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Seduta del 12/11/2003


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Audizione del dottor Tomaso Tommasi di Vignano.

PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del dottor Tomaso Tommasi di Vignano.
Il dottor Tommasi di Vignano è accompagnato dai difensori di fiducia avvocati Cesare Zaccone e Marcello Melandri.
Dottor Tommasi, io ho il dovere di avvertirla che lei rende un interrogatorio da libero audito, vale a dire lei non è testimone; quindi non depone con il vincolo del testimone, ma è invitato, come tutti coloro che depongono in questa Commissione, ad un dovere di lealtà istituzionale.
Devo avvertirla che lei ha la facoltà di non rispondere, perché si trova indagato davanti all'autorità giudiziaria di Torino. Ma, nel bilanciamento di quelli che possono essere gli interessi alla verità che questa Commissione persegue e gli interessi della sua difesa, lei ha altresì la facoltà, di volta in volta, di rispondere alle domande alle quali riterrà opportuno rispondere, cioè che secondo lei meritino risposta, e di non rispondere a quelle che, a suo giudizio, non devono ottenere risposta. Quindi, noi le chiediamo se possiamo meritare lo stesso trattamento - è una battuta di alleggerimento - che lei ha riservato ad un noto giornalista, autore di un libro di prossima edizione, e nello stesso tempo ai giornalisti de L'Espresso, ai quali lei si è, per sua libera scelta, determinato a dare delle risposte.
Questa è una premessa di quadro generale. Siccome gli atteggiamenti che lei riterrà di tenere non sono suscettibili di intervento da parte dei difensori, questi ultimi potranno, consultandosi con lei discretamente, invitarla a rispondere o a non rispondere, oppure, su sua richiesta, esprimere a lei un loro giudizio sull'opportunità della risposta o della non risposta.
Fatta questa premessa, le chiedo se lei mai sia stato sentito da altra autorità giudiziaria in merito all'acquisizione di Telekom-Serbia.

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Nel mese di febbraio 2001 mi sono recato spontaneamente presso la procura di Torino per rilasciare una deposizione spontanea su tutto quanto a mia conoscenza in materia di acquisizione di Telekom-Serbia da parte di Telecom Italia.


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PRESIDENTE. Quindi, lei è già generalizzato in atti.

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Sissignore.

PRESIDENTE. Benissimo. Lei ha dichiarato di aver lavorato per 27 anni all'interno del gruppo STET-Telecom: vuole ricordarci quali ruoli ha ricoperto negli anni?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Sono stato assunto a Venezia nel 1970 presso la direzione del personale. Ha operato in quella sede in diverse funzioni, perché sono stato assunto appena laureato, e nel 1978 sono stato trasferito alla direzione generale, a Roma, della allora SIP. Ho operato ancora sino a diventare direttore del personale del gruppo, esattamente, mi pare, fino al 1991, quando sono stato mandato dal gruppo presso la società Iritel, prima come direttore generale e poi come amministratore delegato, per prepararne la successiva fusione con SIP, Italcable e Telespazio per la prevista nascita di Telecom Italia. Successivamente a questo periodo, quindi nel 1994, conclusa l'operazione, sono rientrato nella nuova Telecom Italia appena costituita come direttore generale. Sono rimasto in questa posizione con deleghe via via crescenti sino al 1997. Alla fine di gennaio 1997 sono stato nominato amministratore delegato della STET per provvedere alla successiva fusione con la Telecom Italia e ho lasciato il gruppo alla fine del mese di febbraio 1998.

PRESIDENTE. Attualmente quali incarichi ricopre?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Attualmente sono presidente della società HERA, operante a Bologna.

PRESIDENTE. La presidenza di questa società è di nomina pubblica?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. È a maggioranza pubblica.

PRESIDENTE. La società è maggioranza pubblica e la nomina dipende da quale autorità?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. C'è un patto tra i 140 comuni che rappresentano la proprietà di maggioranza - perché il resto è quotato in borsa - che regola le nomine nel consiglio d'amministrazione, tra le quali anche la mia.

PRESIDENTE. Quindi questo consorzio regola la nomina dell'attuale presidente...

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. C'è un patto di sindacato.

PRESIDENTE. Perfetto.

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Però non solo la mia, anche quella degli altri consiglieri...

PRESIDENTE. Per quanto ci riguarda, regola la sua.
Lei conferma le dichiarazioni rilasciate a L'Espresso?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Confermo senz'altro le dichiarazioni rilasciate a L'Espresso. Devo anche, nell'occasione, precisare che sono qui per assoluto e convinto rispetto nei confronti dell'istituzione che questa Commissione rappresenta e, con difficoltà, devo anche confermarle la opzione che ho maturato - e peraltro era stata anticipata alla Commissione stessa unitamente ai miei avvocati - , cioè quella di avvalermi della facoltà, da lei richiamata, di non rispondere per il tempo, che spero finalmente non ulteriormente troppo lungo, che manca alla conclusione delle indagini a mio carico, in corso da due anni e mezzo presso la procura di Torino. Ci tengo in questo momento a riconfermare che non appena questo impedimento si sarà concluso come sono convinto da sempre si possa concludere, sarò totalmente, su qualunque argomento e su qualunque domanda,


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a completa disposizione della Commissione, se riterrà ancora di convocarmi.

PRESIDENTE. Dottor Tommasi, fermi restando le sue facoltà e i suoi diritti, noi abbiamo un dovere di compatibilità dei tempi, perché il nostro mandato non è eterno, ma scade nel luglio prossimo. Quindi, facendo i conti con quello che ci resta da fare, abbiamo scalettato la sua richiesta, dopo aver consentito per due volte il rinvio per queste sue esigenze, ma maiora premunt, nel senso che stiamo restringendo il nostro ambito di operatività e quindi siamo necessitati ad operare un interrogatorio, dove lei può avvalersi, come sa, della facoltà di non rispondere, ma noi ci avvaliamo della facoltà di formulare domande, perché il bilanciamento degli interessi questo è.
Quindi, visto che lei ha confermato, con riferimento in particolare ad un inciso contenuto nell'articolo che ho richiamato, in cui lei dice: «fu nell'aprile del 1997, quando il Ministero degli esteri, dopo i rapporti di Bascone, ci chiese notizie: risponderemo alla competente direzione della Farnesina», le chiedo: è in condizioni di dirci a chi rispose?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. No. L'elemento cui lei ha fatto riferimento mi è stato rammentato mi pare proprio dalla lettura dei verbali delle attività della Commissione; non è un'operazione che fisicamente io abbia curato, né credo di aver mandato personalmente alcuna lettera. Quando l'ho letto, mi sono ricordato che informazioni in questo senso erano state fornite, perché mi era stato riferito, ma non perché l'avessi materialmente eseguito.

PRESIDENTE. Lei non sa chi sia l'interlocutore che ha ricevuto queste informazioni a livello di funzionari del Ministero degli esteri, o di altre autorità del Ministero degli esteri?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. No.

PRESIDENTE. Lei ha dichiarato: «Di più. I quotidiani avevano cominciato a scrivere dell'accordo una decina di giorni prima della firma. Tutti dunque sapevano, ma nessuno mi ha chiesto di fermarmi o anche solo di dare altri chiarimenti. Nessun esponente del Tesoro, nessun altro personaggio del Governo e, badi bene, nessun leader dell'opposizione. Silenzio allora e silenzio per i quattro anni seguenti». È in condizioni di confermare o smentire questa affermazione?

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. L'ho già confermata, perché le richiamo la mia precedente affermazione che confermo tutto quanto contenuto nell'intervista. Però mi devo richiamare anche a quanto lei ha dichiarato circa la mia possibilità, in questo momento, di ricorso ad altre risposte.
Se mi consente soltanto un'affermazione circa l'esigenza di bilanciamento, proprio a conferma della mia assoluta disponibilità nei confronti della Commissione, mi auguro che anche questa mia scelta, che oggi mi pesa, possa rappresentare un'ulteriore spinta complessiva perché la vicenda giudiziaria che mi angustia da due anni e mezzo possa trovare una conclusione più rapida e, quindi, mettermi in condizione di tornare da voi nei tempi che vi fossero ancora utili.

PRESIDENTE. Noi le auguriamo che questa soluzione possa essere praticabile. Intanto, torno a chiederle, perché su questo non ho avuto risposta, se lei è in condizione di dire, per esplicitare l'espressione «tutti sapevano», con riferimento al Governo e all'opposizione... (Commenti) chi siano i «tutti» che sapevano.

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Devo richiamarmi alla mia precedente risposta.

PRESIDENTE. Intende avvalersi della facoltà di non rispondere? Mi rendo conto che sarà monotono, sembra una giaculatoria, ma le regole sono queste.


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GIUSEPPE FANFANI. Presidente, che senso ha?

PRESIDENTE. Nel momento in cui approfondirà l'argomento giuridico, vedrà che il senso c'è.

TOMASO TOMMASI di VIGNANO. Mi avvalgo della facoltà di non rispondere.

PRESIDENTE. Le dico subito che questo non è un supplizio che viene reso per capriccio di farlo, perché ad ogni domanda che viene posta lei ha il diritto, quindi l'esplicitiamo... (Interruzione del senatore Lauria - Vivi commenti). Noto che trovo tante belle lezioni diritto, ma, se permettete, voglio concludere la mia affermazione.
Lei ha il diritto, di volta in volta, di avvalersi di questa facoltà, e nessuno glielo può contestare (Commenti)... Non ho dato la parola a nessuno, se mi consentite. Si chiede la parola, si ottiene, e si esplicita; io devo precisare innanzitutto il mio pensiero.
Dottor Tommasi, a questo punto lei di volta in volta può decidere che una domanda sia suscettibile o meritevole di risposta. Lo può fare. Può rispondere non in blocco ma alle singole domande. Preciso per coloro che hanno fatto...

GUIDO CALVI. Vorrei intervenire sull'ordine dei lavori.

GIUSEPPE FANFANI. Anch'io, signor presidente.

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