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eseguito dal venerdì al lunedì successivo, dato che le informazioni in possesso dell'interrogante sono che le piante sequestrate erano da considerarsi germogli e che il germoglio della pianta di marijuana non sviluppa il principio attivo della sostanza THC.
il 18 marzo 2005 8 ufficiali dei carabinieri hanno fatto irruzione nell'abitazione di Giuseppe Ales a Pantelleria, in provincia di Trapani, e senza alcun mandato di perquisizione hanno messo a soqquadro l'intera abitazione;
in casa c'erano solo i genitori e la nonna di Giuseppe Ales ai quali i carabinieri giustificavano il loro operato con la ricerca di armi, quindi, chiedevano se avessero figli e dove fossero in quel momento, imponendo loro di raggiungerli telefonicamente. La signora Ales ha chiamato Giuseppe che stava lavorando in un terreno a pochi chilometri da casa;
al suo arrivo a casa Giuseppe trovò la madre e la nonna sconvolte. Chiese allora ai carabinieri di fermare la perquisizione dicendo che avrebbe consegnato loro delle piantine di marijuana in suo possesso; piantine appena germogliate, non più alte di 5 cm, che tirò fuori da un incavo nel muro chiuso con una serratura;
il giorno seguente, sabato 19 marzo 2005 il Giuseppe e il fratello Francesco furono condotti al locale comando dei carabinieri e detenuti fino alle ore 21 dello stesso giorno;
il 19 marzo 2005 il Giornale di Sicilia pubblicava un articolo dove venivano resi noti nomi, cognomi e indirizzi di residenza dei diretti interessati ad una operazione antidroga svolta il giorno prima nella provincia di Trapani, tra questi vi era Giuseppe Ales e altri ragazzi che con lui avevano in comune solo la giovane età. Per questo articolo il Giornale di Sicilia, ha ricevuto tre querele;
nella mattinata di domenica 20 i carabinieri notificavano a Giuseppe il processo per direttissima che avrebbe avuto luogo il giorno seguente, lunedì 21, presso il tribunale di Marsala. Giuseppe non ce l'ha fatta. Si è suicidato nel pomeriggio di quella stessa domenica -:
se era stato stilato un mandato con riferimento alla perquisizione del 18 marzo 2005 e, in caso contrario, come sia possibile che si possa mettere a soqquadro un'abitazione senza mandato di perquisizione;
come sia possibile che il giorno dopo una perquisizione vengano resi noti sul Giornale di Sicilia nomi, cognomi e residenza, favorendo in questo modo la criminalizzazione da parte della collettività ai danni di un indagato;
quali erano gli estremi (e quali le quantità ritrovate) per richiedere un provvedimento come il processo per direttissima
(4-13965)
da tempo i mercati nazionali vengono invasi da enormi quantitativi di prodotti contraffatti di provenienza cinese;
la Guardia di finanza ha effettuato in diverse regioni d'Italia, dai primi di febbraio ad oggi, sequestri di articoli (abbigliamento, giocattoli, tessuti, accessori di abbigliamento, orologi, articoli da regalo, borse, portafogli, elettrodomestici, occhiali, accessori per telefonia, attrezzo per l'edilizia, capi di biancheria, medicinali, eccetera) per un valore commerciale di diverse centinaia di milioni di euro;
solamente la compagnia della Guardia di finanza di Taranto, con brillanti operazioni, negli ultimi mesi, ha sequestrato merce di provenienza cinese per il valore di oltre 100 milioni di euro;
per tali operazioni l'interrogante in data 18 aprile 2005, segnalando, con propria nota all'attenzione dell'Onorevole Presidente del Consiglio e degli onorevoli Ministri dell'interno e dell'economia, gli eccellenti risultati dell'azione di contrasto all'importazione illegale di prodotti contraffatti di provenienza cinese, proponeva una forma adeguata di encomio per quei servitori dello Stato -:
se non ritenga di intervenire con le più opportune iniziative per difendere l'economia nazionale:
a) intensificando su tutto il territorio nazionale i controlli sulle merci che entrano in Italia con qualsiasi mezzo di trasporto;
b) incentivando le operazioni di sequestro dei prodotti contraffatti con appropriati riconoscimenti e adeguati interventi economici a favore delle forze di polizia quotidianamente impegnate nelle predette operazioni.
(4-13969)
il signor Mario Placanica, giovane Allievo Carabiniere protagonista dei fatti del G8 di Genova, nei giorni scorsi è stato posto in «congedo assoluto» con effetto immediato perché «permanentemente non idoneo al servizio militare in modo assoluto» per infermità dipendente da «causa di servizio»;
Placanica ha chiesto di essere reimpiegato nei ruoli civili dello Stato, ove consentito dall'infermità permanente residuatagli in conseguenza delle lesioni e dei traumi da lui riportati a causa della violentissima aggressione subita mentre si trovava, in quanto già ferito, sul defender dei carabinieri quel tragico 20 luglio 2001 in Genova;
all'epoca il giovane carabiniere Placanica, oggi rimasto senza occupazione rifiutò l'offerta di un posto di lavoro, rivoltogli dal Sindaco di un comune calabrese, poiché intendeva rimanere nell'Arma dei Carabinieri;
il giovane Placanica oggi è costretto a vivere in una famiglia, composta da altre cinque persone il cui attuale aiuto economico deriva dalla sola pensione di invalidità del padre, ammontante a circa 200 euro mensili;
il Placanica è amareggiato e distrutto sul piano psicologico, anche perché non ha nulla da rimproverarsi per la morte di Carlo Giuliani; l'archiviazione del procedimento penale decisa dal GUP di Genova gli dà pienamente ragione -:
quali urgenti iniziative intendano attuare al fine di garantire al Placanica il reimpiego nei ruoli civili dello Stato.
(4-13970)
a Piacenza, nella giornata del 25 aprile, in assenza di altre concomitanti iniziative, è stata considerata «manifestazione non autorizzata» la deposizione, da parte di ognuno dei giovani intervenuti, di una rosa (dicasi una rosa) in un tratto di Largo Battisti laddove, così come appare sulla copertina di un libro che tratta delle vicende belliche 1940/1945, avvenne l'esecuzione di una persona non appartenente alle formazioni partigiane;
ad avviso dell'interrogante, a distanza di alcuni lustri dall'adozione del provvedimento di condanna da parte dell'Autorità Giudiziaria di Piacenza per occupazione abusiva di suolo pubblico comminato a chi aveva deposto, sempre in quel luogo, un mazzo di fiori, l'impedire la perpetuazione del gesto - non essendovi neppure più la giustificazione dell'occupazione abusiva di suolo pubblico, non essendo richiesta dal Comune di Piacenza la medesima nel caso in cui lo spazio occupato sia inferiore al metro quadrato - risulta quanto meno irrituale e poco giustificabile anche con l'asserita motivazione della «tutela dell'ordine pubblico». Sarebbe sufficiente in proposito pensare al fatto che il 28 aprile 2001 venne autorizzata una manifestazione di protesta per la presenza dell'onorevole Gianfranco Fini a Piacenza, in area assai prossima alla piazza dove quest'ultimo teneva un affollatissimo comizio, la qual cosa costrinse chi voleva raggiungere la detta piazza, ad attraversare l'area riservata alla manifestazione di protesta, con evidente possibile pericolo per la propria incolumità personale -:
se siano state impartite restrittive disposizioni in ordine all'applicazione dell'articolo 18 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza, in occasione del periodo compreso tra il 21 aprile e il 2 maggio;
se intenda verificare, se così non fosse, la corretta e puntuale applicazione della predetta norma di legge, in relazione a quanto accaduto a Piacenza il 25 aprile 2005.
(4-13989)
la legge regionale 4105 pubblicata sul bollettino ufficiale della Regione Toscana ridisegna il sistema locale della sanità assegnando a tutti gli immigrati presenti in forma clandestina in Toscana un tesserino sanitario che consente l'accesso e quindi l'utilizzo delle strutture mediche ospedaliere toscane. In altre parole, gli immigrati clandestini vengono di fatto equiparati agli immigrati con regolare permesso di soggiorno, oltre ai cittadini italiani;
si tratta ad avviso dell'interrogante, di una palese violazione delle disposizioni vigenti in Italia in materia di immigrazione (reato di permanenza in clandestinità, L. 271/04). Il conferimento del tesserino comporta infatti una schedatura degli immigrati clandestini presenti nella regione da parte delle autorità che invece, secondo la legge, dovrebbero provvedere alla loro espulsione -:
se al Ministro risulti vera la circostanza;
quali iniziative, alla luce di quanto esposto, intenda conseguentemente assumere.
(4-13990)