Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 722 del 20/12/2005
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(Dichiarazioni di voto finale - A.C. 150 ed abbinate-B)

PRESIDENTE. Passiamo alle dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.


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Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Anna Maria Leone. Ne ha facoltà.

ANNA MARIA LEONE. Signor Presidente, chiedo che la Presidenza autorizzi la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna del testo della mia dichiarazione di voto finale.

PRESIDENTE. Onorevole Anna Maria Leone, la Presidenza lo consente, sulla base dei criteri costantemente seguiti.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Bimbi. Ne ha facoltà.

FRANCA BIMBI. Mi piacerebbe poter dire...

RENZO INNOCENTI. Un po' di silenzio!

FRANCA BIMBI. ... che questo è un Parlamento che dà il tempo necessario alle questioni importanti che riguardano le donne.

PRESIDENTE. Scusi, onorevole Bimbi.
Onorevoli colleghi, vi vorrei far notare che questo provvedimento viene esaminato a seguito di una richiesta dell'onorevole Boato avanzata nella Conferenza dei presidenti di gruppo e condivisa da tutti i gruppi proprio in funzione di impegni assunti in ordine a questa proposta di legge.
Dunque, vi invito ad un po' di serenità, in quanto le dichiarazioni di voto meritano un approfondimento; poi si passerà al voto finale. Se mi seguite, le cose procederanno nel migliore dei modi, altrimenti si rischia di far nascere qualche incidente.
Prego, onorevole Bimbi.

FRANCA BIMBI. Le donne sono note per l'intelligenza, ma la rapidità dipende dallo spazio che viene riconosciuto da una sfera pubblica che non è molto attenta alle questioni dei diritti delle donne, nemmeno in Parlamento!
Sarebbe bello poter dire che al provvedimento in esame viene data la stessa attenzione rivolta ad altri provvedimenti importanti riguardanti i diritti delle donne, le culture di genere, le pari opportunità, la cittadinanza femminile. Poiché non è stato così neppure per la rappresentanza e poiché in questo momento le donne vengono messe sotto accusa anche per quanto riguarda i diritti relativi all'interruzione volontaria di gravidanza, è chiaro che non possiamo aspettarci molto su questo tema, che riguarda l'autodeterminazione delle donne.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE ALFREDO BIONDI (ore 13,05).

FRANCA BIMBI. L'opposizione ha lavorato moltissimo su questo terreno, in particolare affinché nell'articolo 1 si facesse riferimento agli articoli 2, 3 e 32 della Costituzione, in modo che il contrasto alle mutilazioni genitali femminili non sia iscritto semplicemente, e giustamente, nella legge penale, ma allarghi il terreno dell'autodeterminazione della donna. Desidero sottolineare che autodeterminazione non significa la libertà di fare a proprio piacimento qualsiasi cosa, ma significa assunzione morale di responsabilità. Così come ce la assumiamo nel caso della difesa della legge n. 194 del 1978, ce la assumiamo anche a difesa di quelle donne immigrate, minori o maggiorenni, che si trovino a incontrare - e noi vogliamo incontrarle benevolmente - culture diverse dalla nostra.
La nostra cultura è universalista, o vorrebbe esserlo, quanto ai diritti delle donne, e pertanto iscrive la salute della donna non solo nell'ambito dell'articolo 32 della Costituzione, ma come principio di decisione progressiva rispetto alle proprie scelte di vita, alle proprie scelte di sessualità, alle proprie scelte di relazione con il partner.
La prima parte della legge riguarda la prevenzione delle mutilazioni genitali femminili:


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si accolgono le donne e le bambine immigrate in questo paese preparando per loro percorsi di riconoscimento più ampio del diritto all'integrità del proprio corpo. Solo secondariamente, vengono previste le sanzioni penali, che riconoscono a tale delitto almeno la stessa gravità della violenza sessuale.
Abbiamo una grave riserva sul testo in esame, in quanto esso non riconosce il diritto d'asilo alle donne, maggiorenni o minorenni, che vogliono sottrarsi a questo gravissimo vulnus alla loro integrità fisica, psicologica e morale. Nonostante ciò, voteremo a favore, in quanto siamo convinti che il prossimo Parlamento, con una maggioranza diversa, dando spazio al diritto d'asilo, riconoscerà tutti gli aspetti della violenza sulle donne quali motivazioni per il riconoscimento del diritto d'asilo stesso.
Dunque, il gruppo della Margherita esprimerà voto favorevole, con le riserve alle quali ho fatto cenno, che sappiamo condivise da molti. Ringraziamo la ministra Prestigiacomo, che si è battuta su questa proposta di legge, nonostante le differenze che sono rimaste, in particolare su tale aspetto importante.
Mi sembra di aver utilizzato il minimo del tempo su questioni riguardanti non soltanto le donne immigrate, ma anche uno spazio maggiore di cittadinanza attiva delle donne di questo paese e una definizione di autodeterminazione quale capacità di assumersi la responsabilità morale per le scelte che riguardano la propria vita.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Giulio Conti. Ne ha facoltà.

GIULIO CONTI. Intervengo brevemente per sottolineare l'importanza di questa proposta di legge, sulla quale ci siamo tutti impegnati insieme al ministro.
Abbiamo evitato che la mutilazione genitale femminile venisse sostituita con una puntura in un particolare organo genitale; onorevole Bimbi, ritengo che quello sarebbe stato un atto di barbarie e di inciviltà. Ciò che approviamo oggi è un atto di grande importanza e civiltà, perché difendiamo non solo noi stessi, ma le ragazze immigrate che vengono costrette a subire questa pratica. Non lo fanno per scelta, ma per abitudine da parte dei loro genitori, che le obbligano a subire questo insulto. Il medico di Firenze che voleva utilizzare tali pratiche non fa parte della nostra cultura, ma della cultura di qualcun altro.
Non volevo certamente sollevare questa polemica, tuttavia occorreva rispondere a quanto detto prima dalla collega Bimbi. Non abbiamo accolto la soluzione intermedia che voleva esulare da una legge che in Italia proibisce questa scelta, e lo abbiamo fatto perché riteniamo che la nostra civiltà debba essere trasferita agli altri, anche con le leggi.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Valpiana. Ne ha facoltà.

TIZIANA VALPIANA. Signor Presidente, anche se l'iter di questa proposta di legge è stato molto lungo e oggi ci troviamo ad approvarla in terza lettura dopo aver detto molte cose, sia in sede di dichiarazioni di voto sia nella discussione sulle linee generali, vorrei ricordare a tutti noi che le mutilazioni genitali femminili rappresentano una gravissima forma di violazione dei diritti fondamentali della persona e un male millenario che fa soffrire le donne e toglie loro salute, senso della vita e libertà sessuale.
Credo che dobbiamo ricordarci soprattutto della profonda carica simbolica di questo atto contro la natura delle donne, che riconduce tutti noi alla sopraffazione che nei secoli le donne hanno dovuto subire da parte del mondo maschile. Con questo animo dobbiamo avvicinarci al provvedimento in esame, ricordandoci che gli studi ci dicono che nel nostro paese circa 2 mila bambine all'anno rischiano di subire mutilazioni genitali.
Sappiamo che nel nostro paese le mutilazioni genitali femminili vengono praticate clandestinamente da persone consenzienti per un prezzo che si aggira intorno


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ai 500 euro. Voglio ricordare che molte bambine vengono portate all'estero durante l'estate per essere mutilate; è una sopraffazione che nessuno di noi è disponibile ad accettare e contro la quale tutti vogliamo lavorare. Tuttavia, lavorare non significa avere un approccio, come questo provvedimento inizialmente aveva, meramente punitivo e colpevolizzante; noi vogliamo lavorare soprattutto sul piano culturale.
Per questo, in sede di Commissione giustizia (che voglio ringraziare, insieme alla Commissione affari sociali, perché si è compiuto un lavoro approfondito in cui ci siamo tutti messi in discussione), abbiamo modificato il provvedimento in maniera considerevole. Ora, la parte principale riguarda i servizi sociali e la possibilità che le donne e le famiglie provenienti da altre culture capiscono che in questa società una bambina ha diritto di cittadinanza anche se non è mutilata sessualmente, ma, anzi, probabilmente ha un diritto di cittadinanza migliore, e capiscano che esistono altri riti, altri momenti di passaggio e di iniziazione che fanno accogliere le persone nella nostra cultura e nella nostra società.
Dobbiamo puntare soprattutto su questo. Dobbiamo puntare a far sì che le persone che scelgono di vivere nel nostro paese accettino anche le relazioni esistenti nel nostro paese e capiscano che alcune pratiche, erroneamente considerate pratiche religiose, sono invece delle aberranti pratiche di sopraffazione maschilista sul corpo delle donne.
Se tutti siamo consci di questo, allora avrebbe dovuto essere recepito nel provvedimento in esame - e noi abbiamo cercato di inserirlo sia in Commissione sia in Assemblea - il diritto d'asilo per le donne che vogliono fuggire o che intendono far fuggire le loro figlie da un destino che in alcuni paesi sembra, ahimè, assolutamente inevitabile.
Non si è voluto concedere il diritto d'asilo e non si è voluto nemmeno concedere lo status di rifugiate a quelle donne che scappano da quei paesi che prevedono la mutilazione genitale femminile. Con tale previsione, quella che ci accingiamo ad approvare avrebbe potuto essere una legge che ci soddisfaceva. Riguardo a tale mancanza, che consideriamo grave, noi riteniamo opportuno che anche il nostro paese si doti, auspicabilmente nella prossima legislatura, finalmente di una legge sul diritto di asilo; una legge civile che lo metta al passo con tutti gli altri paesi. In tal modo, sarà considerato requisito per la concessione del diritto di asilo alle donne il fatto di fuggire - o di far fuggire le loro figlie - da quei paesi che prevedono la mutilazione genitale femminile.
Il gruppo di Rifondazione comunista esprimerà un voto favorevole sulla proposta di legge in esame; ciò, in primo luogo, perché comprendiamo quanto grande è il lavoro che le comunità di donne immigrate e gli operatori sanitari stanno svolgendo nel nostro paese su tale problematica. In secondo luogo, voteremo a favore perché nel provvedimento in esame sono stati inseriti alcuni «passaggi», derivanti dall'accoglimento di taluni emendamenti proposti dal gruppo di Rifondazione comunista, che noi evidentemente apprezziamo. Riteniamo che si tratti di passaggi importanti - a tale riguardo sottolineo il lavoro svolto dalle nostre ambasciate all'estero, in modo particolare in quei paesi in cui le mutilazioni genitali sono praticate sebbene esse siano vietate dal punto di vista legale - affinché le persone che si recano in Italia capiscano che nel nostro paese le mutilazioni genitali non sono accettate non tanto per un senso di superiorità della nostra cultura rispetto alle altre, quanto per il rispetto immenso che noi nutriamo dell'integrità del corpo femminile.
Per tutte queste motivazioni, dichiaro nuovamente il voto favorevole del gruppo di Rifondazione comunista e rappresento anche la nostra soddisfazione per aver contribuito grandemente a modificare il testo del provvedimento che, nella sua formulazione iniziale, era, a nostro avviso, assolutamente inaccettabile (Applausi dei deputati del gruppo di Rifondazione comunista).


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PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Paoletti Tangheroni. Ne ha facoltà.

PATRIZIA PAOLETTI TANGHERONI. Signor Presidente, è con particolare soddisfazione che, a nome del gruppo di Forza Italia, dichiaro il voto favorevole sul provvedimento in esame.
Nella proposta di legge che ci accingiamo ad approvare si afferma il valore della inviolabilità della persona. Si tratta di una norma per tutte le donne che si trovano nel nostro paese. A questo proposito ricordo, come faceva rilevare poc'anzi la collega Valpiana, che in Italia ci sono due mila bambine a rischio di mutilazioni sessuali: la nuova normativa garantirà a tali bambine una protezione rigorosa.
Con questo provvedimento, inoltre, si afferma un principio della nostra civiltà, quello cioè della inviolabilità della persona. Ritengo, altresì, importante che in questa proposta di legge si rifiuti qualsiasi pratica intermedia. A questo proposito, ricordo che la Camera, approvando una mozione trasversale, ha rifiutato e stigmatizzato la pratica della cosiddetta infibulazione soft proprio perché essa lede il principio della inviolabilità della persona e, in particolare, delle donne.
Dichiaro con grande orgoglio il voto favorevole del gruppo di Forza Italia e mi riservo di chiedere la pubblicazione in calce al resoconto della seduta odierna di considerazioni integrative del testo della mia dichiarazione di voto in cui sono contenute ulteriori informazioni in merito alla quantificazione del fenomeno oggetto del provvedimento (Applausi dei deputati dei gruppi di Forza Italia e della Lega Nord Federazione Padana).

PRESIDENTE. Sta bene onorevole Paoletti Tangheroni.
Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Boato. Ne ha facoltà.

MARCO BOATO. Signor Presidente, desidero ringraziare il Presidente della Camera e tutti i gruppi parlamentari, sia di maggioranza sia di opposizione, che hanno convenuto sulla mia richiesta, fatta a nome del gruppo Misto, di affrontare e concludere l'iter di questa importante proposta di legge contro le pratiche di mutilazione genitale femminili. I voti e le dichiarazioni di voto espressi credo vadano esattamente in questa direzione. D'altronde, quella al nostro esame è stata una proposta di legge che ha fatto registrare una convergenza delle forze politiche sia del centrosinistra sia del centrodestra. Condivido, infine, nel merito le considerazioni espresse poc'anzi dalle colleghe Bindi e Valpiana, così come condivido anche, per i suoi contenuti, la dichiarazione della collega Paoletti Tangheroni.
Per tutte queste ragioni, dichiaro, credo a nome di tutte le componenti politiche del gruppo Misto, il voto favorevole sul provvedimento (Applausi dei deputati del gruppo Misto-Verdi-l'Unione).

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare per dichiarazione di voto l'onorevole Lucidi. Ne ha facoltà.

MARCELLA LUCIDI. Signor Presidente, in una recente ordinanza, la Corte costituzionale ha ribadito un principio che giudico essenziale per orientare il lavoro che il legislatore deve compiere riguardo ai diritti degli immigrati. Occupandosi di adozioni internazionali, la Corte ha affermato che il mancato riconoscimento agli immigrati, in particolare ai bambini, delle nostre garanzie costituzionali costituisce una violazione dei diritti umani.
Credo che su ciò occorrerebbe riflettere molto, perché dovremo mettere mano a numerose leggi ed anche perché dovremo ripensare parti del nostro ordinamento che, ahimè, contrastano con il principio, con l'indirizzo affermato dalla Corte costituzionale, la quale non ci invita più a ragionare soltanto di cittadinanza, ma, direi, di sovranità, dei diritti delle persone, a prescindere dalla provenienza, dal colore della pelle, dalla cultura, dall'etnia, dalla religione.
Soprattutto, credo che il suddetto principio trovi sede nella proposta di legge in


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esame, che intende parlare, com'è stato detto dai colleghi intervenuti in precedenza, del diritto alla salute e del diritto all'integrità psicofisica delle donne immigrate e dei bambini, delle bambine immigrate che giungono nel nostro paese. Si ribadisce, in tal modo, un principio più generale, in materia di libertà della persona, che il nostro ordinamento ha fatto proprio dal 1996 in avanti, quando ha riconosciuto che di tale libertà è parte quella di decidere in ordine al proprio corpo e alla propria sessualità.
Noi diamo adempimento ad un indirizzo che ci è venuto dal diritto internazionale, ad indicazioni che ci arrivano da atti e convenzioni internazionali. Soprattutto, l'abbiamo fatto - e credo che questo sia un dato importante - invertendo una rotta normativa che la proposta stava seguendo e che aveva indotto a concepirla come intervento penale piuttosto che come intervento complessivo. Avremmo commesso un errore che è stato evitato grazie all'intervento delle opposizioni, che hanno chiesto l'abbinamento delle proposte pendenti presso le Commissioni giustizia e affari sociali.
Grazie all'intervento dell'opposizione, in particolare dei Democratici di sinistra, è stato ribaltato il contenuto delle norme: la proposta di legge non si apre più con una disposizione penale (come l'aveva approvata il Senato), ma con quegli interventi positivi e propositivi che intendiamo assumere in direzione di un'azione vera di maturazione, di presa in carico, di consapevolezza, da parte delle donne, anche delle donne immigrate, del dramma e dell'inaccettabilità delle mutilazioni genitali femminili. Solo questo può giustificare il fatto che arriviamo a concepire una fattispecie autonoma di reato! Sappiamo, infatti, che una tutela, in qualche modo, era già apprestata dal nostro ordinamento; ora, però, noi diciamo con maggiore precisione chi sono le vittime, le identifichiamo. In questo senso, diciamo anche alle donne immigrate che non devono sentirsi criminalizzate in virtù del provvedimento che introduciamo.
Voglio dire che il dialogo e l'intesa che vi sono stati sul testo in esame, non solo tra maggioranza ed opposizione, ma anche tra opposizione e Governo, in particolare con il ministro Prestigiacomo, ci consentono, oggi, di dare una valutazione finale positiva e favorevole.
Tuttavia, non posso sottacere che alcune questioni restano inevase e che ciò non ci soddisfa. In particolare, resta inevasa la questione dell'insufficienza, dell'inadeguatezza delle risorse assegnate per gli interventi di sostegno a favore delle donne che intendano sottrarsi o evidenziare la loro contrarietà al fenomeno delle mutilazioni genitali femminili.
Riconoscere i diritti delle donne immigrate e dei loro figli significa pensare non soltanto che esse sono una risorsa per la nostra emancipazione, perché vivono nelle nostre case, svolgono il nostro lavoro di cura e lo condividono con noi, ma anche che noi dobbiamo essere condizione per la loro emancipazione.
Questo significa davvero prendere in carico la loro vita, la loro cultura, aiutandole anche a raggiungere una consapevolezza maggiore; ovviamente, per fare questo - come ricordavano le colleghe intervenute prima di me - servono altri interventi normativi. Una legge sul diritto di asilo serve a dare uno strumento di fuoriuscita alle donne che si confrontano con questa lesione del loro diritto, della loro libertà; quindi, un diritto di asilo, un diritto di potersi svincolare da questa rete che fa parte della loro cultura, della loro civiltà. Direi di più: si tratta di una questione di reciprocità e di riconoscimento che resta aperta, ragionando in una logica di inclusione piuttosto che di esclusione, di interdipendenza e di integrazione, pensando che l'immigrazione sia una grande questione epocale e strutturale insieme, dalla quale deriva non solo la qualità della nostra vita - come è già stato detto anche precedentemente -, ma anche il futuro della civiltà occidentale e la capacità della nostra civiltà di confrontarsi con le altre, guadagnando un livello di qualità della vita per tutte e per tutti.


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PRESIDENTE. Sono così esaurite le dichiarazioni di voto sul complesso del provvedimento.

CAROLINA LUSSANA, Relatore per la II Commissione. Chiedo di parlare.

PRESIDENTE. Ne ha facoltà.

CAROLINA LUSSANA, Relatore per la II Commissione. Signor Presidente, vorrei innanzitutto ringraziare tutti coloro che in questi quattro anni di lavoro hanno contribuito ad arrivare oggi a quella che dovrebbe essere l'approvazione definitiva di questa proposta di legge; infatti, manca soltanto un passaggio formale al Senato e, quindi, colgo l'occasione per sollecitare il ministro affinché, prima della sospensione dei lavori parlamentari per le festività natalizie, anche il Senato possa dare il via definitivo all'approvazione di questa proposta di legge.
Oggi noi - mi sembra che ci sia l'accordo unanime di tutte le forze politiche - condanniamo severamente la mutilazione genitale femminile e, quindi, l'approvazione definitiva di questa proposta di legge assume una rilevanza particolare, un'importanza ancora maggiore a seguito dell'approvazione, il 26 ottobre 2005, del Protocollo di Maputo, il cui articolo 5 proibisce e sanziona tutte le forme di mutilazione genitale femminile.
È vero che su questa legge si sono evidenziate sensibilità diverse, anche perché non era facile arrivare ad una normativa che coniugasse i vari aspetti del problema. Il mondo occidentale, che ha conosciuto il fenomeno delle mutilazioni genitali femminili - parlo soprattutto degli operatori sanitari - solo a seguito del fenomeno migratorio e, quindi, della presenza sempre maggiore nel nostro paese di comunità di immigrati che, purtroppo, ancora praticano questa orrenda pratica irrispettosa del corpo della donna che crea danni assolutamente insanabili sia fisicamente sia psicologicamente, ha da sempre condannato le mutilazioni genitali femminili ritenendole riprovevoli ed offensive dell'integrità psicofisica della donna; d'altro canto, invece, nei paesi di origine delle vittime sottostare a quelle pratiche significa, addirittura, attuare doveri sociali cui giovani donne, con le loro figlie - bambine in tenerissima età -, si sottopongono perché altrimenti rischiano l'emarginazione dalla comunità di appartenenza.
È vero - io l'ho colto nell'intervento delle colleghe - che il problema è soprattutto culturale, però noi ci dobbiamo fare carico dell'emancipazione di queste donne. Il problema, quindi, è culturale, e come peraltro è stato pienamente riconosciuto dalla Commissione di merito, dove si è registrato un apporto dell'opposizione nel premettere, alla parte di connotato penalistico, norme di prevenzione, di informazione e, addirittura, accordi di cooperazione con i paesi di origine per contrastare, anche in loco, le pratiche di mutilazione genitale femminile. Questa sensibilità è presente in maniera forte in tutte le forze rappresentate in Parlamento; a tal proposito vorrei ricordare che - per le norme che riguardano soprattutto l'aspetto di competenza della Commissione affari sociali - vi erano proposte di legge presentate da esponenti della maggioranza, della Casa delle libertà.
Quindi, questa non è una battaglia, una rivendicazione della sinistra. È chiaro che ci sono state sensibilità diverse: lo ricordo per ripristinare la verità dei fatti. Sostengo che, anche come aspetto culturale, ha una notevolissima importanza l'introduzione di una fattispecie autonoma di reato. Infatti, creando una fattispecie di reato ad hoc relativa alle mutilazioni genitali femminili abbiamo introdotto un discrimine di civiltà, abbiamo scritto a chiare lettere che nel nostro paese attuare queste pratiche costituisce un reato gravissimo, un reato punito severamente. Ciò ha una notevole importanza perché la norma penale e la sanzione penale chiara ed inequivocabile possono costituire uno strumento incisivo di aiuto per le donne extracomunitarie, perché possano sottrarre se stesse e le loro figlie a questa pratica.
Questo è quanto volevo chiarire. Auspichiamo una rapida e definitiva approvazione della proposta di legge presso il


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Senato (Applausi dei deputati dei gruppi della Lega Nord Federazione Padana e di Forza Italia).

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