Resoconto stenografico dell'Assemblea
Seduta n. 70 del 28/11/2001
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Informativa urgente del Governo sull'esplosione verificatasi in via Ventotene, a Roma (ore 17,33).

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca lo svolgimento di un'informativa urgente del Governo sull'esplosione verificatasi in via Ventotene, a Roma.
Dopo l'intervento del sottosegretario per l'interno, dottor Maurizio Balocchi, potrà intervenire un oratore per ciascun gruppo ed un oratore per ciascuna delle componenti del gruppo Misto.
Ha facoltà di parlare il sottosegretario di Stato per l'interno, dottor Balocchi.

MAURIZIO BALOCCHI, Sottosegretario di Stato per l'interno. Signor Presidente, onorevoli deputati, ieri mattina la città di Roma è stata scossa da una tragedia che ha visto la morte di sette persone, di cui tre vigili del fuoco, il ferimento grave di un quarto e di altre persone, sia tra gli abitanti sia tra i soccorritori, a causa dell'esplosione avvenuta nel quartiere Montesacro.
Il dramma è giunto inaspettato, a seguito di una fuga di gas che gli stessi inquilini dello stabile crollato avevano avvertito e che difficilmente potrà essere attribuita ad un errore umano, come lo stesso comandante dei vigili del fuoco ha affermato già nelle prime ore successive all'esplosione.

PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE FABIO MUSSI (ore 17,35)

MAURIZIO BALOCCHI, Sottosegretario di Stato per l'interno. La macchina dei soccorsi è proseguita senza sosta nel proprio lavoro, nonostante le avverse condizioni atmosferiche, anche con la partecipazione commossa degli abitanti del quartiere, che hanno assistito al recupero di vite umane sommerse dalle macerie.
I vigili del fuoco stanno ora operando verifiche di stabilità di tutti gli edifici interessati.
Il palazzo ha grossi problemi strutturali. L'esplosione ha comportato il crollo dei solai e la rottura di alcuni elementi interni. Ha spiegato il comandante dei vigili del fuoco: «Non credo si possa parlare di errore umano. È stata una tragedia».
Il Governo, già presente ieri, nell'immediatezza del fatto, sul luogo del dramma, esprime ancora una volte il suo sentito cordoglio ai familiari delle vittime incolpevoli, colpiti da una tragedia ancora oggi inspiegabile e che lascia sgomenti per la dimensione e la rapidità con cui si è verificata.
Un pensiero particolare va a quei ragazzi di trent'anni, giovani vigili del fuoco appartenenti alla squadra di pronto intervento, che hanno trovato la morte nell'esercizio del proprio dovere di tutela dell'incolumità altrui e nell'azione di verifica delle cause della perdita del gas che ha provocato l'esplosione.
Questo scenario triste rende necessaria la ricerca delle ragioni che hanno determinato


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la tragedia per accertarne le dinamiche e trovare le misure necessarie affinché eventi del genere non si verifichino mai più.
Erano circa le nove di ieri mattina quando perveniva alla sala operativa provinciale dei vigili del fuoco di Roma una richiesta di intervento da parte della società Italgas per una fuoriuscita accidentale di gas da una autovettura parcheggiata in via Ventotene, dove stava contemporaneamente operando una squadra di tecnici della stessa società. Devo ricordare che la sera precedente l'esplosione, alle ore 19 circa, i vigili del fuoco erano intervenuti nella zona a seguito della richiesta della società Italgas, presente sul posto, per una perdita di gas da una autovettura alimentata a GPL, rimossa la sera stessa dai vigili urbani.
Ho ricordato, quindi, che la squadra di vigili del fuoco competente per territorio, ultimati i lavori nel vicino viale Tirreno, si dirigeva verso via Ventotene, ma veniva dirottata, a seguito di una sopraggiunta richiesta dei vigili urbani, verso via Gorgona per procedere allo spegnimento di un cassonetto di nettezza urbana. Pochi minuti dopo le 9, la squadra dei vigili del fuoco si trovava quindi in via Gorgona, nell'immediata vicinanza del luogo del disastro.
Alle ore 9.15 perveniva al comando provinciale dei vigili del fuoco una nuova comunicazione dalla sala operativa della società Italgas, con la quale si chiedeva l'annullamento dell'intervento precedentemente richiesto, dal momento che era giunto sul posto il proprietario dell'autovettura che si riteneva perdesse il gas, il quale provvedeva a spostarla.
Per la squadra dei vigili del fuoco, alle ore 9.18 della stessa mattina, l'intervento in via Gorgona era terminato. Pochi minuti dopo, tuttavia, il caposquadra dei vigili del fuoco, Danilo Di Veglia, uno dei tre vigili del fuoco che ha perso la vita nella sciagura, richiamava la sala operativa comunicando di ritenere comunque opportuno procedere ad una verifica dell'esatta natura della fuga del gas, dal momento che il personale dell'Italgas presente in via Ventotene non sembrava avere individuato una precisa causa per spiegare la fuga del gas.
In particolare, il Di Veglia riteneva che una delle due squadre dell'Italgas attribuisse la fuga di gas all'autovettura, mentre l'altra asseriva trattarsi di perdita derivante da una grossa tubazione del gas in sede stradale.
Alle ore 9.28 perveniva alla sala operativa dei vigili del fuoco la notizia di una violenta esplosione in via Ventotene. Si cercava, quindi, di contattare invano i vigili del fuoco presenti sul posto e si procedeva ad inviare numerosi mezzi di soccorso. Giunti sul posto, si constatava che i palazzi di via Ventotene, dal civico n. 20 a quello n. 36, erano stati interessati da una violenta esplosione di gas metano, la quale aveva provocato lo svuotamento di tre solai, la proiezione di masse di tubi che avevano danneggiato le facciate dei palazzi prospicienti a quelli coinvolti nell'esplosione, la proiezione, a diversi metri di distanza, di tutte le autovetture parcheggiate, compreso il mezzo dei vigili del fuoco, l'espulsione del marciapiede e di parte della sede stradale con l'incendio del gas metano residuo, la rottura della condotta idrica.
Sul luogo dell'incidente è intervenuto il personale dei vigili del fuoco e dei servizi di emergenza sanitaria, nonché quelli delle società di gestione dei servizi essenziali. Il personale della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri, della Guardia di finanza, unitamente ai vigili urbani, ha provveduto ad isolare l'ampia area oggetto dell'intervento, nel timore che si potessero verificare ulteriori eventi esplosivi.
Sono intervenute, a supporto dell'attività di ricerca di persone in vita, alcune unità cinofile. Il prefetto di Roma ha insediato presso la prefettura, per seguire gli interventi sanitari e di assistenza alle persone, un'unità di crisi in costante collegamento con il centro operativo, istituito dal comune presso la parrocchia del Cristo Redentore. Le società di servizio hanno provveduto alla chiusura delle forniture di gas, acqua e corrente elettrica. Il servizio 118 e la Croce rossa italiana hanno provveduto


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a trasportare 15 feriti leggeri, 4 feriti gravi e tre persone, risultate poi decedute agli ospedali Sandro Pertini, Umberto I e San Giovanni, mentre un'altra persona deceduta è stata trasportata alla sala mortuaria del cimitero del Verano. Venticinque persone circa sono state medicate sul posto. In totale sono risultati 40 feriti leggeri e 4 feriti gravi, medicati e dimessi 5 agenti di pubblica sicurezza. Il prefetto, alle ore 17,30 di ieri, ha costituito, presso la parrocchia del Cristo Redentore, un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica allargato alla protezione civile, definendo le modalità di assistenza alle famiglie sgomberate a titolo precauzionale ed assumendo tutte le necessarie misure antisciacallaggio per la notte del 27.
Il ministro dell'interno ha disposto l'accollo dell'onere delle spese di alloggio, presso gli alberghi della capitale, per le famiglie che ne hanno fatto richiesta. Dei 6 palazzi coinvolti dall'esplosione, 3 sono stati dichiarati inagibili, mentre gli altri sono stati sgomberati a titolo precauzionale, avendo gli stessi subito solo lievi danni. Per tutta la notte sono proseguite le attività di rimozione delle macerie, al fine di verificare l'eventuale presenza di persone sopravvissute. Al riguardo, la prefettura ha provveduto a richiedere il concorso dell'esercito, per l'invio di mezzi di movimento terra. Sul luogo dell'evento, si sono complessivamente alternati 150 vigili del fuoco, 130 unità tra Polizia di Stato, Guardia di finanza e carabinieri, 10 unità dell'esercito, 100 unità dell'AMA (azienda municipale ambiente), 60 tecnici comunali, 40 volontari con unità cinofile, 10 unità della Croce rossa e 350 unità dei vigili urbani. A tutte queste persone, il Governo desidera esprimere il proprio apprezzamento per il generoso impegno e l'alta professionalità del loro intervento.
Il comune ha impiegato complessivamente 25 mezzi tra ruspe, autocarri e mezzi di movimento terra. L'AMA ha impiegato 23 mezzi. Inoltre, sono stati impiegati, tra ambulanze ed unità mobili, 10 mezzi. Complessivamente, sono stati interessati dall'evento 400 nuclei familiari, per un totale di circa 750 persone, di cui almeno 230 hanno usufruito della prima assistenza presso la parrocchia del Cristo Redentore, ove hanno operato assistenti sociali, psicologi della prefettura e del comune. Sono state alloggiate presso gli alberghi, nella notte tra il 27 e il 28, 120 persone, per complessivi 40 nuclei familiari.
Il sindaco di Roma ha anticipato il rientro dalla sua visita ufficiale a New York ed ha convocato questa mattina, 28 novembre, alle ore 9, una giunta comunale straordinaria, nella quale si è deliberato lo stanziamento di un miliardo di lire a favore del municipio competente, per tutti gli interventi necessari a consentire il massimo rientro nelle case dei cittadini interessati. Sono stati inoltre decisi lo stanziamento di un miliardo e 200 milioni di lire, per la prosecuzione degli interventi di protezione civile, e l'assunzione, da parte del comune, delle spese per le esequie e la proclamazione del lutto cittadino. Si è anche deciso di incaricare i tecnici comunali di eseguire le necessarie perizie sugli immobili maggiormente danneggiati, ai fini del loro ripristino. L'autorità giudiziaria ha aperto un'inchiesta per chiarire la dinamica dell'evento ed accertare le eventuali responsabilità.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Angioni. Ne ha facoltà.

FRANCO ANGIONI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le informazioni forniteci sul doloroso incidente accaduto ieri a Roma e, a nome del gruppo dei Democratici di sinistra, desidero rinnovare la più profonda solidarietà, già espressa ieri, alle vittime e al Corpo dei vigili del fuoco che, con abnegazione ed elevato spirito di servizio, operano quotidianamente a servizio della comunità.
Il comune di Roma ha già disposto interventi a favore delle vittime e dei familiari e per la ricostruzione. Inoltre, ha preannunciato che si costituirà parte civile nel processo che sarà istruito sull'incidente. Nel condividere le decisioni del comune, il mio gruppo invita il Governo a


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sostenere il comune stesso nell'azione di sostegno alle vittime, a fare piena luce sulle responsabilità e ad informare il Parlamento sullo sviluppo dell'inchiesta.
La solidarietà ai vigili del fuoco vuole essere non solo un riconoscimento della loro alta professionalità, ma vuole esprimere anche l'impegno del Parlamento ad operare per migliorare nel paese la sicurezza dei cittadini e, quindi, anche dei vigili del fuoco nello svolgimento della loro opera.
Colgo l'occasione per richiamare l'attenzione di tutti noi sui ricorrenti e, purtroppo, frequenti incidenti causati da fughe di gas. Vale la pena di ricordare che sono più di trent'anni che si è diffusa nel paese l'utilizzazione del gas metano propano, prima in bombole e, successivamente, anche attraverso la metanizzazione. È stato un salto di qualità. Il vecchio gas di città - come veniva chiamato - era inquinante, costoso ed uccideva perché tossico, ma non esplodeva. Più pesante dell'aria, si estendeva sul terreno ed impiegava molto tempo per la saturazione degli ambienti. Il metano, invece, è pulito, meno caro, non tossico, ma molto leggero, molto volatile; s'insinua in tutte le fessure, si diffonde rapidamente e rapidamente satura gli ambienti e purtroppo, al contatto con l'aria, esplode.
Le prime canalizzazioni, ossia le prime tubature, erano in ghisa, difficile da saldare. Di conseguenza, in corrispondenza delle giunture, era quasi impossibile impedire la fuoriuscita del gas. Sono stati necessari molti incidenti prima di iniziare la sostituzione della ghisa con l'acciaio e il polietilene. Dopo tanti anni, nel nostro paese, la sostituzione non risulta (almeno, non mi risulta) essere stata ancora completata.
Le esplosioni avvengono o nei locali dove è in uso il gas, in bombole o per il funzionamento di impianti (tale gas, in caso di fuoriuscita non regolata, satura l'ambiente) o nel sottosuolo, ossia nelle trincee dove sono adagiate le tubazioni. Anche in questo caso la fuoriuscita imprevista satura l'ambiente, le cavità del terreno già esistenti o che (cosa molto normale del nostro paese) si sono create per smottamento. Una volta fuoriuscito, realizzata una sufficiente compressione, a contatto con l'aria, il gas detona, ossia esplode.
Nelle nostre città questo pericolo è immanente. Non vogliamo creare allarmismi, ma abbiamo sentito tante volte di edifici crollati per l'esplosione di una bombola in un vano o in un appartamento di un determinato palazzo o, come l'ultimo caso, per l'esplosione avvenuta immediatamente al di sotto della superficie stradale; esplosione che ha fatto crollare due piani di uno stabile.
Non basta, quindi, formulare l'auspicio che avvenimenti del genere non abbiano a ripetersi. Occorrono misure urgenti che desideriamo indicare al Governo. Occorre accertare che tutte le tubature non idonee, nell'ambito del territorio nazionale, siano, nel più breve tempo, sostituite. È necessario obbligare tutti gli utenti del gas metano propano a dotare i locali in cui viene utilizzato il gas del dispositivo di allarme e di saturazione ambiente, da collocare a valle del contatore: si tratta di dispositivi già esistenti. Occorre, inoltre, obbligare le aziende di distribuzione del gas ad impiantare dispositivi di segnalazione di perdita di gas lungo i tracciati, dispositivi non esistenti in commercio ma che l'attuale tecnologia consente certamente di realizzare in breve tempo. Tali dispositivi devono evitare che, nel terzo millennio, la prevenzione di un disastro sia affidata all'olfatto dei cittadini, che spesso, non creduti, devono telefonare ai responsabili e comunicare che nell'area c'è «puzza di gas» o, peggio ancora, avere delle squadre già sul posto che hanno già accertato la presenza del gas in termini olfattivi ma che, tuttavia, non sono in grado, per la mancanza di dispositivi, di accertare il luogo da dove tale gas fuoriesce.
Signor sottosegretario, accertiamo con severità la dinamica dell'ultima tragedia, ma operiamo con determinazione per la prevenzione. Non dimentichiamo che, nell'attuale


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situazione, nel sottosuolo delle nostre città esistono potenziali bombe pronte a scoppiare.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Pistone. Ne ha facoltà.

GABRIELLA PISTONE. Signor Presidente, quando avvengono tragedie simili a quella verificatasi a via Ventotene, non ci sono parole veramente idonee ad esprimere il senso di vicinanza che ognuno di noi vorrebbe trasmettere alle famiglie delle vittime ed a quei cittadini che, anche se non hanno avuto morti nella loro famiglia, sono stati così seriamente provati. Come deputata dell'Ulivo, a nome dei Comunisti italiani ed a titolo personale, il mio pensiero va ai vigili del fuoco morti nell'adempimento del proprio dovere e ai cittadini innocenti, i quali avevano già segnalato, peraltro, che il livello di pericolo raggiunto avrebbe potuto causare una tragedia, puntualmente verificatasi. Questa circostanza lascia non solo me ma, credo, tutti noi ancora più sgomenti.
In tutta franchezza, ritengo che siffatte tragedie non possano neanche lontanamente essere usate per scaricare responsabilità sull'uno o sull'altro, ovvero - per carità di Dio! - in modo demagogico, a fini politici; un atteggiamento di questo tipo mi sembrerebbe veramente sconveniente e immondo. Tuttavia, sento di dover chiedere - e mi rivolgo a tutti noi - come si possa evitare che simili tragedie accadano. Viviamo nel terzo millennio, in una società che sosteniamo essere progredita e civile: in ambito mondiale, siamo la quinta potenza (quindi, una potenza avanzata). Allora, mi domando: si può morire per una fuga di gas? Si può accettare che alcuni cittadini subiscano una tale tragedia, che non dimenticheranno mai più e che avranno sempre impressa nel loro cuore e nei loro occhi?
Non voglio scivolare nella retorica, ma provo sinceramente un grande dolore. Ci possiamo domandare, oggi, se siamo vicini alle vittime. È chiaro che lo siamo; ma io vorrei anche capire che cosa siamo in grado di offrire loro. Ebbene, come politici, abbiamo, anzitutto, l'esigenza e il dovere di chiedere al Governo che si faccia luce sulla tragedia e che, se vi sono responsabili, paghino. Non si tratta, però, solo di questo. Con riferimento al gas, bisogna anche trovare il modo di elaborare e di attuare una politica, perché il tema non riguarda solo la città di Roma: tragedie analoghe a quella di via Ventotene si sono già verificate, a Roma come in altre città d'Italia.
Quindi, c'è un punto di fondo. Il gas - lo diceva bene anche il collega Angioni prima - è una fonte energetica primaria - peraltro poco costosa e pulita - che però presenta un problema: è esplosiva. Allora, abbiamo un dovere preciso di prevenire questi incidenti, altrimenti delle due l'una: il gas non può essere usato, perché incidenti come questi non possono succedere.
Leggevo sui giornali - ovviamente riporto notizie apprese dai giornali - che anche gli ingegneri dell'Italgas hanno rivelato che i tubi nella sede stradale erano stati cambiati da poco. Allora, io mi domando: ci sono dei mezzi di rilevazione delle fughe di gas che permettano di prevenire questi incidenti? Poiché la risposta a questa domanda è positiva - infatti, tali strumenti esistono - bisogna capire perché non sono stati adottati.
In ogni caso, a questo punto, bisogna pretendere che questi dispositivi di prevenzione, che sono sostanzialmente dei rilevatori che bloccano il flusso di gas in caso di sovrabbondanza, vengano assolutamente imposti per legge. Questo occorre fare, altrimenti il gas non può più essere un combustibile usato per riscaldare. Non ci sono altre alternative.
Non è pensabile che ci siano esplosioni di questo genere a livello diffuso sul territorio; oggi è successo a via Ventotene, ma domani potrebbe succedere da un'altra parte. Oltretutto, occorre dire che in questo caso - ripeto - l'odore del gas era stato avvertito dagli stessi cittadini. Quindi, i cittadini avevano effettivamente reso possibile la prevenzione dell'incidente, perché l'avevano comunicato. All'inizio si era pensato alla macchina ma poi si è capito che non era la macchina e


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che, sostanzialmente, bisognava agire; ma lo si è fatto troppo tardi, tant'è vero che la tragedia si è verificata, ed alcune persone sono morte, proprio mentre venivano effettuati gli accertamenti.
Signor Presidente, ritengo, in conclusione, che siano necessarie anche mappe aggiornate del sottosuolo delle città, non solo di quella di Roma, ovviamente. Questo è un altro punto molto importante. Peraltro, mi ha fatto assolutamente piacere la sensibilità del sindaco Veltroni, che è ritornato immediatamente da New York, dove si era recato. Infatti, ritengo sia dovere di un sindaco stare vicino ai cittadini quando si verificano tragedie di questo genere. Lui non solo ha avuto la sensibilità di farlo, ma si è anche costituito parte civile come comune di Roma. Questo è un segnale molto importante.
Detto questo, dico che è necessaria una mappatura del sottosuolo anche perché nelle città le vie del sottosuolo, che si vengono a creare proprio per l'innovazione tecnologica, sono troppe. Mi riferisco alle tubature del gas, ai cavi dei telefoni; nel sottosuolo ci sono delle vere e proprie autostrade e, a volte, queste autostrade possono confliggere l'una con l'altra. Quindi, ritengo sia dovere preciso della politica, non solo dei tecnici, chiedere a gran voce che tutto ciò avvenga e al più presto.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Cento. Ne ha facoltà.

PIER PAOLO CENTO. Signor Presidente, voglio innanzitutto esprimere, a nome dei deputati Verdi, la piena solidarietà ai vigili del fuoco, al comando provinciale di Roma, alle famiglie delle vittime, alle famiglie che hanno perso la loro abitazione.
La tragedia di via Ventotene è una tragedia grave che ci ha colpiti tutti in maniera forte. Abbiamo apprezzato l'immediato arrivo, ieri mattina, del ministro dell'interno, il ritorno a Roma del sindaco Veltroni, che, già da questa mattina, ha insediato la giunta per gli interventi che sono stati anche qui riferiti dal sottosegretario. È evidente che una tragedia come questa ci pone interrogativi e riflessioni sul ruolo della politica - come veniva anche richiamato prima -, su come chi ha responsabilità pubbliche, in Parlamento, in casi come questo, possa dare un contributo affinché tragedie del genere non si ripetano.
Dopo aver ascoltato con attenzione anche gli interventi dei miei colleghi e le notizie che ci sono state date dal sottosegretario, credo che un argomento, in particolare, debba essere posto al centro della riflessione: come constatiamo quando avvengono episodi di questo genere, in questi anni, sono andate via via diminuendo le forme di prevenzione e tutela della sicurezza collettiva. Ciò è frutto, anche, di una politica di liberalizzazione e di privatizzazione di alcuni servizi essenziali, come, ad esempio, quello della distribuzione del gas, che, nel nostro paese, è stata fatta, forse, con troppa facilità e senza individuare compensazioni alle scelte privatistiche ed aziendaliste (che, invece, nel momento in cui vengono poste in atto, necessitano di contrappesi per la tutela, il controllo, la prevenzione, la fornitura di mezzi capaci di far fronte alle emergenze e prevenire i disastri).
In questa sede voglio cogliere l'occasione per chiedere al Governo, con forza, alcune iniziative.
La prima richiesta è che il Ministero dell'interno si costituisca, per conto del Governo italiano, parte civile in questo procedimento aperto dalla procura della Repubblica di Roma, con cui ci auguriamo che, a differenza di quanto è accaduto per altri disastri, venga fatta luce e venga accertata la verità sulle responsabilità di ogni ordine e grado. Non posso, in questa sede, non rimanere colpito dal fatto che, tra le perizie che la procura della Repubblica di Roma ha affidato, vi è anche quella conferita ad un tecnico esperto di esplosivi e che quindi, la procura della Repubblica di Roma - a differenza delle dichiarazioni rilasciate dal ministro dell'interno subito dopo il fatto e dallo stesso sottosegretario - non esclude, almeno in via conoscitiva, che possa essersi trattato


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non di una tragedia casuale ma di altro. Io credo che non sia così, tuttavia, mi ha colpito che la procura della Repubblica di Roma abbia richiesto una perizia in questa direzione e che il Governo, invece, abbia negato, in maniera assoluta, senza lasciare neanche un minimo interrogativo (interrogativo che, in futuro, sarà la magistratura a sciogliere, anche grazie alle predette perizie). Dunque, chiediamo che il Ministero dell'interno si costituisca parte civile.
La seconda richiesta è un intervento straordinario di potenziamento del Corpo dei vigili del fuoco della città e della provincia di Roma; Corpo duramente colpito in questa tragedia che ha più volte lamentato, attraverso le organizzazioni sindacali, carenza di personale. Penso alla stazione di via Nomentana, di via Ettore Romagnoli, quella da cui sono partiti i primi soccorsi e i primi automezzi e da dove provenivano i vigili che hanno perso la vita. Dunque, un intervento immediato che dia un segnale di vicinanza al Corpo dei vigili del fuoco della città di Roma per le attività e per la funzione che svolge.
La terza è una richiesta di sostegno che il Governo deve dare al comune di Roma - questa sì, è una materia bipartisan - al di là di ogni strumentalizzazione politica. Il comune di Roma ha fatto fronte e deve far fronte ad una emergenza abitativa, di assistenza sanitaria, alloggiativa, di intervento per verificare i danni e per riparare le case dove noi ci auguriamo che gli abitanti possano tornare. Stamattina ero lì con altri colleghi parlamentari ed abbiamo visto - questa è una notizia che ci dà speranza - che ad alcune famiglie è stata concessa la possibilità di rientrare nelle case meno lesionate, chiuse solo per precauzione. È dunque necessario intervenire anche economicamente.
Mi auguro che nella legge finanziaria - che proprio in questi giorni prima la Commissione bilancio poi l'Assemblea dovranno discutere - vi sarà la predisposizione di un intervento economico straordinario a favore del comune di Roma, affinché questa vicenda sia affrontata con tutta la dovizia di mezzi finanziari tale da permettere un intervento per fronteggiare l'emergenza e non solo, in quanto sappiamo che queste tragedie - come la vicenda di via di Vigna Iacobini, anche se differente per le cause - lasciano strascichi, disagi, dolore, anche nelle settimane in cui i giornali non ne parleranno più e in cui tutti, compresi noi, saremo più disattenti. Vi è quindi la necessità di un intervento economico del Governo a sostegno del comune di Roma.
Queste, credo, sono le cose semplici e chiare che, al verificarsi di tragedie come questa, possono essere dette. Ovviamente, aggiungo la richiesta al Governo di seguire la vicenda - per quella che è la sua competenza attraverso il dipartimento di pubblica sicurezza - per garantire la tutela dagli sciacalli, nonché sollecito l'intervento della protezione civile, insieme ai volontari coordinati dal comune di Roma, per far sì che vi sia una tempestiva informazione, un tempestivo intervento rispetto all'evolversi di una situazione che è estremamente grave e che ha colpito un quartiere già abbastanza segnato da forme di disagio e problematiche che anche nei giorni scorsi lo avevano reso protagonista nella città di Roma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Rocchi. Ne ha facoltà.

CARLA ROCCHI. Signor Presidente, oggi in aula è già ritornato più volte il motivo dello sgomento per l'evento di ieri, ed anche la percezione di quanto questa ferita sia stata grave per la città di Roma, e non solo. I colleghi che mi hanno preceduto hanno tutti visto con i propri occhi, come me, l'effetto devastante di questa tragedia, sia nelle cose sia nella percezione delle persone. Andare ieri, come abbiamo fatto tutti, e tornare oggi, come abbiamo fatto tutti, nei luoghi di via Ventotene, significa avere avuto la percezione di un disastro inatteso e, tuttavia, devastante per gli effetti che ha prodotto. L'unica cosa che le persone immaginavano al momento dell'esplosione era che si trattasse di un attentato. Ormai siamo tutti con un nervo scoperto sotto questo profilo.


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Allo stato dell'arte, accertato che di attentato non sembra trattarsi, lo sgomento delle persone rimane ugualmente. Quali sono le domande che si sentono fare a caldo sul luogo del disastro? Sono le domande che, tradotte magari in termini più formali, risuonano anche quest'oggi in aula. Innanzitutto, viene chiesto il perché di ciò che è avvenuto; la risposta a tale quesito si ricollega a quanto detto da altri sul livello della fornitura dei servizi, sul livello di manutenzione delle infrastrutture, sul livello di controllo, nonché sul livello di subappalto di ogni servizio che viene reso da parte di aziende che una volta erano in qualche maniera riferite, collegate alla mano pubblica e che, oggi, non si trovano più in tale condizione.
Ritengo che uno dei punti fondamentali che deve essere accertato da parte del Governo - ed anche dalla magistratura, che lo farà con apposite indagini - sia capire in che misura i servizi resi ai cittadini lo siano per mano diretta di chi, nel momento in cui il servizio stesso è reso, è il titolare dell'appalto, e non una persona o una società di seconda, terza o quarta mano. Si tratta di un rischio che corriamo in tutto il paese, perché la piaga del subappalto è un qualcosa che non mette in capo ad ogni livello di successiva delega, purtroppo, lo stesso grado di responsabilità e lo stesso grado di controllo.
Inoltre, è evidente che si rende massimamente urgente la mappatura dello stato di sicurezza degli stabili. Ieri, per esempio, molti chiedevano, di fronte a questi edifici sventrati, di fronte alle macchine catapultate nei terrazzi delle palazzine di fronte, se si sarebbe potuti rientrare nelle case, se queste erano, o meno, sicure. Ebbene, non lo sappiamo o, meglio, lo sappiamo solamente quando, di fronte ad una disgrazia, i tecnici vanno a compiere una rilevazione e verificano se l'edificio può essere ancora abitato, se i pilastri sono solidi, se i solai possono reggere e quant'altro. Questo paese ormai è maturo per avere una mappatura dello stato dell'arte di ciascun palazzo abitato, perché conoscere il tessuto nel quale interviene una disgrazia, significa poter dire ai cittadini che potranno tornare tra due giorni, tra due mesi o mai più.
Le domande che ieri ricorrevano più fortemente erano queste: dove passeremo il Natale? Dove andremo? Torneremo a casa? Crollerà il palazzo?
Mi rivolgo, quindi, al Governo ringraziandolo per la tempestività con cui ha attuato tutti gli interventi e segnalando l'urgenza che questo paese abbia, in tempi rapidi, una carta d'identità di ciascuna situazione abitativa o alloggiativa. Ciò consentirà di confrontare lo stato strutturale di un'opera e il danno provocato e di prevedere ragionevolmente se quell'opera danneggiata potrà essere ripristinata o meno, in quanto tempo ed in quali modi. Per lo meno, questa era una delle cose che gli abitanti del quartiere si domandavano con maggiore forza.
Si tratta di una situazione molto dolorosa per chi vive in quei luoghi, per chi vi ha condotto la campagna elettorale ed è stato eletto, come è il caso di colleghi che sono intervenuti. Conoscere le persone fisicamente e vederle è molto doloroso; constatarlo sui giornali è drammatico, vederlo negli occhi di persone che si conoscono è qualcosa di più grave.
Un'altra cosa che mi permetto di segnalare all'attenzione del Governo - unitamente alle cose dette prima, che non voglio riprendere per non essere ripetitiva - è il sostegno che lo stesso, secondo me, dovrebbe impegnarsi a fornire al volontariato in ogni forma ed in ogni situazione.
Alle 14 di ieri, nei locali di accoglienza della chiesa del Cristo Redentore, era pronto il pranzo per tutti, offerto dalla parrocchia e sostenuto dai volontari delle varie istituzioni. Pertanto, accanto all'opera straordinaria dei vigili del fuoco che sono stati impagabili (lo sono sempre, come del resto i loro dirigenti, le loro squadre e le loro strutture), agli amministratori di questa città che si sono immediatamente e responsabilmente mobilitati e al Governo che è stato tempestivo, mi permetto di sollecitare un'attenzione particolare


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nei confronti dell'insostituibile momento di sostegno sociale costituito dal volontariato laico e non laico.
Infine, credo che - accanto all'apprezzata disponibilità nel sostenere le spese per l'alloggio di queste persone, finché non si sarà fatta chiarezza sulla situazione e non sarà reso di nuovo agibile lo spazio a loro disposizione, per abitare, per vivere e per lavorare - sia possibile attuare per loro non solo un intervento di emergenza delle prime ore, ma anche una pianificazione. Per queste persone - non solo per coloro che abitano in quei luoghi, ma anche per chi vi lavora e per chi vi svolge alcune attività - è importantissimo sapere quando e se potranno ricominciare.
Sarà opportuno seguire anche tutta la parte assicurativa - non so in quali forme, ma il Governo troverà sicuramente la strada - e constatare se queste persone (alcune delle quali hanno perso la propria abitazione, altre la loro sede di attività) potranno essere sostenute dalle loro compagnie di assicurazione che, di fronte ad un caso di tale drammaticità, non dovrebbero poter fare passi indietro, francamente, inspiegabili.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Ricciotti. Ne ha facoltà.

PAOLO RICCIOTTI. Signor Presidente, la ringrazio e voglio rivolgere anche un ringraziamento, non falso ma sentito, per l'impegno che il Governo ed il ministro dell'interno - rappresentato oggi in questa sede - hanno dimostrato, anche su indicazione del Presidente del Consiglio, e per la grande attenzione prestata rispetto a questo fatto che, chiaramente, ci lascia un po' l'amaro in bocca.
Chi conosce la città di Roma e ciò che avviene normalmente sa anche, in maniera assoluta, che ieri è stato un giorno da incubo. Tuttavia, si tratta di vicende che negli ultimi sei, sette, otto anni si sono verificate in maniera sistematica; è stata sfiorata continuamente la tragedia, fino ad arrivare ad oggi, nel 2001, in cui la tragedia è avvenuta.
È stato un giorno da incubo: 6 morti, 2 persone in coma, 36 feriti, 55 famiglie alloggiate in albergo e altre 200 alloggiate presso parenti pongono un problema complessivo di riflessione sulla destinazione di questa indagine che in passato, per altri motivi, ha sempre avuto il sapore amaro dell'introvabilità dei colpevoli o della loro impunibilità.
Dico questo perché mi sembra molto strano che un'azienda concessionaria come l'Italgas, che sta attuando in maniera sistematica nella città di Roma interventi di trasformazione dal gas naturale al gas metano, dichiari che era stato tutto fatto in maniera precisa, che la rete di Roma è perfetta sotto ogni punto di vista e che avvengono verifiche periodiche e sistematiche. Siamo convinti che questa tipologia di verifiche sistematiche sia poco attendibile. Questo è stato uno dei grandi problemi sollevati dieci anni fa nel consiglio comunale di Roma con l'assegnazione ad una società privata della gestione del servizio di metanizzazione. Tuttavia, è chiaro che il potere pubblico ha la possibilità di effettuare una verifica reale sul sistema delle tubazioni, inevitabilmente molto antiquate. Anche in questo giorno così nefasto l'Italgas non pone un problema di piano già realizzato, ma di piano in corso di realizzazione.
Signor sottosegretario, abbiamo avuto un altro grande problema: in questa città manca la mappa del sottosuolo. Mancando tale mappa, è chiaro ed inevitabile che i possibili interventi pubblici di installazione di dispositivi di prevenzione del sottosuolo, di installazione di rilevatori in ogni abitazione o di inserimento delle termocoppie nelle cucine antiquate vengano citati dalle varie associazioni ma, inevitabilmente, non essendovi la conoscenza del sottosuolo della nostra città, diventino molto difficili.
Nella città di Roma vi sono problemi affrontati a parole che, spesso, non vengono tradotte in fatti. Tra questi vi sono il controllo della mappa del sottosuolo e, soprattutto, il coordinamento delle aziende che scavano nella città. Si tratta di un vecchio ed annoso problema mai risolto, con tentativi di mettere intorno al tavolo tutti gli enti che effettuano scavi nel


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sottosuolo romano. Tale coordinamento, però, non è stato mai realizzato e si è arrivati, oggi, con interventi spot su tutto il terreno della città, a creare disfunzioni e non un reale collegamento. Si potrebbe aprire quel grande dibattito sul modo in cui lo Stato italiano dota le grandi città del paese, in questo caso la capitale, di una cosiddetto sistema di cunicoli intelligenti. Si tratta di un altro grande problema che spesso viene sottovalutato e che, poi, ci porta a queste gravi disfunzioni.
Tuttavia, il problema sostanziale non può e non deve essere paragonato a quanto accaduto l'11 settembre: si tratta di due tipologie totalmente diverse. Nel sistema degli Stati Uniti, negli ultimi otto-nove anni, sono avvenuti molti incidenti simili a quello di ieri. Bisognerebbe, dunque, raffrontare non fatti gravi ed incredibili come quello dell'11 settembre, ma paragonare fatti simili, avvenuti nelle altre capitali, per creare un sistema di prevenzione.
Signor sottosegretario, ritengo che dobbiamo agire velocemente perché non è solo l'11 settembre o quanto avvenuto ieri a dirci che siamo carenti sul lato della mobilitazione rispetto al sistema dei vigili del fuoco. In questa città abbiamo una carenza di personale talmente alta che, inevitabilmente, la struttura organizzatoria del Ministero dell'interno è in affanno. Quando verifico che il capo del dipartimento della protezione civile, dottor Guido Bertolaso, persona stimatissima, dichiara che non vi è stata una cabina di regia, ritengo che il potere pubblico abbia grandissimi problemi a difendere la vita dei cittadini. Dunque, è necessario che il Ministero dell'interno attui velocemente un piano per Roma.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Buontempo. Ne ha facoltà.

TEODORO BUONTEMPO. Vorrei esprimere con estrema determinazione la solidarietà al Corpo dei vigili del fuoco e alle famiglie colpite. Dovremmo riflettere sul ruolo di tale Corpo, altamente specializzato, che rischia e non sempre viene considerato adeguatamente, dotato con i giusti mezzi a disposizione e anche con la giusta retribuzione.
Infatti, quando parliamo del vigile del fuoco, non si pensa che si tratta di un tecnico altamente specializzato che, quando si verifica un disastro, interviene e deve sapere come comportarsi di fronte ad un qualunque evento. Oltre ad esprimere la solidarietà verso le famiglie colpite, mi auguro che non succeda quanto è sempre avvenuto nella nostra città, cioè che il provvisorio diventa definitivo.
Conosco famiglie collocate nei residence circa 15 o 20 anni fa, dove sono rimaste per tutto questo tempo perché, alle assicurazioni della pubblica amministrazione, non sono seguiti gli atti conseguenziali. Mi auguro che una sinergia di tutti gli organi istituzionali possa stabilire tempi certi e trovare soluzioni che non siano quelle di collocare in pensione ed in albergo queste famiglie, perché significherebbe sradicarle dalla loro comunità e dalla loro identità; quindi, bisogna pensare a soluzioni abitative più serie rispetto a quelle della provvisorietà eterna.
Per quanto concerne gli eventi accaduti, per i comuni la mappatura delle città è un obbligo. Non scopriamo ora tale esigenza ma dovremmo chiederci quali siano i motivi della mancata mappatura delle città, a cominciare da Roma, e come mai la protezione civile di un comune come Roma sia ridotta ad una farsa, non avendo uomini, strumenti e, fino a pochi anni fa, neppure un computer: in questo comune, la protezione civile era costituita da due persone, il capo ed una dattilografa.
Signor sottosegretario, i comuni devono dotarsi necessariamente di un comparto sicurezza, che non è soltanto ordine pubblico ma anche prevenzione in tutto quello che può accadere di emergenza nella città.
Oltre alla mancata mappatura, la metanizzazione di un comune come quello di Roma è stata attuata in una maniera da galera; se ciascuno di noi si reca in un piccolo comune di montagna per osservare il momento in cui arriva la metanizzazione, noterà che, addirittura, si interviene


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dentro gli appartamenti per predisporre i cosiddetti sfiatatoi (non so quale sia il termine tecnico): ebbene, sfido il sindaco di Roma a verificare in quanti appartamenti, cantine o garage siano presenti tali elementi che, nel caso in cui si crei una camera di combustione per una perdita di gas, permettano la sua fuoriuscita: a Roma tutto ciò non esiste.
Nei piccoli centri, addirittura, si devono fare due fori di uscita nelle cucine, il luogo dove più facilmente si può espandere un incendio: a Roma tutto ciò non esiste.
In questa città si sono verificati molti disastri che non sono stati collegati alla fuga di gas ma, in realtà, lo erano; quando sono comparse delle voragini in alcune strade di Roma si è trattato di esplosioni di gas nel sottosuolo perché le tubature erano vecchie ed erano stati effettuati risparmi nelle saldature con materiale diverso: questa è una drammatica realtà ed è necessario intervenire urgentemente.
Alla vigilia del Giubileo, uno dei primi grandi problemi che sollecitai di affrontare fu proprio questo. Infatti, se a Roma accade un grave disastro nel sottosuolo, non bastano vigili del fuoco, vigili urbani, carabinieri, in quanto questi non sanno dove andare, perché non c'è un computer che attivi tutte queste energie per comprendere cosa sia accaduto nel sottosuolo.
Quindi, è ovvio che occorrono dei segnalatori di tragitto; è ovvio che occorrono dei meccanismi che, di fronte alla fuoriuscita di gas, riescano a bloccarla. Siamo nel terzo millennio e non disponiamo della computerizzazione di tutto ciò che vi è nel sottosuolo, necessaria per comprendere se si tratti di una fuga di gas, di guasti elettrici e così via.
A Roma un altro grave disastro avvenne a piazza Bologna; ricordo anche il crollo di un edificio a Monteverde.
È inutile ripetere con il ciclostile - come ho sentito in alcuni interventi - sempre le stesse cose. Il fatto che gli edifici devono avere la loro carta di entità è una cosa vecchia, che purtroppo non viene realizzata.
Dunque, la sollecitazione che rivolgo al Governo è quella di trovare, in qualche maniera, una formula adatta. Comunque, i sindaci - di qualunque colore siano - che non pongono in sicurezza la loro città devono essere penalizzati. Mi riferisco a Roma perché, purtroppo, questa città è stata governata in questo modo e dobbiamo ringraziare Dio per come sono andate le cose durante l'anno del Giubileo.
Cerchiamo di avviare questi meccanismi e, in particolar modo, il Governo si attivi, visto che il Ministero dell'interno ha anche una funzione di controllo sugli enti locali, per realizzare la mappatura della città e rendere pubblica la mappatura dei comuni.

PRESIDENTE. Ha chiesto di parlare l'onorevole Dario Galli. Ne ha facoltà.

DARIO GALLI. Signor Presidente, ringrazio il sottosegretario per le informazioni che ci ha fornito e, naturalmente, anche io mi associo alle manifestazioni di solidarietà espresse dai colleghi.
Rivolgo un pensiero particolare e profondo alle vittime di questa ulteriore tragedia, alle famiglie che in questo momento vivono ore difficili e ai vigili del fuoco, sia a quelli caduti a seguito di tale disastro sia a tutti gli altri che, quotidianamente e anche in questa occasione a Roma, compiono fino in fondo - e a volte anche oltre - il proprio dovere.
Detto questo, mi associo ma non voglio ripetere le cose ovvie che si sono dette in questa circostanza. Tuttavia, mi spiace che di tali questioni si parli solo in occasione di tragedie.
Approfittando, comunque, di questa situazione - anche se non è, forse, il modo più giusto e razionale di affrontare il problema - posso condividere alcune delle affermazioni fatte, ma non tutte e, soprattutto, non le conclusioni cui spesso si è giunti.
È chiaro che nelle tragedie di questo tipo un'attenzione alla statistica è, comunque, innegabile. Infatti, in una società tecnologica come la nostra, che ormai da tantissimi decenni vive quotidianamente - magari anche senza saperlo - a contatto con materiali pericolosi, con situazioni


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spesso non conosciute dai cittadini in ordine alla quantità di questi impianti distribuiti nelle città e in tutto il paese, inevitabilmente una percentuale di imponderabile va considerata.
Tuttavia, ci sono altre cose che non sono relative solo a questioni imponderabili, ma che invece si possono preventivare.
In aggiunta a quanto detto precedentemente, vorrei soffermarmi su un argomento sul quale, invece, si è sorvolato. La nostra società, negli ultimi anni, ha dimenticato un po' troppo in fretta alcuni elementi fondamentali: si è data e si continua a dare troppa importanza ai problemi burocratici, alle questioni d'ufficio, alle posizioni formali piuttosto che sostanziali. Oggi, per esempio, a fronte di una percentuale enorme di personale impiegatizio, negli enti locali, nelle municipalizzate e nelle società di gestione, il personale specializzato che lavora sulla strada e che fa agli interventi si va riducendo sempre di più sia in percentuale, sia come numero totale, sia in termini di professionalità.
Ho ascoltato l'intervento precedente. In qualità di sindaco di un piccolo comune del nord, posso dire che siamo particolarmente attenti a questi aspetti. Oltretutto, io sono anche un tecnico; mi capita spesso, qui a Roma, di vedere alcuni interventi: sulla strada, ormai, lavorano pochissimi italiani; sembra quasi che per i nostri giovani alcuni lavori non siano più di alcun interesse; si vedono soltanto persone che - per l'amor di Dio - nonostante tutta la buona volontà non hanno la tecnica in mano, non hanno una professionalità né la capacità che si acquisisce soltanto cominciando da giovani a svolgere certe professioni. È inevitabile che ciò si ripercuota, in qualche modo, sulla sicurezza degli interventi.
Non sono d'accordo con quanto è stato detto in precedenza. Nel nostro paese non manca il personale: la percentuale di dipendenti statali rispetto ai lavoratori totali è estremamente elevata, se non la più elevata d'Europa, sicuramente una delle più elevate del mondo. Quindi, non mancano le persone impiegate negli enti che, in qualche modo, dovrebbero eseguire le operazioni di controllo. Se, però, esaminassimo l'organigramma di qualunque azienda municipalizzata, di qualunque comune, di qualunque ufficio tecnico, verificheremmo che i graduati sono in numero enormemente superiore ai soldati semplici: moltissime persone svolgono esclusivamente mansioni burocratiche, controllando il lavoro degli altri, mentre sono veramente in pochi ad andare sulla strada. È necessario ribaltare la concezione burocratica dello Stato, per cui il lavoro manuale viene sostanzialmente sottovalutato, da tutti punti di vista, anche quando è particolarmente qualificato, come nel caso dei tecnici che fanno questo tipo di interventi; altrimenti, dovremo aspettarci tante di queste tragedie.
Dovremmo tornare indietro negli anni, quando l'Italia era all'inizio del boom industriale che ha trasformato la società e la qualifica tecnica rappresentava il vanto e l'orgoglio delle aziende.
Oggi disponiamo di una quantità enorme di persone che controllano il lavoro altrui, svolgendo mansioni di ufficio; invece, le persone che operano sulla strada - lo ripeto - sono poche e, spesso, poco qualificate. Ciò risulta evidente se si esamina qualunque tipo di bilancio di qualunque ente pubblico. La quantità di spesa corrente, che spesso significa stipendi, è in percentuale incredibilmente elevata rispetto al totale. Nel nostro paese, la spesa dedicata agli investimenti è troppo bassa per evitare che, in futuro, si possano ripetere eventi di questo tipo. La rete del gas, indipendentemente dall'attuale gestione, è stata realizzata negli anni e, come tutti gli impianti tecnici e meccanici, deve essere mantenuta e sostituita nel tempo. Tuttavia, se continuiamo a predisporre bilanci che risultano composti esclusivamente da spesa corrente e che, spesso, all'investimento dedicano una percentuale troppo esigua rispetto al totale, dovremo assistere a tanti eventi di questo genere.
Per queste ragioni, vorrei rivolgere un invito. Naturalmente, rispetto alla situazione contingente, vorrei ringraziare tutte


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le persone che hanno operato e che continuano ad operare e vorrei esortare lo Stato ed il ministero competente ad intervenire: si tratta di situazioni nel quali, indipendentemente dal luogo in cui si è verificata la tragedia, lo Stato e la collettività nazionale devono farsi sentire. Quindi, oltre a chiedere al ministero di aiutare le persone colpite, vorrei invitare la nuova maggioranza ed il nuovo Governo a cambiare pagina rispetto al passato, facendo capire ai giovani che ci sono professioni più degne e professionalmente soddisfacenti rispetto ad altre: l'Italia dovrebbe tornare un po' indietro nella concezione delle questioni industriali e strutturali che attengono alla vita civile del nostro paese, ricominciando ad investire nelle infrastrutture che noi usiamo quotidianamente, senza renderci conto, spesso, del pericolo che rappresentano.

PRESIDENTE. È così esaurita l'informativa urgente del Governo.

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