Governo e da questa finanziaria, tagli ed offese ed oggi, ai ministri autorevoli che si candidano alla guida della nostra città, chiederemo conto di cosa facevano nel Consiglio dei ministri quando il Governo cancellava i fondi per Roma capitale.

ANTONIO MAZZOCCHI. Ci paga i centri sociali a Roma...!

RICCARDO MILANA. In conclusione, signor Presidente, esprimeremo un voto contrario su questa finanziaria, che ci auguriamo chiuda non solo cinque anni di governo dell'economia sbagliati, come i dati dimostrano, ma anche questa legislatura, senza che il Parlamento e il paese debbano assistere ad altri scempi di finanza pubblica, ad altri tentativi di assalti alla diligenza da parte dei partiti della maggioranza.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alberto Giorgetti. Ne ha facoltà.

ALBERTO GIORGETTI. Siamo giunti al momento finale di questo dibattito sulla finanziaria per il 2006, che intendiamo giudicare, più che come una sterile elencazione di numeri, come un progetto politico complessivo che vorremmo ribadire in questa sede in un rapporto dialettico con l'opposizione, la quale, tuttavia, continua a sostenere elementi che non possono essere da noi condivisi.
La prima considerazione riguarda la cornice entro la quale ci muoviamo. La legge finanziaria va valutata all'interno di un contesto complessivo, che ha visto il Governo - e, all'interno dell'esecutivo, Alleanza Nazionale - sostenere con forza un progetto di credibilità in sede europea.
Cari colleghi, nel rapporto con l'Europa, abbiamo mantenuto gli impegni che avevamo assunto all'inizio della legislatura; dunque, oggi l'Italia può presentarsi ancora con orgoglio in sede europea con una manovra finanziaria che ha già superato l'esame in sede ECOFIN e che consentirà all'Italia di restare tra quei paesi che guardano al futuro con grande serenità, all'interno di un progetto politico che ha visto complessivamente mutare in modo significativo il nostro tessuto socio-economico in questi cinque anni.


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Con una manovra finanziaria complessiva di 27 miliardi di euro, abbiamo mantenuto il nostro impegno con l'Europa, riducendo le entrate una tantum e procedendo verso tagli strutturali. In ordine alla polemica con riferimento agli enti locali, vorrei precisare che il primo ad assumersi responsabilità in relazione al taglio delle risorse è stato proprio il Governo, attraverso tagli significativi su quelle voci che non incidono direttamente sull'aspetto socio-economico, ma su quelle risorse che possono essere risparmiate e che, evidentemente, non hanno la vocazione ad essere mantenute secondo uno spirito elettoralistico che è apparso invece nelle ultime manovre finanziarie - specialmente l'ultima - dei Governi di centrosinistra, che hanno pensato di più ad erogare risorse a danno del deficit e del debito pubblico, piuttosto che a mantenere gli impegni in sede europea.
Siamo di fronte ad una manovra finanziaria che contiene alcuni elementi fondamentali che abbiamo rispettato e mantenuto all'interno di un progetto di Governo - che si evince dagli stessi numeri della legge finanziaria - che non intende concludersi, ma che vuole proseguire con grande determinazione anche nei prossimi cinque anni.
Siamo consapevoli che oggi il paese è cambiato e che quindi vi è la necessità di fornire risposte selettive sempre più complesse ai problemi che quotidianamente i cittadini devono affrontare. Lo diciamo senza enfasi e senza arroganza, ma lavorando con i fatti concreti. Venendo agli aspetti specifici, vi è attenzione soprattutto nei confronti del mondo delle imprese, in cui si interviene riducendo complessivamente dell'1 per cento il cuneo fiscale e si immaginano scenari nuovi sul tema del sostegno ai distretti industriali, con politiche fiscali che favoriscono l'aggregazione delle piccole e medie imprese all'interno di tali distretti e garantiscono comunque risorse aggiuntive, per sviluppare le politiche di competizione internazionale e di globalizzazione che le piccole e medie imprese e tutto il nostro sistema imprenditoriale si trovano in questo momento ad affrontare ed hanno voglia di farlo con decisione.
Per dimostrare la coerenza con cui il Governo si sta muovendo, anche nelle ultime ore, non soltanto sui temi legati alla legge finanziaria ma su alcune grandi questioni, bastino due elementi, che verranno presentati in modo ancora più efficace. Mi riferisco in primo luogo all'importante successo conseguito sul bilancio dell'Unione europea 2007-2013, che, grazie a una trattativa efficace portata avanti dal Governo, prevede risorse aggiuntive estremamente significative, in particolare per le aree del Mezzogiorno e per gli altri territori che ne hanno necessità. Mi riferisco, inoltre, al risultato conseguito in sede di WTO, in cui abbiamo ottenuto l'etichettatura obbligatoria dei prodotti, che rappresenta un elemento fondamentale per reggere nella competizione internazionale. In tal modo, i prodotti italiani offriranno maggiore certezza per quanto riguarda l'acquisto da parte dei consumatori e la presenza nei nuovi mercati, che darà ulteriore spinta alla produzione del made in Italy e alle filiere di produzione nazionale.
Si tratta di una legge finanziaria che coinvolge, nella logica di responsabilità, gli enti locali, ma che prevede criteri di flessibilità e che consentirà comunque agli enti locali di spendere le risorse da una parte certamente secondo criteri di risparmio e di moralizzazione nella finanza locale ma dall'altra con la possibilità di assumersi la responsabilità, alla quale ha fatto cenno la Lega Nord ma che intendiamo sottolineare nuovamente, di poter scegliere, nel mix delle politiche, tra spesa corrente e investimenti. Grazie a ciò gli enti locali potranno sicuramente continuare la loro opera sul territorio con maggiore efficacia. Riprendo un tema che è stato posto anche dall'onorevole Liotta, ribadendo che in questi anni i trasferimenti in favore degli enti locali sono aumentati, non diminuiti. La media dei trasferimenti complessivi dal 2001 al 2005 è nettamente superiore rispetto a quella dei trasferimenti erogati dal centrosinistra negli anni precedenti.


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La legge finanziaria ha il coraggio di affrontare con determinazione altre due grandi questioni. In primo luogo, mi riferisco agli impegni in sede internazionale e alla credibilità delle missioni che l'Italia ha svolto, con grande determinazione, all'estero, partecipando ai processi di democratizzazione di paesi che hanno determinato notevole instabilità e che producono ancora oggi per l'Occidente rischi gravi, legati al terrorismo. Continuiamo a mantenere un impegno forte, attraverso risorse aggiuntive nel comparto delle forze militari e degli impegni internazionali. Quanto agli aspetti contrattuali, ricordo il risultato, voluto soprattutto da Alleanza Nazionale, legato al tema dei contratti. Sono previste risorse aggiuntive per i contratti delle forze di polizia e delle forze armate, per l'innovazione tecnologica in materia di sicurezza e sul pacchetto complessivo dei servizi e dei diritti ai cittadini per quanto riguarda la sanità. Basti pensare alla completa defiscalizzazione delle risorse destinate agli istituti di ricerca e alle fondazioni riconosciute per la sperimentazione e la ricerca aggiuntiva su temi importanti, dalla genetica alle malattie oncologiche: mai si è registrato uno sforzo così determinato per il sostegno della ricerca. Tale sostegno prosegue sulla scia del pacchetto sulla competitività già approvato, con la proroga degli interventi di defiscalizzazione relativi all'innovazione tecnologica adottata dai distretti produttivi e dalle piccole imprese.
Vi è un'attenzione particolare nei confronti dei soggetti deboli.
In questa legge finanziaria affrontiamo alcuni temi che riguardano il mondo della flessibilità del lavoro, che noi abbiamo voluto e che ha garantito livelli di occupazione significativi in questi anni, tanto da avere oggi il tasso di disoccupazione più basso di tutta la storia repubblicana, soprattutto nelle aree del Mezzogiorno. Complessivamente, i nuovi occupati grazie alla legge Biagi hanno rappresentato un elemento fondamentale di tenuta e di coesione sociale.
Noi vogliamo affiancare a questa politica il secondo pilastro, quello dell'aspetto previdenziale, delle coperture e delle integrazioni per quanto riguarda le risorse destinate dal Governo a tutti i lavoratori atipici. Si tratta quindi della possibilità di garantire ai nostri giovani un futuro, facendo riferimento a risorse che possano consentire la formazione di una famiglia, l'acquisto della prima casa e di beni che complessivamente servono, integrati con un rapporto al sistema creditizio, per poter far immaginare un futuro più sereno alle nuove generazioni. Tali riforme, che intervengono insieme alla proposta legata al TFR, dimostrano complessivamente come attorno alla famiglia - si pensi alle risorse aggiuntive derivanti dall'inserimento della tassazione sulle opere che incitano alla violenza e alla pornografia e che danno ulteriore integrazione al miliardo e cento milioni di euro destinati al fondo per le famiglie, riguardanti i nuovi nati e la detassazione per gli asili nido - si sia creato un forte sostegno per la natalità.
Cari colleghi, si tratta quindi di ulteriori segnali che vanno nel senso di fornire una risposta ai temi sociali ed alle famiglie, un progetto complessivo per le imprese e per la credibilità in sede internazionale. Un progetto complessivo che Alleanza Nazionale vuole proseguire nei prossimi cinque anni con questa serietà e con questa determinazione (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Michele Ventura. Ne ha facoltà.

MICHELE VENTURA. Grazie signor Presidente, onorevoli colleghi; il giudizio che noi abbiamo espresso sulla legge finanziaria è ampiamente negativo. Gli argomenti a sostegno di tale posizione sono stati addotti in numerosi interventi svolti dai colleghi anche questa mattina.
Vorrei richiamare l'attenzione dell'Assemblea sul fatto che ci siamo trovati di fronte ad un maxiemendamento sul quale si è votata la fiducia, maxiemendamento che rappresenta una nuova manovra collettiva;


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infatti, si tratta di 3 miliardi e 700 milioni di euro. La manovra del 2006 giunge così alla cifra di oltre 27 miliardi. A fine luglio si lavorava su una finanziaria di 11 miliardi. Sommando il 2004 alla manovra del 2005 arriviamo a 52 miliardi di euro, ossia cento mila miliardi delle vecchie lire. Abbiamo già detto in precedenti occasioni che ciò non è servito ad abbattere il debito, che, al contrario, si è innalzato. Il saldo primario viene più che dimezzato e destinato ad annullarsi.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI (ore 11,55)

MICHELE VENTURA. Vorrei insistere su tre elementi. Primo. La produzione industriale è ancora in caduta. Si rifletta su questo punto: mentre in altri paesi abbiamo una ripresa del ciclo produttivo, gli ultimi dati parlano di una produzione industriale in Italia ancora in caduta. Secondo. Abbiamo una flessione anche in un settore dove tradizionalmente l'Italia negli anni passati ha conseguito risultati lusinghieri e perdiamo quote internazionali di mercato nel turismo. Terzo. Registriamo quest'anno il risultato più negativo rispetto agli ultimi 15 anni nella bilancia commerciale dei pagamenti. Come stupirsi, allora, che vi sia una tendenza del nostro prodotto interno lordo verso la stagnazione? Si parla, infatti, di un modesto 0,1-0,2 per cento di incremento del PIL che pone l'Italia agli ultimi posti tra i grandi paesi dell'Unione europea.
Colleghi, noi abbiamo avanzato una serie di proposte durante la discussione del disegno di legge in esame in Commissione. In particolare, l'Unione ha presentato numerosissimi emendamenti che hanno riguardato gli aspetti di fondo sui quali, secondo noi, si sarebbe dovuta sviluppare una manovra alternativa. Tali emendamenti hanno riguardato i temi dello sviluppo, del Mezzogiorno, dell'equità sociale e delle autonomie. Ci siamo preoccupati di avanzare anche proposte relativamente alle coperture finanziarie affinché non ci venisse rivolta l'accusa, che spesso ci viene addebitata, di avanzare proposte alternative senza le necessarie coperture. A questo proposito, abbiamo detto con grande chiarezza che cosa sarebbe stato necessario fare, a partire dall'adeguamento delle aliquote relative alle rendite di capitale alla media europea e alla cancellazione di ingiustizie che si sono prodotte negli anni passati.
Colleghi della maggioranza e dell'opposizione, è aperta di fronte a noi una grande questione che riguarda i meccanismi di redistribuzione della ricchezza in quanto, nel corso di questi anni, sono aumentate le iniquità e le ingiustizie. Si pone, dunque, come uno dei problemi principali ed essenziali quello della redistribuzione della ricchezza in forma più equa e tale da non produrre un impoverimento delle classi medie e di quelle diseredate del nostro paese.
Ma qui si pone anche un altro problema che mi è venuto in mente ascoltando i commenti fatti da alcuni colleghi sulla trasmissione televisiva Porta a Porta di ieri sera in cui era ospite il Presidente del Consiglio dei ministri o vedendo gli enormi manifesti affissi nel nostro paese. Come risponde una classe dirigente ai problemi? Come risponde all'indebolimento complessivo del sistema produttivo italiano e del suo indebolimento sui mercati internazionali? Una classe dirigente, a mio avviso, non nega i problemi ma li analizza e, quindi, li fa propri. Una classe dirigente è credibile in quanto interpreta i problemi reali.
Colleghi, quando si leggono quei manifesti, in particolare quello che dà la dritta a tutti gli altri manifesti, ossia quello principale in cui è scritto: «Abbiamo mantenuto tutti gli impegni ed andiamo avanti», viene da dire che gli impegni mantenuti, correlati alla situazione reale del paese, sono la fotografia del vostro fallimento, assai più grave di una promessa mancata e ammessa apertamente. Quell'«Andiamo avanti sulla base di quegli impegni » suona quasi come una minaccia perché quegli impegni hanno prodotto, se mantenuti, una situazione disastrosa. È


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quindi sugli impegni assunti che dovrebbe svilupparsi la riflessione della compagine di Governo.
Infine, desidero fare due battute finali. La prima, riguarda ancora gli slogan che sono affissi su tutti i muri d'Italia. In particolare, quello: «Pensioni: già fatto». Il Presidente del Consiglio dei ministri propone, a questo riguardo, 800 euro per le pensioni al minimo.
Quale credibilità vi può essere di fronte al pensionato che il 15 o il 20 del mese non riesce ad andare avanti? Un altro manifesto proclama: «Poliziotto di quartiere? Già fatto!», mentre i cittadini avvertono un'insicurezza crescente. Quindi, si tratta di messaggi ingannevoli, che non corrispondono alla realtà.
Ma una classe dirigente, cari colleghi della maggioranza, si dovrebbe interrogare, come anche noi ci dobbiamo interrogare, sulla situazione, sullo stato del capitalismo italiano. Perché non mettere all'ordine del giorno questa riflessione?
Io trovo del tutto strana e bislacca questa divisione tra chi difende il vecchio capitalismo e chi invece difende quello nuovo. Noi ci dovremmo domandare perché siamo in presenza di una difficoltà - quella che un premio Nobel per l'economia ha riassunto come avversione del capitalismo italiano all'assunzione del rischio, ad una nuova fase di sviluppo - e cosa si possa fare per innescare una nuova fase di sviluppo. Ci dovremmo interrogare, altresì, sulle questioni dell'innovazione e di una nuova frontiera della produzione e sulle ragioni di questa propensione a rifugiarsi nella rendita e a non affrontare i veri nodi dello sviluppo italiano.
Questo è ciò che dovrebbe fare una classe dirigente: avviare una riflessione per indicare strategie, affermare una volontà di indicare ed imporre regole trasparenti, restituire al paese fiducia rompendo le vecchie logiche corporative. Questo è un compito ineludibile! Non amo fare pronostici sulle prossime elezioni - e non ne faccio -, ma questo sarà il compito che riguarderà la futura classe dirigente, se vorremo essere all'altezza delle sfide inedite di fronte alle quali ci troviamo (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Jannone. Ne ha facoltà.

GIORGIO JANNONE. Signor Presidente, intervenendo a nome del gruppo di Forza Italia, non posso non ricordare, soltanto per un attimo - lei lo farà con maggiore autorevolezza tra poco -, il nostro collega scomparso, Luigi Muratori.
La valutazione del disegno di legge finanziaria in esame non può prescindere dal contesto di partenza. Nei giorni immediatamente precedenti alla sua redazione, c'erano state, infatti, le dimissioni del ministro Siniscalco e gli organismi internazionali (anche grazie all'opera della sinistra...) osservavano con grande attenzione quello che questo Governo si accingeva a fare.
Sotto il profilo squisitamente politico, la sinistra attendeva al varco questa maggioranza, convinta che avremmo ceduto alle lusinghe di una finanziaria elettorale, convinta che la maggioranza di centrodestra si sarebbe spezzata, divisa durante il percorso del disegno di legge finanziaria. Invece, cos'è accaduto? Esattamente il contrario: non è stata costruita una finanziaria elettorale, ma decisamente rigorosa e la maggioranza ha ritrovato una rinnovata compattezza, mentre il disegno di legge è stato valutato positivamente da tutti gli organismi nazionali ed internazionali.
I punti salienti, i punti centrali, i temi fondanti del provvedimento sono: una grande attenzione per la famiglia; una riduzione del costo del lavoro per oltre due miliardi di euro; i fondi destinati, per la prima volta nella storia del nostro paese, alle vittime delle frodi finanziarie; la riduzione degli stipendi dei politici (del nostro, ma anche in generale); l'introduzione di strumenti innovativi (quale il 5 per mille) che vanno ad affiancare e a


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rafforzare altri strumenti normativi che dimostrano l'attenzione che questo Governo ha dedicato al sociale.
Inoltre, per la quinta volta consecutiva, il Governo di centrodestra non ha introdotto nuova imposizione fiscale. Anche questa è una novità assoluta nella nostra storia democratica: per cinque volte consecutive, l'attività di questo Governo si contraddistingue per il fatto che non è stata introdotta alcuna nuova imposizione mediante il disegno di legge finanziaria.
È stato più volte criticato, stamani ed anche nel corso dell'iter del disegno di legge finanziaria, il ricorso alla posizione della questione di fiducia.
È vero che questo Governo ha fatto ricorso alla fiducia, ma lo ha fatto per due ordini di ragioni. Innanzitutto, noi riteniamo che il meccanismo con cui oggi si arriva all'approvazione della finanziaria sia un meccanismo obsoleto e macchinoso che porta ad una dispersione di energie e di risorse. Con la fiducia e, comunque, con l'introduzione di una nuova normativa, che noi auspichiamo, la finanziaria diverrà davvero una legge seria su cui il Governo potrà chiedere alla maggioranza parlamentare un voto che renda chiara la sua posizione, cioè renda chiara quella che è la legge di budget più importante dello Stato. Non accettiamo, però, la critica del ricorso alla fiducia da parte vostra, non solo perché durante i Governi di centrosinistra avete fatto ricorso alla fiducia con cadenze superiori rispetto a quelle del Governo Berlusconi, ma anche perché avete fatto ricorso alla fiducia in un contesto estremamente diverso; infatti, chiedevate la fiducia per Governi che erano frutto di accordi di Palazzo, di accordi di potere e di accordi tra partiti, mentre noi la chiediamo per un Governo, per una maggioranza che oggettivamente sono consacrati dal voto del popolo sovrano, e quindi in un contesto estremamente diverso.
Questo Governo, proprio perché ha potuto usufruire di un grande consenso elettorale, ha basato il suo iter e la sua storia sulla volontà di attuare alcune, anzi molte, grandi riforme per il paese. Noi siamo consapevoli che attuare riforme significa anche affrontare argomenti che non sempre portano consenso, che anzi talvolta portano dissenso, ma che, comunque, cambiano il corso della storia di un paese e, quindi, proprio per questo sono importanti. Abbiamo attuato riforme che erano attese da decenni: la riforma del lavoro, delle pensioni, della scuola, del diritto societario, della giustizia e la riforma della Costituzione, vale a dire tutti interventi che erano attesi dai cittadini e che non venivano realizzati da decenni. Noi, grazie al presidente Berlusconi, li abbiamo realizzati potendo, sì, godere di una forza elettorale voluta dal popolo sovrano, ma soprattutto impostando un'azione di Governo tesa ad ottenere faticosamente queste riforme a costo, a volte, anche di perdere consensi.
Questa finanziaria - non dimentichiamolo - ha ricevuto il plauso convinto delle principali istituzioni europee e, nonostante il contesto difficile di partenza, è uscita abbastanza forte anche grazie all'apprezzamento del mondo produttivo industriale italiano. Noi abbiamo proposto soluzioni concrete e innovative che contrastano con la vostra continua tendenza a delegittimare il nostro Governo, a delegittimare questo Parlamento e a dipingere, ovunque, il nostro paese - se non a denigrarlo - come un paese sull'orlo della bancarotta, che non ha risorse; noi, invece, crediamo fortemente alle potenzialità di questo grande paese, che rimane una tra le più grandi potenze del mondo e che esprime ogni giorno lavoro e capacità produttiva. Grazie all'azione di questo Governo - non dimentichiamolo - i dati sull'occupazione sono i migliori della storia di questo paese; infatti, abbiamo costantemente elementi e dati che ci consentono di guardare al futuro con maggiore ottimismo.
Non dimentichiamo che voi eravate convinti che noi avremmo ceduto alle lusinghe, alle tentazioni di scrivere una finanziaria elettorale, mentre questa è tutto tranne che una finanziaria elettoralistica. Noi abbiamo voluto una finanziaria che fosse oggettivamente seria e rigorosa. Una finanziaria che porti nuove


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energie al paese, ben diversa da quella fatta da voi nel 2001; infatti, nel 2001, in prossimità delle elezioni, voi avete compilato una finanziaria che, con l'abolizione del ticket e con altre misure demagogiche, inutili e, talvolta, anche dannose per il paese, ha causato un danno economico al nostro sistema, lasciando un buco finanziario che proprio questo Governo e questa maggioranza hanno dovuto, in qualche modo, cercare faticosamente di risanare.
Noi siamo convinti che sia diversa la filosofia di fondo: la vostra è una filosofia portata alla critica, alla protesta più che alla proposta; infatti, in tutti questi giorni non ho ancora sentito, da parte vostra, una proposta reale, un emendamento o un solo intervento che potesse produrre una alternativa concreta. Voi avete solamente, ancora una volta, criticato, denigrato e, talvolta, offeso, mentre noi amiamo di più lavorare. È per questo che non siete un'alternativa credibile nel paese, è per questo che gli italiani sanno che non siete un'alternativa credibile, non solo perché vi dividete su ogni argomento politico, non solo perché non vi dimostrate coesi su nulla, nemmeno sugli argomenti di emergenza della storia del paese (mentre noi vi abbiamo dato molte volte supporto anche quando eravate in difficoltà come maggioranza), ma anche perché davvero non riuscite a trovare coesione, a trovare serietà, non avete voglia di costruire: avete sempre e solo voglia di distruggere e di criticare.
Noi, quindi, signor Presidente, votiamo convintamente a favore di questo disegno di legge finanziaria, con la convinzione che sia una legge voluta e creata con il lavoro di molti, in primis con il lavoro del ministro Tremonti, una legge dovuta al lavoro di molti e che, a molti cittadini italiani, darà altro lavoro (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia - Congratulazioni).

PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 6177)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6177)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 6177, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3613 - Disposizioni per la formazione del bilancio annuale e pluriennale dello Stato (legge finanziaria 2006) (Approvato dal Senato) (6177):

(Presenti 513
Votanti 511
Astenuti 2
Maggioranza 256
Hanno votato
295
Hanno votato
no 216).

Prendo atto che i deputati Gasparri, Degennaro, Guido Dussin, Cicchitto e Ricciotti non sono riusciti ad esprimere il proprio voto. Prendo atto, altresì, che il deputato Giacomo Angelo Rosario Ventura non è riuscito ad esprimere il proprio voto e che avrebbe voluto esprimerne uno favorevole.
Prendo atto infine che l'onorevole Tremaglia si è erroneamente astenuto mentre avrebbe voluto esprimere voto favorevole e


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che l'onorevole Piscitello non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere voto contrario.

Annunzio della presentazione della terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (A.C. 6178-quater).

PRESIDENTE. Comunico che, in data odierna, il Governo ha trasmesso la terza nota di variazioni al bilancio, a seguito delle modifiche introdotte dal disegno di legge finanziaria.

Commemorazione del deputato Luigi Muratori (ore 12,10).

PRESIDENTE (Si leva in piedi, e con lui l'intera Assemblea ed i membri del Governo). Onorevoli colleghi, abbiamo appreso questa mattina, con sgomento, la notizia dell'improvvisa scomparsa del nostro collega Luigi Muratori, già deputato nella XII legislatura. Medico chirurgo, illustre clinico e accademico, dopo una intensa attività di ricerca, Luigi Muratori si è dedicato all'attività politica e parlamentare con passione e assiduità. Ne ricordiamo l'impegno serio e determinato.
In particolare, lo ricordano i colleghi della Commissione trasporti, in cui aveva svolto, in passato, le funzioni di rappresentate del gruppo di Forza Italia e di cui era, attualmente, segretario. Dobbiamo soprattutto alla sua dedizione ed alla sua esperienza il provvedimento che ha riordinato la disciplina della nautica da diporto, contribuendo alla modernizzazione di un settore strategico per l'economia del nostro paese.
Le stesse qualità ne hanno segnato il mandato di consigliere di amministrazione dell'Ente nazionale per l'aviazione civile, nel corso del quale si è adoperato per instaurare un rapporto intenso e costruttivo con l'istituzione parlamentare. A nome mio personale e dell'intera Assemblea desidero interpretare lo sbigottimento che oggi c'è in tutti noi. Alla vigilia di questo Natale, questa notizia ci ha colpito tutti fortemente, nell'intimo, anche per le doti umane di amicizia che il nostro collega riusciva sempre a far prevalere anche sulla contesa politica. Desidero esprimere a lei, onorevole Vito, presidente del gruppo di Forza Italia, a tutti i colleghi del suo partito e far pervenire alla famiglia i sentimenti più sinceri della vicinanza e della solidarietà di tutti noi. Propongo di osservare un minuto di silenzio (L'Assemblea osserva un minuto di silenzio - Generali applausi).
Prima di dare la parola all'onorevole Vito, volevo ricordare ai colleghi che la camera ardente sarà allestita nella chiesa di San Gregorio Nazianzeno, nel complesso di Vicolo Valdina, a partire dalle ore 15 di domani, mercoledì 21 dicembre.
Ha facoltà di parlare l'onorevole Elio Vito.

ELIO VITO. Signor Presidente, il ricordo di Gigi ritengo sia tutto nelle ultime ore trascorse con noi, nelle ultime giornate.
Domenica Gigi ha partecipato, come tutti i deputati di Forza Italia, all'iniziativa dei «gazebo per la verità» e la sera ha preso parte ad una messa natalizia; con molti deputati di Forza Italia, ha voluto contribuire a celebrare la messa. Ieri, Gigi era alla Camera; ha votato con noi gli ordini del giorno ed ha partecipato alla riunione del direttivo.
In questo è, signor Presidente, il senso di sbigottimento, come lei giustamente ha osservato: condividere con amici e colleghi una giornata apparentemente normale, tranquilla, serena, di lavoro, di politica; e invece quella giornata è tragicamente l'ultima della nostra vita, senza poterne, quindi, nemmeno afferrare il senso.
Gigi Muratori avrebbe sicuramente meritato di più, in questa legislatura, dal suo gruppo, dal suo partito, per il suo impegno, per la sua attività parlamentare; non siamo riusciti, non sono riuscito a dargli quel di più che egli, deputato di Forza


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Italia sin dalla XII legislatura, avrebbe meritato, come è avvenuto e come capita a molti nostri colleghi. Ma egli non ha interpretato, per questo, il suo lavoro parlamentare con senso di insoddisfazione o di frustrazione: al contrario, lo ha interpretato con grande volontà, con impegno e partecipazione.
Lei ha ricordato, Presidente, la «sua» legge, quella legge sulla nautica da diporto per la quale ritengo che anche i colleghi dell'opposizione gli daranno atto di essersi impegnato, come presentatore e relatore, nella parte iniziale di questa legislatura, fino a portarla all'approvazione.
Egli ha lavorato anche nel settore che più di tutti conosceva, quello del trasporto aereo, con iniziative e convegni, impegnandosi come relatore anche sui vari decreti intervenuti sulla crisi dell'Alitalia; da lui abbiamo sempre ricevuto parole di profonda competenza su questi problemi; ad essi si è dedicato nella sua attività politica e parlamentare nonostante fosse, come lei ha ricordato, per studi e per formazione, un medico.
Sicuramente, Presidente, alla signora Daniela, la moglie, ed alla figlia Flaminia ritengo che le parole di cordoglio che noi possiamo esprimere possano essere di sostegno; ma non renderanno adeguatamente il senso di smarrimento che stanno provando in queste ore. Tuttavia può essere loro di sostegno sapere che da parte di tutti i colleghi del gruppo di Forza Italia - ma anche da parte di tutti i colleghi parlamentari che hanno avuto la fortuna di conoscere Gigi, di apprezzarne il senso di responsabilità ed il suo senso del valore dell'amicizia - vi è la testimonianza di un affetto profondo.
Le voglio chiedere, Presidente, a nome dei colleghi del gruppo - sicuramente interpretando, ritengo, il loro sentimento - di non metterci nella difficoltà di dover sostituire Gigi nell'incarico che ha ricoperto per tutta la legislatura, quello di segretario della Commissione trasporti. Noi desidereremmo che, per questo scorcio di legislatura, quell'incarico restasse vacante, in suo onore ed in onore del suo impegno (Generali applausi, ai quali si associano i membri del Governo).

PRESIDENTE. La ringrazio, onorevole Elio Vito.
Onorevoli colleghi, dobbiamo purtroppo tornare al nostro lavoro; non credo si possa aggiungere alle sue parole, veramente sentite e affettuose, onorevole Vito, alcun altro commento.

Sull'ordine dei lavori (ore 12,23).

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, vi prego di rimanere in aula perché avranno luogo ancora delle votazioni.
Avverto che, come convenuto nel corso della Conferenza dei presidenti di gruppo di ieri, in attesa dell'esame della nota di variazioni da parte della Commissione bilancio, che è stata espressamente autorizzata a riunirsi anche in corso di seduta, dovremmo passare all'esame del provvedimento in materia di mutilazione genitale femminile; vi sono, però, problemi di copertura finanziaria sui quali ha chiesto di parlare il presidente della Commissione bilancio, onorevole Giancarlo Giorgetti.
Prego, onorevole Giancarlo Giorgetti.

GIANCARLO GIORGETTI, Presidente della V Commissione. La ringrazio, Presidente.
Sono costretto ad intervenire perché la proposta di legge n. 150 ed abbinate-B, in seguito all'approvazione del disegno di legge finanziaria, non ha più la copertura originariamente prevista, sulla quale la Commissione bilancio si era pronunciata in senso favorevole il 27 settembre del 2005; si tratta di un onere molto limitato, 5 milioni di euro: ritengo che la Commissione, riconvocandosi seduta stante, possa essere in grado di individuare queste forme di Copertura per consentire la prosecuzione dell'iter del provvedimento.


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PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, avete ascoltato i rilievi formulati dal presidente Giancarlo Giorgetti, nonché l'impegno manifestato.
Se non vi sono obiezioni, in attesa che la Commissione bilancio si riunisca sia per esprimere il parere sul provvedimento in materia di mutilazioni genitali femminili, sia per l'esame della nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato, ritengo che l'Assemblea possa passare all'esame del Doc. IV, n. 12-A.

Discussione di una domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Martinat, ai sensi dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione (Doc. IV, n. 12-A) (ore 12,24).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione della domanda di autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni avanzata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Torino nei confronti del deputato Martinat.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.
Avverto altresì che la Giunta propone di concedere l'autorizzazione richiesta.

(Discussione - Doc. IV, n. 12-A)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione.
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Mantini.

PIERLUIGI MANTINI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, preliminarmente vorrei chiedere a tutti i colleghi di prestare davvero un po' di attenzione. Mi scuso se dovrò riferire in ordine a fatti puntuali, certamente verificabili nella relazione scritta, tuttavia vorrei osservare che si tratta di questioni delicate, che credo meritino l'attenzione dei colleghi deputati.
La domanda di autorizzazione ad utilizzare intercettazioni di conversazioni telefoniche di Ugo Martinat, deputato e viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, riguarda un procedimento penale regolarmente iscritto e pendente presso il tribunale di Torino.
Si tratta di un procedimento penale nel quale si indaga per diversi capi di imputazione, essenzialmente per i reati di concorso in turbativa d'asta e in abuso d'ufficio in relazione agli appalti per i lavori di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione e per lavori di manutenzione e messa in sicurezza di altre vie stradali del Piemonte. Stiamo parlando, in altri termini, di presunti appalti «deviati» e di illeciti che riguardano la Val di Susa e la TAV. Mi attengo prevalentemente ai fatti, signor Presidente, perché successivamente svolgeremo alcune considerazioni «in diritto», nonché di carattere più generale e politico, anche grazie all'ausilio dell'onorevole Kessler.
Dall'ordinanza di richiesta di utilizzo e dagli allegati esaminati dalla Giunta, si evince che - secondo l'ipotesi accusatoria -, insieme all'onorevole Martinat, diversi altri soggetti avrebbero concorso nella turbativa d'asta aggravata sia in relazione al tentativo di illegittima aggiudicazione a favore di Vincenzo Procopio di una gara di appalto relativa alla realizzazione di un cunicolo esplorativo nella linea ferroviaria Torino-Lione, sia in relazione all'affidamento dell'esecuzione di altre opere attinenti alle infrastrutture della regione Piemonte.
Per quanto riguarda la Torino-Lione, si tratta di lotti di lavoro relativi agli scavi geologici di sondaggio e non della costruzione vera e propria. Un ruolo chiave in questo contesto, come risulta dagli atti, avrebbero svolto Valter Benedetto (responsabile della direzione costruzioni della società Torino-Lione) e Gianni Desiderio, persona designata da Alleanza Nazionale nel consiglio d'amministrazione dell'Agenzia Torino 2006.


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Nella parte dell'inchiesta relativa alla variante della strada statale n. 589 e all'aggiudicazione dei relativi lavori in violazione della normativa comunitaria compaiono, tra gli altri, anche i nomi di Marcellino Gavio, dirigente della Grassetto Lavori, e quello di Teresio Fantini, dirigente della ditta SITALFA, vale a dire le imprese che si sarebbero giovate dell'illecito affidamento.
Più precisamente, gli episodi contestati sono i seguenti: il primo è costituito dalla formazione di un'associazione temporanea di imprese tra la ditta del Procopio e la Metropolitane Milanesi Spa al fine di consentire al Procopio stesso - con il contributo di favore del Desiderio, del Benedetto e del collega Martinat - di concorrere più efficacemente alla gara per i sondaggi di Venaus.
Il secondo capo d'accusa è relativo all'illegittima aggiudicazione dell'appalto per i lavori della variante strada statale n. 589, alla SITALFA S.p.A. ed al tentativo di pilotare verso la LIS S.r.l. un appalto di lavori relativo ad altro tratto della medesima strada.
Il terzo capo d'accusa è relativo all'illegittima aggiudicazione dei lavori relativi alla strada regionale n. 232, variante Cossato - Valle Mosso - Trivero - Canton Colombo - Mottalciata - Rotatoria Mottalciata.
Più in dettaglio, la relazione riferisce della gara per i sondaggi di Venaus. Secondo l'ipotesi accusatoria ed in via di sintesi, Vincenzo Procopio, professionista titolare della STI S.r.l., sarebbe stato beneficiario di attività volte a favorire la sua gara per l'aggiudicazione dell'appalto per lo scavo di un cunicolo esplorativo prodromico ai lavori per la linea ferroviaria Torino-Lione. Il deputato Martinat avrebbe infatti interessato sia Valter Benedetto sia Giovanni Desiderio, rispettivamente direttore delle costruzioni della società Torino-Lione, e membro dell'Agenzia Torino 2006 per Alleanza Nazionale nonché vicepresidente di Unicredit Banca d'impresa S.p.A., affinché l'offerta del Procopio fosse benevolmente considerata.
Ciò sarebbe suffragato - secondo gli inquirenti - dalle telefonate intercorse, tra il marzo ed il luglio 2004, tra Benedetto, Desiderio e lo stesso Procopio. Mentre quest'ultimo venne invitato a costituire un'associazione temporanea di imprese con la Metropolitane milanesi S.p.A., per rendere la sua offerta più credibile e solida, gli altri protagonisti si interessarono di capire quali imprese rischiassero di essere concorrenti pericolose, come ad esempio, la Stone - per quel che risulta dagli atti - legata alla figlia del ministro Lunardi, ed a quali imprese, invece, fosse il caso che Procopio non si associasse perché ritenute perdenti a causa del preteso legame con ambienti politici di sinistra, quali la Geodata.
La relazione riferisce dei fatti nel dettaglio ed invito i colleghi ad analizzarla con la dovuta attenzione, perché si tratta di decisioni di rilievo per l'intero Parlamento e non solo per il deputato Martinat.
Vi è un secondo capo di imputazione, esplicitamente formulato, che riguarda l'appalto per la variante della strada statale n. 589. Secondo tale capo d'accusa, vi sarebbe stata una convenzione di per sé illecita, giacché la stessa legge n. 285 del 2000, come poi modificata dal decreto legislativo n. 48 del 2003, prescriverebbe, a parere degli inquirenti, che l'Agenzia Torino 2006 possa individuare soltanto dei partner nelle potenziali convenzioni, e non dei concessionari. Per cui, in tale episodio, agli atti vi sarebbero stati affidamenti di lavori ingenti senza gara.

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, si avvii a concludere.

PIERLUIGI MANTINI, Relatore per la maggioranza. Il terzo capo di imputazione riguarda, invece, l'aggiudicazione dei lavori relativi alla variante Cossato. Anche in proposito, rinvio alla relazione che, più nel dettaglio, descrive i fatti e mi soffermo, concludendo, solo su una considerazione di carattere generale. In questi episodi, l'onorevole Martinat risulta formalmente - come ho già detto - indagato. Esistono agli atti centinaia di intercettazioni. Mai


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l'onorevole Martinat è stato intercettato in via diretta, il che naturalmente presupporrebbe l'autorizzazione esplicita e preventiva della Camera dei deputati, come prescritto dalla legge n. 140 del 2003. Mai, come dicevo, l'onorevole Martinat è stato intercettato in via diretta. Dunque, il materiale oggetto di intercettazione è relativo ad intercettazioni indirette, ossia compiute nei riguardi di altri soggetti, peraltro anch'essi formalmente indagati. Tale materiale trasmesso è stato giudicato...

PRESIDENTE. Onorevole Mantini, concluda, per cortesia. Sono trascorsi cinque minuti.

PIERLUIGI MANTINI, Relatore per la maggioranza. Tale materiale, dicevo, è stato giudicato rilevante dal GIP. Non risulta, in alcun modo, un fumus persecutionis e davvero ci si chiede per quale motivo si dovrebbe negare l'autorizzazione all'utilizzo. Mai, infatti, si dovrebbe impedire al collega Martinat di dimostrare la propria innocenza - se di innocenza si tratta - o si dovrebbe impedire alla giustizia di fare il proprio corso.
Ricordo che in altri ordinamenti ci si è dimessi - penso al ministro dell'interno inglese David Blunkett - per presunte raccomandazioni. Qui si tratta di imputazioni per appalti deviati in Val di Susa, e credo che quello alla giustizia sia un interesse comune anche al Parlamento.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Kessler.

GIOVANNI KESSLER, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente, il correlatore per la maggioranza, onorevole Mantini, si è soffermato sul merito della vicenda, merito che non costituisce la novità della questione. Infatti, situazioni come questa, di scarsa trasparenza tra il mondo della politica e il mondo dell'economia, purtroppo non costituiscono una novità nel nostro panorama e vi sono casi anche ben più gravi di questo.
Tuttavia, onorevoli colleghi, questo caso, che richiamo all'attenzione dell'Assemblea, costituisce un'assoluta novità nel senso della procedura. Per la prima volta, la Camera dei deputati è chiamata a dare applicazione all'articolo 6 della legge n. 140 del 2003: in altri termini, è chiamata ad autorizzare l'utilizzo di intercettazioni telefoniche in un processo penale. Si badi bene: ciò che viene chiesto dalla magistratura di Torino, in conformità dell'articolo 6 che ho citato, non è l'autorizzazione a sottoporre un parlamentare ad intercettazioni telefoniche, bensì l'autorizzazione all'utilizzo probatorio in un processo penale di intercettazioni già avvenute nei confronti di terzi (ossia di non parlamentari), in cui anche un parlamentare ha partecipato alle conversazioni. Non era, quindi, l'utenza del parlamentare sotto intercettazione.
Secondo la nuova legge approvata nel 2003, anche il mero utilizzo probatorio in un processo va sottoposto all'autorizzazione di questa Camera. E quella che ci viene richiesta o, meglio, che dobbiamo decidere è un'autorizzazione che comporta serissime conseguenze. Se noi negassimo l'autorizzazione, il contenuto delle intercettazioni telefoniche non potrebbe essere utilizzato non solo nei confronti del parlamentare, ma nemmeno nei confronti degli estranei rispetto ai quali si è svolta l'intercettazione. Non solo: se la nostra decisione fosse negativa, entro dieci giorni quel materiale probatorio andrebbe distrutto.
Capirete bene che si afferma un principio assai grave: un organo politico giudica dell'esistenza o meno di una prova in un processo penale. E non sempre il non concedere l'utilizzo probatorio di una intercettazione telefonica può essere un aiuto nei confronti delle persone intercettate: la prova potrebbe dimostrare anche l'innocenza di una o più persone nei confronti delle quali la prova stessa è richiesta.
Ci assumiamo, dunque, secondo una legge a mio avviso mal fatta, secondo un articolo 6 sbagliato, una responsabilità assai grave: decidere - noi, Camera politica


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- quale prova si può usare in un processo e quale prova non si può utilizzare. Vi è un serio dubbio di costituzionalità sulla norma che ci accingiamo ad applicare oggi per la prima volta, ed è lo stesso relatore per la minoranza, onorevole Lezza, a scriverlo chiaramente nella sua relazione: l'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 che ci accingiamo ad applicare si colloca al di fuori dell'articolo 68 della Costituzione. In merito a ciò, sicuramente, concordiamo.
Siccome questo mal scritto e mal fatto articolo 6, contro il quale ci eravamo vanamente opposti in sede di esame, non ci fornisce nemmeno una vaga indicazione del parametro e dei criteri cui dobbiamo attenerci nel concedere o meno la nostra autorizzazione, decidendo l'utilizzo o meno di questa prova, è compito nostro cercare di dare un'interpretazione di quella norma che sia il più possibile conforme e compatibile con la Costituzione, pena il vedere annullata questa nostra decisione nell'ambito di un conflitto di attribuzioni.
Non può essere altro: l'unico criterio che mi sembra di poter individuare per negare l'autorizzazione è che vi sia un intento persecutorio e malizioso dei magistrati, che chiedono l'autorizzazione all'utilizzo di una prova già costituita, come se il loro atteggiamento volesse aggirare il divieto previsto dall'articolo 68 della Costituzione di sottoporre ad intercettazioni un parlamentare. Ma nel caso di specie - lo sappiamo benissimo - il parlamentare non è stato mai sottoposto ad intercettazione. Il suo domicilio telefonico, inteso nella maniera più ampia possibile, non è mai stato violato. Non c'è mai stata alcuna situazione in cui i magistrati avrebbero dovuto chiedere una preventiva autorizzazione, secondo quanto richiesto dall'articolo 68 della Costituzione. Tale intercettazione è stata sempre effettuata su utenze di terzi e quindi tutto è stato assolutamente regolare. I magistrati si sono comportati con assoluta correttezza. Non vi è alcuna possibilità di intravedere un fumus persecutionis. Ciò che vede l'onorevole Lezza è esclusivamente determinato, a suo dire, dalla neutralità probatoria di quelle conversazioni telefoniche e dalla irrilevanza delle intercettazioni stesse.
Non siamo noi i giudici della rilevanza o meno di una prova a favore o contro un imputato, ancorchè questi sia un deputato. Non spetta a noi decidere se una prova possa essere utile o meno all'interno di un processo. Sono i giudici e le parti a dover decidere questi aspetti e non un organo politico, per cui la presunta irrilevanza probatoria di una prova non può essere il criterio a cui noi dobbiamo attenerci per autorizzare o meno il suo utilizzo.
Concludo chiedendo e insistendo per la concessione dell'autorizzazione richiesta. Sono relatore per la maggioranza, insieme all'onorevole Mantini e nella stessa Giunta vi è stata una notevole divisione anche all'interno del centrodestra, per cui alcuni colleghi hanno ritenuto di accedere alle nostre posizioni.
Chiedo infine, signor Presidente, l'autorizzazione a pubblicare integralmente la relazione mia e dell'onorevole Mantini in calce al resoconto della seduta odierna.

PRESIDENTE. La Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha facoltà di parlare il relatore di minoranza, onorevole Lezza.

GIUSEPPE LEZZA, Relatore di minoranza. Signor Presidente, il tempo a disposizione è brevissimo e dovrò quindi sacrificare alcuni argomenti per me rilevanti ai fini della decisione relativa a questa vicenda.
La legge non prevede un criterio preciso per la concessione o meno dell'autorizzazione richiesta dal GIP, né esiste già per tali casi una giurisprudenza, come invece per la fattispecie relativa all'articolo 68, il quale prevede, come condizione di procedibilità, ai commi 2 e 3, le autorizzazioni preventive in tema di perquisizioni, di misure cautelari, di sequestro della corrispondenza e di intercettazioni che, così come anche per l'articolo 4 della legge n.140 del 2003, sono soltanto quelle espletate sull'utenza del parlamentare indagato.


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Ciò che ci occupa nella fattispecie non è un caso di procedibilità, ma di utilizzabilità dei mezzi di prova, costituiti dai mezzi di intercettazioni dirette, previste dall'articolo 6, comma 2, della legge n. 140 del 2003, come conversazione di un parlamentare in un procedimento riguardante terzi, conversazione captata su utenze di terzi indagati, a cui abbia occasionalmente partecipato.
A nostro avviso, questa fattispecie è al di fuori dell'articolo 6, che concerne soltanto i procedimenti riguardanti i terzi, mentre, nel caso in esame, l'onorevole Martinat è indagato all'interno del procedimento.
Questa non è una differenza da poco perché, evidentemente, un conto è chiedere un'autorizzazione preventiva all'intercettazione, un altro conto è intercettare e dopo, a fatto compiuto, chiedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni stesse.
Ai fini che ci occupano, ci limiteremo, comunque, ad evidenziare la particolarità della presente fattispecie, soltanto per rilevare come, fuoriuscendo dalla previsione dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, l'ipotesi in discussione finisce per collocarsi, quanto meno, per taluni aspetti di cui diremo tra poco, nell'ambito dell'articolo 4 della stessa legge e, comunque, dell'articolo 68 della Costituzione.
Infatti, indagando inizialmente su taluni soggetti privati, dall'autorità giudiziaria di Torino legittimamente sono state disposte intercettazioni soltanto sulle utenze di costoro. Senonché, nulla è cambiato, anche quando doveva prevedersi abbastanza scontatamente che sarebbero state intercettate - questa volta non occasionalmente, come in precedenza, e, dunque, non più legittimamente - altre conversazioni del parlamentare, intanto diventato indagato per concorso nella stessa vicenda e negli stessi reati ascritti ai terzi a seguito della rituale iscrizione del suo nome nel registro relativo.
Che cosa è accaduto, in particolare, nel caso di specie? È accaduto che la condotta processuale del magistrato, obiettivamente, ha finito con il «giocare» su tale lacuna della legge n. 140 del 2003, risultata difettosa, aggirando la norma e, comunque, privando della tutela disposta dall'articolo 4 il parlamentare indagato, ormai interlocutore niente affatto occasionale ed imprevisto, com'è invece quello, e solo quello, preso in considerazione dall'articolo 6. Non vi è chi non veda come sia enorme la differenza.
Dunque, le ulteriori conversazioni del Martinat sono state così intercettate senza la doverosa e preventiva autorizzazione, con il calcolo di sanare successivamente il relativo vizio di procedibilità mediante il ricorso alla diversa norma dell'articolo 6, alla cui previsione si vorrebbe ora fare sussumere del tutto impropriamente la fattispecie concreta che ci occupa.
Infatti, si è pervenuti a tale soluzione attraverso la consapevole disapplicazione dell'articolo 4 e, dunque, come surroga postuma del superamento della garanzia costituzionale disposta per il parlamentare, così riducendosi, altresì, a dovere ignorare contestualmente e insuperabilimente l'evidenza che il procedimento non è contro terzi, ma anche contro il parlamentare Martinat.
Per intanto, in ordine all'autorizzazione richiesta dal GIP ed in linea con i rilievi fin qui svolti, dobbiamo concludere, senza ombra di dubbio, tenuto conto, in particolare, della qualità di indagato rivestita dall'onorevole Martinat, che il parametro da utilizzare per il nostro collega è quello del fumus persecutionis, elaborato dalla giurisprudenza per tutti i casi previsti dall'articolo 68 della Costituzione, e, dunque, anche per il richiamato articolo 4 della legge attuativa n. 140 del 2003.
A nostro avviso, tale fumus, che può anche prescindere da un intento persecutorio e ed essere integrato da meri dati obiettivi, ricorre nella fattispecie, sulla base - tra l'altro - di due diverse considerazioni: l'evidente disapplicazione già detta dell'articolo 4 della legge n. 140 del 2003, con conseguente violazione della relativa guarentigia, nonché la irrilevanza delle risultanze probatorie emergenti dalle conversazioni intercettate tra l'onorevole Martinat ed i suoi interlocutori, il cui


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merito - come in ogni altra ipotesi dell'articolo 68 della Costituzione - ci interessa e ci impegna necessitatamente, ancorché soltanto della specifica finalità che ci compete.
Signor Presidente, il giudizio sostanziale che abbiamo il dovere e il potere di formulare, in positivo o in negativo che sia, è quello di valutare se, nel caso di specie, l'onorevole Martinat abbia esercitato la sua funzione parlamentare ed istituzionale, come capita a tanti di noi, qui a Roma e nei nostri territori. Le ipotesi, come quella in esame, non hanno nulla a che fare con l'articolo 6, che tutela soltanto la privacy del parlamentare, perché concernono l'utilizzo di conversazioni contro terzi, ma devono da noi essere valutati ex articolo 4, che riguarda le intercettazioni da utilizzare contro il parlamentare e che ha ad oggetto, perciò, l'autonomia del Parlamento e la sua tutela. Di questo si tratta! Questo va detto e sottolineato, conclusivamente, al di là delle possibili ipocrisie e delle strumentalizzazioni di parte.
Per questi motivi, che intendono riaffermare prioritariamente principi sacrosanti in tema di guarentigie e di separazione di poteri, chiedo che l'Assemblea deliberi nel senso di negare l'autorizzazione richiesta.
Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo integrale della mia relazione.

PRESIDENTE. Onorevole Lezza, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Non vi sono iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione.

(Dichiarazioni di voto - Doc. IV, n. 12-A)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gironda Veraldi Ne ha facoltà.

AURELIO GIRONDA VERALDI. Signor Presidente, vi è una verità storica da ristabilire subito. Due parole, tante bastano per definire la vicenda.
La prima verità storica: non è esatto dire che in sede di discussione presso la Giunta ci siano stati assensi o dissensi da parte della maggioranza. Ci dobbiamo sottrarre al sospetto che ci sia un veto all'autorizzazione per un'eventuale preoccupazione di responsabilità del Martinat.
Mi permetto di ricordare a tutti quanto scritto nella relazione di maggioranza: l'onorevole Martinat non avrebbe influenzato alcunché, incapace ed impotente, ancorché viceministro.
Ecco la ragione per cui invitiamo questa volta a votare «rosso», anche se non è un colore molto gradito (Applausi dei deputati del gruppo di Alleanza Nazionale).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Cima. Ne ha facoltà.

LAURA CIMA. Grazie signor Presidente, credo che il relatore di minoranza ed il collega che ha parlato ora abbiano parlato sottovoce perché si vergognavano di quanto stavano dicendo!

GIUSEPPE LEZZA, Relatore di minoranza. Ma cosa dici!

LAURA CIMA. Mi auguravo fosse vero ciò che i due relatori per la maggioranza, onorevoli Mantini e Kessler, avevano detto, cioè che una parte della maggioranza in Giunta avesse avuto il buon senso di dissentire dalla posizione ora annunciata.
Cari colleghi, siamo in un periodo (che credo tutti abbiano chiaro) particolarmente delicato, visto lo scandalo emerso a livello finanziario e bancario che ha portato alle dimissioni del Governatore della Banca d'Italia. Il nostro paese sta facendo una pessima figura a livello internazionale per la situazione drammatica in cui il Governo e questa maggioranza spesso ci hanno portato.
Stiamo parlando di una situazione che è nell'occhio di tutti i mass media, che


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quotidianamente determina manifestazioni, l'ultima delle quali ha visto la partecipazione anche di sindaci francesi. Stiamo parlando di una situazione delicatissima in Val di Susa, di appalti che riguardano la TAV e di un «sottosegretario» che si fa chiamare «ministro», Martinat, indagato. Stiamo parlando di applicare per la prima volta una norma che non abbiamo condiviso, in particolare l'articolo 6 della legge n. 140 del 2003. Inoltre, la magistratura chiede soltanto l'autorizzazione ad utilizzare intercettazioni di conversazioni telefoniche su queste vicende, già compiute. E noi abbiamo il coraggio, in quest'aula, di dire «no», senza vergognarci? Senza vergognarci...

ENZO RAISI. Vergognati tu!

LAURA CIMA. Signor Presidente, richiamo ogni collega alla propria coscienza. Hanno ragione le popolazioni della Val di Susa a ribellarsi come stanno facendo.

ROBERTO MENIA. Smettila!

LAURA CIMA. Sta succedendo come per la Impregilo nella vicenda riguardante la costruzione del ponte sullo Stretto di Messina; il Governo ha sempre avuto connessioni, in prima persona l'onorevole Martinat, con situazioni «poco pulite» (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Grazie, onorevole Cima.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Antonio Leone. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Sarò brevissimo, signor Presidente. Siamo alle solite; si tratta di portare all'attenzione dell'Assemblea un «voto» non inerente al merito, ma che rappresenta la salvaguardia di un principio. Siamo al paradosso che, nella Giunta per le autorizzazioni richieste ai sensi dell'articolo 68 della Costituzione, il centrosinistra vota in un senso o in un altro a seconda del nome dell'onorevole per il quale è richiesta l'autorizzazione a procedere.
Questa votazione, maturata per un mero accidente procedurale, era inizialmente legata ad un diniego dell'autorizzazione a procedere nei confronti del viceministro Martinat. I motivi che ci inducono a negare l'autorizzazione sono chiari: si tratta di intercettazioni irrilevanti, del tutto irrilevanti, per il procedimento. La magistratura ha abbondante materiale probatorio per tentare di sostenere in sede dibattimentale le proprie accuse contro gli imputati laici. La posizione dell'onorevole Martinat è chiaramente marginale alle vicende in questione ed irrilevante sotto il profilo penale. Gli si imputa di avere avuto frequenti contatti con imprenditori, politici, amministratori locali. Si tratta di un viceministro delle infrastrutture e dei trasporti: cosa dovrebbe fare se non mantenere i contatti per sanare, verificare e controllare determinate situazioni?
Inoltre, e concludo signor Presidente, mi spiace rilevare un'ulteriore discrasia, cioè il fatto che oggi il gruppo della Margherita, DL-L'Ulivo sia schierato per concedere l'autorizzazione a procedere mentre in una situazione analoga, riguardante l'onorevole Carbonella, ha votato esattamente al contrario.

GIOVANNI CARBONELLA. Era per conto terzi!

ANTONIO LEONE. Mettetevi d'accordo. Noi siamo contrari alla concessione dell'autorizzazione a procedere. Grazie (Applausi dei deputati del gruppo di Forza Italia).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Provera. Ne ha facoltà.

MARILDE PROVERA. Signor Presidente, credo che, di tanto in tanto, si debba avere il senso della necessità e questa è una situazione nella quale sarebbe salutare, considerato ciò che è accaduto


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attorno alla vicenda della Val di Susa, che si agisse nella massima trasparenza, chiarezza e serenità.
Questa chiarezza e questa serenità non si evidenziano per la sordità riscontrata in ordine a tale vicenda in tutto il mondo politico, in modo assolutamente bipartisan. Pertanto, è salutare per il sistema politico nazionale e locale che, in ordine a tutte le vicende legate in modo particolare, all'assegnazione degli appalti, vi sia la massima trasparenza e comunicazione nei confronti dell'opinione pubblica. Dico ciò anche per il corpo politico, anche per la possibilità di valutare con attenzione gli interventi effettivamente necessari nella valle, che non dovrebbero essere consegnati ad interessi di natura privatistica, magari non necessariamente del sottosegretario (o ministro, come ama farsi chiamare Martinat in Piemonte), ma sicuramente legati agli imprenditori che in quella valle operano.
Abbiamo sentito poc'anzi che l'impossibilità di intervenire farebbe venire meno anche una parte dei procedimenti di chiarimento rispetto agli imprenditori. Sarebbe, quindi, utile che il sottosegretario stesso - non ministro - dicesse di essere interessato a far pulizia rispetto a quanto a tutti viene detto e rilanciato, a causa della sordità che non consente trasparenza e chiarezza.
Per tale motivo, annunzio l'espressione di un voto favorevole, perché ciò è necessario per la salute di tutti, prima di tutto del sottosegretario Martinat.

(Votazione - Doc. IV, n. 12-A)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta della Giunta di concedere l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Martinat, ai sensi del terzo comma dell'articolo 68 della Costituzione.
Per chiarezza, ricordo che chi è favorevole a concedere l'autorizzazione deve votare «sì», mentre chi è contrario deve votare «no»!
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 490
Votanti 486
Astenuti 4
Maggioranza 244
Hanno votato
189
Hanno votato
no 297).

Onorevoli colleghi, la Camera ha deliberato di denegare l'autorizzazione all'utilizzazione di intercettazioni di conversazioni telefoniche nei confronti del deputato Martinat.
Procederemo ora rapidamente al seguito della discussione del provvedimento sulla mutilazione genitale femminile. Onorevoli colleghi, avverto che, al termine dell'esame del suddetto provvedimento, avranno luogo le votazioni relative al disegno di legge di bilancio.

Seguito della discussione della proposta di legge: S. 414-B - Senatore Consolo: Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile (Approvata dalla II Commissione permanente del Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato) (A.C. 150-3282-3867-3884-4204-B) (ore 12,55).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione della proposta di legge d'iniziativa del senatore Consolo, già approvata dalla II Commissione permanente del Senato, modificata dalla Camera e nuovamente modificata dal Senato: Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile.


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Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi per il seguito del dibattito è pubblicato in calce al resoconto della seduta di ieri.
Poiché vedo colleghi che defluiscono dall'aula - e ciò non mi piace -, ricordo nuovamente che, al termine dell'esame del provvedimento sulla mutilazione genitale femminile, avranno luogo immediate votazioni sui documenti di bilancio. La seduta antimeridiana si concluderà all'incirca alle 13,30 o alle 14, per poi riprendere all'incirca alle 16.
Vi prego adesso di rimanere in aula, altrimenti si complica inutilmente il lavoro.
Ricordo che nella seduta del 26 settembre scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali.

(Esame degli articoli - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli della proposta di legge.
Avverto che la V Commissione (Bilancio) ha espresso il prescritto parere (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 1).
Avverto che il parere espresso dalla Commissione bilancio reca una condizione riferita all'articolo 9 del provvedimento per osservanza dell'articolo 81, quarto comma, della Costituzione. Tale condizione, pur incidendo su una parte dell'articolo sulla quale si è prodotta la doppia deliberazione delle due Camere, sarà posta in votazione dalla Presidenza, conformemente ai precedenti, ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento, in quanto essa reca una modifica della clausola di copertura finanziaria che si rende necessaria, a seguito dell'approvazione della legge finanziaria.
Avverto che non sono pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Avverto infine che non saranno posti in votazione gli articoli 1, 2, 7 e 8, in quanto non modificati dal Senato.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

GIOVANNI RUSSO SPENA. Signor Presidente, mi permetto di chiederle di valutare l'opportunità, visto che la Commissione bilancio ha esaurito i suoi lavori e la nota di variazioni al bilancio è pronta per la votazione, di completare prima la disamina e la votazione dell'intera manovra finanziaria, per discutere successivamente il provvedimento sulla mutilazione genitale femminile in ordine al quale, tra l'altro, non è vero che vi sia un accordo unanime; noi, ad esempio, poniamo qualche problema al riguardo.
Tutto ciò anche perché ci sembra che questa fretta eccessiva nell'esaminare una proposta di legge comunque importante, qual è quella relativa alla mutilazione genitale femminile, non consenta all'Assemblea un confronto serio.

PRESIDENTE. Onorevole Russo Spena, lei sa che ho la massima considerazione nei suoi confronti, ma se modifichiamo l'ordine dei nostri lavori, vi è la possibilità che il provvedimento in questione non sia esaminato.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 2), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
443
Hanno votato
no 2).


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Prendo atto che gli onorevoli Lezza, Perrotta e Santori non sono riusciti ad esprimere il proprio voto.

(Esame dell'articolo 4 - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 4 (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 3), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 4.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 2).

Prendo atto che l'onorevole Lezza non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 4), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 473
Votanti 472
Astenuti 1
Maggioranza 237
Hanno votato
471
Hanno votato
no 1).

Prendo atto che l'onorevole Lezza non è riuscito a votare.

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore ad esprimere il parere della Commissione.

CAROLINA LUSSANA, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, la Commissione formula un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, degli emendamenti riferiti all'articolo 6.
Signor Presidente, voglio evidenziare all'onorevole Valpiana, come già avvenuto nel corso dell'esame in Commissione, che il suo emendamento 6.10 è inutile, in quanto nel testo è chiaro che esiste la possibilità di perseguire il reato di mutilazione genitale femminile anche in presenza del consenso della vittima.

PRESIDENTE. Il Governo?

DOMENICO DI VIRGILIO, Sottosegretario di Stato per la salute. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la II Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo agli emendamenti Valpiana 6.10 e 6.1.
Prendo atto che i presentatori non accedono all'invito al ritiro formulato dal relatore.
Passiamo dunque ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 6.10, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 296
Astenuti 173
Maggioranza 149
Hanno votato
40
Hanno votato
no 256).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Valpiana 6.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 289
Astenuti 180
Maggioranza 145
Hanno votato
30
Hanno votato
no 259).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 466
Astenuti 11
Maggioranza 234
Hanno votato
450
Hanno votato
no 16).

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 150-B sezione 6).
Prendo atto che i relatori ed il Governo esprimono parere favorevole.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento 9.50 (da votare ai sensi dell'articolo 86, comma 4-bis, del regolamento).
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 477
Votanti 457
Astenuti 20
Maggioranza 229
Hanno votato
456
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 479
Votanti 466
Astenuti 13
Maggioranza 234
Hanno votato
465
Hanno votato
no 1).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. Onorevole Anna Maria Leone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Mi piacerebbe poter dire...

RENZO INNOCENTI. Un po' di silenzio!

FRANCA BIMBI. ... che questo è un Parlamento che dà il tempo necessario alle questioni importanti che riguardano le donne.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bimbi.
Onorevoli colleghi, vi vorrei far notare che questo provvedimento viene esaminato a seguito di una richiesta dell'onorevole Boato avanzata nella Conferenza dei presidenti di gruppo e condivisa da tutti i gruppi proprio in funzione di impegni assunti in ordine a questa proposta di legge.
Dunque, vi invito ad un po' di serenità, in quanto le dichiarazioni di voto meritano un approfondimento; poi si passerà al voto finale. Se mi seguite, le cose procederanno nel migliore dei modi, altrimenti si rischia di far nascere qualche incidente.
Prego, onorevole Bimbi.

FRANCA BIMBI. Le donne sono note per l'intelligenza, ma la rapidità dipende dallo spazio che viene riconosciuto da una sfera pubblica che non è molto attenta alle questioni dei diritti delle donne, nemmeno in Parlamento!
Sarebbe bello poter dire che al provvedimento in esame viene data la stessa attenzione rivolta ad altri provvedimenti importanti riguardanti i diritti delle donne, le culture di genere, le pari opportunità, la cittadinanza femminile. Poiché non è stato così neppure per la rappresentanza e poiché in questo momento le donne vengono messe sotto accusa anche per quanto riguarda i diritti relativi all'interruzione volontaria di gravidanza, è chiaro che non possiamo aspettarci molto su questo tema, che riguarda l'autodeterminazione delle donne.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 13,05).

FRANCA BIMBI. L'opposizione ha lavorato moltissimo su questo terreno, in particolare affinché nell'articolo 1 si facesse riferimento agli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione, in modo che il contrasto alle mutilazioni genitali femminili non sia iscritto semplicemente, e giustamente, nella legge penale, ma allarghi il terreno dell'autodeterminazione della donna. Desidero sottolineare che autodeterminazione non significa la libertà di fare a proprio piacimento qualsiasi cosa, ma significa assunzione morale di responsabilità. Così come ce la assumiamo nel caso della difesa della legge n. 194 del 1978, ce la assumiamo anche a difesa di quelle donne immigrate, minori o maggiorenni, che si trovino a incontrare - e noi vogliamo incontrarle benevolmente - culture diverse dalla nostra.
La nostra cultura è universalista, o vorrebbe esserlo, quanto ai diritti delle donne, e pertanto iscrive la salute della donna non solo nell'ambito dell'articolo 32 della Costituzione, ma come principio di decisione progressiva rispetto alle proprie scelte di vita, alle proprie scelte di sessualità, alle proprie scelte di relazione con il partner.
La prima parte della legge riguarda la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili:


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si accolgono le donne e le bambine immigrate in questo paese preparando per loro percorsi di riconoscimento più ampio del diritto all'integrità del proprio corpo. Solo secondariamente, vengono previste le sanzioni penali, che riconoscono a tale delitto almeno la stessa gravità della violenza sessuale.
Abbiamo una grave riserva sul testo in esame, in quanto esso non riconosce il diritto d'asilo alle donne, maggiorenni o minorenni, che vogliono sottrarsi a questo gravissimo vulnus alla loro integrità fisica, psicologica e morale. Nonostante ciò, voteremo a favore, in quanto siamo convinti che il prossimo Parlamento, con una maggioranza diversa, dando spazio al diritto d'asilo, riconoscerà tutti gli aspetti della violenza sulle donne quali motivazioni per il riconoscimento del diritto d'asilo stesso.
Dunque, il gruppo della Margherita esprimerà voto favorevole, con le riserve alle quali ho fatto cenno, che sappiamo condivise da molti. Ringraziamo la ministra Prestigiacomo, che si è battuta su questa proposta di legge, nonostante le differenze che sono rimaste, in particolare su tale aspetto importante.
Mi sembra di aver utilizzato il minimo del tempo su questioni riguardanti non soltanto le donne immigrate, ma anche uno spazio maggiore di cittadinanza attiva delle donne di questo paese e una definizione di autodeterminazione quale capacità di assumersi la responsabilità morale per le scelte che riguardano la propria vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Intervengo brevemente per sottolineare l'importanza di questa proposta di legge, sulla quale ci siamo tutti impegnati insieme al ministro.
Abbiamo evitato che la mutilazione genitale femminile venisse sostituita con una puntura in un particolare organo genitale; onorevole Bimbi, ritengo che quello sarebbe stato un atto di barbarie e di inciviltà. Ciò che approviamo oggi è un atto di grande importanza e civiltà, perché difendiamo non solo noi stessi, ma le ragazze immigrate che vengono costrette a subire questa pratica. Non lo fanno per scelta, ma per abitudine da parte dei loro genitori, che le obbligano a subire questo insulto. Il medico di Firenze che voleva utilizzare tali pratiche non fa parte della nostra cultura, ma della cultura di qualcun altro.
Non volevo certamente sollevare questa polemica, tuttavia occorreva rispondere a quanto detto prima dalla collega Bimbi. Non abbiamo accolto la soluzione intermedia che voleva esulare da una legge che in Italia proibisce questa scelta, e lo abbiamo fatto perché riteniamo che la nostra civiltà debba essere trasferita agli altri, anche con le leggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anche se l'iter di questa proposta di legge è stato molto lungo e oggi ci troviamo ad approvarla in terza lettura dopo aver detto molte cose, sia in sede di dichiarazioni di voto sia nella discussione sulle linee generali, vorrei ricordare a tutti noi che le mutilazioni genitali femminili rappresentano una gravissima forma di violazione dei diritti fondamentali della persona e un male millenario che fa soffrire le donne e toglie loro salute, senso della vita e libertà sessuale.
Credo che dobbiamo ricordarci soprattutto della profonda carica simbolica di questo atto contro la natura delle donne, che riconduce tutti noi alla sopraffazione che nei secoli le donne hanno dovuto subire da parte del mondo maschile. Con questo animo dobbiamo avvicinarci al provvedimento in esame, ricordandoci che gli studi ci dicono che nel nostro paese circa 2 mila bambine all'anno rischiano di subire mutilazioni genitali.
Sappiamo che nel nostro paese le mutilazioni genitali femminili vengono praticate clandestinamente da persone consenzienti per un prezzo che si aggira intorno


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ai 500 euro. Voglio ricordare che molte bambine vengono portate all'estero durante l'estate per essere mutilate; è una sopraffazione che nessuno di noi è disponibile ad accettare e contro la quale tutti vogliamo lavorare. Tuttavia, lavorare non significa avere un approccio, come questo provvedimento inizialmente aveva, meramente punitivo e colpevolizzante; noi vogliamo lavorare soprattutto sul piano culturale.
Per questo, in sede di Commissione giustizia (che voglio ringraziare, insieme alla Commissione affari sociali, perché si è compiuto un lavoro approfondito in cui ci siamo tutti messi in discussione), abbiamo modificato il provvedimento in maniera considerevole. Ora, la parte principale riguarda i servizi sociali e la possibilità che le donne e le famiglie provenienti da altre culture capiscono che in questa società una bambina ha diritto di cittadinanza anche se non è mutilata sessualmente, ma, anzi, probabilmente ha un diritto di cittadinanza migliore, e capiscano che esistono altri riti, altri momenti di passaggio e di iniziazione che fanno accogliere le persone nella nostra cultura e nella nostra società.
Dobbiamo puntare soprattutto su questo. Dobbiamo puntare a far sì che le persone che scelgono di vivere nel nostro paese accettino anche le relazioni esistenti nel nostro paese e capiscano che alcune pratiche, erroneamente considerate pratiche religiose, sono invece delle aberranti pratiche di sopraffazione maschilista sul corpo delle donne.
Se tutti siamo consci di questo, allora avrebbe dovuto essere recepito nel provvedimento in esame - e noi abbiamo cercato di inserirlo sia in Commissione sia in Assemblea - il diritto d'asilo per le donne che vogliono fuggire o che intendono far fuggire le loro figlie da un destino che in alcuni paesi sembra, ahimè, assolutamente inevitabile.
Non si è voluto concedere il diritto d'asilo e non si è voluto nemmeno concedere lo status di rifugiate a quelle donne che scappano da quei paesi che prevedono la mutilazione genitale femminile. Con tale previsione, quella che ci accingiamo ad approvare avrebbe potuto essere una legge che ci soddisfaceva. Riguardo a tale mancanza, che consideriamo grave, noi riteniamo opportuno che anche il nostro paese si doti, auspicabilmente nella prossima legislatura, finalmente di una legge sul diritto di asilo; una legge civile che lo metta al passo con tutti gli altri paesi. In tal modo, sarà considerato requisito per la concessione del diritto di asilo alle donne il fatto di fuggire - o di far fuggire le loro figlie - da quei paesi che prevedono la mutilazione genitale femminile.
Il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sulla proposta di legge in esame; ciò, in primo luogo, perché comprendiamo quanto grande è il lavoro che le comunità di donne immigrate e gli operatori sanitari stanno svolgendo nel nostro paese su tale problematica. In secondo luogo, voteremo a favore perché nel provvedimento in esame sono stati inseriti alcuni «passaggi», derivanti dall'accoglimento di taluni emendamenti proposti dal gruppo di Rifondazione comunista, che noi evidentemente apprezziamo. Riteniamo che si tratti di passaggi importanti - a tale riguardo sottolineo il lavoro svolto dalle nostre ambasciate all'estero, in modo particolare in quei paesi in cui le mutilazioni genitali sono praticate sebbene esse siano vietate dal punto di vista legale - affinché le persone che si recano in Italia capiscano che nel nostro paese le mutilazioni genitali non sono accettate non tanto per un senso di superiorità della nostra cultura rispetto alle altre, quanto per il rispetto immenso che noi nutriamo dell'integrità del corpo femminile.
Per tutte queste motivazioni, dichiaro nuovamente il voto favorevole del gruppo di Rifondazione comunista e rappresento anche la nostra soddisfazione per aver contribuito grandemente a modificare il testo del provvedimento che, nella sua formulazione iniziale, era, a nostro avviso, assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, è con particolare soddisfazione che, a nome del gruppo di Forza Italia, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento in esame.
Nella proposta di legge che ci accingiamo ad approvare si afferma il valore della inviolabilità della persona. Si tratta di una norma per tutte le donne che si trovano nel nostro paese. A questo proposito ricordo, come faceva rilevare poc'anzi la collega Valpiana, che in Italia ci sono due mila bambine a rischio di mutilazioni sessuali: la nuova normativa garantirà a tali bambine una protezione rigorosa.
Con questo provvedimento, inoltre, si afferma un principio della nostra civiltà, quello cioè della inviolabilità della persona. Ritengo, altresì, importante che in questa proposta di legge si rifiuti qualsiasi pratica intermedia. A questo proposito, ricordo che la Camera, approvando una mozione trasversale, ha rifiutato e stigmatizzato la pratica della cosiddetta infibulazione soft proprio perché essa lede il principio della inviolabilità della persona e, in particolare, delle donne.
Dichiaro con grande orgoglio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e mi riservo di chiedere la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto in cui sono contenute ulteriori informazioni in merito alla quantificazione del fenomeno oggetto del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Sta bene onorevole Paoletti Tangheroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente della Camera e tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, che hanno convenuto sulla mia richiesta, fatta a nome del gruppo Misto, di affrontare e concludere l'iter di questa importante proposta di legge contro le pratiche di mutilazione genitale femminili. I voti e le dichiarazioni di voto espressi credo vadano esattamente in questa direzione. D'altronde, quella al nostro esame è stata una proposta di legge che ha fatto registrare una convergenza delle forze politiche sia del centrosinistra sia del centrodestra. Condivido, infine, nel merito le considerazioni espresse poc'anzi dalle colleghe Bindi e Valpiana, così come condivido anche, per i suoi contenuti, la dichiarazione della collega Paoletti Tangheroni.
Per tutte queste ragioni, dichiaro, credo a nome di tutte le componenti politiche del gruppo Misto, il voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, in una recente ordinanza, la Corte costituzionale ha ribadito un principio che giudico essenziale per orientare il lavoro che il legislatore deve compiere riguardo ai diritti degli immigrati. Occupandosi di adozioni internazionali, la Corte ha affermato che il mancato riconoscimento agli immigrati, in particolare ai bambini, delle nostre garanzie costituzionali costituisce una violazione dei diritti umani.
Credo che su ciò occorrerebbe riflettere molto, perché dovremo mettere mano a numerose leggi ed anche perché dovremo ripensare parti del nostro ordinamento che, ahimè, contrastano con il principio, con l'indirizzo affermato dalla Corte costituzionale, la quale non ci invita più a ragionare soltanto di cittadinanza, ma, direi, di sovranità, dei diritti delle persone, a prescindere dalla provenienza, dal colore della pelle, dalla cultura, dall'etnia, dalla religione.
Soprattutto, credo che il suddetto principio trovi sede nella proposta di legge in


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esame, che intende parlare, com'è stato detto dai colleghi intervenuti in precedenza, del diritto alla salute e del diritto all'integrità psicofisica delle donne immigrate e dei bambini, delle bambine immigrate che giungono nel nostro paese. Si ribadisce, in tal modo, un principio più generale, in materia di libertà della persona, che il nostro ordinamento ha fatto proprio dal 1996 in avanti, quando ha riconosciuto che di tale libertà è parte quella di decidere in ordine al proprio corpo e alla propria sessualità.
Noi diamo adempimento ad un indirizzo che ci è venuto dal diritto internazionale, ad indicazioni che ci arrivano da atti e convenzioni internazionali. Soprattutto, l'abbiamo fatto - e credo che questo sia un dato importante - invertendo una rotta normativa che la proposta stava seguendo e che aveva indotto a concepirla come intervento penale piuttosto che come intervento complessivo. Avremmo commesso un errore che è stato evitato grazie all'intervento delle opposizioni, che hanno chiesto l'abbinamento delle proposte pendenti presso le Commissioni giustizia e affari sociali.
Grazie all'intervento dell'opposizione, in particolare dei Democratici di sinistra, è stato ribaltato il contenuto delle norme: la proposta di legge non si apre più con una disposizione penale (come l'aveva approvata il Senato), ma con quegli interventi positivi e propositivi che intendiamo assumere in direzione di un'azione vera di maturazione, di presa in carico, di consapevolezza, da parte delle donne, anche delle donne immigrate, del dramma e dell'inaccettabilità delle mutilazioni genitali femminili. Solo questo può giustificare il fatto che arriviamo a concepire una fattispecie autonoma di reato! Sappiamo, infatti, che una tutela, in qualche modo, era già apprestata dal nostro ordinamento; ora, però, noi diciamo con maggiore precisione chi sono le vittime, le identifichiamo. In questo senso, diciamo anche alle donne immigrate che non devono sentirsi criminalizzate in virtù del provvedimento che introduciamo.
Voglio dire che il dialogo e l'intesa che vi sono stati sul testo in esame, non solo tra maggioranza ed opposizione, ma anche tra opposizione e Governo, in particolare con il ministro Prestigiacomo, ci consentono, oggi, di dare una valutazione finale positiva e favorevole.
Tuttavia, non posso sottacere che alcune questioni restano inevase e che ciò non ci soddisfa. In particolare, resta inevasa la questione dell'insufficienza, dell'inadeguatezza delle risorse assegnate per gli interventi di sostegno a favore delle donne che intendano sottrarsi o evidenziare la loro contrarietà al fenomeno delle mutilazioni genitali femminili.
Riconoscere i diritti delle donne immigrate e dei loro figli significa pensare non soltanto che esse sono una risorsa per la nostra emancipazione, perché vivono nelle nostre case, svolgono il nostro lavoro di cura e lo condividono con noi, ma anche che noi dobbiamo essere condizione per la loro emancipazione.
Questo significa davvero prendere in carico la loro vita, la loro cultura, aiutandole anche a raggiungere una consapevolezza maggiore; ovviamente, per fare questo - come ricordavano le colleghe intervenute prima di me - servono altri interventi normativi. Una legge sul diritto di asilo serve a dare uno strumento di fuoriuscita alle donne che si confrontano con questa lesione del loro diritto, della loro libertà; quindi, un diritto di asilo, un diritto di potersi svincolare da questa rete che fa parte della loro cultura, della loro civiltà. Direi di più: si tratta di una questione di reciprocità e di riconoscimento che resta aperta, ragionando in una logica di inclusione piuttosto che di esclusione, di interdipendenza e di integrazione, pensando che l'immigrazione sia una grande questione epocale e strutturale insieme, dalla quale deriva non solo la qualità della nostra vita - come è già stato detto anche precedentemente -, ma anche il futuro della civiltà occidentale e la capacità della nostra civiltà di confrontarsi con le altre, guadagnando un livello di qualità della vita per tutte e per tutti.


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PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

CAROLINA LUSSANA, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che in questi quattro anni di lavoro hanno contribuito ad arrivare oggi a quella che dovrebbe essere l'approvazione definitiva di questa proposta di legge; infatti, manca soltanto un passaggio formale al Senato e, quindi, colgo l'occasione per sollecitare il ministro affinché, prima della sospensione dei lavori parlamentari per le festività natalizie, anche il Senato possa dare il via definitivo all'approvazione di questa proposta di legge.
Oggi noi - mi sembra che ci sia l'accordo unanime di tutte le forze politiche - condanniamo severamente la mutilazione genitale femminile e, quindi, l'approvazione definitiva di questa proposta di legge assume una rilevanza particolare, un'importanza ancora maggiore a seguito dell'approvazione, il 26 ottobre 2005, del Protocollo di Maputo, il cui articolo 5 proibisce e sanziona tutte le forme di mutilazione genitale femminile.
È vero che su questa legge si sono evidenziate sensibilità diverse, anche perché non era facile arrivare ad una normativa che coniugasse i vari aspetti del problema. Il mondo occidentale, che ha conosciuto il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili - parlo soprattutto degli operatori sanitari - solo a seguito del fenomeno migratorio e, quindi, della presenza sempre maggiore nel nostro paese di comunità di immigrati che, purtroppo, ancora praticano questa orrenda pratica irrispettosa del corpo della donna che crea danni assolutamente insanabili sia fisicamente sia psicologicamente, ha da sempre condannato le mutilazioni genitali femminili ritenendole riprovevoli ed offensive dell'integrità psicofisica della donna; d'altro canto, invece, nei paesi di origine delle vittime sottostare a quelle pratiche significa, addirittura, attuare doveri sociali cui giovani donne, con le loro figlie - bambine in tenerissima età -, si sottopongono perché altrimenti rischiano l'emarginazione dalla comunità di appartenenza.
È vero - io l'ho colto nell'intervento delle colleghe - che il problema è soprattutto culturale, però noi ci dobbiamo fare carico dell'emancipazione di queste donne. Il problema, quindi, è culturale, e come peraltro è stato pienamente riconosciuto dalla Commissione di merito, dove si è registrato un apporto dell'opposizione nel premettere, alla parte di connotato penalistico, norme di prevenzione, di informazione e, addirittura, accordi di cooperazione con i paesi di origine per contrastare, anche in loco, le pratiche di mutilazione genitale femminile. Questa sensibilità è presente in maniera forte in tutte le forze rappresentate in Parlamento; a tal proposito vorrei ricordare che - per le norme che riguardano soprattutto l'aspetto di competenza della Commissione affari sociali - vi erano proposte di legge presentate da esponenti della maggioranza, della Casa delle libertà.
Quindi, questa non è una battaglia, una rivendicazione della sinistra. È chiaro che ci sono state sensibilità diverse: lo ricordo per ripristinare la verità dei fatti. Sostengo che, anche come aspetto culturale, ha una notevolissima importanza l'introduzione di una fattispecie autonoma di reato. Infatti, creando una fattispecie di reato ad hoc relativa alle mutilazioni genitali femminili abbiamo introdotto un discrimine di civiltà, abbiamo scritto a chiare lettere che nel nostro paese attuare queste pratiche costituisce un reato gravissimo, un reato punito severamente. Ciò ha una notevole importanza perché la norma penale e la sanzione penale chiara ed inequivocabile possono costituire uno strumento incisivo di aiuto per le donne extracomunitarie, perché possano sottrarre se stesse e le loro figlie a questa pratica.
Questo è quanto volevo chiarire. Auspichiamo una rapida e definitiva approvazione della proposta di legge presso il


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Senato (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia).

(Coordinamento formale - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sulla proposta di legge n. 150-3282-3867-3884-4204-B, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Applausi) (Vedi votazioni).

(S. 414-B - Senatore Consolo: Disposizioni concernenti la prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile) (150-3282-3867-3884-4204-B):

(Presenti 480
Votanti 479
Astenuti 1
Maggioranza 240
Hanno votato
479).

Quale Presidente di questa Assemblea, credo di dover affermare che la votazione unanime di questa importantissima proposta di legge costituisce un grande fatto di umanità e di civiltà e vale per tutte le donne, in tutto il mondo, quale esempio di come, in Italia, si riconosca alla donna un valore non solo per ciò che è il suo corpo ma per ciò che sono la sua spiritualità e moralità (Applausi).
Vi prego, onorevoli colleghi, di non abbandonare l'aula perché stiamo per procedere alla votazione del disegno di legge di bilancio.

Seguito della discussione del disegno di legge: S. 3614 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (Approvato dal Senato) (A.C. 6178); Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (A.C. 6178-bis); Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (A.C. 6178-ter); Terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008 (A.C. 6178-quater) (ore 13,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del disegno di legge: Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008, già approvato dal Senato; Nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluiennale per il triennio 2006-2008; Seconda nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008; Terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008.
Ricordo che nella seduta del 13 dicembre si è concluso l'esame degli articoli del disegno di legge di bilancio.
Ricordo, altresì, che, in data odierna, il Governo ha trasmesso la terza nota di variazioni al bilancio a seguito delle modifiche introdotte dalla legge finanziaria, che è stata distribuita ed è stata esaminata


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dalla Commissione bilancio, ai sensi dell'articolo 120, comma 7, del regolamento (vedi l'allegato A - A.C. 6178-quater - sezione 1).
Ha facoltà di parlare il relatore per la maggioranza, onorevole Peretti.

ETTORE PERETTI, Relatore per la maggioranza. Signor Presidente la Commissione ha preso atto favorevolmente della terza nota di variazioni al bilancio dello Stato, che registra i miglioramenti, in tutti saldi, che sono stati prodotti dall'esame in sede di Commissione e di Assemblea della legge finanziaria. La Commissione ha preso atto anche delle osservazioni e dei chiarimenti che il Governo ha fornito in sede di Commissione su alcuni aspetti e su alcune riclassificazioni delle spese a termini dei dati SEC 1995.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

GIUSEPPE VEGAS, Viceministro dell'economia e delle finanze. Signor Presidente, intervengo soltanto per osservare come la nota di variazioni consacri un consistente miglioramento dei saldi. Quindi, anche quest'anno la manovra finanziaria esce rafforzata dall'esame del Parlamento. Ha subito alcune variazioni - questo è vero - ma tutte nel senso di una maggiore serietà e di una maggiore struttura della stessa manovra. A questo punto, non mi resta altro che ringraziare i relatori, la Commissione bilancio e l'intera Camera dei deputati per l'aiuto fornito al Governo e per la condivisione del suo programma in materia economica.

(Votazione terza nota di variazioni - A.C. 6178-quater)

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sulla terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Terza nota di variazioni al bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008) (6178-quater).

(Presenti 470
Votanti 469
Astenuti 1
Maggioranza 235
Hanno votato
262
Hanno votato
no 207).

(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 6178)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Raffaldini. Ne ha facoltà.

FRANCO RAFFALDINI. Sarò brevissimo, signor Presidente, e annuncio subito che il mio voto sarà contrario.
Domani, se altri impegni non lo impediranno, il Presidente Berlusconi inaugurerà la tratta di alta velocità Roma-Napoli; gli consiglio di stringere, allora, la mano a quegli ingegneri ferroviari che l'hanno realizzata, anche se Berlusconi non ha un «grammo» di merito, considerato che le risorse utilizzate sono quelle stanziate dal precedente Governo (Commenti dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e della Lega Nord Federazione Padana). Stringa loro la mano, anche se non potrà giustificare il fatto che, con questa legge di bilancio, ha tagliato loro le risorse necessarie per proseguire i lavori, tanto che a giugno 2006 potrebbero bloccarsi cantieri e pagamenti.
Domani, Berlusconi resterà a bocca aperta per un'opera che non gli appartiene; opera che è parte della Torino-Napoli, il più grande cantiere aperto ed in


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via di completamento in Europa, ereditata dal Presidente del Consiglio nonostante la sua assenza.
Berlusconi chiude questa legislatura mettendo in ginocchio, con la finanziaria, Ferrovie dello Stato e facendo «infuriare» i pendolari. Si limiti, domani, a ringraziare, e poi, terminata l'inaugurazione, scenda in silenzio e torni alle sue cose, e se la prenda solo con se stesso per quanto poteva fare e non ha fatto (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani, Misto-La Rosa nel Pugno, Misto-Verdi-l'Unione e Misto-Popolari-UDEUR)!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Armani. Ne ha facoltà.

PIETRO ARMANI. Vorrei dire al collega Raffaldini che non è abbastanza informato sul meccanismo con il quale si sta varando finalmente la tratta Roma-Napoli dell'alta velocità; vorrei ricordare che nella precedente legislatura i ministri dell'Ulivo avevano proposto e varato un provvedimento che conteneva l'ipotesi di rimettere a gara tutti i lotti dell'alta velocità (Commenti).
Noi, come uno dei primi atti - mi pare proprio con la prima finanziaria del Governo di centrodestra -, abbiamo restituito le concessioni ai vecchi concessionari, per evitare contenziosi che avrebbero bloccato i lavori. Ed è per questo che adesso si inaugura la tratta Roma-Napoli dell'alta velocità (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale, di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana - Commenti).

PRESIDENTE. Bene, è ristabilito l'equilibrio dei meriti...
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Mazzarello. Ne ha facoltà.

ANTONIO MAZZOCCHI. Vuoi parlare di Veltroni...?

GRAZIANO MAZZARELLO. No... Presidente, intervengo solamente per precisare la questione, in quanto veramente trovo piuttosto disinformato il presidente Armani, che sa benissimo che con la riassegnazione dei contratti a chi li aveva, senza fare gare di appalto, la Roma-Napoli non c'entra niente. C'entrano le tratte Genova-Milano e Milano-Verona; lo chiarisco per precisare la questione ma, data l'occasione, vorrei ricordare la situazione drammatica del trasporto pendolare in Italia, che richiederebbe interventi di emergenza (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, della Margherita, DL-L'Ulivo e Misto-Comunisti italiani - Commenti)...

GIORGIO BORNACIN. Amici di Burlando!

GRAZIANO MAZZARELLO. ...ed il grande disagio che sta colpendo i cittadini in tutto il nostro paese fa capire quanto grave sia la situazione del trasporto ferroviario in Italia (Applausi dei deputati dei gruppi dei Democratici di sinistra-L'Ulivo e della Margherita, DL-L'Ulivo).

ANTONIO MAZZOCCHI. Parlaci di Veltroni!

PRESIDENTE. Colleghi, come vedete, si attizza la polemica, poi non si riesce fermarla!
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Polledri. Ne ha facoltà.

MASSIMO POLLEDRI. Signor Presidente, vorrei ringraziare, considerato che è merito della sinistra, anche Nomisma, che ha studiato l'impatto ambientale dell'opera realizzata e, delle sue pagine, ognuna è costata due milioni di vecchie lire ai contribuenti e 5.500 lire ogni parola. Grazie, Prodi (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana, di Forza Italia e di Alleanza Nazionale)!


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PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

(Coordinamento formale - A.C. 6178)

PRESIDENTE. Prima di passare alla votazione finale, chiedo che la Presidenza sia autorizzata al coordinamento formale del testo approvato.
Se non vi sono obiezioni, rimane così stabilito.
(Così rimane stabilito).

(Votazione finale ed approvazione - A.C. 6178)

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione finale.
Indìco la votazione nominale finale, mediante procedimento elettronico, sul disegno di legge n. 6178, di cui si è testé concluso l'esame.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(S. 3614 - Bilancio di previsione dello Stato per l'anno finanziario 2006 e bilancio pluriennale per il triennio 2006-2008) (Approvato dal Senato) (6178):

(Presenti 468
Votanti 467
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato sì 265
Hanno votato no 202).

Prendo atto che l'onorevole Burtone avrebbe voluto esprimere un voto contrario, mentre si è erroneamente astenuto.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle 16.

La seduta, sospesa alle 13,40, è ripresa alle 16,10.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI

Missioni.

PRESIDENTE. Comunico che, ai sensi dell'articolo 46, comma 2, del regolamento, i deputati Alemanno, Amoruso, Aprea, Armani, Baccini, Ballaman, Berlusconi, Berselli, Enzo Bianco, Boato, Bonaiuti, Bono, Bricolo, Brugger, Caligiuri, Carrara, Cicu, Colucci, Gianfranco Conte, Contento, D'Alia, Delfino, Dell'Elce, Di Virgilio, Dozzo, Fini, Giovanardi, La Malfa, Landolfi, Mantovano, Martinelli, Martino, Martusciello, Matteoli, Molgora, Moroni, Pisanu, Possa, Prestigiacomo, Ramponi, Romani, Romano, Rosso, Santelli, Saponara, Scajola, Selva, Sgobio, Stucchi, Tanzilli, Tassone, Tortoli, Tremaglia, Urso, Valentino, Valpiana, Viceconte, Viespoli e Vietti sono in missione a decorrere dalla ripresa pomeridiana della seduta odierna.
Pertanto i deputati complessivamente in missione sono ottanta, come risulta dall'elenco depositato presso la Presidenza e che sarà pubblicato nell'allegato A al resoconto della seduta odierna.

Seguito della discussione del progetto di legge: Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; d'iniziativa del Governo; Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; d'iniziativa del Governo; Grandi ed altri: Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (A.C. 2436-4543-4551-4586-4622-4639-4705-4746-4747-4785-4971-5179-ter-5294-B) e dell'abbinata proposta di legge Perrotta (A.C. 6103) (ore 16,15).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca il seguito della discussione del progetto di


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legge, già approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato, d'iniziativa dei deputati Armani ed altri; Benvenuto ed altri; Lettieri e Benvenuto; La Malfa ed altri; Diliberto ed altri; Fassino ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa dei deputati Antonio Pepe ed altri; Letta ed altri; Lettieri ed altri; Cossa ed altri; d'iniziativa del Governo; d'iniziativa dei deputati Grandi ed altri: Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari; e dell'abbinata proposta di legge d'iniziativa del deputato Perrotta.
Ricordo che nella seduta del 14 novembre scorso si è conclusa la discussione sulle linee generali.
Prima di passare all'esame degli articoli, do la parola al presidente Patria, che ha chiesto di intervenire.

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, vorrei pregarla di disporre una sospensione di mezz'ora della seduta, al fine di consentire al Comitato dei diciotto un approfondimento. Dico mezz'ora vera, non mezz'ora che poi diventano 45 minuti: mezz'ora vera...

PRESIDENTE. Invito i rappresentanti dei gruppi a pronunciarsi sulla richiesta formulata dal presidente Patria.

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, credo che questo pomeriggio al Quirinale avrà luogo la cerimonia degli auguri natalizi al Capo dello Stato...

PRESIDENTE. La mia titubanza era esattamente a questo proposito...

LUCIANO VIOLANTE. Sarebbe pertanto necessario sospendere la seduta almeno fino alle 18.

PRESIDENTE. In realtà, in base alla richiesta avanzata dal presidente Patria, dovremmo riprendere i nostri lavori alle 16,45.

LUCIANO VIOLANTE. Le chiedo scusa, ma, da quanto mi risulta, il Presidente della Camera era orientato a sospendere la seduta in relazione al fatto che molti colleghi si allontaneranno. Poiché si vota...

PRESIDENTE. Ci sono state molte richieste in questo senso ed ho convenuto con il Presidente Casini di sospendere la seduta, anche per ragioni di correttezza istituzionale. Sarà poi affidato alla volontà dei singoli partecipare oppure no...

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, se potessimo disporre di cinque minuti, durante i quali cercare di tener conto di diverse obiezioni sollevate ed acquisire il parere del Comitato dei diciotto su un paio di articoli, potremmo, subito dopo, votare e poi sospendere i lavori, accogliendo così la richiesta del presidente Violante.

TEODORO BUONTEMPO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Signor Presidente, capisco tutte le richieste però, come si suol dire, vanno apprezzate le circostanze. In altre parole, ministri, sottosegretari, presidenti di Commissione, membri dell'Ufficio di Presidenza ed altre cariche istituzionali non possono mancare di riguardo di fronte ad un invito del Capo dello Stato, a seguito del quale si dovranno recare al Quirinale entro un quarto d'ora.
Senza drammatizzare la situazione, ma tenendo conto delle circostanze (perché, poi, se uno vuole cavalcare e il cavallo non c'è, rischia di andare a piedi), prendiamo


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atto con molto buon senso che si tratta non di una sospensione dettata da motivi tecnici o «furbeschi», bensì di un'esigenza obiettiva. Si tratta pertanto di sospendere i lavori per il tempo necessario per assolvere ai doveri istituzionali e ritornare poi a fare il nostro dovere in quest'aula.

SERGIO GAMBINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei tentare di capire qualcosa. Abbiamo concluso ufficialmente la riunione del Comitato dei diciotto in una situazione un po' paradossale, ma - lo ripeto - l'abbiamo conclusa ufficialmente, con l'idea di riconvocare lo stesso Comitato alle ore 18, visto che il Governo non ha fornito i pareri sugli articoli che avevamo esaminato fino a quel momento, né ha presentato gli emendamenti che sono stati annunciati in tutti i lanci di agenzia e che non sono ancora disponibili per essere discussi nel Comitato dei diciotto.
La legge sulla tutela del risparmio è importante, come è noto; è attesa ed occorre dare segnali precisi da questo punto di vista. Vorremmo poter giocare una partita, anche come opposizione, nell'interesse dei risparmiatori e della trasparenza del mercato finanziario italiano, sapendo con certezza quali sono le carte che vengono scoperte dal Governo e dalla maggioranza.
Mi sembra pertanto assolutamente ridicolo che si riprenda questa discussione «a spizzichi e bocconi», in modo tale da non consentire a noi, all'insieme del Parlamento, di valutare l'effettiva volontà politica.

ANTONIO LEONE. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO LEONE. Signor Presidente, credo che la soluzione maggiormente percorribile - e ritengo che la mia opinione sia condivisa anche dai colleghi - possa essere proprio quella indicata dal presidente della VI Commissione, onorevole Patria, nel momento in cui ha affermato che è necessaria solo una mezz'ora (ma, eventualmente, potremmo ridurre tale termine a venti minuti o anche meno). Iniziamo, dunque, a votare, riservandoci di valutare, alle 18, in che modo consentire a chi voglia partecipare all'incontro con il Presidente della Repubblica...

PRESIDENTE. Onorevole Antonio Leone, non ha capito. Alle 18 l'incontro con il Presidente della Repubblica sarà concluso: giacché lo stesso avrà inizio alle 16,45.
Sono d'accordo anche con il Presidente Casini. Sospendiamo, dunque, la seduta, che riprenderà alle 18 in punto, con immediate votazioni. Prego tutti coloro che parteciperanno all'incontro con il Presidente della Repubblica di essere solleciti nel rientrare in aula, proprio perché alle 18 in punto si possa iniziare a votare.

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, vorrei annunciare, d'intesa con il presidente della X Commissione, onorevole Tabacci, che il Comitato dei diciotto è immediatamente convocato presso la Sala dei ministri.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Patria.
Sospendo la seduta.

La seduta, sospesa alle 16,20 è ripresa alle 18,05.

PRESIDENZA DEL PRESIDENTE PIER FERDINANDO CASINI

LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.


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LUCIANO VIOLANTE. Signor Presidente, chiedo un attimo di attenzione a lei ed ai colleghi. Come lei sa, oggi si è riunito il Consiglio dei ministri e, sulla base di notizie di agenzia, sembra che avrebbe deciso di presentare alcuni emendamenti e di porre la questione di fiducia su alcuni di essi. Il Parlamento non è ancora giunto in possesso del testo degli emendamenti approvati dal Consiglio dei ministri.
Ora, noi vorremmo avere un quadro chiaro di ciò che ci accingiamo a votare. È vero che non c'è una stretta connessione tra i primi articoli del provvedimento e gli altri; però, lei comprenderà bene che, per decidere e votare, abbiamo bisogno del quadro complessivo della normativa che abbiamo di fronte.
Pertanto, signor Presidente, prima di procedere alle votazioni, la pregherei di insistere con il Governo, affinché presenti questi testi. Noi li conosceremo e, a quel punto, si potrà decidere serenamente e pacificamente su cosa votare e quali saranno le singole scelte. Come lei sa, noi non poniamo problemi di ostruzionismo; sosteniamo che la legge va fatta, ma vogliamo sapere bene su cosa dobbiamo decidere. Allo stato, non lo sappiamo, e chiediamo che lei si faccia parte diligente, affinché il Parlamento, quanto prima, giunga in possesso del testo degli emendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Violante, certamente la sua richiesta è più che logica. Peraltro, il Presidente della Camera in questo momento non ha ricevuto alcuna comunicazione.
È presente in aula il sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze, onorevole Armosino, cui possiamo chiedere di informarli sullo stato dell'arte, per sapere come intenda procedere il Governo.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, in effetti, i testi dei due emendamenti approvati dal Governo stanno per arrivare. Poiché essi sono inerenti agli articoli 19 e 30 del provvedimento, penso che potremmo intanto iniziare a votare gli articoli da 1 a 18, che non formano oggetto di modifiche nel testo governativo.

MAURO AGOSTINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, intervengo solo per dire che stiamo parlando del cuore del provvedimento. Il sottosegretario sa meglio di me che gli articoli 19 e 30 rappresentano i punti più delicati e perfino controversi del provvedimento. Noi siamo disponibilissimi, vista anche l'emergenza che si è determinata, ma vorremmo avere la possibilità di delineare un quadro complessivo. È tutto qui, niente di più...

PRESIDENTE. Onorevole Agostini, lei ha ragione: questi articoli sono il cuore del provvedimento. Peraltro, poiché lei conosce il provvedimento meglio di me, saprà che obiettivamente le prime votazioni non attengono in alcun modo al cuore del provvedimento.
Onorevole Agostini, se lei accede a questa mia richiesta, proporrei di incominciare a votare; nel frattempo, la Presidenza si attiverà per avere il testo degli emendamenti in tempi ristrettissimi. Lei potrà riservarsi di porre la stessa questione che ha appena sollevato tra qualche minuto, qualora non arrivasse il testo degli emendamenti.

MAURO AGOSTINI. Signor Presidente, prendo atto del suo impegno, affinché si possa provvedere in tempi ristrettissimi. Cominciamo, quindi, a votare, ma con l'impegno del Presidente Casini di procedere rapidamente alla conoscenza di questi testi.

PRESIDENTE. Naturalmente, se i testi non arrivano, ve ne informerò. È chiaro che ciò non dipende da me.

(Esame degli articoli - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame degli articoli del progetto di legge modificati dal Senato.


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Avverto che nello stampato del progetto di legge 2436-B (Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari), devono intendersi apportate le seguenti correzioni, conseguenti a meri refusi tipografici: a pagina 5, all'articolo 1 nell'articolo 147-ter del testo unico di cui al decreto legislativo 24 febbraio 1998, n. 58, al comma 4 del testo approvato dal Senato in luogo delle parole: «In aggiunta a quanto disposto dal comma 2» devono leggersi le seguenti: «In aggiunta a quanto disposto dal comma 3»; a pagina 6, all'articolo 2, nell'articolo 148 del citato testo unico, al comma 4-ter del testo approvato dal Senato, in luogo delle parole: «articolo 147-ter, comma 2» devono leggersi le seguenti: «articolo 147-ter, comma 3»; a pagina 24, all'articolo 9, comma 1, lettera c), del testo approvato dal Senato, in luogo delle parole: «di cui alla lettera a)», devono leggersi le seguenti: «di cui alla lettera b)».
Avverto che le Commissioni I (Affari costituzionali) e V (Bilancio) hanno espresso i prescritti pareri (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezioni 1 e 2).
Avverto che, prima dell'inizio della seduta, sono stati ritirati dal presentatore gli emendamenti Volontè 7.3 e 7.5.
Avverto che non sono stati pubblicati nel fascicolo, a norma dell'articolo 70, comma 2, del regolamento, gli emendamenti presentati direttamente in Assemblea non riferiti a parti modificate dal Senato.
Avverto, infine, che non saranno posti in votazione gli articoli 4, 15, 21, 23, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 41, 43 e 44, in quanto non modificati dal Senato.

(Esame dell'articolo 1 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 1 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 3).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Benvenuto 1.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 1.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, con questo emendamento, iniziamo a valutare una serie di modifiche apportate dal Senato al testo approvato dalla Camera.
In sè, il cambiamento prodotto dal Senato potrebbe apparire poco interessante, ma se leggiamo questo mutamento alla luce di quanto è avvenuto questa estate e dei tentativi che sono stati messi in opera durante le scalate estive, allora, anche questo cambiamento assume una diversa importanza.
I colleghi ricorderanno quale grande impegno sia stato assunto dalla CONSOB per ricercare le prove dei concerti e dei patti occulti che sono stati stabiliti per poter attuare quelle scalate.
È chiaro che se il voto per gli organismi societari viene reso segreto, si rende assai più difficile per la CONSOB appurare quei concerti o quegli accordi occulti. Questa è la ragione per la quale proponiamo, attraverso questo emendamento, di ritornare al testo della Camera. È una posizione assolutamente ragionevole, che punta a dare tutte le armi agli organi di vigilanza per mantenere la trasparenza del mercato finanziario italiano.
Potremmo dire che, se non fosse successo ciò che è successo, si sarebbe potuto chiudere un occhio, ma poiché le scalate ci sono state e gli abusi sono stati accertati, sarebbe bene che il Parlamento inserisse


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una norma capace di fornire agli organi di vigilanza le armi necessarie per tutelare la trasparenza dei mercati finanziari.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, mi permetto di dissentire rispetto all'osservazione che ha fatto precedentemente sulle modalità di voto di questo provvedimento. Questo provvedimento ha certamente delle autonomie, ma anche dei legami molto forti. Con questo articolo 1, iniziamo a ragionare sulle modalità con cui deve funzionare una società e sul modo di decidere all'interno della stessa. Non dimentichiamo, infatti, che gli organi di controllo, anche i più importanti, intervengono su atti presi da altri. Ecco la ragione in base alla quale questo emendamento e questo articolo non sono slegati, a se stanti; al contrario, hanno un preciso rapporto con il contesto del provvedimento.
Aggiungo che, probabilmente, il «no» dei relatori - non so quello del Governo, ma certamente conosco quello dei relatori - ha un che di malinconico, perché la provocazione di questo comma 2, in realtà, costituisce un'opinione condivisa anche da deputati della maggioranza. Non c'è dubbio, infatti, che questo voto segreto sia molto discutibile, che si presti a qualche «comunella» di troppo o a qualche legame incestuoso tra affari finanziari di vario tipo e, di conseguenza, probabilmente sarebbe bene che venisse cassato, come chiede l'emendamento.
Infatti, se la minaccia del voto di fiducia non incombesse su due articoli certamente fondamentali (gli articoli 19 e 30), su questo emendamento o, comunque, su questo testo, potremmo trovare una soluzione condivisa anche da settori della maggioranza.
Purtroppo, ci troviamo in questo clima e, quindi, anche ciò che è ragionevole e persino, forse, condiviso, viene oggi bocciato e questo - permettete - è un grave errore.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, camminando per la città di Roma ho visto un bel manifesto che porta il suo bel viso, in cui c'è scritto: la responsabilità tiene unito il paese.
Devo dire che nella vicenda di questa legge è mancato il senso di responsabilità, cui il Parlamento era stato chiamato all'indomani dello scandalo della Parmalat, della Cirio, della Giacomelli, della Banca 121 e dei bond argentini.
È una legge che avrebbe dovuto vedere al centro i risparmiatori, che sono stati truffati, non solo per tentare una forma di ristoro, ma anche per dare loro la certezza che quelle truffe e quei crack per il futuro sarebbero stati evitati. Da un lato, era necessario organizzare meglio la struttura delle authority con una netta individuazione delle loro competenze e, dall'altro, sanzionare con maggiore rigore gli amministratori, i sindaci, i revisori e tutti coloro che si sono resi complici della falsificazione dei documenti di bilancio e delle comunicazioni al mercato.
Ebbene, la proposta della maggioranza è davvero sconcertante, se è vero che il parere espresso dai relatori è contrario, finanche su quelle parti che erano già state approvate da quest'aula. Ciò vuol dire che l'operazione di peggioramento del testo del Senato, che, oggettivamente, è stato annacquato rispetto a quello approvato da noi in precedenza, è una scelta del tutto grave e non condivisibile.
Finanche, si vuole ripristinare - lo ricordava poc'anzi il collega Grandi - il voto segreto. La trasparenza assoluta deve essere l'obiettivo di questa legge, se vogliamo che i mercati siano trasparenti, ma iniziamo già con il primo emendamento ad annegare l'obbligo di trasparenza.
Pertanto, invito i colleghi a riflettere e a votare a favore del nostro emendamento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Benvenuto 1.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 439
Maggioranza 220
Hanno votato
192
Hanno votato
no 247).

Prendo atto che l'onorevole Frigato non è riuscito a votare ed avrebbe voluto esprimere un voto favorevole.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 1.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 278
Astenuti 170
Maggioranza 140
Hanno votato
253
Hanno votato
no 25).

Prendo atto che l'onorevole Meduri ha erroneamente espresso voto favorevole mentre avrebbe voluto astenersi.
Prendo atto altresì che l'onorevole Frigato non è riuscito a votare ed avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 2 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 2 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 4).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Benvenuto 2.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Saluto gli studenti della scuola media Mozzillo Iaccarino di Manfredonia, che stanno assistendo ai nostri lavori dalle tribune (Applausi).
Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 2.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, l'emendamento in esame tende ad attribuire al collegio sindacale o al consiglio di sorveglianza o al comitato per il controllo sulla gestione delle varie società la facoltà, nel caso vi fosse il fondato sospetto che gli amministratori abbiano violato il loro dovere, di denunciare i fatti al tribunale, ai sensi dell'articolo 2409 del codice civile. Dovrebbe essere un obbligo e, pertanto, chiunque venga a conoscenza della commissione di certi reati, dovrebbe interessare la competente autorità giudiziaria, secondo le disposizioni del nostro codice civile.
Questo è il motivo per cui abbiamo ritenuto di dover rendere stringente questa norma, prevedendo questa facoltà in capo agli organi prima ricordati.
È una norma che, se non ricordo male, era inserita già nel testo approvato dalla Camera e, pertanto, quei colleghi che l'hanno votata alcuni mesi fa farebbero cosa saggia se la votassero anche in questa occasione.
Si tratta, inoltre, di una norma che dà il senso di marcia dei nostri lavori: intendiamo, infatti, dire ai risparmiatori ed alle varie società che è obbligatorio compiere atti di estrema correttezza, perché si avverte la necessità di bilanci trasparenti e credibili.


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Ci auguriamo, pertanto, che le nostre imprese, le nostre società siano solide economicamente, ma occorre che si sappia anche all'esterno che la loro gestione è improntata sul massimo della correttezza. Ciò non potrà che favorire gli investimenti e, complessivamente, l'economia del nostro paese.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, vorrei sottolineare un aspetto. I colleghi sanno che, dopo gli scandali finanziari del nostro paese, spesso si è richiamato l'esempio americano e la severità con la quale la legge americana è intervenuta per sanzionare gli abusi di mercato e quei comportamenti che hanno reso possibile il manifestarsi di quegli scandali.
In particolare, negli Stati Uniti d'America si è cercato di favorire l'emergere delle gravi irregolarità nei bilanci delle società. Si è, addirittura, arrivati a proteggere la figura del whistle blower, cioè del funzionario, del dirigente, dell'amministratore della società che, suonando il fischietto, cerca di attirare l'attenzione sulle eventuali irregolarità compiute.
In seguito alle modifiche apportate al Senato, invece, si impedisce al collegio sindacale di segnalare le gravi irregolarità. Sinceramente, mi sembra che la scelta compiuta sia in controtendenza rispetto all'esigenza avvertita di restituire trasparenza al mercato finanziario italiano.
La trasparenza è una condizione di credibilità. Per questa ragione, dovremmo esprimere un voto favorevole sull'emendamento in esame che, tra l'altro, come ricordava il collega precedentemente, non fa altro che ripristinare il testo approvato dalla Camera.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 2.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
210
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 2.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 451
Votanti 259
Astenuti 192
Maggioranza 130
Hanno votato
249
Hanno votato
no 10).

Prendo atto che l'onorevole Meduri ha erroneamente espresso voto favorevole, mentre avrebbe voluto astenersi.

(Esame dell'articolo 3 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 3 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 5).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, la Commissione esprime parere contrario sull'emendamento Benvenuto 3.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore.


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PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 3.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, si tratta di un caso simile a quello precedente. Attraverso questa modifica, si rende più difficile l'azione di responsabilità nei confronti degli amministratori che hanno compiuto gravi irregolarità.
Non si comprende perché si debba essere meno incisivi di quanto invece il testo approvato dalla Camera era riuscito ad imporre all'azione di responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, ricordo il dibattito che si svolse in Commissione quando approvammo questo articolo in sede di prima lettura alla Camera, nel quale unanimemente si convenne che era necessario inserire questa norma per riconoscere al collegio sindacale maggiori poteri di intervento.
Cari colleghi, anche in altre occasioni ho ricordato che i molteplici incarichi che svolgono i membri dei collegi sindacali spesso li costringono a svolgere un'attività non sempre puntuale. Ci sono persone che fanno parte di 50 collegi sindacali e, ovviamente, non possono svolgere bene il proprio compito.
Tuttavia, quando i membri dei collegi sindacali vengono a conoscenza di atti non limpidi, ritengo debbano essere dotati di poteri effettivi di intervento. Perché negarglielo? Lo avevamo già deciso durante la precedente lettura, dunque riconosciamoglielo anche adesso.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 3.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 451
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
205
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 3.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 271
Astenuti 194
Maggioranza 136
Hanno votato
268
Hanno votato
no 3).

(Esame dell'articolo 5 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 5 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 6).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti riferiti all'articolo 5.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo concorda con il parere espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 5.1.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Ricorderete che uno degli argomenti in discussione durante l'estate era la convocazione delle assemblee e la possibilità da parte delle minoranze di incidere nelle assemblee per esercitare la prima forma di controllo utile alla trasparenza.
Ebbene, attraverso le modifiche apportate dal Senato - anche in questo caso in maniera chirurgica -, si colpisce la possibilità da parte delle minoranze di integrare quell'ordine del giorno. Nonostante l'articolo 5 sia intitolato «Integrazione dell'ordine del giorno dell'assemblea», con il cambiamento del numero dei giorni non vi è la possibilità di procedere a tale integrazione.
Quindi, si tratta di un articolo che non serve assolutamente a nulla, mentre dovrebbe essere interesse di tutti quello di attivare il primo presidio di controllo sul funzionamento della trasparenza delle società costituito dal ruolo delle minoranze che, in tal modo, viene azzerato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Ricordo l'allora ministro Siniscalco che convenne con noi sul ruolo decisivo delle minoranze all'interno dei consigli di amministrazione. Qualcuno elogiò soltanto il ruolo degli amministratori indipendenti e in verità sappiamo che, nella maggior parte dei casi, tali amministratori di fatto indipendenti non sono per il fatto stesso di essere stati scelti dalla maggioranza dei proprietari di tali società.
Ebbene, se il ruolo delle minoranze deve essere esercitato effettivamente, credo che ad esse vada riconosciuta la possibilità di chiedere l'integrazione dell'ordine del giorno, al fine di sottoporre all'attenzione dell'assemblea argomenti che ritengano necessari ed urgenti. Perché negarlo, lo ripeto, quando lo stesso ministro Siniscalco convenne sull'utilità di tale previsione?

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 446
Astenuti 1
Maggioranza 224
Hanno votato
201
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 5.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 461
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
207
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 5.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 455
Astenuti 13
Maggioranza 228
Hanno votato
257
Hanno votato
no 198).


Pag. 63

(Esame dell'articolo 6 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 6 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 7).
Invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sugli emendamenti Grandi 6.2, 6.1, 6.3, 6.4 e 6.5. Le Commissioni, inoltre, invitano l'onorevole Scherini a ritirare il suo emendamento 6.6 e, subordinatamente, esprimono parere contrario.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 6.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, intervengo facendo riferimento anche agli altri emendamenti a mia firma, che sono tutti rispondenti ad una logica unica. Per la verità, potrei parlare anche a nome dell'onorevole Scherini, che viene invitato a ritirare il suo emendamento, perché anche l'onorevole Scherini, curiosamente, si colloca nella stessa logica. Ma probabilmente l'onorevole Scherini ritirerà il suo emendamento, e forse non avrebbe piacere di farsi rappresentare in questo modo.
Gli emendamenti in esame sono volti a rafforzare un aspetto importante. Non dimentichiamo che lo scandalo Parmalat è particolarmente correlato a situazioni finanziarie all'estero: uso dei paradisi fiscali, ma non solo, anche uso improprio di società collocate in altri paesi che a volte sono più benevoli, comunque lucrando sulle differenze di natura legislativa. Il provvedimento in esame dovrebbe cercare di tutelare i risparmiatori, affinché siano garantiti rispetto alla possibilità di far girare vorticosamente, fra società italiane e società collocate all'estero, i capitali, in modo tale da far trovare il povero risparmiatore in una condizione di difficoltà o, peggio, di truffa. Per affrontare un problema di questo tipo bisogna cercare di costruire norme più forti, cogenti, in grado di determinare obblighi. Gli emendamenti in esame sono diretti a rafforzare gli obblighi, cercando di fare in modo che laddove si dice «si può» si dica «si deve», affinché gli obblighi siano maggiormente garantiti.
Si tratta, in sostanza, di una logica di rafforzamento degli obblighi per dichiarare il collegamento con società estere e per garantire linearità di comportamenti e trasparenza per i risparmiatori. Il fatto che le Commissioni abbiano espresso parere contrario sugli emendamenti in esame è largamente incomprensibile, perché tali proposte godevano certamente, nel lavoro fin qui svolto, se non di una simpatia, quanto meno di un'accoglienza parziale. Purtroppo, quella sorta di cortina che è calata dal momento in cui è stata preannunciata la fiducia sui due passaggi fondamentali, costituiti dall'articolo 19 e dall'articolo 30, rende di fatto impercorribile qualunque rapporto e anche le proposte migliorative di buonsenso vengono respinte senza alcuna possibilità di accettazione.
Ritengo si tratti, signor Presidente, di un fatto abbastanza grave. Lei nei giorni scorsi si è molto «sbracciato», anche lodevolmente, chiedendo al Parlamento di superare antiche rivalità sulla materia della tutela del risparmio. Mi dispiace, ma la sua maggioranza, purtroppo, sembra non percorrere il disegno da lei auspicato.
Prendiamo atto che anche le proposte minime in questo caso vengono semplicemente respinte.


Pag. 64

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, ricordo a me stesso che l'articolo 47 della nostra Costituzione afferma che la Repubblica incoraggia e tutela il risparmio in tutte le sue forme. Questo è uno degli articoli centrali se effettivamente si vuole tutelare il risparmio, perché riguarda le società estere aventi sede legale in Stati che non garantiscono la trasparenza societaria. È importante inserire il massimo di norme stringenti in questo articolo per evitare quelle famose truffe cui ho fatto riferimento nei precedenti interventi.
Ritengo che questo non sia il cuore del provvedimento, ma quasi: come abbiamo già detto, il cuore che sta negli articoli 19 e 30, ma questo articolo è altrettanto importante se vogliamo veramente tutelare i risparmiatori. Non dimentichiamo che il signor Tanzi per emettere i suoi bond si rivolgeva appunto a società collocate all'estero, molte delle quali erano allocate nei cosiddetti paradisi fiscali. Ricordo che anche l'immobiliarista Ricucci aveva le sue società sparse per il mondo. Ora viene fuori anche che il povero Fiorani, di cui non parlerò perché ciò spetta ai magistrati e non a noi che in questa sede facciamo politica, aveva qualche miliarduccio in giro per questi paesi che sfuggono al regime di trasparenza.
Anche in questo punto noi ripristiniamo con una serie di emendamenti ciò che era stato già deciso da questa Assemblea, la quale farebbe veramente un grave danno ai risparmiatori e, soprattutto, a se stessa se non confermasse il testo precedentemente approvato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 461
Votanti 460
Astenuti 1
Maggioranza 231
Hanno votato
207
Hanno votato
no 253).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 455
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
209
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
214
Hanno votato
no 252).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento


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Grandi 6.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 465
Votanti 464
Astenuti 1
Maggioranza 233
Hanno votato
214
Hanno votato
no 250).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 6.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 471
Votanti 469
Astenuti 2
Maggioranza 235
Hanno votato
216
Hanno votato
no 253).

Prendo atto che l'onorevole Scherini accede all'invito al ritiro rivoltogli dal relatore per la VI Commissione.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 6.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 467
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
254
Hanno votato
no 213).

(Esame dell'articolo 7 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 7 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 8).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VII Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Le Commissioni esprimono parere contrario sugli identici emendamenti Benvenuto 7.1 e Alfonso Gianni 7.30, nonché sull'emendamento Grandi 7.6. Per quanto riguarda gli emendamenti Sergio Rossi 7.2 e Volontè 7.3, mi sembra che siano già stati ritirati dai presentatori.
Le Commissioni infine, invitano al ritiro dell'emendamento Volontè 7.5, se non è stato già ritirato dal presentatore.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme; nell'ipotesi di mancato ritiro degli emendamenti, il parere è contrario.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Vigni. Ne ha facoltà.

FABRIZIO VIGNI. Grazie Presidente, ci sono molte buone ragioni che spingono a proporre la soppressione di questo articolo. Tra le altre ne voglio ricordare soltanto tre.
La prima ragione è che questa norma, che prevede la sterilizzazione del diritto di voto delle fondazioni nelle assemblee delle società bancarie per le azioni eccedenti il 30 per cento, comprime in modo inammissibile l'autonomia delle fondazioni che sono - è bene ricordarlo - soggetti aventi natura giuridica di diritto privato. Si tratta, al tempo stesso, di una norma in contrasto evidente e palese con quanto più volte ribadito dalla Corte costituzionale.


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Mi riferisco, in particolare, alle sentenze nn. 300 e 301 del 2003 che sono, da questo punto di vista, inequivocabili.
La seconda ragione è che siamo di fronte ad una norma che ha, per così dire, un segno punitivo-dirigista al punto tale che anche autorevoli esponenti della maggioranza, come ad esempio l'onorevole Volontè, l'hanno definita, se non sbaglio, addirittura una norma allucinante. Si tratta di una norma che appare confezionata su misura per tre fondazioni - Siena, Genova e Firenze - e, come tale, non rispetta quei principi di generalità ed astrattezza cui una legge dovrebbe rispondere. È una norma che cambia le regole del gioco quando la partita è già in corso; e le cambia rispetto a quanto già previsto dalla legge sulle fondazioni, la cosiddetta legge Ciampi, che peraltro prevede modalità precise, ma del tutto diverse da questa, da applicare alle fondazioni che non abbiano dismesso il controllo. Ed è al tempo stesso una norma che (questo è forse, fra i tanti, l'aspetto più grave) interviene pesantemente - in termini calcistici potremmo dire che interviene a gamba tesa - per condizionare gli assetti del sistema bancario.
Vi è, infine, una terza ragione che vale la pena di segnalare. Mi riferisco al fatto che questo articolo 7, introdotto surrettiziamente in Commissione finanze qui alla Camera, è per di più un corpo del tutto estraneo a questo provvedimento che, com'è noto, riguarda tutt'altra materia, cioè la tutela del risparmio.
Per tutte queste buone ragioni, invito i colleghi, anche quelli della maggioranza, a riflettere e ad accogliere questi identici emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Alfonso Gianni. Ne ha facoltà.

ALFONSO GIANNI. Signor Presidente, anche noi del gruppo di Rifondazione comunista siamo favorevoli alla soppressione dell'articolo 7 del provvedimento che, se la memoria non mi inganna, è stato introdotto con modalità politicamente assai discutibili al Senato, mentre non era stato inserito, per volontà generale, nel testo varato qui alla Camera.
Condivido nella sostanza le motivazioni portate dal collega Vigni, cofirmatario di un emendamento soppressivo identico al mio. Qui, a mio avviso, si tratta di evitare sia l'adozione di una logica punitiva nei confronti delle fondazioni, uno degli elementi meno negativi all'interno della riforma di quella che è stata definita «la foresta pietrificata» (il sistema bancario italiano), sia anche che logiche di contrapposizione, a volte interne ai medesimi schieramenti politici, facciano aggio sul buonsenso e sui caratteri di astrattezza e di generalità che la legge deve necessariamente possedere.
Questo Parlamento, purtroppo, è aduso a leggi ad hoc e ad personam. Cerchiamo, pertanto, di evitare che qui si intraprendano iniziative legislative contro alcune ben determinate fondazioni per limitarne la possibilità d'azione e l'incidenza in sede decisionale.
Quelle appena enumerate sono le ragioni per le quali raccomandiamo l'approvazione di questi identici emendamenti.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Pinza. Ne ha facoltà.

ROBERTO PINZA. Signor Presidente, noi voteremo a favore degli emendamenti soppressivi in esame.
Vorrei che qualcuno si alzasse e mi spiegasse che senso ha la norma che intenderemmo sopprimere. Essa disciplina soggetti privati, le fondazioni (tali definite per legge), e dispone che, se una fondazione ha più del 30 per cento, comunque vota per il 30 per cento! Una norma precipitata dall'alto per disciplinare la vita delle società bancarie, alle quali dice: guardate che per voi valgono le regole che valgono per tutte le altre società, a meno che non abbiate la ventura - o la disgrazia - di avere tra i soci una fondazione; in quest'ultimo caso, non avete un socio di riferimento che vale per quello che ha, perché, qualunque cosa abbia, tale socio vale il 30 per cento!


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Questa è una norma incostituzionale ed irrazionale. Ma poiché le cose irrazionali non avvengono mai per caso, non sarebbe male che il ministro, passando casualmente da questo emiciclo prima di fare qualche ulteriore guaio (come mi pare stia facendo in queste ultime ore), venisse a spiegarci perché l'ha voluta.
In realtà, la disposizione incide sulla struttura di comando di tre banche: Cassa di risparmio di Genova, Cassa di risparmio di Firenze e Monte dei Paschi di Siena. Per carità, io non lo accuso di questo, ma il ministro venga a spiegarci se, per caso, una norma siffatta non sia stata elaborata da chi ha in mente la struttura direttiva di una, di due o di tutte e tre le banche che ho menzionato: questa è l'unica spiegazione di una norma palesemente irrazionale ed incostituzionale.
Pertanto, credo che noi - e non soltanto noi, ma tutti i parlamentari che si rendono conto della peculiarità della norma - voteremo a favore degli emendamenti soppressivi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Franci. Ne ha facoltà.

CLAUDIO FRANCI. Signor Presidente, l'onorevole Vigni ha già spiegato ampiamente le ragioni che ci hanno indotto a presentare l'emendamento Benvenuto 7.1, anche da noi sottoscritto, che propone di sopprimere l'articolo 7.
In particolare, il collega ha illustrato i contenuti incostituzionali della norma, della quale ha posto in risalto l'assurdità - perché un soggetto che detiene più del 30 per cento delle azioni non può esercitare il diritto di voto in proporzione al capitale posseduto -, nonché la volontà punitiva nei confronti di tre soggetti. Quindi, la norma non ha carattere generale, ma è mirata contro la Cassa di risparmio di Genova, la Cassa di risparmio di Firenze ed il Monte dei Paschi di Siena.
Si tratta di un vero e proprio intervento «a gamba tesa», punitivo, che non ha rilievo di carattere nazionale e che interviene in una partita già aperta. Per questi motivi, mi associo all'invito, già rivolto ai colleghi da chi mi ha preceduto, a votare a favore degli emendamenti soppressivi dell'articolo 7.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Ricordo che gli emendamenti Volontè 7.3 e 7.5 e Sergio Rossi 7.2 sono stati ritirati dai presentatori.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sugli identici emendamenti Benvenuto 7.1 e Alfonso Gianni 7.30, non accettati dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 454
Astenuti 1
Maggioranza 228
Hanno votato
211
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 7.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 467
Votanti 466
Astenuti 1
Maggioranza 234
Hanno votato
205
Hanno votato
no 261).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 7.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 468
Votanti 466
Astenuti 2
Maggioranza 234
Hanno votato
253
Hanno votato
no 213).

(Esame dell'articolo 8 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 8 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 9).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'articolo aggiuntivo Grandi 08.01, nonché sugli emendamenti Gambini 8.1 e Grandi 8.2 e 8.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Grandi 08.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, siamo all'esame di un altro simpatico argomento!
Si tratta di una delle questioni che hanno destato molto interesse e che hanno fatto maggiormente discutere in occasione delle scalate estive: il conflitto di interessi tra banca ed impresa e, soprattutto, i limiti relativi al credito che può essere concesso ai componenti degli organi societari o ai detentori di quote di una banca.
La scelta compiuta dal Senato è stata quella di smontare l'articolato che era stato votato dalla Camera, articolato che sembrava fatto apposta per fotografare gli abusi e gli illeciti che sono stati commessi per agevolare le scalate nei confronti della banca Antonveneta.
Si tratta di questioni assai delicate perché sono stati ottenuti crediti per poter acquisire quote della banca scalata e, tali quote della banca scalata, sono state date in pegno per i crediti ricevuti. Vogliamo fare nomi e cognomi? Non li facciamo i nomi e i cognomi, ma voi li conoscete tutti perché sono stati scritti sui quotidiani del nostro paese, fanno parte della storia del malaffare e delle scalate finanziarie di questa estate. Quelle norme che dovevano servire ad impedire questo tipo di comportamenti vengono smantellate e la stessa cosa avviene per le sanzioni relative.
Che cosa ci sta fare un Parlamento se non per deliberare e per introdurre norme che siano in grado di frenare e colpire questo tipo di comportamenti? Io non vedo la ragione per la quale dovremmo blindare questo testo se abbiamo l'intenzione di rispondere alle esigenze di trasparenza del mercato finanziario italiano. È questo che ci sta a cuore? È la credibilità di questo mercato finanziario? Allora bisogna combattere questi comportamenti, altrimenti ci riempiamo la bocca di belle dichiarazioni, andiamo a fare i «fenomeni» nelle trasmissioni televisive e, quando si tratta di votare le cose serie, invece, votiamo come ci ordina il Governo.
Io credo che varrebbe la pena di cambiare orientamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, come ricordava poc'anzi il collega Gambini questo è un articolo molto delicato proprio perché riguarda vicende che abbiamo vissuto nei mesi scorsi e che stanno ancora interessando l'opinione pubblica, i mercati e anche la magistratura alla quale, comunque, riteniamo di dover dare la


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nostra solidarietà, invitandola a fare chiarezza fino in fondo.
Io vorrei che i colleghi leggessero il testo di questo nostro emendamento: parla di limiti di valore per il compimento di operazioni con parti correlate. Abbiamo visto, soprattutto nella Banca Popolare di Lodi, quanto abbiano pesato, per certe operazioni di scalata finanziaria, i cosiddetti «correntisti clienti privilegiati». Queste sono vicende - noi non siamo magistrati - che non intendo assolutamente ripercorrere, ma la stampa ci ha doviziato di particolari che hanno messo in luce un sistema di malaffare e di intrecci gravissimi.
Questo nostro emendamento pone un punto fermo, dicendo che tra le parti correlate le operazioni non possono superare l'importo di 100 mila euro. Questa è una norma di una limpidezza unica per chi vuole effettivamente che questo mondo, marcio come si è rivelato, si normalizzi. A tal proposito non voglio generalizzare, perché ci sono anche banche che sono gestite correttamente e che sono apprezzate all'estero quando vanno a fare acquisizioni, come pure ce ne sono altre, come la Banca Popolare di Lodi, che hanno dimostrato di avere un «marciume» nella gestione e nelle scelte compiute dai vari amministratori. Ripeto, vogliamo mettere un punto fermo che obblighi a rispettare certi limiti che in questo caso noi proponiamo in 100 mila euro; altrimenti, ci renderemo complici delle eventuali future vicende oscure e di malaffare.
Oltretutto, i colleghi si sono già pronunciati su questo argomento nella prima versione, in occasione della prima approvazione da parte di questa Assemblea. Mi dovete consentire di fare un richiamo, in particolare, ai deputati dell'UDC che, spesso, hanno la pretesa, almeno quando si rivolgono alla pubblica opinione, di fungere da elemento di chiarezza in questa vicenda. Questi colleghi hanno utilizzato alcune posizioni del presidente Tabacci per dire: «Noi certe battaglie le abbiamo combattute». Le battaglie le combatte non soltanto il singolo ma il gruppo - in questo caso l'UDC - che, invece, non l'ha voluto fare. In questo caso, voglio verificare - mi sia consentito - come voteranno, cioè se voteranno a favore dell'emendamento che tende a mettere un paletto di trasparenza oppure se, ancora una volta, per l'ennesima volta, anche il gruppo dell'UDC, come gli altri gruppi della maggioranza, piegherà la testa dinanzi alla volontà del Governo, ...

ALFREDO BIONDI. Dell'«Altissimo»!

MARIO LETTIERI. ...dell'«Altissimo»!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto, a titolo personale, l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, anzitutto ricordo che la Camera dei deputati aveva votato un testo diverso da questo. Evidentemente, la maggioranza si è convinta, non tanto riguardo al testo approvato dal Senato, quanto piuttosto con riferimento alla richiesta del Governo di abbandonare ogni capacità di dialogo con l'opposizione. Questo argomento è molto importante perché riguarda un tema delicatissimo, il cui respiro noi dovremmo approfondire meglio, cioè il rapporto tra la banca e l'impresa, in una fase in cui, a seguito delle politiche di questi anni, le imprese sono state spinte verso le banche, tra le braccia delle banche, molto più di prima. Si tratta di un articolo molto delicato perché significa che coloro i quali sono spinti ad acquisire parti importanti di proprietà delle banche potrebbero usare questa loro capacità azionaria per avere, per così dire, favori o trattamenti di riguardo, per di più con operazioni che potrebbero essere molto spigliate, anche quanto all'uso dei finanziamenti bancari. È del tutto evidente che questo argomento meriterebbe di essere affrontato in un altro modo, non respingendo le osservazioni che - come ripeto - avevano peraltro trovato, in precedenza, anche nella maggioranza, una attenzione diversa. Questa attenzione, oggi, è sconfessata semplicemente perché l'ordine di scuderia è


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quello di respingere gli emendamenti per arrivare al voto di fiducia, alla fine, sui due articoli ritenuti fondamentali.
Aggiungo un'ultima considerazione, signor Presidente. Probabilmente, ci appresteremo a subire un voto di fiducia sul riordino della Banca d'Italia. È un mistero, perché nessuno sa come il Governo intenda proporre l'argomento. Faccio osservare che, una volta approvata l'istituzione di alcuni poteri che riguardano la Banca d'Italia, si renderà inevitabilmente più difficile parlare dei rapporti tra la stessa Banca ed altre autorità. Come potete pensare di dividere questo provvedimento «a fette», ignorando che su questo articolo bisogna svolgere una discussione che, in tal modo, attraverso la ripulsa degli emendamenti, è impedita e riservando, poi, ad articoli da votare successivamente argomenti che, invece, meriterebbero di essere affrontati insieme? Insomma, siamo di fronte ad un articolo che non tutela; i risparmiatori ringrazieranno, purtroppo, con la bocca amara una legge che non li tutela. Nello stesso tempo, siamo di fronte al rischio di un autentico pasticcio dal punto di vista delle competenze e del funzionamento del provvedimento.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Grandi 08.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 453
Astenuti 1
Maggioranza 227
Hanno votato
208
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 8.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 457
Maggioranza 229
Hanno votato
210
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 8.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, recita il comma 4-septies: «I possessori di partecipazioni rilevanti in una banca non possono dare in pegno, a garanzia di crediti loro concessi da banche o da società appartenenti a un gruppo bancario, partecipazioni nella stessa o in altra banca o in una società che la controlli (...)».
Vi ricorda qualcosa, colleghi? Vogliamo fare gli amici dei «furbetti del quartierino»...? Di ciò si tratta! Era il testo che abbiamo approvato alla Camera, e che al Senato è stato modificato.
Trovo irragionevole ed incomprensibile la ragione per la quale non dovremmo votare questo testo; si tratta esattamente della norma che consente di contrastare i «furbetti del quartierino»: mi spiegate perché non dovremmo votarla (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo - Commenti)?

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, purtroppo al Senato è stata condotta un'azione di scientifico smontaggio delle disposizioni che noi, con una certa saggezza, avevamo approvato in prima lettura e, in materia di operazioni con parti correlate e di conflitto di interessi in


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genere, tale operazione scientifica compiuta al Senato allarga di molto le maglie al malaffare. Ricordo le operazioni di questi mesi fatte dai famosi «furbetti del quartiere», da quegli immobiliaristi che sono stati, da un lato, ben remunerati e, dall'altro, ben «intrecciati» con un sistema di governance marcia della banca in questione; a fronte di ciò, noi riproponiamo il testo approvato dalla Camera, che sostanzialmente recita così: «Ferma restando l'applicazione del comma 4 e delle disposizioni di cui all'articolo 136, i soggetti che svolgono funzioni di amministrazione, direzione o controllo presso una banca, i quali detengano una partecipazione nel capitale della medesima, nonché i soggetti che siano sottoscrittori di patti previsti dall'articolo 122 del testo unico di cui al decreto (...) n. 58 (...) non possono essere debitori nei riguardi della stessa banca per un ammontare che superi il valore dei tre quarti delle partecipazioni detenute».
Si tratta di un limite importante che può bloccare o frenare quelle operazioni di cui siamo venuti a conoscenza. La Camera l'aveva già approvato; ritengo che compirebbe un'opera saggia se riapprovasse il suo testo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 8.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 457
Votanti 456
Astenuti 1
Maggioranza 229
Hanno votato
213
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 8.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 456
Votanti 454
Astenuti 2
Maggioranza 228
Hanno votato
211
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 8.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
249
Hanno votato
no 209).

Prendo atto che l'onorevole Carra ha espresso erroneamente un voto favorevole mentre avrebbe voluto esprimerne uno contrario.

(Esame dell'articolo 9 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 9 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 10).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Grandi 9.1, mentre esprimono parere favorevole sull'emendamento Gambini 9.2, a condizione che sia riformulato,


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nel senso di sostituire la parola «strumenti» con la seguente: «prodotti».
Le Commissioni esprimono, quindi, parere contrario sull'emendamento Gambini 9.3, mentre formulano un invito al ritiro, altrimenti il parere è contrario, sull'emendamento Mauro 9.5.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 9.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo e sul quale la V Commissione (Bilancio) ha espresso parere contrario.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 455
Maggioranza 228
Hanno votato
206
Hanno votato
no 249).

Passiamo all'emendamento Gambini 9.2.
Onorevole Gambini, accetta la riformulazione proposta dal relatore per la VI Commissione?

SERGIO GAMBINI. Sì, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 9.2, nel testo riformulato, accettato dalle Commissioni e dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 460
Astenuti 2
Maggioranza 231
Hanno votato
459
Hanno votato
no 1).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 9.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 458
Maggioranza 230
Hanno votato
210
Hanno votato
no 248).

Passiamo all'emendamento Mauro 9.5.
Chiedo al presentatore se acceda all'invito al ritiro formulato dal relatore.

GIOVANNI MAURO. Sì, ritiro l'emendamento, signor Presidente.

PRESIDENTE. Sta bene.
Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 9, nel testo emendato.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 464
Votanti 260
Astenuti 204
Maggioranza 131
Hanno votato
258
Hanno votato
no 2).


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(Esame dell'articolo 10 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 10 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 11).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Lettieri 10.1, nonché sull'emendamento Gambini 10.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Lettieri 10.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, l'articolo in esame riguarda i conflitti d'interessi nella prestazione dei servizi d'investimento. Il tema dei conflitti di interessi è stato, evidentemente, oggetto di un'attenzione particolare da parte del Senato, visto che ha tentato di limitare al massimo quelle disposizioni che, dopo un esame approfondito, avevamo approvato, in prima lettura, alla Camera.
Il Senato, inoltre - ma, in questo caso, si tratta di un'attenzione assolutamente grave e negativa -, ha provveduto a sostituire la parte dell'articolo 10 in cui avevamo attribuito alcune competenze alla Consob, prevedendo che operasse d'intesa con la Banca d'Italia. Infatti, l'altro ramo del Parlamento ha rovesciato i ruoli, poiché ha attribuito le competenze in materia alla Banca d'Italia, obbligandola ad agire d'intesa con la Consob.
Noi riteniamo, invece, che, in tale ambito, la competenza primaria e specifica debba spettare alla Consob, alla quale dobbiamo altresì dare atto di aver svolto un'attività di vigilanza sulla trasparenza abbastanza puntuale.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, anche in questo caso vorrei evidenziare che si tratta di una questione piuttosto rilevante. Stiamo infatti esaminando un articolo che venne approvato alla Camera e che introdusse in questa materia, per la prima volta, il concetto delle «muraglie cinesi», al fine separare le diverse funzioni che potrebbero entrare in conflitto, con danni per i risparmiatori, all'interno della banca cosiddetta universale.
Vorrei ricordare che nel testo licenziato dalla Camera dei deputati era previsto che, per garantire gli interessi dei risparmiatori e rendere efficaci queste «muraglie cinesi», l'organo di vigilanza competente potesse disporre anche la costituzione di società distinte. Ritengo la modifica apportata dal Senato decisamente peggiorativa poiché non prevede tale possibilità (che ricordo sarebbe stata disciplinata dall'organo di vigilanza competente).
Credo che, se si esaminasse quanto è accaduto quest'estate, probabilmente ci si renderebbe conto che le norme recate dall'articolo 10 approvato, a suo tempo, dalla Camera dei deputati avrebbero dovuto essere rese più rigide ed essere ampliate. Vi è, ad esempio, un nuovo fenomeno: infatti, sussiste la possibilità che nasca un nuovo «conglomerato» - definiamolo così - che metta insieme banche ed assicurazioni.
Sarebbe ancor più necessario, allora, che la disposizione che obbliga la separazione societaria venisse introdotta nel nostro ordinamento; invece, anziché rendere più rigoroso ed estendere ad altre fattispecie le norme sulle «muraglie cinesi», attraverso il testo licenziato dal Senato, si procede a demolire una parte di queste «muraglie».
Mi pare sinceramente incomprensibile! Sembra, infatti, che il Parlamento, anziché osservare quanto accade nel mercato finanziario,


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si volti da un'altra parte ed approvi norme che non corrispondono all'esigenza di intervenire, in maniera rigorosa, nello stesso mercato. Per questa ragione, ritengo assolutamente ragionevole approvare i nostri emendamenti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 10.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 459
Maggioranza 230
Hanno votato
211
Hanno votato
no 248).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 10.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 459
Votanti 458
Astenuti 1
Maggioranza 230
Hanno votato
211
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 10.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 469
Maggioranza 235
Hanno votato
261
Hanno votato
no 208).

(Esame dell'articolo 11 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 11 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 12).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 11.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, anche il parere del Governo è contrario.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 11.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 470
Maggioranza 236
Hanno votato
216
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 11.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 469
Votanti 466
Astenuti 3
Maggioranza 234
Hanno votato
212
Hanno votato
no 254).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 11.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 472
Votanti 470
Astenuti 2
Maggioranza 236
Hanno votato
215
Hanno votato
no 255).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambini 11.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, affrontiamo un altro bell'argomento: in questo caso stiamo parlando, non dell'estate, ma di Cirio e di Parmalat, ossia, di come i prodotti finanziari destinati agli investitori istituzionali sono arrivati al risparmiatore e, molte volte, al piccolo risparmiatore. Stiamo parlando, insomma, delle centinaia di migliaia di risparmiatori che in questo paese sono stati truffati nelle vicende dei crack Parmalat e Cirio.
Nel corso dell'esame del provvedimento alla Camera avevamo deciso due cose piuttosto importanti. La prima era che per far circolare questi prodotti finanziari dagli investitori istituzionali al pubblico fosse necessario il prospetto. In altre parole, vi doveva essere una corretta informazione perché fosse possibile anche al piccolo risparmiatore capire cosa metteva nel portafoglio. La seconda cosa che avevamo previsto era che, nel momento in cui l'investitore istituzionale trasferiva questi prodotti finanziari al risparmiatore, doveva garantirne la solvenza per un anno. In altre parole, non avrebbe potuto fare quanto era successo, come ben sappiamo, in alcune di quelle vicende scandalose nelle quali la banca o l'intermediario finanziario, appena «sentito odore» che stava per saltare Cirio o Parmalat, si erano liberati di quei prodotti, scaricandoli al risparmiatore, magari un mese o due mesi prima del crack. Infatti, attraverso la norma che avevamo introdotto alla Camera, si sarebbe dovuto garantire almeno per un anno la solvenza di quei titoli o di quei prodotti finanziari.
Ebbene, colleghi, queste previsioni scompaiono dal testo approvato dal Senato e non abbiamo più la possibilità di tutelare e difendere il piccolo risparmiatore; attraverso queste norme, invece, finiamo per difendere i grandi intermediari finanziari. Mi sembra che dovremmo andare nella direzione opposta e tutelare il risparmiatore. Per questo motivo, credo che il mio emendamento 11.6 debba essere approvato.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, credo che molti colleghi sappiamo che in tutta Italia presso i tribunali sono pendenti cause intentate nei confronti delle banche collocatrici dei vari bond argentini o delle obbligazioni Parmalat e Cirio. Molto spesso i tribunali si stanno pronunciando a favore dei risparmiatori perché si trovano dinanzi ad una evidente truffa, ossia al collocamento al dettaglio di prodotti finanziari che, come veniva ricordato poc'anzi, dovevano invece restare presso le banche stesse o presso altri investitori professionali.
Voglio ricordare un solo caso: ad una vecchietta di ottantaquattro anni è stato venduto un certo quantitativo di bond


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argentini di durata trentennale! La mala fede del venditore mi sembra sia in re ipsa.
Ebbene, noi, con molta serenità ed oggettività, avevamo previsto quei due vincoli ai quali faceva riferimento, poc'anzi, il collega Gambini: l'obbligo del prospetto e quello di detenere, almeno per un anno, da parte della banca, quei titoli che eventualmente fossero stati acquistati da emittenti estere. Ciò non è avvenuto; la saggezza dovrebbe consigliarci di approvare questa norma, che è di effettiva tutela dei risparmiatori, la cui solitudine porta a drammi veri e propri. Ho visto persone piangere: si tratta di persone che hanno investito i loro risparmi, la liquidazione delle loro pensioni, dopo una vita di lavoro! Voi avete ricevuto, cari colleghi, quotidianamente, nelle vostre caselle di posta elettronica - come le ricevo io - missive di tal genere.
Non possiamo rimanere indifferenti nei confronti della disperazione di chi ha subito già un danno: abbiamo l'obbligo di essere previdenti nell'approvare le norme, per evitare che, in futuro, si ripetano situazioni di questo tipo. Altrimenti, le banche e gli intermediari finanziari continueranno, al di là delle nostre declamazioni, a fare il bello e il cattivo tempo, così che i loro bilanci diventeranno sempre più ricchi e i risparmiatori sempre più poveri (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo e dei Democratici di sinistra-L'Ulivo)!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 11.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti e votanti 444
Maggioranza 223
Hanno votato
201
Hanno votato
no 243).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Grandi 11.7.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Grandi. Ne ha facoltà.

ALFIERO GRANDI. Signor Presidente, è un'informazione che può servire anche a lei: questa mattina, sui quotidiani della sua città - che, poi, è anche la mia - è scritto che la magistratura ha deciso il rinvio a giudizio di una ventina di funzionari di banca, accusati di avere venduto ai risparmiatori i bond Parmalat alcune settimane prima dell'evidenza del crack della stessa Parmalat. Le banche - questa è l'accusa - si sono liberate dei bond, rivendendoli ai risparmiatori. La norma prevista dall'articolo di cui stiamo trattando dice, in sostanza, che coloro che debbono vendere al pubblico, devono «tenere in tasca» i titoli per un anno. Senonché, il testo licenziato dal Senato non solo ha operato uno scambio tra l'obbligo del prospetto e l'obbligo di «tenere in saccoccia» i titoli per un anno, ma addirittura ha trovato il modo di stabilire che è tutto in regola quando si rifila un «pezzo di carta», ed il pezzo di carta stesso può essere costituito da trenta, quaranta o anche cento cartelle: si è giunti a prospetti di quattrocento pagine, quindi difficili da leggere non solo per la vecchietta di turno, ma anche per molti noi.
Diciamolo pure tranquillamente: è del tutto evidente che questa è una vera e propria omissione che consente, in sostanza, a coloro che rivendono di aggirare il vincolo di tenere i titoli per un anno rifilandoli alla sola condizione di pagare il prezzo della stampa cartacea di un plico voluminoso, ossia del prospetto informativo. Questa mi pare una contraddizione insopportabile, perché ai risparmiatori viene detto che sta per essere approvata una legge tesa a ristorare in parte i danni subiti - e, soprattutto, ad evitarne in futuro -, ma in realtà tale legge non consente di offrire le garanzie necessarie agli stessi risparmiatori. Infatti, questi ultimi avranno ancora di fronte a se la tutela costituita dall'obbligo per le banche di tenere i titoli almeno per un anno, ma


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tale obbligo sarà aggirato dall'escamotage per cui, con un «pezzo di carta», ancorché lungo, si potrà eludere la norma di garanzia. Ecco perché non si capisce la ragione che ha indotto i relatori ed il Governo a respingere emendamenti che tendono a ripristinare il testo che anche la maggioranza aveva votato in quest'aula.
Francamente, questa è una presa in giro. Anziché «tutela dei risparmiatori», potremmo chiamarla «legge per consentire l'aggiramento della tutela dei risparmiatori».

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, onorevoli colleghi, onorevole rappresentante del Governo, vorrei richiamare la vostra attenzione ai fini dell'approvazione dell'emendamento illustrato dal collega Grandi, che stabilisce l'obbligo di mantenere il titolo almeno per un anno prima di venderlo alla clientela «minuta», per così dire. Altrimenti, si sancisce il diritto di chiedere l'annullamento del contratto da parte di chi è stato ingannato, nonché il risarcimento del danno subito.
La disperazione dei risparmiatori italiani è reale. Vorrei ricordare un dato: non si era mai verificato che i risparmiatori andassero a protestare dinanzi alla Banca d'Italia: erano alcune migliaia. Volete che vengano a protestare nei nostri confronti, magari quando usciamo dalla Camera? Questo paese si è impoverito! Vogliamo consentire che dalle tasche dei singoli cittadini risparmiatori vengano tolti anche quei pochi soldi che riescono a risparmiare? Credo che dobbiamo essere molto attenti, perché la sfiducia è pericolosa e mette in discussione la convivenza civile. E noi, che rappresentiamo questo paese, abbiamo il dovere di non fare la politica dello struzzo!

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 11.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
201
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 11.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
201
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 11.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 466
Votanti 463
Astenuti 3
Maggioranza 232
Hanno votato
256
Hanno votato
no 207).

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.


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PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, c'è qualcosa che non funziona. Innanzitutto, signor Presidente, dovrei dire che siamo alle solite. Mentre stiamo votando in modo costruttivo gli articoli di questo provvedimento, si susseguono all'esterno dichiarazioni di questo o quel ministro sugli emendamenti del Governo, che dovrebbero essere uno, due o tre...

PRESIDENTE. Sono pronti, stanno per essere messi in distribuzione. Sono al vaglio di ammissibilità e, tempo cinque minuti, saranno distribuiti ai gruppi. Si tratta di cinque minuti di orologio...

ANTONIO BOCCIA. Lo so, signor Presidente; ma sarebbe bene che non facessimo sempre la figura di quelli che dipendono da quanto succede fuori dall'aula. Comunque, la ringrazio per l'informazione.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, le assicuro che mi sono già fatto carico dell'esigenza da lei rappresentata.

(Esame dell'articolo 12 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 12 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 13), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 12.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 395
Astenuti 60
Maggioranza 198
Hanno votato
254
Hanno votato
no 141).

(Esame dell'articolo 13 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 13 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 14).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 13.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 13.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 455
Votanti 453
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
202
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 13.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 462
Votanti 457
Astenuti 5
Maggioranza 229
Hanno votato
253
Hanno votato
no 204).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benvenuto 13.04, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 455
Astenuti 5
Maggioranza 228
Hanno votato
207
Hanno votato
no 248).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Crisci 13.01.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Crisci. Dov'è l'onorevole Crisci...? Ah, è laggiù in fondo; è sull'estrema sinistra, non la vedevo: vada un po' al centro...

RENZO INNOCENTI. Sono già troppi!

PRESIDENTE. Era una battuta, non so neanche se di alta o di bassa lega... Caro onorevole Innocenti, sentirò una nostalgia... Prego, onorevole Crisci, ha facoltà di parlare.

NICOLA CRISCI. Signor Presidente, questo articolo aggiuntivo, sostanzialmente, ripropone la normativa approvata in Commissione ed in Assemblea in prima lettura. Francamente, una posizione contraria è, per molti versi, incomprensibile.
Anche perché, sul tema dei depositi giacenti o dei depositi dormienti, in questi ultimi giorni è stata prestata una particolare attenzione da parte della stampa. I depositi dormienti, in questi ultimi giorni, sono stati oggetto anche di operazioni illecite. Questi depositi sono sostanzialmente privi di movimentazione e costituiscono somme particolarmente rilevanti che vengono incamerate dalle banche. Sono state incamerate nel tempo anche attraverso l'applicazione di spese di tenuta dei conti assolutamente ingiustificate che erodono il risparmio, specie quello piccolo, depositato sui cosiddetti libretti.
Credo che, in linea con il contenuto all'articolo 47 della Costituzione, dovremo prestare molta attenzione a questa pratica, tant'è che era stata prevista la devoluzione di queste somme depositate, in caso di mancata movimentazione, allo Stato per la costituzione di un fondo di garanzia per gli investitori e i risparmiatori.
Su questa impostazione, vi era stata una comune determinazione anche nella procedura che era stata individuata che è particolarmente garantista per i risparmiatori. Poi, inopinatamente, al Senato questa norma da tutti approvata è stata soppressa. Chiedo al relatore e al Governo quali siano le ragioni.
Abbiamo lavorato insieme, abbiamo stabilito insieme le procedure, abbiamo accertato l'importanza della costituzione di questo fondo, abbiamo ritenuto necessaria la tutela dei risparmiatori anche attraverso forme di garanzia meticolosamente previste nell'articolato. Quali sono le regioni per cui al Senato è stata soppressa questa disciplina così articolata e condivisa...

PRESIDENTE. Onorevole Crisci...

NICOLA CRISCI. ... per rimandare tutto ad una previsione lacunosa, generica, per molti versi inapplicabile, prevista, con un colpo di teatro, dal ministro Tremonti nella legge finanziaria?
Credo che, anche per rispetto al deliberato nostro, questa norma debba essere ripristinata. È come dicevo prima, una norma condivisa, un articolato discusso ampiamente, una forma di tutela reale dei


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risparmiatori ed anche una costituzione reale di un fondo di garanzia per gli investitori ed i risparmiatori.
Vorrei sottoporre all'attenzione di quest'Assemblea l'opportunità di ripristinare quella disciplina, perché è utile per il risparmio e per la tutela dei risparmiatori cosiddetti traditi ed è una forma concreta di applicazione normativa in questo campo, anziché affidarsi ai colpi di teatro del ministro con un articolato lacunoso e generico (Applausi dei deputati del gruppo dei Democratici di sinistra-L'Ulivo).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, che la norma sia stata in passato condivisa e che sia il frutto di una discussione molto lunga ed approfondita ci induce ad invitare i colleghi ad approvare questo articolo aggiuntivo.
Dei depositi dormienti, come è noto, si è interessato anche qualche grande banchiere che adesso è all'attenzione della magistratura. I conti correnti giacenti e così via sono stati anche gravati, come è stato affermato da un rappresentante la Banca Popolare di Lodi, di 30 euro di maggiori oneri, perché bisognava risanare alcuni andamenti negativi della banca.
Colgo questa occasione per invitare il rappresentante del Governo a farsi carico di ciò, perché i correntisti della Banca Popolare di Lodi sono stati truffati! Sì, è vero, si tratta di 30 euro, ma sono sempre 30 euro tolti ai risparmiatori! Se vogliamo compiere un'azione di puntuale tutela degli stessi, occorre che il Governo attivi tutti i propri poteri per fare in modo che ai risparmiatori vengano restituiti tali saldi e, nel frattempo, occorre che il Governo si dichiari favorevole all'approvazione dell'articolo aggiuntivo in esame.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Crisci 13.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 407
Votanti 405
Astenuti 2
Maggioranza 203
Hanno votato
189
Hanno votato
no 216).

Passiamo alla votazione dell'articolo aggiuntivo Benvenuto 13.03.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, forse si tratta dell'ultima occasione (mi sembra che non vi siano più proposte emendative riguardanti questo argomento) per provare a ripensarci.
Stiamo parlando sempre di norme che dovrebbero cercare di scoraggiare e di colpire comportamenti emersi nel corso degli eventi recenti e che sono particolarmente negativi; in questo caso danneggiano i risparmiatori, i correntisti, quelli che si rivolgono, probabilmente con meno strumenti di altri, al sistema bancario del nostro paese.
C'è un esempio che è stato raccontato in questi giorni e che è comparso sulle pagine dei giornali. Una persona che aveva un conto corrente presso la Banca Popolare di Lodi è defunta e quel conto corrente è stato completamente incorporato dalla Banca, finendo per ingrassare altri conti correnti e la famiglia del defunto si è vista privata di tutti i risparmi di una vita.
Signori, di questi casi ce ne sono centinaia, migliaia in questo paese. Bisogna combatterli e bisogna farlo adeguatamente.
La normativa che era stata approvata dalla Camera era insufficiente ed imprecisa, tuttavia, essa rappresentava un primo


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passo verso la strada giusta. Quella normativa è stata cancellata dal Senato perché si è detto che sarebbe stata recuperata nella legge finanziaria. Avete letto i tre commi stiracchiati inseriti nella legge finanziaria? Quei tre commi sono inapplicabili e non consentono di combattere questo fenomeno, che porta alcuni istituti di credito ad appropriarsi dei depositi giacenti. Tali depositi, invece, vanno restituiti alle famiglie e, in ogni caso, devono contribuire a formare il fondo per risarcire i risparmiatori truffati. Varrebbe davvero la pena di stare dalla parte dei risparmiatori ed approvare questo articolo aggiuntivo.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benvenuto 13.03, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 438
Astenuti 6
Maggioranza 220
Hanno votato
199
Hanno votato
no 239).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Benvenuto 13.02, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 446
Votanti 444
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
199
Hanno votato
no 245).

(Esame dell'articolo 14 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 14 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 15).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative riferite all'articolo 14.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 14.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 428
Astenuti 2
Maggioranza 215
Hanno votato
197
Hanno votato
no 231).

Prendo atto che gli onorevoli Perrotta e Santori non sono riusciti a votare.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 14.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 444
Votanti 442
Astenuti 2
Maggioranza 222
Hanno votato
195
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 14.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
198
Hanno votato
no 250).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Benvenuto 14.6.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Intervengo su un tema che mi sembra particolarmente interessante. Stiamo parlando del comma 8 dell'articolo 114 del TUF, che obbliga i soggetti che producono e diffondono ricerche e valutazioni riguardanti strumenti finanziari o i loro emittenti, i soggetti che producono o diffondono altre informazioni, che raccomandano o propongono strategie di investimento destinate ai canali di divulgazione o al pubblico a presentare l'informazione in modo corretto e a comunicare l'esistenza di ogni loro interesse o conflitto di interessi riguardanti gli strumenti finanziari cui l'informazione si riferisce.
Ora, con la modifica introdotta dal Senato, da questi obblighi vengono esentate le società di rating. Vorrei capire perché. Qual è la ragione per cui le società di rating dovrebbero essere esentate dall'informare in modo corretto e a comunicare eventualmente l'esistenza di interessi e di conflitti di interesse? Non è forse questa una norma che garantisce trasparenza al mercato?
I colleghi del Senato l'hanno pensata diversamente. Mi sembra del tutto evidente che dovremmo tutelare il mercato finanziario dalla possibilità che le società di rating presentino vantaggioso un investimento perché, magari, appartengono allo stesso gruppo finanziario. Dovrebbe essere nell'interesse del Parlamento tutelare il risparmiatore e la trasparenza del mercato finanziario. Così facendo, tuttavia, andiamo in un'altra direzione. Per questo, varrebbe la pena di approvare questo emendamento.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, è noto a tutti i colleghi, in particolare a coloro che svolgono attività di dottore commercialista o altro, che gli investimenti nel settore finanziario sono sostanzialmente il risultato di alcune valutazioni e mi riferisco anche alla lettura dei report degli analisti finanziari ed alle valutazioni che, in genere, svolgono le società di rating.
Questa Camera si è interessata più volte alla problematica, anche approvando, quasi all'unanimità, due anni fa, il provvedimento da me proposto, relativo agli analisti finanziari e che il Senato, in verità, si è ben guardato dall'approvare (giace ancora in quel ramo del Parlamento), ma siamo rispettosi del Senato! Ora però, non considerare la necessità di verificare il conflitto di interesse, quando si redigono questi report oppure quando si emette un giudizio di validità, la cosiddetta classificazione delle società di rating, mi sembra un'azione molto grave, perché si può condizionare un investimento sbagliato.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 14.6, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 428
Astenuti 3
Maggioranza 215
Hanno votato
194
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Grandi 14.7, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 443
Votanti 441
Astenuti 2
Maggioranza 221
Hanno votato
199
Hanno votato
no 242).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 14.8, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 450
Votanti 448
Astenuti 2
Maggioranza 225
Hanno votato
202
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 14.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 453
Votanti 317
Astenuti 136
Maggioranza 159
Hanno votato
255
Hanno votato
no 62).

(Esame dell'articolo 16 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 16 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 16).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Lettieri 16.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Lettieri 16.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 439
Votanti 434
Astenuti 5
Maggioranza 218
Hanno votato
199
Hanno votato
no 235).


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 16.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 448
Votanti 286
Astenuti 162
Maggioranza 144
Hanno votato
250
Hanno votato
no 36).

(Esame dell'articolo 17 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 17 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 17), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 17.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 445
Astenuti 9
Maggioranza 223
Hanno votato
253
Hanno votato
no 192).

(Esame dell'articolo 18 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 18 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 18).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la VI Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

ETTORE ROMOLI, Relatore per la VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 18.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la VI Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 18.30, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 445
Votanti 442
Astenuti 3
Maggioranza 222
Hanno votato
195
Hanno votato
no 247).

Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambini 18.2.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, mi interessava, in realtà, intervenire sull'emendamento precedente, perché si trattava di una questione relativa alla nomina dei revisori dei conti; nell'impostazione approvata dalla Camera, si prevedeva il previo parere vincolante assunto all'unanimità dall'organo di controllo, considerando, altresì, il ruolo di surroga della Consob.


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Con la scelta compiuta da parte del Senato, si rende, a mio parere, meno stringente il ruolo di controllo delle minoranze nel collegio sindacale e, nello stesso tempo, si depotenzia il ruolo della Consob, con riferimento al contributo delle società di revisione al funzionamento dell'attività di revisione e certificazione dei bilanci delle società.
Vorrei ricordare ai colleghi che non tutto ciò che è accaduto nel corso degli anni passati è unicamente responsabilità del livello della vigilanza della Banca d'Italia o di altre autorità di vigilanza. Vi sono una serie di passaggi che hanno dimostrato di non funzionare, dai controlli interni alle società a quelli immediatamente esterni, esercitati attraverso, per esempio, la revisione dei conti.
Questo emendamento, in linea con quanto approvato dalla Camera, ha la funzione di rendere efficienti questi controlli.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 18.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 452
Votanti 450
Astenuti 2
Maggioranza 226
Hanno votato
203
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 18.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 447
Votanti 445
Astenuti 2
Maggioranza 223
Hanno votato
199
Hanno votato
no 246).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 18.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 454
Votanti 452
Astenuti 2
Maggioranza 227
Hanno votato
201
Hanno votato
no 251).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 18.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 460
Votanti 264
Astenuti 196
Maggioranza 133
Hanno votato
253
Hanno votato
no 11).

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

RENZO PATRIA, Presidente della VI Commissione. Signor Presidente, le Commissioni chiedono l'accantonamento dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso riferite.


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PRESIDENTE. Se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 19 e delle proposte emendative ad esso riferite deve intendersi accantonato.
Dovremmo ora passare all'articolo 20 e alle proposte emendative ad esso riferite.
Onorevole relatore per la X Commissione?

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Le Commissioni preannunciano il parere contrario su tutti gli emendamenti riferiti all'articolo 20.

MARIO LETTIERI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, non intendo intervenire nel merito della questione; tuttavia, ritengo sia giunto il momento che le Commissioni possano avere cognizione dei testi degli ulteriori emendamenti del Governo.

PRESIDENTE. Sono in distribuzione!

MARIO LETTIERI. Mi auguro che i presidenti delle Commissioni abbiano uno scatto di orgoglio e rivendichino...

PRESIDENTE. Onorevole Lettieri, gli ulteriori emendamenti del Governo sono in distribuzione...

SERGIO GAMBINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, come lei sa, stiamo parlando di una materia piuttosto importante e delicata, che è stata oggetto di numerosi interventi, conferenze stampa, lanci di agenzie.
Non siamo ancora nelle condizioni di conoscere il contenuto degli emendamenti del Governo. È presumibile, Presidente, che ci debba essere riconosciuto un termine per presentare subemendamenti.

PRESIDENTE. Onorevole Gambini, accedo alla sua richiesta. Per la presentazione dei subemendamenti la Presidenza può attribuire ai gruppi 1 ora di tempo oppure fino a domani mattina, a seconda del prosieguo dei nostri lavori; anche perché siamo in attesa di capire se, a seguito dell'accantonamento dell'articolo 19, si possa procedere all'esame dell'articolo 20.

SERGIO GAMBINI. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. L'articolo 20 riguarda il coordinamento tra le autorità - ci è stato preannunciato che in questi emendamenti del Governo è previsto un ruolo diverso dell'Antitrust rispetto al testo precedente - e gli articoli successivi trattano invece di questioni concernenti il rapporto tra la Consob e la Banca d'Italia. Ritengo che, a questo punto, sarebbe ragionevole sospendere i lavori dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Sta bene, onorevole Gambini; quando si dicono cose ragionevoli è bene avallarle!
Vorrei che i colleghi capissero che da come ci comporteremo nella prossima ora dipenderà una evoluzione dell'organizzazione dei nostri lavori che potrà essere di diverso tipo.
Quanto richiesto dall'opposizione è assolutamente giusto e ragionevole, quindi...

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

ANTONIO BOCCIA. Signor Presidente, in primo luogo ci dovrebbe confermare se egli emendamenti presentati dal Governo sono stati ritenuti ammissibili dalla Presidenza.

PRESIDENTE. Certamente, altrimenti non sarebbero stati distribuiti.

ANTONIO BOCCIA. Inoltre, signor Presidente, ritengo che sull'emendamento riferito


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all'articolo 30 si debba chiedere il parere alla Commissione bilancio e che ciò debba avvenire questa sera.

PRESIDENTE. Onorevole Boccia, in realtà io pensavo un'altra cosa, se ha la cortesia di assecondarmi.
Ritengo si possa dare corso ad una breve sospensione dei lavori, durante la quale voi potreste prendere visione degli emendamenti; la Presidenza, dal conto suo, potrà raccordarsi con il presidente della VI Commissione per poi verificare, alla ripresa della seduta, se sia possibile proseguire nell'iter del provvedimento.
Sospendo dunque la seduta.

La seduta, sospesa alle 19,50, è ripresa alle 20,15.

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, propongo di procedere in questo modo: secondo la proposta dell'onorevole Patria, possiamo votare questa sera gli emendamenti riferiti all'articolo 20 ed a quelli successivi, per poi rinviare il seguito dell'esame alla seduta di domani.
Per quanto riguarda gli ulteriori emendamenti presentati dal Governo, il termine per la presentazione di eventuali subemendamenti è fissato per domani, alle ore 9.

ANTONIO BOCCIA. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà, onorevole Boccia; la informo che il testo dell'emendamento è stato trasmesso alla Commissione bilancio, secondo la sua richiesta...

ANTONIO BOCCIA. Ne prendo atto, signor Presidente: avevo già capito che era «inevitabile»...!
Mi consenta tuttavia, signor Presidente, dal momento che ha concesso questa breve sospensione della seduta per una riflessione corale da parte dei gruppi, di precisare che deve essere chiaro all'Assemblea che il nostro intento è costruttivo, nella distinzione delle posizioni e nella forte contrarietà alle previsioni che non condividiamo. Lei però, signor Presidente, deve «certificare» ed «attestare» che, visti i tempi a disposizione di tutti i gruppi, e, in particolare, di quelli dell'opposizione, che credo siano ridotti a non più di 60 minuti, siamo nella condizione stasera, al massimo entro domani alle ore 14, di concludere l'esame del provvedimento, ciascuno con le sue posizioni, noi naturalmente con un'opposizione costruttiva ma ostile nei confronti delle norme che non condividiamo. Con i tempi a disposizione, entro domani alle ore 14 sarebbe possibile votare il provvedimento.
Dal momento, signor Presidente, che si annunzia una triplice posizione della fiducia, deve essere chiaro ed eclatante all'Assemblea che questa decisione del Governo è dettata solo e soltanto dal fatto che non ha fiducia nei voti della sua maggioranza, non da altro (Applausi dei deputati dei gruppi della Margherita, DL-L'Ulivo, dei Democratici di sinistra-L'Ulivo, di Rifondazione comunista, Misto-Comunisti italiani e Misto-Verdi-l'Unione).

(Esame dell'articolo 20 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 20 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 19).
Invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate all'articolo 20.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la X Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.


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Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Agostini 20.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 388
Votanti 384
Astenuti 4
Maggioranza 193
Hanno votato
154
Hanno votato
no 230).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 20.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 408
Votanti 405
Astenuti 3
Maggioranza 203
Hanno votato
172
Hanno votato
no 233).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 20.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 412
Votanti 410
Astenuti 2
Maggioranza 206
Hanno votato
175
Hanno votato
no 235).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 20.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 420
Votanti 417
Astenuti 3
Maggioranza 209
Hanno votato
240
Hanno votato
no 177).

(Esame dell'articolo 22 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 22 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 20), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 22.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 413
Astenuti 8
Maggioranza 207
Hanno votato
316
Hanno votato
no 97).

(Esame dell'articolo 24 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 24 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 21), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo dunque ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 24.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.


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Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 419
Votanti 255
Astenuti 164
Maggioranza 128
Hanno votato
247
Hanno votato
no 8).

(Esame dell'articolo 25 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 25 e delle proposte emendative ad esso riferite (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 22).
Invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutte le proposte emendative presentate.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il Governo esprime parere conforme a quello espresso dal relatore per la X Commissione.

PRESIDENTE. Passiamo alla votazione dell'emendamento Gambini 25.1.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.

SERGIO GAMBINI. Signor Presidente, si tratta di una delle cose incomprensibili che sono avvenute al Senato: competenze che la Camera aveva trasferito dalla Banca d'Italia alla Consob, in relazione alla trasparenza delle condizioni contrattuali delle banche, degli intermediari finanziari, delle assicurazioni e dei fondi pensione, vengono, con il voto del Senato, riportati in capo alla Banca d'Italia.
Ora questa è la memoria di quella tripartizione della vigilanza dei mercati finanziari per funzionalità che caratterizza tutta l'Europa, tutti i mercati finanziari moderni. Non per soggetti, ma per finalità, per cui la trasparenza va alla Consob o all'equivalente in altri paesi, la concorrenza va all'Autorità antitrust e la vigilanza sulla stabilità va alle banche centrali.
Che cosa accade invece qui? Non solo non abbiamo trasferito la concorrenza all'Antitrust, ma, a fronte di quello che con un saggio provvedimento la Camera aveva fatto, ossia trasferire tutte le competenze relative alla trasparenza alla Consob, il Senato, con un voto che fa trasparire il grande desiderio di difendere le prerogative ed il ruolo della Banca d'Italia, che nel corso dei mesi di settembre ed ottobre era ancora fortemente radicato nel Senato della Repubblica, ha riportato le competenze che noi avevamo assegnato alla Consob in capo alla Banca d'Italia.
Sarebbe logico, dopo ciò che è accaduto, che quelle competenze ritornassero alla Consob, invece i relatori ed il Governo pensano che debbano essere restituite alla Banca d'Italia. Complimenti colleghi!

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Su molti punti il Senato ha operato una revisione negativa delle norme approvate dalla Camera. Questo articolo, in un certo senso, è stato stravolto, perché chiaramente noi avevamo attribuito la competenza primaria alla Consob, mentre nel testo approvato dal Senato la competenza primaria viene assegnata alla Banca d'Italia sentita la Consob.
Ora, nelle proposte che abbiamo avanzato in maniera netta, e che non sono state recepite neanche parzialmente, avevamo individuato l'organizzazione delle varie autorità per finalità. La trasparenza è chiaramente affidata alla Consob, alla quale va anche dato atto che finora l'ha esercitata con puntualità e rigore. Ora, questa azione a favore della Banca d'Italia è sospetta ed è negativa in quanto non agevola la trasparenza e l'efficienza del sistema.


Pag. 90

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 25.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 394
Votanti 391
Astenuti 3
Maggioranza 196
Hanno votato
169
Hanno votato
no 222).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 25.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 414
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato
180
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 25.4, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 416
Votanti 414
Astenuti 2
Maggioranza 208
Hanno votato
180
Hanno votato
no 234).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Gambini 25.5, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 418
Votanti 416
Astenuti 2
Maggioranza 209
Hanno votato
176
Hanno votato
no 240).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 25.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
246
Hanno votato
no 178).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo aggiuntivo Gambini 25.01, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 426
Votanti 424
Astenuti 2
Maggioranza 213
Hanno votato
184
Hanno votato
no 240).


Pag. 91

(Esame dell'articolo 26 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 26 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 23).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Benvenuto 26.2.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 26.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 420
Astenuti 2
Maggioranza 211
Hanno votato
179
Hanno votato
no 241).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 26.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 430
Votanti 269
Astenuti 161
Maggioranza 135
Hanno votato
254
Hanno votato
no 15).

(Esame dell'articolo 27 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 27 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 24).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Benvenuto 27.1.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Il parere del Governo è conforme.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 27.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 415
Votanti 411
Astenuti 4
Maggioranza 206
Hanno votato
178
Hanno votato
no 233).

Prendo atto che l'onorevole Buontempo non è riuscito ad esprimere il proprio voto.
Passiamo alla votazione dell'articolo 27.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Gambini. Ne ha facoltà.


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SERGIO GAMBINI. Vorrei motivare il nostro voto di astensione su questo articolo per noi particolarmente importante, in quanto riguarda le procedure di conciliazione e di arbitrato, il sistema di indennizzo ed il fondo di garanzia per i risparmiatori e gli investitori; visto che è stata tolta all'origine la possibilità di caricare questo fondo con le risorse provenienti dai depositi giacenti, ci pare che a questo punto l'articolo sia fortemente svuotato, per cui ci asteniamo.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lettieri. Ne ha facoltà.

MARIO LETTIERI. Signor Presidente, anche il gruppo della Margherita vuole rappresentare il motivo del suo voto di astensione sull'articolo 27.
Quello in esame è un articolo che crea un fondo di garanzia a favore dei risparmiatori e degli investitori. Con franchezza, mi sento di dire che di garanzia nel contenuto di tale articolo ce n'è veramente molto poca! E così facendo, si perde un'occasione.
La stessa utilizzazione dei famosi depositi giacenti è molto aleatoria, mentre i risparmiatori truffati - sono circa un milione di cittadini italiani - avrebbero dovuto avere una maggiore certezza in ordine al ristoro che lo Stato obbligatoriamente dovrebbe operare nei loro confronti, rivendicando poi dalle banche una certa contribuzione. Così non è, e noi per questo motivo ci asterremo anche perché sosteniamo che è meglio pochissimo che niente. Però, questo pochissimo ci lascia insoddisfatti.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 27.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 421
Votanti 306
Astenuti 115
Maggioranza 154
Hanno votato
284
Hanno votato
no 22).

(Esame dell'articolo 28 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 28 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 25), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 28.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 257
Astenuti 166
Maggioranza 129
Hanno votato
252
Hanno votato
no 5).

(Esame dell'articolo 29 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 29 e delle proposte emendative ad esso presentate (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 26).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario su tutti gli emendamenti presentati all'articolo 29.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.


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PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 29.1, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 423
Votanti 413
Astenuti 10
Maggioranza 207
Hanno votato
168
Hanno votato
no 245).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 29.2, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 419
Astenuti 5
Maggioranza 210
Hanno votato
172
Hanno votato
no 247).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 29.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 427
Votanti 260
Astenuti 167
Maggioranza 131
Hanno votato
254
Hanno votato
no 6).

Avverto che, se non vi sono obiezioni, l'esame dell'articolo 30 e dei relativi emendamenti deve intendersi accantonato.

(Esame dell'articolo 37 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 37 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 27), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 37.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 422
Votanti 407
Astenuti 15
Maggioranza 204
Hanno votato
404
Hanno votato
no 3).

(Esame dell'articolo 38 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 38 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 28), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 38.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 424
Votanti 400
Astenuti 24
Maggioranza 201
Hanno votato
397
Hanno votato
no 3).


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(Esame dell'articolo 39 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 39 e dell'unica proposta emendativa ad esso presentata (vedi l'allegato A - A.C.2436-B sezione 29).
Nessuno chiedendo di parlare, invito il relatore per la X Commissione ad esprimere il parere delle Commissioni.

STEFANO SAGLIA, Relatore per la X Commissione. Signor Presidente, le Commissioni esprimono parere contrario sull'emendamento Benvenuto 39.3.

PRESIDENTE. Il Governo?

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, il parere del Governo è conforme a quello espresso dal relatore.

PRESIDENTE. Passiamo ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'emendamento Benvenuto 39.3, non accettato dalle Commissioni né dal Governo.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera respinge (Vedi votazioni).

(Presenti 433
Votanti 424
Astenuti 9
Maggioranza 213
Hanno votato
181
Hanno votato
no 243).

Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 39.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 437
Votanti 259
Astenuti 178
Maggioranza 130
Hanno votato
251
Hanno votato
no 8).

(Esame dell'articolo 40 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 40 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 30), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 40.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 429
Votanti 422
Astenuti 7
Maggioranza 212
Hanno votato
420
Hanno votato
no 2).

(Esame dell'articolo 42 - A.C. 2436-B)

PRESIDENTE. Passiamo all'esame dell'articolo 42 (vedi l'allegato A - A.C. 2436-B sezione 31), al quale non sono state presentate proposte emendative.
Passiamo, dunque, ai voti.
Indìco la votazione nominale, mediante procedimento elettronico, sull'articolo 42.
(Segue la votazione).

Dichiaro chiusa la votazione.
Comunico il risultato della votazione: la Camera approva (Vedi votazioni).

(Presenti 431
Votanti 271
Astenuti 160
Maggioranza 136
Hanno votato
268
Hanno votato
no 3).

Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.


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Organizzazione dei tempi di discussione dei disegni di legge di ratifica (ore 20,29).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione dei disegni di legge di ratifica nn. 6067 e 6085.
Avverto che lo schema recante la ripartizione dei tempi riservati all'esame dei disegni di legge di ratifica all'ordine del giorno è pubblicato in calce al resoconto stenografico della seduta di ieri.

Discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004 (A.C. 6067) (ore 20,30).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6067)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Rizzi, ha facoltà di svolgere la relazione.
Onorevole Rizzi, coraggio. Se per caso è rimasto in Padania...venga a Roma (Commenti del deputato Rizzi)! Bravo, onorevole Rizzi!

CESARE RIZZI, Relatore. Presidente, di solito è lei che, stando al telefono, non si accorge di noi!

PRESIDENTE. Va bene, bravo, ha ragione. Mea culpa! Colleghi, vi ricordo che siamo in fase di discussione sulle linee generali di disegni di legge di ratifica e che non sono previste altre votazioni per quest'oggi.

CESARE RIZZI, Relatore. Signor Presidente, considerate le circostanze, consegnerei il testo.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 20,30)

PRESIDENTE. Onorevoli colleghi, per cortesia, consentite all'onorevole Rizzi di leggere la sua relazione.

CESARE RIZZI, Relatore. L'Accordo stretto dal nostro Governo con il Governo del Regno della Thailandia ha per oggetto la promozione della cooperazione culturale, scientifica e tecnologica. La dizione, assai ampia, descrive una tipologia di trattati che intendono costituire un quadro di riferimento versatile per numerose iniziative tutte tendenti al comune obiettivo della conoscenza e del confronto fra due culture (confronto che, in questo caso, è particolarmente interessante).
L'articolo 1 dell'Accordo ne stabilisce i principi generali. Detto articolo contiene, quale novità importante rispetto ad altri accordi analoghi firmati in passato, il riferimento al rispetto dei diritti umani. L'articolo 2 prevede per entrambe le parti la collaborazione diretta ed in progetti multilaterali. L'articolo 3 afferma la volontà delle due parti di sviluppare, nei rispettivi territori, la conoscenza e l'insegnamento della lingua dell'altra parte contraente attraverso l'istituzione di cattedre e lettorati. L'articolo 4 promuove la conoscenza dei rispettivi sistemi educativi, al fine di facilitare un'equa valutazione comparativa dei rispettivi titoli di studio. L'articolo 5 e l'articolo 6 rendono possibili, nell'ambito della legislazione vigente, reciproche facilitazioni in favore di istituzioni scolastiche, accademiche e culturali operanti nel territorio dell'altra parte contraente. L'articolo 7, insieme al 9, al 10 e


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all'11, impegna le parti contraenti a promuovere la conoscenza delle arti, della letteratura e della cultura dell'altro paese attraverso manifestazioni artistiche, scambi di artisti, traduzione e pubblicazione di testi. L'articolo 8 intende favorire specifiche intese interuniversitarie e scambi di docenti, ricercatori ed esperti. L'articolo 12 si incentra sulla protezione, la conservazione ed il restauro del patrimonio culturale e gli articoli 13 e 14 sull'archeologia. L'articolo 15 costituisce uno dei cardini dell'atto, individuando nella possibilità di concedere borse di studio uno degli strumenti essenziali di cooperazione culturale e di sviluppo di progetti di ricerca. L'articolo 16 individua quali settori prioritari di collaborazione tecnologie dell'informazione, ingegneria elettronica e civile, telecomunicazioni, scienze della salute, micro e nanotecnologie, agricoltura ed industria alimentare, ambiente, aerospazio, energia, trasporti, conservazione e tecnologie di restauro dei beni culturali. L'articolo 17 prevede scambi di esperti, scienziati e ricercatori, nonché scambi di conoscenze ed esperienze nell'aggiornamento e nella formazione. L'articolo 18 prevede lo scambio di informazioni tecnologiche e attività finalizzate al trasferimento di tecnologie, le cui disposizioni sono esplicitate nell'Annesso, parte integrante dell'Accordo. L'articolo 19 rappresenta uno degli aspetti innovativi dell'atto, impegnando le parti in una stretta collaborazione volta ad impedire ogni traffico illegale dei beni culturali e di valore storico. L'articolo 20 comporta un ulteriore aspetto innovativo impegnando le parti nel campo dei diritti umani e delle libertà civili e politiche in favore di entrambi i sessi e nel campo della tutela delle minoranze etniche, culturali e linguistiche. L'articolo 21 e l'articolo 22 riguardano iniziative in ambito sportivo; l'articolo 23 i settori della radio, della televisione e del cinema. L'articolo 24 istituisce una commissione mista preposta alla formulazione e alla verifica di programmi. Gli articoli 25 e 26 prevedono la soluzione di eventuali controversie fra le parti. L'articolo 27 fissa, infine, in 5 anni rinnovabili la durata dell'Accordo.
L'Annesso definisce i diritti connessi alla proprietà intellettuale.
L'Accordo comporta un onere complessivo di euro 377.640 per ciascuno degli anni 2005 e 2006 e di euro 388.850 annui a decorrere dall'anno 2007, impiegati per l'istituzione di nuove cattedre di insegnamento, per lo scambio di docenti, l'invio di esperti ed osservatori, l'organizzazione di eventi, la realizzazione di pubblicazioni.
Di tale somma solo una parte, benché la più cospicua, andrà a gravare sugli accantonamenti relativi al Ministero degli affari esteri, mentre 63.472 euro annuali dovranno essere resi disponibili dal Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca e 5.302 euro dal Ministero per i beni e le attività culturali.
Si tratta di un accordo articolato e completo e, quindi, invito tutti colleghi ad approvarlo senza indugio.

PRESIDENTE. Prendo atto che il Governo si riserva di intervenire nel prosieguo del dibattito.
È iscritto a parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, siamo di fronte ad un accordo con uno dei paesi fondamentali per l'economia del sud-est asiatico. L'onorevole Rizzi è stato molto circostanziato e ha fatto una bella relazione, però non ha potuto celare il fatto che il finanziamento è piuttosto scarso e che i contenuti dell'accordo sono ancora un po' di là da venire. Ecco perché sarebbe stato positivo avere un intervento del Governo che magari ci attualizzasse questo accordo, spiegandoci quali sono le priorità e come il Governo italiano si possa muovere; invece, vedo - come è successo altre volte - che i sottosegretari per gli affari esteri non sono presenti. A tal proposito ho detto più volte di nominarne un altro, anche due, perché su questo noi saremmo favorevoli; però, forse un dialogo tra Governo e Parlamento sui temi degli affari esteri sarebbe proficuo e importante.


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Noi non vogliamo mettere ostacoli ad un accordo così importante con uno dei paesi che è passato alla storia col nome delle «quattro tigri», cioè queste grandi potenze economiche che sono riuscite a crearsi un forte spazio in questo momento così dinamico per il nostro mondo. Tuttavia, pensiamo che, se il Governo ci volesse spiegare meglio come vuol dare attuazione a questo accordo, noi saremmo in grado di dare un giudizio più meditato.
Per il resto - come è noto - il nostro gruppo, ma anche gli altri gruppi dell'opposizione, si sono prestati a chiudere in questa legislatura tutte le ratifiche pendenti. Questo è un impegno d'onore su cui l'opposizione darà senz'altro il suo apporto; pertanto noi siamo qui per votare questo ed altri accordi, però ci si lasci dire che, a fronte della novità di questo scambio di idee, di lingua, di letterature e quant'altro, se avessimo potuto fare una discussione confortata anche da qualche indicazione su ciò che il Ministero degli affari esteri intende fare, avremmo potuto dare un voto più entusiasta, più motivato è più convinto.

PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 6067)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore e il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1° luglio 1997 (A.C. 6085) (ore 20,40).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca la discussione del disegno di legge: Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1o luglio 1997.

(Discussione sulle linee generali - A.C. 6085)

PRESIDENTE. Dichiaro aperta la discussione sulle linee generali.
Avverto che la III Commissione (Affari esteri) si intende autorizzata a riferire oralmente.
Il relatore, onorevole Landi di Chiavenna, ha facoltà di svolgere la relazione.

GIAN PAOLO LANDI di CHIAVENNA, Relatore. Signor Presidente, l'accordo all'esame dell'Assemblea va collocato nel quadro degli strumenti pattizi che concorrono a costituire il cosiddetto diritto del mare.
Nel corso della seconda metà del XX secolo si è manifestato a livello internazionale un sempre più marcato interesse allo sfruttamento per fini economici delle risorse marine: acque, suolo e sottosuolo. Questo ha posto il problema di definire una disciplina internazionale volta ad armonizzare i diritti degli Stati costieri che riconoscessero, altresì, gli interessi degli Stati terzi.
Un primo tentativo di codificazione è stato effettuato attraverso quattro convenzioni adottate a Ginevra nel 1958, ma ratificate da non più di una cinquantina di Stati.
Un importante passo in avanti è stato compiuto con la conferenza delle Nazioni Unite svoltasi tra il 1974 ed il 1982 e conclusasi con l'adozione della Convenzione firmata a Montego Bay il 10 dicembre 1982 ed entrata in vigore nel novembre 1994. La Convenzione codifica in gran parte norme di diritto internazionale marittimo di carattere consuetudinario ma contiene anche disposizioni innovatrici accettate da tutti i Governi anche se non firmatari della convenzione medesima.


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I temi di maggiore rilievo del diritto del mare riguardano lo sfruttamento della cosiddetta piattaforma continentale, ossia di quella parte del fondo e del sottosuolo marino, talvolta estesa per centinaia di miglia, che costituisce il prolungamento della terra emersa e che termina con gli abissi marini. Più di recente, è andato affermandosi un nuovo istituto - che si sovrappone, tra l'altro, parzialmente al primo -, la cosiddetta zona economica esclusiva, estesa sino a 200 miglia marine e le cui risorse, del suolo, del sottosuolo e delle acque marine, sono considerate di pertinenza dello Stato costiero. Problemi evidentemente si pongono quando occorre delimitare la piattaforma continentale o la zona economica esclusiva in presenza di Stati frontisti o contigui. Il mare Adriatico, come noto, è un'area in cui le delimitazioni in questione risultano particolarmente complesse e problematiche.
Proprio al fine di dirimere tutte le possibili controversie suscettibili di insorgere tra gli Stati sottoscrittori, la Convenzione di Montego Bay ha provveduto ad istituire il Tribunale internazionale del diritto del mare, che ha sede ad Amburgo. Il Tribunale è preposto alla soluzione delle controversie che hanno per oggetto l'interpretazione e l'applicazione della Convenzione e giudica inoltre tutte le ulteriori questioni previste in altri accordi multilaterali che conferiscano competenze allo stesso Tribunale.
L'accordo all'esame dell'Assemblea, adottato a New York il 23 maggio 1997 al termine della settima riunione degli Stati parte della Convenzione, è relativo ai privilegi ed alle immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare. Esso è volto ad assicurare la piena funzionalità ed autonomia del Tribunale nell'esercizio delle sue importanti attribuzioni.
L'articolo 2 riconosce al Tribunale la personalità giuridica e la capacità di contrattare, acquisire e alienare beni, sia mobili, sia immobili, nonché di comparire in giudizio.
L'articolo 3 sancisce l'inviolabilità dei locali del Tribunale; l'articolo 4 sancisce il diritto del Tribunale di utilizzare la propria bandiera e l'articolo 5 prevede l'immunità del Tribunale da ogni forma di azione legale.
L'articolo 6 sancisce l'inviolabilità degli archivi e dei documenti e l'articolo 7 prevede la conclusione di accordi con lo Stato interessato per lo svolgimento di attività fuori sede.
L'articolo 8 sancisce l'inviolabilità della corrispondenza e delle comunicazioni del Tribunale e gli articoli 9 e 10 definiscono un regime fiscale di favore esentando, in particolare, il Tribunale dal pagamento delle imposte dirette e dai dazi doganali, dai tributi o dalle restrizioni per gli oggetti importati o esportati per uso ufficiale. A tale proposito, è opportuno sottolineare che sarebbe necessario che il Governo - come, peraltro, ho già anticipato - garantisse, in fase di attuazione dell'accordo in esame, l'esclusione dal regime di esenzione fiscale di tutti i redditi di altra provenienza, non collegati all'attività del Tribunale. Al riguardo, credo di poter assicurare che il Governo ha assunto questo specifico impegno.
Gli articoli da 13 a 17 riguardano i privilegi e le immunità di tutti i soggetti coinvolti nell'attività del Tribunale. In particolare, ai membri del Tribunale sono riconosciuti, quando esercitano le loro funzioni, gli stessi privilegi, immunità e agevolazioni dei capi delle rappresentanze diplomatiche. Anche il cancelliere gode di privilegi e immunità di tipo diplomatico, mentre agli altri funzionari sono riconosciuti i privilegi, le immunità e le agevolazioni necessari all'esercizio indipendente delle rispettive funzioni.
Gli articoli da 18 a 20 recano clausole limitative delle ampie forme di immunità prima ricordate. È previsto, tra l'altro che la portata delle immunità sia ristretta nei confronti dello Stato parte di cui i soggetti interessati hanno la nazionalità ed è precisato che i soggetti beneficiari dei privilegi e delle immunità devono comunque rispettare le normative dello Stato di soggiorno o di attraversamento.
L'articolo 21 sancisce la validità negli Stati parte dei lasciapassare rilasciati dalle


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Nazioni Unite e l'articolo 22 garantisce la libertà di spostamento del personale del Tribunale.
Gli articoli da 23 a 25 disciplinano vari aspetti dei rapporti tra Tribunale e Stati parte: l'adozione di misure speciali a garanzia dell'ordine pubblico adottate dagli Stati sentito il Tribunale, la collaborazione del Tribunale all'applicazione della legislazione vigente e la conclusione di accordi speciali tra Stati e Tribunale destinati a prevalere sull'accordo in esame.
A norma dell'articolo 26, spetterà al Tribunale adottare disposizioni per la soluzione di questioni relative a contratti di cui esso è parte e per quelle che coinvolgono persone coperte dalle immunità previste dall'Accordo.
Gli articoli da 27 a 35 contengono le clausole finali dell'Accordo e prevedono, tra l'altro, la possibilità di un'applicazione speciale dell'Accordo per lo Stato che, pur non essendo parte di esso, sia parte della controversia di cui è investito il Tribunale.
In conclusione, credo che da parte del relatore sia possibile esprimere un giudizio ampiamente positivo sul provvedimento. Perciò ne chiedo la sollecita approvazione da parte dell'Assemblea.

PRESIDENTE. Ha facoltà di parlare il rappresentante del Governo.

MARIA TERESA ARMOSINO, Sottosegretario di Stato per l'economia e le finanze. Signor Presidente, mi riservo di intervenire nel prosieguo del dibattito.

PRESIDENTE. Sta bene.
È iscritto a parlare l'onorevole Spini. Ne ha facoltà.

VALDO SPINI. Signor Presidente, signor rappresentante del Governo, onorevoli colleghi, concordo con il relatore Landi di Chiavenna, anche sull'interpretazione dell'articolo 11, paragrafo 2, e dell'articolo 16, paragrafo 4, rispetto ai redditi versati dal Tribunale. Mi si lasci ricordare che questo Accordo è stato adottato a New York il 23 maggio 1997 ed è stato aperto alla firma il 1o luglio 1997; nel corpo dell'articolato, si legge che l'Accordo entra in vigore quando dieci paesi lo abbiano ratificato: anche se non è scritto nella relazione, ritengo tuttavia che, dal 1997 in poi, almeno dieci paesi lo abbiano sicuramente già ratificato. Quindi, certamente l'Accordo è già in vigore; perciò, prima vi aderiamo e meglio è, anche perché sono previsti 21 giudici eletti dai vari paesi e quant'altro, sicché non vi è dubbio che da parte nostra si raccomandino i tempi più stretti possibili, sia alla Camera sia al Senato, perché l'Italia non rimanga indietro rispetto all'adesione a questo accordo. Se esso certamente può interessare chi si occupa dei problemi del mare, tuttavia chiunque sia in qualche modo a contatto con tali questioni si rende conto che è di grande rilievo ed interesse.

PRESIDENTE. È iscritto a parlare l'onorevole Giovanni Bianchi. Ne ha facoltà.

GIOVANNI BIANCHI. Signor Presidente, intervengo anzitutto per dichiararmi in sintonia con le osservazioni molto puntualmente svolte dal relatore e, quindi, per aggiungere una sottolineatura.
Evidentemente, un accordo di questo tipo presenta elementi di specificità notevoli; cionondimeno, la partecipazione del nostro paese alla Convenzione di Montego Bay e le tappe successive offrono l'opportunità per osservazioni per le quali non ho la possibilità di fornire la documentazione. Tuttavia, buona parte del diritto internazionale relativo alle relazioni pacifiche, in particolare grazie agli approfondimenti della diplomazia vaticana, prende le mosse esattamente dai diritti del mare. Quindi, una materia così specifica, che però ha una lunga tradizione, è in grado di fornirci strumenti per intervenire sulle nuove frontiere della comunità umana.
Dunque, in tal caso, nel dettaglio si nasconde non il demonio ma una opportunità di lavoro; ecco perché si tratta di una ratifica che ci vede non soltanto concordi ma attenti.


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PRESIDENTE. Non vi sono altri iscritti a parlare e pertanto dichiaro chiusa la discussione sulle linee generali.

(Repliche del relatore e del Governo - A.C. 6085)

PRESIDENTE. Prendo atto che il relatore ed il rappresentante del Governo rinunziano alla replica.
Il seguito del dibattito è rinviato ad altra seduta.

Sull'ordine dei lavori (ore 20,47).

EUGENIO RICCIO. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

EUGENIO RICCIO. Apprendiamo dalle agenzie di stampa e dalla televisione di un grave incidente ferroviario verificatosi presso la stazione di Roccasecca che ha visto il tamponamento del treno regionale Roma-Campobasso con un treno locale, con gravissime conseguenze.
Per fortuna, sembra non vi siano stati morti; tuttavia si sono avuti oltre cinquanta feriti, tre dei quali versano in condizioni gravissime e due sono, al momento, dispersi. Quindi, si tratta di conseguenze terribili per una tratta di cui spesso abbiamo denunciato le condizioni di insicurezza.
Anche in tempi recenti, circa un mese fa, insieme con il collega onorevole Tamburro, avevamo presentato un'interrogazione urgente alla quale ancora non abbiamo ricevuto risposta dal Governo.
È una tratta, come dicevo, ampiamente insicura e sulla quale, peraltro, apprendiamo che il ministro Lunardi ha già disposto l'istituzione di una commissione di inchiesta.
Dunque, le chiedo, Presidente, di attivarsi perché il Governo, chiarendone fino in fondo i motivi e le cause, possa riferire su tale grave evento e possa, inoltre, porre riparo alle gravi conseguenze già verificatesi.

PRESIDENTE. Onorevole Riccio, la Presidenza si attiverà affinché il Governo dia risposta all'atto di sindacato ispettivo da lei richiamato ed agli eventi verificatisi, che mi sembra rafforzino l'esigenza di un intervento tempestivo: sarà mia cura assolvere a tale compito.

Ordine del giorno della seduta di domani.

PRESIDENTE. Comunico l'ordine del giorno della seduta di domani.

Mercoledì 21 dicembre 2005, alle 9,30:

(ore 9,30 e al termine della riunione del Parlamento in seduta comune)

1. - Seguito della discussione del progetto di legge:
ARMANI ed altri; BENVENUTO ed altri; LETTIERI e BENVENUTO; LA MALFA ed altri; DILIBERTO ed altri; FASSINO ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; ANTONIO PEPE ed altri; LETTA ed altri; LETTIERI ed altri; COSSA ed altri; D'INIZIATIVA DEL GOVERNO; GRANDI ed altri: Disposizioni per la tutela del risparmio e la disciplina dei mercati finanziari (Approvato, in un testo unificato, dalla Camera e modificato dal Senato) (2436-4543-4551-4586-4622-4639-4705-4746-4747-4785-4971-5179-ter-5294-B);
e dell'abbinata proposta di legge: PERROTTA (6103).
- Relatori: Romoli (per la VI Commissione) e Saglia (per la X Commissione).

2. - Seguito della discussione dei disegni di legge:
Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica islamica del Pakistan sulla lotta contro il traffico di sostanze stupefacenti, sostanze psicotrope e precursori, fatto a Roma il 29 settembre 2004 (6068).
- Relatore: Deodato.


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Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Consiglio dei Ministri della Bosnia Erzegovina sulla regolamentazione reciproca dell'autotrasporto internazionale di viaggiatori e merci, fatto a Sarajevo il 28 aprile 2003 (5204-A).
- Relatore: Rizzi.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica dell'Azerbaijan in materia di collaborazione culturale, scientifica e tecnologica, fatto a Baku il 1o giugno 2002 (5389).
- Relatore: Rivolta.

Adesione della Repubblica italiana al Protocollo del 1996 alla Convenzione del 1972 sulla prevenzione dell'inquinamento dei mari causato dall'immersione di rifiuti, fatto a Londra il 7 novembre 1996, con allegati (5889).
- Relatore: Deodato.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo della Repubblica di Macedonia sulla cooperazione in campo turistico, fatto a Skopje il 15 novembre 2002 (6008).
- Relatore: Landi di Chiavenna.

Ratifica ed esecuzione dell'Accordo di cooperazione culturale, scientifica e tecnologica tra il Governo della Repubblica italiana ed il Governo del Regno della Thailandia, con Annesso, fatto a Roma il 22 settembre 2004 (6067).
- Relatore: Rizzi.

Adesione della Repubblica italiana all'Accordo sui privilegi e le immunità del Tribunale internazionale del diritto del mare, adottato a New York il 23 maggio 1997 ed aperto alla firma il 1o luglio 1997 (6085).
- Relatore: Landi di Chiavenna.

3. - Discussione di un documento in materia di insindacabilità ai sensi dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione:
Applicabilità dell'articolo 68, primo comma, della Costituzione, nell'ambito di un procedimento penale nei confronti del deputato Delmastro Delle Vedove (Doc. IV-quater, n. 109).
- Relatori: Ghedini, per la maggioranza; Bielli, di minoranza.

Ricordo che alle 14 avrà luogo la riunione del Parlamento in seduta comune per l'elezione di un componente il Consiglio superiore della magistratura e per la votazione per la formazione dell'elenco previsto dall'articolo 135, settimo comma, della Costituzione per i giudizi di accusa dinanzi alla Corte costituzionale. La chiama avrà inizio dai senatori.

La seduta termina alle 20,50.

RELAZIONE DEI DEPUTATI GIOVANNI KESSLER E PIERLUIGI MANTINI, RELATORI PER LA MAGGIORANZA SUL DOC. IV, N. 12-A

Premessa. La domanda di autorizzazione a utilizzare intercettazioni di conversazioni telefoniche di Ugo MARTINAT, deputato e viceministro delle infrastrutture e dei trasporti, riguarda il procedimento penale n. 1918/04 RGNR - pendente presso il tribunale di Torino.
Si tratta di un procedimento penale nel quale si indaga per diversi capi d'imputazione, essenzialmente per i reati di concorso in turbativa d'asta e in abuso d'ufficio in relazione agli appalti per i lavori di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione e per lavori di manutenzione e messa in sicurezza di altre vie stradali del Piemonte.
In questa sede non appare necessario affrontare i problemi d'inquadramento costituzionale che sono presentati e risolti dal giudice richiedente giacché in definitiva quest'ultimo conclude per l'inoltro della richiesta alla Camera dei deputati e


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dunque alla Camera spetta di decidere nel merito, ai sensi dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003, se accogliere la domanda o meno. Né la Camera deve esprimersi su conversazioni alle quali il deputato interessato non ha preso parte (v. anche la sentenza C. cost. n. 163 del 2005).
Dall'ordinanza di richiesta di utilizzo e dagli allegati, si evince che - secondo l'ipotesi accusatoria - insieme all'onorevole Martinat, diversi altri soggetti avrebbero concorso nella turbativa d'asta aggravata (articolo 353, commi 1 e 2, del codice penale) sia in relazione al tentativo di illegittima aggiudicazione a favore di Vincenzo Procopio di una gara di appalto relativa alla realizzazione di un cunicolo esplorativo nella linea ferroviaria Torino-Lione sia in relazione all'affidamento dell'esecuzione di altre opere attinenti alle infrastrutture della regione Piemonte.
Per quanto riguarda la Torino-Lione, si tratta di lotti di lavoro afferenti agli scavi geologici di sondaggio e non della costruzione vera e propria. Un ruolo chiave in questo contesto avrebbero svolto Valter Benedetto (responsabile della direzione costruzioni della società Torino-Lione) e Giovanni Desiderio, persona designata da Alleanza Nazionale nel consiglio d'amministrazione dell'agenzia Torino 2006.
Nella parte dell'inchiesta relativa alla variante della SS 589 e all'aggiudicazione dei relativi lavori in violazione della normativa comunitaria, compaiono tra gli altri anche i nomi di Marcellino Gavio, dirigente della Grassetto Lavori e quello di Teresio Fantini, dirigente della ditta SITALFA, vale a dire le ditte che si sarebbero giovate dell'illecito affidamento.
Più precisamente gli episodi contestati sono i seguenti:
1) formazione di un'associazione temporanea d'imprese tra la ditta del Procopio e la Metropolitane Milanesi spa al fine di consentire al Procopio - con il contributo di favore del Desiderio, del Benedetto e del Martinat - di concorrere più efficacemente alla gara per i sondaggi di Venaus (To);
2) illegittima aggiudicazione dell'appalto per i lavori della variante SS 589 alla SITALFA spa e tentativo di pilotare verso la LIS srl un appalto di lavori relativo ad altro tratto della stessa strada;
3) illegittima aggiudicazione dei lavori relativi alla strada regionale 232 variante Cossato - Valle Mosso - Trivero - Canton Colombo - Mottalciata - Rotatoria Mottalciata.

1. La gara per i sondaggi di Venaus. Secondo l'ipotesi accusatoria e in via di sintesi, Vincenzo Procopio, professionista titolare della STI srl, sarebbe stato beneficiario di attività volte a favorire la sua gara per l'aggiudicazione dell'appalto per lo scavo di un cunicolo esplorativo prodromico ai lavori per la linea ferroviaria Torino-Lione. Il deputato Martinat avrebbe infatti interessato sia Valter Benedetto che Giovanni Desiderio, rispettivamente direttore delle costruzioni della società Torino-Lione e membro dell'Agenzia Torino 2006 per Alleanza Nazionale - nonché vice-presidente di UNICREDIT Banca d'impresa spa - affinché l'offerta del Procopio fosse benevolmente considerata.
Tanto sarebbe suffragato - secondo gli inquirenti - dalle telefonate intercorse tra il marzo e il luglio 2004 tra Benedetto, Desiderio e lo stesso Procopio. Mentre quest'ultimo venne invitato a costituire un'Associazione temporanea d'imprese con la Metropolitane Milanesi spa per rendere la sua offerta più credibile e solida, gli altri protagonisti s'interessarono di capire quali imprese rischiassero di essere concorrenti pericolose (come per esempio la STONE - per quel che risulta dagli atti - legata alla figlia del ministro Lunardi) e a quali imprese invece fosse il caso che Procopio non si associasse, perché ritenute perdenti a causa del preteso legame con ambienti politici di sinistra (come la GEODATA). Infatti, intorno al 9 marzo 2004, Desiderio e Procopio acquisirono la consapevolezza che solo con una proroga dei termini per la presentazione delle offerte la STI srl potesse


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avere delle chances di battere la STONE, che tra l'altro era associata a una società di Marcellino Gavio; e che tali chances sarebbero state accresciute con la formazione dell'ATI con la MM. La proroga dei termini (dal 2 al 9 aprile 2004) venne disposta poi da Paolo Comastri, direttore generale della società Torino-Lione.
Di tutto ciò - sempre secondo gli inquirenti - l'onorevole Martinat sarebbe stato protagonista di primo piano, con il ruolo non solo di intermediario tra i vari attori della vicenda (i quali peraltro sarebbero tutte persone iscritte o comunque vicine al partito di Alleanza Nazionale), ma anche di destinatario di un versamento di 23 mila euro effettuato da tale Casalegno il 19 marzo 2004 (vedi pag. 30 dell'allegato alla richiesta). Quanto sopra emergerebbe dalle intercettazioni telefoniche, sia di quelle di cui viene chiesta l'autorizzazione all'utilizzo perché l'onorevole Martinat vi ha partecipato, sia delle altre. La conclusione della vicenda è però che l'ATI formata dalla STI srl e MM spa non risultò vincitrice.
2. L'appalto per la variante della SS 589 (c.d. Variante di Avigliana). Venendo sinteticamente al secondo episodio, il 9 luglio 2004, veniva stipulata una convenzione tra l'Agenzia Torino 2006, l'ANAS e la SITAF con cui a quest'ultima veniva delegato il ruolo di stazione appaltante (nello schema della c.d. concessione di opera pubblica) per l'esecuzione dei lavori di uno dei due lotti della variante della SS 589, di grande interesse per l'adeguamento delle infrastrutture del Piemonte in vista dei giochi invernali di Torino 2006.
Secondo il capo d'accusa tale convenzione sarebbe di per se illecita giacché la legge n. 285 del 2000 (all'articolo 3, comma 3-bis), come poi modificata dal decreto legislativo n. 48 del 2003 prescriverebbe - a parere degli inquirenti - che l'Agenzia Torino 2006 può individuare soltanto dei partners nelle potenziali convenzioni e non dei concessionari. Peraltro anche il partner doveva essere scelto previa gara espletata secondo le norme comunitarie, gara che invece non si è tenuta. La concessionaria peraltro a sua volta ha provveduto a un affidamento diretto a una propria controllata (la SITALFA). Il tutto peraltro - secondo gli inquirenti - sarebbe stato concordato ben prima della stipula della citata convenzione.
Invero, la stessa richiesta di utilizzo rivolta dal Pm al Gip e da questi alla Camera dei deputati, riconosce che l'onorevole Martinat non fa mai riferimento nelle conversazioni cui prende parte a questa vicenda. Il suo coinvolgimento risulterebbe solo dalle conversazioni tra altri interlocutori e dalla frequenza dei contatti tra lui e costoro, tra i quali - come accennato - Marcellino Gavio (v. pp. 48 e 63 dell'allegato 2 alla richiesta). E in questo consisterebbe il concorso nell'abuso d'ufficio.

L'aggiudicazione dei lavori c.d. variante Cossato. ARES è l'acronimo di Agenzia regionale delle strade, ente strumentale della regione Piemonte per le vie stradali. Nel 2004 ne era direttore generale Nicola Chiatante, soggetto poi attinto da misura cautelare in carcere per tentata concussione e turbativa d'asta nel procedimento di cui si tratta. In data 20 aprile 2004, il comitato direttivo dell'ARES stabilì che doveva essere bandita una gara per l'affidamento della progettazione e dell'esecuzione dei lavori alla strada regionale 232 variante Cossato - Valle Mosso - Trivero - Canton Colombo - Mottalciata - Rotatoria Mottalciata; il 28 luglio 2004 il bando di gara venne effettivamente pubblicato. Dalle intercettazioni risulta - sempre secondo gli uffici inquirenti - che però Vincenzo Procopio sapeva della pubblicazione del bando già dal 29 aprile 2004 e cioè dopo soli 9 giorni dalla decisione assunta internamente all'ARES. Peraltro, risulterebbe che Chiatante suggerì al Procopio di non associarsi con la società BONIFICA, sebbene questa avesse titoli preferenziali nell'assegnazione dell'appalto per aver già effettuato il progetto per la sola parte della variante Valle Mosso. Chiatante avrebbe suggerito a Procopio di allearsi con la società STEA, di cui Chiatante stesso sarebbe stato in passato dipendente. Egli poi sarebbe stato individuato come responsabile del procedimento


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amministrativo e avrebbe così pilotato la gara in favore della STI srl, che in effetti se l'aggiudicò. Anche in questa vicenda - secondo l'accusa - l'onorevole Martinat avrebbe avuto un ruolo.
Vi è da ultimo - come in parte accennato - una quarta contestazione negli atti trasmessi alla Camera, inerente ancora alla SS 589 nel tratto del comune di Pinerolo, tra la zona della Porporata e l'innesto con la tangenziale e il collegamento Area Olimpica di Pinerolo. L'appalto riguardante tale tratto di strada sarebbe - sempre secondo l'accusa - stato turbato al fine di aggiudicarlo all'impresa LIS srl, il cui amministratore delegato è tale Andrea Barone e il cui procuratore è Gianluigi Preda. Orbene, con riguardo a tale vicenda dagli atti trasmessi risulterebbe un frequente contatto tra il Barone e il Preda da una parte e il Desiderio e il Procopio dall'altra. A tal proposito risulterebbe, innanzitutto, che gli esponenti della LIS avevano contatti privilegiati con la commissione aggiudicatrice dal momento che seppero dell'esito della gara due giorni prima che questo fosse reso pubblico; che tuttavia da tali contatti privilegiati non pervennero notizie favorevoli per la LIS, ciò di cui gli esponenti di questa si lagnarono con Desiderio e con Procopio, come se - nell'ipotesi accusatoria - taluno strettamente connesso all'attività di costoro avesse in precedenza fatto promesse e assicurazioni. Secondo gli investigatori la persona in questione non potrebbe che essere l'onorevole Martinat, il quale venne contattato da Desiderio il 23 febbraio 2004 e genericamente informato della delusione del Barone. Successivamente il Procopio redasse delle integrazioni tecniche di miglioramento della progettazione stilata dalla LIS, unitamente a Elio Boccato, consulente tecnico interno all'Agenzia Torino 2006. Ciò nonostante, il Barone decise poi di contattare direttamente l'onorevole Martinat e di chiedergli un appuntamento che venne fissato per il 30 aprile a Torino. Nel frattempo si susseguirono contatti tra Procopio e Preda.
Dall'allegato 2 alla richiesta presentata alla Camera dei deputati comunque non risulta che la LIS sia riuscita a ribaltare l'esito per lei infausto della gara.

Considerazioni sull'autorizzazione e conclusioni. L'articolo 6 della legge 140 del 2003 non indica un parametro sulla base del quale l'autorizzazione richiesta debba o meno essere concessa. Ciò deriva dal fatto che i poteri autorizzatori delle Camere in materia di immunità parlamentare storicamente non sono disciplinati da una precisa criteriazione. Ciò non significa che essi siano poteri da esercitare in via arbitraria, come del resto hanno stabilito le sentenze della Corte costituzionale nn. 462, 463 e 464 del 1993. Si tratta allora di capire per quale motivo la Camera dovrebbe denegare l'autorizzazione visto altresì che nella seduta del 16 novembre 2005 l'onorevole Martinat non ha smentito alcuna delle asserzioni contenute nella documentazione pervenuta dall'autorità giudiziaria.
La Giunta ha svolto l'esame della richiesta nelle sedute del 16, 22 e 30 novembre e 14 dicembre 2005, nella prima di tali sedute - come accennato - ascoltando il deputato Martinat.
Secondo gli esponenti della maggioranza parlamentare in Giunta espressisi sul punto, l'organo parlamentare potrebbe svolgere, come in una sorta di riesame, un nuovo giudizio sulla rilevanza processuale delle intercettazioni.
Ciò deve ritenersi non solo praticamente difficoltoso, ma anche giuridicamente scorretto. Praticamente difficoltoso, perché non tutti i membri della Giunta hanno avuto modo di esaminare compiutamente la documentazione; giuridicamente scorretto perché le valutazioni sulla rilevanza processuale dei vari elementi probatori non possono spettare a un organo politico, ma rimangono di esclusiva pertinenza del giudice. L'intrusione della politica in uno specifico procedimento sarebbe fatto grave e costituirebbe un precedente assai pericoloso.
Nel corso dell'esame, il Presidente della Giunta, onorevole Siniscalchi, ha anche


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avanzato una proposta metodologica di mediazione: distinguere tra le conversazioni intercettate quali palesemente attengano a profili politici e quali invece non, in modo da negare l'autorizzazione all'utilizzo per le prime e concederlo per le seconde. Ma la proposta - messa ai voti - è stata respinta.
In realtà, pur essendo la legge n. 140 una cattiva legge, di cui si auspica la modifica in futuro, essa ha in mente - quale caso di diniego - quello dell'uso surrettizio e fraudolento di intercettazioni contro il parlamentare in aggiramento del disposto dell'articolo 68, terzo comma, della Costituzione.
In buona sostanza, per pervenire al diniego dell'autorizzazione richiesta bisognerebbe provare un intento persecutorio e malizioso della magistratura che abbia appositamente intercettato i consueti interlocutori del parlamentare proprio per sottoporre quest'ultimo a un indebito controllo a fini di interferenza politica. Solo con una simile interpretazione la Camera sottrarrebbe la concreta applicazione dell'articolo 6 della legge n. 140 del 2003 ai rilievi d'incostituzionalità che già sono stati sollevati da molte voci dottrinali e che del resto possono desumersi dall'orientamento della Corte costituzionale, la quale - nella sentenza n. 225 del 2001 - ha espressamente stabilito che "la posizione dell'imputato, che sia membro del Parlamento, di fronte alla giurisdizione penale [...] non è assistita da speciali garanzie costituzionali diverse da quelle stabilite, sul piano sostanziale, dall'articolo 68, primo comma, Cost., attraverso l'insindacabilità delle opinioni espresse e dei voti dati nell'esercizio delle funzioni parlamentari, e, sul piano procedimentale, dal secondo e dal terzo comma del medesimo articolo 68, che condiziona all'autorizzazione della Camera di appartenenza l'adozione di misure restrittive della libertà personale (nell'accezione di cui all'articolo 13, primo e secondo comma, della Costituzione) o della libertà e della segretezza della corrispondenza e delle comunicazioni (nell'area cioè garantita dall'articolo 15 della Costituzione)». È chiaro quindi che l'assunto implicito che si avverte diffuso nell'opinione di taluni settori di questa Assemblea - per cui l'articolo 6 tutelerebbe un rinforzato diritto alla privacy dei parlamentari rispetto agli altri cittadini - è destituito di fondamento. Lo stesso Consiglio di Stato, nella sentenza n. 5881 del 2003 ha riconosciuto che" il soggetto che aspira al conferimento di un incarico pubblico è portatore (e di ciò deve essere consapevole) di un obbligo di trasparenza nei confronti della collettività che implica la possibilità di conoscenza, da parte dei cittadini, di profili della propria personalità e delle proprie opinioni e attitudini, sia come singolo che in qualità di appartenente al contesto sociale nel quale si esplica la propria attività: ciò è tanto più vero in relazione all'espletamento del mandato politico, ma è comunque di assoluta rilevanza anche nel quadro del conferimento di incarichi pubblici ad estranei all'amministrazione, in funzione dell'attribuzione di poteri pubblicistici e, anche, della correlata gestione di risorse finanziarie collettive».
Nella fattispecie al nostro esame, dato che le indagini sono iniziate secondo ogni buona regola investigativa a carico di terzi soggetti, i quali sono accusati di gravi reati contro la pubblica amministrazione che nulla hanno a che fare con l'attività politico-parlamentare dell'on. Martinat, non vi sono segni di fumus persecutionis. Né del resto nei vari passaggi processuali risulta che alcuno degli imputati abbia contestato nel merito le accuse. Risulta anzi che tutti i difensori abbiano meramente proposto una questione di legittimità costituzionale dell'art. 6 della legge n. 140. Nessuna traccia - dunque - di intento persecutorio.
Né possono essere sottaciute in questa sede le gravi conseguenze che avrebbe un diniego di autorizzazione: si prospetterebbe l'infausto esito di un giudizio meramente politico in ordine a elementi probatori di schietta pertinenza processuale: - qui sì - un'interferenza politicamente orientata sulle attribuzioni di un altro potere, che non potrebbe che ribellarsi, elevando conflitto d'attribuzioni innanzi alla Corte costituzionale. Né l'esito


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del conflitto rimedierebbe all'irreversibile distruzione del materiale probatorio, prescritta dalla legge.
Per questi motivi, a parità di voti, la Giunta ha respinto la proposta di diniego avanzata da chi era incaricato di riferire inizialmente al collegio. I sottoscritti relatori avanzano quindi - a nome della Giunta - la proposta che l'Assemblea conceda l'autorizzazione richiesta, affinché il deputato Martinat possa difendersi nel merito delle accuse ed eventualmente dimostrare in giudizio la loro infondatezza e la correttezza del suo operato.

Giovanni KESSLER e
Pierluigi MANTINI,
relatori per la maggioranza.

RELAZIONE DEL DEPUTATO GIUSEPPE LEZZA, RELATORE DI MINORANZA, SUL DOC. IV, N. 12-A

In relazione agli appalti per alcuni lavori di costruzione della linea ferroviaria ad alta velocità Torino-Lione, e per taluni lavori di manutenzione e messa in sicurezza di altre opere stradali del Piemonte, la procura della Repubblica di Torino ha iniziato a svolgere, qualche tempo fa, indagini preliminari a carico di taluni soggetti, segnatamente imprenditori e pubblici amministratori, ipotizzando a carico di costoro il concorso in reati vari: turbativa d'asta, abuso d'ufficio e rivelazione ed utilizzazione di segreti di ufficio.
Nel corso delle intercettazioni telefoniche, autorizzate nei confronti dei predetti indagati, ad avviso del P.M., sarebbe emerso un coinvolgimento dell'onorevole Martinat, in termini di concorso ex articolo 110 c.p., tale da comportare l'iscrizione anche di questi nel registro degli indagati. Cionondimeno la stessa procura non riteneva di richiedere la preventiva autorizzazione alla Camera dei Deputati, ai sensi dell'art. 4 della legge n. 140 del 2003; cosicché le intercettazioni proseguivano, registrando altre conversazioni, talune delle quali vedevano ancora la partecipazione diretta del parlamentare.
Con l'ordinanza del 3 ottobre 2005, il G.I.P. decideva sulla richiesta del P.M. che, richiamando l'art. 6 della predetta legge n. 140, concernente invero le ipotesi di «procedimenti riguardanti terzi», chiedeva che fosse ritenuta la necessità di utilizzare, nell'ambito del procedimento in oggetto, le conversazioni che avevano visto partecipe l'on. Martinat.
Con l'anzidetto provvedimento, emesso in camera di consiglio in conformità dell'art. 268 comma 6 c.p.p., il G.I.P. - dopo aver rigettato una eccezione di legittimità costituzionale proposta dai difensori degli indagati, in ordine agli articoli 4 e 6 dell'anzidetta legge n. 140, con riferimento alla mancata esplicita previsione in tali articoli delle intercettazioni «indirette» del parlamentare indagato - formulava la richiesta di autorizzazione alla utilizzazione processuale delle relative conversazioni.

***

Dall'ordinanza del G.I.P. e dagli allegati, si evincerebbe anzitutto che - secondo l'ipotesi accusatoria - diversi soggetti avrebbero concorso nella turbativa d'asta relativa ad un'illegittima aggiudicazione, a favore di tale Procopio Vincenzo, titolare della STI srl, di una gara di appalto relativa alla realizzazione di scavi geologici di sondaggio, finalizzati alla costruzione della linea ferroviaria Torino-Lione.
In estrema sintesi diremo qui che le telefonate intercorse tra il Procopio, tale Walter Benedetto, responsabile della Direzione Costruzione LTF, e tale Desiderio Giovanni, membro dell'Agenzia Torino 2006, suffragherebbero l'ipotesi - secondo gli inquirenti - di un interessamento a monte dell'on. Martinat, affinché fosse presa in benevola considerazione l'offerta del Procopio, invitato peraltro a costituire una associazione temporanea di impresa con la Metropolitane Milanesi S.p.A., per rendere la sua offerta più credibile e solida. Pur consapevoli che il reato di turbata libertà degli incanti è reato di pericolo, ci pare utile e doveroso aggiungere


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che la conclusione della vicenda è che l'ATI, formata dalla STI s.r.l. e dalla M.M. S.p.A., non risultò vincitrice di quella gara.
In ordine al secondo episodio incriminato - l'appalto per la variante della s.s. 589 (c.d. variante di Avigliana), ed alle relative imputazioni di abuso d'ufficio - in breve diremo soltanto che la vicenda trae origine da una convenzione intervenuta nel luglio 2004 tra l'Agenzia Torino 2006, l'ANAS e la SITAF, con cui a questa ultima veniva delegato il ruolo di stazione appaltante, per l'esecuzione di uno dei due lotti della variante.
A tal proposito pare doveroso evidenziare pregiudizialmente che l'ordinanza del G.I.P., e la stessa precedente richiesta del P.M., riconoscono che nelle conversazioni tra l'on. Martinat ed i suoi interlocutori non si fa mai riferimento alla vicenda in oggetto.
Il terzo episodio, che ci occupa - come gli altri - per i risvolti ex lege n. 140, e che è minimale rispetto agli altri per il valore dell'opera, riguarda l'aggiudicazione dei lavori della c.d. variante Cossato.
L'Ares, ovverosia l'Agenzia regionale delle strade, Ente della Regione Piemonte, il 20 aprile 2004 stabilì che doveva essere bandita una gara per l'affidamento della progettazione ed esecuzione dei lavori già detti. Il 28 luglio successivo veniva pubblicato il bando di gara.
Dalle intercettazioni risulterebbe, secondo gli inquirenti, che Procopio Vincenzo sapeva della decisione interna dell'Ares, e della pubblicazione del bando, già dal 29 aprile. Risulterebbe altresì che il direttore generale dell'Ares, tale Nicola Chiatante, avrebbe suggerito al Procopio di non allearsi con la società «Bonifica», bensì con la società STEA, di cui il Chiatante era stato in passato dipendente. Egli poi sarebbe stato individuato come responsabile del procedimento amministrativo, ed avrebbe così pilotato la gara in favore della STI s.r.l., che in effetti se l'aggiudicò.
Sul quarto episodio indagato, inerente ancora a lavori relativi alla s.s. 589, nel comune di Pinerolo, l'appalto sarebbe stato turbato al fine di aggiudicarlo all'impresa LIS s.r.l., il cui amministratore delegato è tale Andrea Barone, ed il cui procuratore è tale Preda Gianluigi.
Secondo l'accusa, gli esponenti della LIS s.r.l. avevano contatti privilegiati con la commissione aggiudicatrice; tanto è vero che, già due giorni prima che fosse reso pubblico, essi seppero dell'esito sfavorevole della gara. Il 23 febbraio 2004 l'on. Martinat fu contattato dal Desiderio, il quale lo informò sulla delusione del Barone. Successivamente quest'ultimo chiese direttamente un appuntamento al Martinat, che glielo fissò per il 30 aprile.
Ad ogni buon conto, anche per questa fattispecie, dall'Allegato 2 alla richiesta del G.I.P. risulterebbe che la LIS non è riuscita poi a ribaltare l'esito per lei sfavorevole della gara.

***

Insomma questo «benedetto» onorevole Martinat non avrebbe influenzato alcunché, o perché incapace ed impotente, ancorché vice Ministro, o perché volutamente inerte e totalmente indifferente rispetto all'esito delle gare. Tertium non datur.

***

Ai fini della decisione del caso che ci occupa, devo qui ricordare innanzitutto che non è in discussione l'utilizzabilità, del tutto pacifica, delle conversazioni intervenute tra terzi, cioè tra persone diverse dal parlamentare, anche quando il contenuto riguardi quest'ultimo (come peraltro ha recentemente deciso la Corte costituzionale, con la sentenza n. 163 del 2005, per una nota vicenda riguardante il senatore Emilio Colombo). Qui è in gioco soltanto l'utilizzabilità delle conversazioni telefoniche alle quali ha partecipato direttamente il Martinat; poiché queste, e solo queste, sono oggetto della tutela dell'articolo 68 della Costituzione, e della legge attuativa n. 140 del 2003.
La legge invero non prevede un parametro, ovverosia quale criterio debba essere usato per la concessione o meno


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dell'autorizzazione richiesta dal G.I.P.; né esiste già, per tali casi, una giurisprudenza per la fattispecie in esame, come è invece per gli altri casi dell'art. 68, che prevedono come condizioni di procedibilità - al secondo e terzo comma - le autorizzazioni preventive in tema di perquisizioni, di misure cautelari restrittive della libertà personale, di sequestro della corrispondenza, e, appunto, di intercettazioni, che - così è anche per l'art. 4 della legge n. 140 - sono soltanto quelle espletate sulle utenze del parlamentare, evidentemente indagato. Dice infatti l'ultimo comma dell'art. 68: «Analoga autorizzazione è richiesta (alla Camera) per sottoporre i membri del Parlamento ad intercettazioni...». Dice ancora l'art. 4 della legge n. 140: «Quando occorre eseguire nei confronti di un membro del Parlamento ispezioni personali, ... intercettazioni, ... l'Autorità competente richiede direttamente l'autorizzazione della Camera alla quale il soggetto appartiene».
Quello che ci occupa nella fattispecie, invece, non è un caso di procedibilità, ma soltanto di utilizzabilità dei mezzi di prova costituiti dalle intercettazioni «indirette», che sarebbero previste in particolare dall'art. 6 - comma 2 - legge n. 140, come conversazioni di un parlamentare in un «procedimento riguardante terzi»; e cioè conversazioni captate su utenze di indagati terzi, alle quali abbia partecipato occasionalmente un parlamentare.
A nostro avviso l'art. 6, a differenza dell'art. 4, non contiene l'attuazione di un precetto costituzionale, perché è un'estensione della normativa, anzi un'aggiunta, che finisce dunque con il collocarsi e con l'operare al di fuori dell'ambito e del contenuto propri dell'art. 68 della Costituzione, che difatti non prevede le intercettazioni c.d. indirette. Ancora a nostro modesto parere - e questo ci preme ancora di più evidenziare - la fattispecie in oggetto, a sua volta, è chiaramente al di fuori della previsione dell'art. 6, perché quest'ultimo - lo abbiamo già ricordato - concerne soltanto i «procedimenti riguardanti terzi», mentre nel caso in esame anche l'on. Martinat è indagato, con altri, nel procedimento. E questa non è una differenza da poco, perché evidentemente un conto è chiedere un'autorizzazione preventiva all'intercettazione, altro conto è intercettare, e dopo - a fatto compiuto - chiedere l'autorizzazione all'utilizzazione delle intercettazioni.
Anche per ciò - lo diciamo incidentalmente, ma abbastanza convintamente - crediamo che l'eccezione di incostituzionalità, sollevata dai difensori del Martinat dinanzi al G.I.P., non possa dirsi infondata, tanto meno manifestamente, come ha concluso il giudice di Torino, con un'ordinanza che rispettiamo, ma che non condividiamo affatto. Tale specifica questione non rientra nella nostra competenza decisionale, e dunque non può essere oggetto, in questa sede, di una più ampia ed utile motivazione a sostegno della nostra conclusione, che avrebbe visto la più corretta e opportuna soluzione nella richiesta trasmissione degli atti alla Corte costituzionale.
Ai fini che ci occupano, ci limiteremo comunque ad evidenziare la particolarità della presente fattispecie soltanto per rilevare come, fuoriuscendo dalla previsione dell'art. 6 della legge n. 140, l'ipotesi in discussione finisce per ricollocarsi, quantomeno per taluni aspetti di cui diremo tra poco, nell'ambito dell'art. 4 della stessa legge, e comunque dell'art. 68 della Costituzione.
Infatti, indagando inizialmente su taluni soggetti privati, dall'A.G. di Torino legittimamente sono state disposte intercettazioni soltanto sulle utenze di costoro. Senonché nulla è cambiato, anche quando doveva prevedersi abbastanza scontatamente, che sarebbero state intercettate - questa volta non più occasionalmente, come in precedenza, e dunque non più legittimamente - altre conversazioni del parlamentare, diventato intanto indagato, per concorso nella stessa vicenda e negli stessi reati ascritti ai terzi, a seguito della rituale iscrizione del suo nome nel registro relativo.
Ci soccorre sul punto un'ordinanza della Suprema Corte di cassazione, la n. 10772 del 04/02/2004 (sempre relativa al caso del senatore Colombo), ove si legge


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espressamente: «un caso particolare .... è quello nel quale le indagini riguardino terze persone e, nel corso delle intercettazioni, emergano conversazioni o altre comunicazioni dalle quali possa evincersi una partecipazione al reato del parlamentare. In questo caso è da ritenere che la disciplina applicabile ...sia quella dell'articolo 4 legge n. 140, perché è questa norma che disciplina i casi nei quali devono eseguirsi, nei confronti di un membro del Parlamento, provvedimenti in qualche modo idonei a limitare o ad interferire sullo svolgimento delle sue funzioni».
A questo punto appare scontato e doveroso anzitutto il rilievo che la legge n. 140 - che comunque, finché vigente, va indubitabilmente applicata, condivisa o meno che sia - si è rivelata difettosa e lacunosa, ed andrebbe dunque rivisitata, con riferimento anche alla mancata previsione della particolare fattispecie in oggetto, che è la questione sollevata dai difensori del Martinat dinanzi al GIP.
Intanto però la condotta processuale dei magistrati obiettivamente ha finito con il «giocare» su tale lacuna legislativa, aggirando la norma, e comunque privando della tutela disposta dall'art. 4 il parlamentare indagato, ormai interlocutore niente affatto occasionale ed imprevisto, come è invece quello, e solo quello, preso in considerazione dall'art. 6! Non vi è chi non veda come sia enorme la differenza!
E dunque le ulteriori conversazioni del Martinat sono state così intercettate senza la doverosa e preventiva autorizzazione (peraltro da richiedere sempre tempestivamente, così come tempestiva deve essere la iscrizione nel registro degli indagati); con il calcolo di sanare successivamente il relativo vizio di procedibilità, mediante il ricorso alla diversa norma dell'art. 6; nella cui previsione si vorrebbe ora fare sussumere la fattispecie concreta che ci occupa, ma del tutto impropriamente. Infatti si è pervenuti a tale soluzione (per un'errata e non condivisibile interpretazione), appunto attraverso la consapevole disapplicazione dell'art. 4, e dunque, come surroga postuma del superamento della garanzia costituzionale disposta per il parlamentare; così riducendosi altresì a dovere ignorare, contestualmente ed insuperabilmente, l'evidenza che il procedimento non è contro terzi, ma (anche) contro il parlamentare Martinat!
Sulle anzidette lacune ed incertezze della legislazione, e sull'equilibrata ed importante ponderazione dei valori in gioco, avrebbe dovuto, conseguentemente ed istituzionalmente, pronunciarsi la Corte costituzionale; dalla cui opportuna sentenza sarebbero derivate tutte le legittime conseguenze sul piano processuale, per l'on. Martinat, oltre che su quello legislativo in generale, sul quale comunque potrà e - riteniamo - dovrà operare organicamente il prossimo Parlamento.
Per intanto, in ordine all'autorizzazione richiesta dal G.I.P., ed in linea con i rilievi sinora svolti (che non possono, e dunque non vogliono, essere l'esercizio di una interpretazione autentica), dobbiamo concludere, senza ombra di dubbio, tenuto conto in particolare della qualità di indagato rivestita dall'on. Martinat, che il parametro da utilizzare per il nostro collega è quello del fumus persecutionis, elaborato dalla giurisprudenza per tutti i casi previsti dall'art. 68 della Costituzione, e dunque anche per il richiamato art. 4 della legge attuativa n. 140. Ecco l'aspetto particolare, per il quale in questa discussione entra ancora in gioco, legittimamente e fondatamente, quell'art. 4, il cui richiamo - a noi pare - non dovrebbe scandalizzare i colleghi «di parte avversa»; la cui critica rimane peraltro sterile e priva di sbocchi, anche perché non giunge ad indicare e motivare un diverso e sostenibile parametro, comunque necessario per decidere, quale che sia.
A nostro avviso, tale fumus, che può anche prescindere da un intento persecutorio ed essere integrato da meri dati obiettivi, ricorre nella fattispecie, sulla base - tra l'altro - di due diverse considerazioni: l'evidente disapplicazione già detta dell'art. 4 della legge n. 140, con conseguente violazione della relativa guarentigia, nonchè la irrilevanza delle risultanze probatorie emergenti dalle conversazioni intercettate tra l'on. Martinat ed i


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suoi interlocutori, il cui merito - come in ogni altra ipotesi dell'articolo 68 della Cost. - ci interessa e ci impegna necessitatamente, ancorché soltanto per la specifica finalità che ci compete.
Su questo secondo punto dovremmo rimandare alla parte iniziale della relazione, i cui dettagli non c'è qui tempo di riferire. Per cenni diremo soltanto che, per uno dei quattro episodi incriminati, sia lo stesso P.M. che il G.I.P. rilevano come nelle intercettazioni dirette non si faccia alcuna menzione di quella vicenda; e che, per altri due episodi di presunta turbativa d'asta - sappiamo bene che è un reato di pericolo - l'ipotizzato coinvolgimento del Martinat non avrebbe determinato alcun esito favorevole per le imprese «amiche».
In sintesi osserveremo altresì, ancora più doverosamente ed opportunamente, come tali conversazioni siano sostanzialmente neutre sotto il profilo degli indizi di colpevolezza, perché non rivelano, da parte di alcuno, specifiche condotte di intermediazioni illecite, quali indebite pressioni sugli organi della P.A., violazioni di norme sui pubblici incanti, ed in generale alterazioni del gioco della concorrenza. Esse proverebbero soltanto una buona frequenza di rapporti tra il Martinat e gli altri indagati; rapporti che certamente non potranno sorprendere nessuno e non hanno alcuna valenza probatoria, dal momento che costoro sono personaggi del mondo delle imprese, della politica locale e della P.A., e che il Martinat, attualmente anche vice-Ministro, è deputato piemontese, proprio di quel territorio, e sin dalla VIII Legislatura.
È questa sua mera funzione parlamentare ed istituzionale che a noi risulta, attraverso le sue conversazioni telefoniche, avere esercitato l'on. Martinat nella fattispecie, come capita a tanti di noi, qui a Roma o ancor più nei nostri territori!
Questo è il giudizio sostanziale che qui abbiamo il dovere ed il potere di formulare, in positivo o in negativo che sia, nel momento in cui siamo investiti per le ipotesi come quella in esame, che - lo ripetiamo per l'ultima volta - nulla hanno a che fare con l'art. 6, che tutela la privacy del parlamentare, ma devono da noi essere valutati ex art. 4, che ha ad oggetto l'autonomia del Parlamento e la sua tutela.
Di questo si tratta! E questo va detto e sottolineato, conclusivamente, al di là delle possibili ipocrisie e delle strumentalizzazioni di parte!
Tali ulteriori conclusioni, sia pure superflue, rendono sostanzialmente innocua, e dunque più accettabile, nella concreta fattispecie, la sanzione prevista dall'art. 6, comma 5, per il caso di diniego dell'autorizzazione; ovverosia quella distruzione immediata della documentazione delle intercettazioni che, in una diversa ipotesi ma non nel nostro caso, avrebbe potuto, altrimenti, pregiudicare definitivamente l'accertamento della verità, e magari anche una verifica dell'innocenza degli imputati.
Per tutti questi motivi, che intendono riaffermare prioritariamente principi sacrosanti, in tema di guarentigie e di separazione di poteri, chiedo che l'Assemblea deliberi nel senso di negare l'autorizzazione richiesta.

Giuseppe LEZZA, relatore
di minoranza
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DICHIARAZIONE DI VOTO FINALE DEL DEPUTATO ANNA MARIA LEONE SULLA PROPOSTA DI LEGGE N. 150 ED ABBINATE-B

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, onorevoli colleghi, molto brevemente, a nome del gruppo dell'Unione dei democratici cristiani e dei democratici di centro, voglio esprimere il voto favorevole a questa importante proposta di legge che vuole intervenire sulla prevenzione e il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile.
C'era assolutamente bisogno di una risposta normativa, perché la mutilazione genitale femminile è una violazione dei diritti umani, anche se sappiamo che un male millenario, basato sulla sopraffazione delle donne, sulla poligamia maschile e sulla servitù femminile, quindi su un diritto


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consuetudinario, non può essere estirpato solo con una legge, pur se questa è un tassello importante.
C'era bisogno di una normativa anche perché lo stesso Parlamento europeo ha presentato una proposta di risoluzione nel 2000, poi ribadita nel settembre del 2001, chiedendo agli Stati membri di considerare all'interno di ogni singolo apparato legislativo le mutilazioni genitali femminili un delitto contro l'integrità della persona.
Questa proposta di legge ci permette di capire e di chiarire cosa significhi il rispetto delle tradizioni dei popoli, che non possono e non devono essere confuse con l'accettazione dei valori identitari, che violano i diritti umani.
Così nel testo non si prevede solo la configurazione di un reato, ma si sono individuati degli strumenti atti ad arrivare ad una mediazione culturale.
Il nostro impegno come legislatori si è orientato non solo per evitare che cose simili avvengano nel nostro paese ma anche per favorire una crescita culturale per le donne africane immigrate in Italia rendendole consapevoli dei loro diritti all'integrità fisica, rispetto e diritto a una sessualità completa, per far sì che siano in prima persona protagoniste di un reale cambiamento.
Proibire, dunque, non ci è sembrato sufficiente. Abbiamo ritenuto necessario agire a livello di modificazione e presa di coscienza sulle donne cercando di far capire loro che l'infibulazione non ha nulla a che fare con la tradizione e con la cultura etnica da conservare, ma nega la sessualità e devasta il corpo.
L'approvazione - concludo - di questa legge da parte del Parlamento permetterà al nostro paese di contrastare, attraverso l'introduzione di una nuova fattispecie penale, una pratica inumana tenendo però sempre presente la pari dignità delle diverse culture e l'importanza del dialogare con chi è portatore di valori e tradizioni diverse.