Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 587 del 16/2/2005
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(Presunte connivenze e coperture a favore degli autori del rogo di Primavalle - n. 3-04214)

PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di illustrare la sua interrogazione n. 3-04214 (vedi l'allegato A - Interrogazioni a risposta immediata sezione 8). Onorevole La Russa, le ricordo che ha un minuto di tempo a disposizione.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor Presidente, cercherò di rispettare i tempi.
Nell'aprile del 1973, tre ragazzi, tre persone di sinistra, Lollo, Grillo e Clavo, si recarono di notte nell'abitazione di un modesto lavoratore del quartiere Primavalle, a Roma, e bruciarono la sua abitazione, uccidendo, carbonizzandoli, due figli del padrone di casa, Mario Mattei, ma restando impuniti.
Oggi, nessuno di loro tre è in carcere, e solo uno c'è stato per due anni. L'impunità è stata totale ed assoluta, e la copertura della loro impunità emerge ora in tutta la sua evidenza. Ciò che è più grave è che, ancora oggi, emerge la volontà di non fare piena luce su quello che accadde in quegli anni.
Pertanto, in maniera serena e tranquilla, pur con l'animo che ribolle, chiediamo al Governo di farci capire cosa potrà fare affinché siano individuate tutte le responsabilità che, all'interno delle istituzioni, consentirono tale impunità sulla vicenda del rogo di Primavalle. La magistratura farà il proprio lavoro; tuttavia, spetta al Governo ed al potere politico cercare di farci capire quali furono le deviazioni ed i percorsi che consentirono questa impunità.

PRESIDENTE. Il ministro per i rapporti con il Parlamento, onorevole Giovanardi, ha facoltà di rispondere.

CARLO GIOVANARDI, Ministro per i rapporti con il Parlamento. Signor Presidente, l'opinione pubblica è stata particolarmente colpita dalle dichiarazioni su questa terribile vicenda. Ho avuto modo di dire, nella giornata di ieri, che si trattava di un'Italia in cui i ricchi uccidevano i poveri: le vittime, infatti, appartenevano ad una famiglia composta da otto persone, che abitava in un appartamento della periferia di Roma.
Vorrei preliminarmente fornire alcune informazioni. In realtà, Achille Lollo venne localizzato ed arrestato in Brasile nel 1993 e ne venne chiesto l'arresto provvisorio. Purtroppo, la domanda di estradizione fu respinta dal Brasile, dove


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Lollo attualmente non è un rifugiato politico. L'estradizione, infatti, non venne respinta per motivi politici, ma sulla base di una valutazione giuridica compiuta dalle autorità brasiliane. Grillo e Clavo, invece, risultano latitanti; di uno dei due si sono perse le tracce, mentre l'altro era stato segnalato in Spagna, ma poi anche di questi si sono perse le tracce.
In novembre, è stato compiuto un ultimo tentativo, per via diplomatica, dal Ministero della giustizia per ottenere una revisione della posizione di Achille Lollo, che era stato localizzato, per l'appunto, in Brasile, ma all'ambasciata italiana in quel paese venne ribadita la contrarietà del Governo brasiliano alla sua estradizione.
Ciò solo per informare della situazione. Naturalmente, le ultime dichiarazioni - seppur contraddittorie - di Lollo circa tali responsabilità hanno messo in moto un meccanismo per cui la procura della Repubblica di Roma ha aperto un procedimento penale, che attualmente si trova nella fase delle indagini preliminari, riguardo le persone chiamate come complici da parte di Lollo. Sono successivamente emerse pubblicamente non solo complicità relative al fatto, ossia all'incendio ed alla morte dei due ragazzi, ma anche alle coperture, alle complicità ed alla rete di coloro che si sono dati da fare per far sfuggire alla giustizia italiana Lollo e i suoi complici.
Cosa può fare il Ministero dell'interno? Formalmente, la risposta è che finora non risulta che l'autorità giudiziaria abbia trasmesso una specifica delega di indagine alla polizia giudiziaria: ci attendiamo che ciò avverrà sulla base dell'indagine esperita. Al di là della risposta formale, credo di poter affermare che le competenze del Governo e del ministro dell'interno saranno messe in campo, perché l'emozione dell'opinione pubblica di fronte a tale avvenimento non può essere sottovalutata. La sete di giustizia e di verità rispetto a fatti che sono temporalmente lontani, ma ancora vicini all'emozione ed alla sensibilità degli italiani, rispetto sia alla ricerca della verità storica sia delle responsabilità, impegnerà al massimo il Governo nella direzione che l'ordinamento permetterà di seguire, per ottemperare alle indicazioni ed alle richieste degli onorevoli interpellanti.

PRESIDENTE. L'onorevole La Russa ha facoltà di replicare.

IGNAZIO LA RUSSA. Signor ministro, la ringrazio. Non c'è da essere soddisfatti o insoddisfatti: c'è da rimanere attoniti per quello che - almeno oggi - tutti possono conoscere. C'è da rimanere attoniti per una vicenda che ha più di trent'anni, e che ha visto nell'arco di trent'anni susseguirsi connivenze incredibili: furono subito individuati i responsabili, pochi giorni dopo il fatto e tutti e sei, anche quelli individuati oggi da Lollo, furono interrogati dalla polizia. Solo tre di essi, e solo in secondo grado, furono condannati per il reato di omicidio colposo, quasi si trattasse di un incidente stradale! Gli altri tre rimasero nel ruolo di testimoni. I giornali (non solo l'Unità, l'Avanti e il Manifesto, ma anche il Messaggero ed altri) scrissero impunemente, per mesi, che si trattava di «una faida tra missini»; gettarono fango sulla memoria di due innocenti carbonizzati e sul dolore della loro famiglia. Esponenti di primissimo piano della sinistra - e non solo della sinistra - diedero solidarietà e gridarono all'innocenza degli imputati e degli arrestati, addirittura accusando di manovre tese a chissà quale destabilizzazione.
Oggi non è finita: vi è ancora qualcuno che crede al «silenzio ideologico»; vi è ancora qualcuno che solidarizza nella sostanza con i comportamenti di allora; vi è addirittura, l'interessato, il colpevole, che può impunemente, dalla televisione, affermare ancora: «i Mattei si diedero fuoco da soli»! Neanche la magistratura più politicizzata credette a tale fandonia, pur se credette all'omicidio colposo!
Credo pertanto che questo nuovo insulto, questo insulto abbietto e lurido, di gettare nuovo dolore nel cuore della famiglia Mattei e di dare discredito alla memoria di due giovani uccisi senza ragione, perché innocenti, debba far reagire


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le autorità, facendo in modo che, pur ricercando una memoria condivisa, si faccia pagare tutto ciò che la giustizia impone si paghi, per casi come questi (Applausi dei deputati dei gruppi di Alleanza Nazionale e di Forza Italia)!

PRESIDENTE. È così esaurito lo svolgimento delle interrogazioni a risposta immediata.
Sospendo brevemente la seduta.

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