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PDL 6234

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 6234


 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

BONDI, PITTELLI

Disposizioni per la valorizzazione culturale, ambientale
e turistica dell'Abbazia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni

Presentata il 15 dicembre 2005


      

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Onorevoli Colleghi! - Nel 2011 ricorre il millennio dell'Abbazia della S.S. Trinità di Cava de' Tirreni sorta appunto nel 1011 ed è necessario e opportuno per la straordinaria ricorrenza recuperare la memoria storica per il rilancio di un tesoro architettonico e di una tradizione culturale preziosi per il mondo intero. È necessario dunque fissare per legge un progetto adeguato di dimensione europea, di ristrutturazione e di rilancio di una struttura che ha una funzione straordinaria per la civiltà occidentale. L'idea di fondo che giustifica il progetto si può enunciare sulla base di poche fondamentali premesse:

          a) mille anni fa l'identità dell'Occidente - bisogna prenderne atto - si forgiò attorno alle istituzioni e alla cultura del monachesimo benedettino, che era la forza preminente e trainante: non solo sul piano ideale ma anche sul piano economico e politico. Basti ricordare, a riprova, che anche i potenti laici - imperatori come Ottone III e re come Roberto II di Francia - erano a loro volta «quasi-monaci», e comunque non potevano essere tali e governare senza l'appoggio dei monaci;

          b) il movimento monastico di allora, il più incisivo a livello europeo, fu quello incentrato in Cluny, l'abbazia della Borgogna, che compì il gesto innovatore di superare il localismo (la dipendenza dai poteri locali) per affidarsi alla Chiesa di Roma (commendatio Sancti Petri), mobilitando ben presto al suo seguito centinaia di altri monasteri e migliaia di monaci (spesso il meglio dell'aristocrazia europea), che a Cluny si associarono con l'obiettivo di una riforma generale della Chiesa. L'effetto di tale svolta - ancora oggi visibile nella costituzione della Chiesa cattolica - fu quello di conferire al vescovo di Roma una centralità e un primato in precedenza

 

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sconosciuti: al di sopra di tutto e di tutti (come si evince dal Dictatus Papae di Gregorio VII);

          c) sorse allora, in contrasto e a correzione della Chiesa cluniacense fedele al papato, un altro movimento monastico, quello incentrato nel monastero di Gorze in Lorena, che ugualmente postulava la riforma della Chiesa, ma in raccordo con l'imperatore e con l'episcopato filoimperiale. Il conflitto che ne seguì - conosciuto come la «lotta per le investiture» - vide affrontarsi i due massimi poteri dell'Occidente, il Papato e l'impero, sostenuti dai due diversi movimenti monastici: una lotta il cui esito plasmò per i secoli il volto dell'Europa cristiana.

La novità di Cava de' Tirreni.

      In questo contesto di rilancio ma anche di differenziazione del monachesimo europeo, si colloca la fondazione dell'Abbazia della SS. Trinità a Cava de' Tirreni nel 1011 circa. Il fondatore e primo abate fu Alferio, un asceta con esperienze, anche aspre, di tipo eremitico (del resto fece sorgere il suo monastero «sotto una grande grotta o cava, in una stretta valle alle falde del monte Finestra»); che poi, essendo andato a vivere per qualche tempo nell'Abbazia di Cluny, si orientò verso un monachesimo sempre più ecclesiale e pastorale, in accordo anche con il potere locale, quello del principe Guimario di Salerno, che nel 1025 gli concesse un diploma di favore. Non per nulla, durante il suo abbaziato, ricevette in dono due chiese: S. Arcangelo di Tusciano e S. Maria e S. Nicola di Mercatello. Vuole dire che, come i cluniacensi, recuperava edifici sacri per restituirli al culto divino.
      Sulla stessa linea si posero i suoi successori: dapprima l'abate Leone (1050-1079), il fondatore del monastero di S. Nicola della Palma in Salerno e della chiesa di S. Leone di Vietri, nonché riformatore dei monasteri del Cilento, tra cui le Abbazie di S. Arcangelo e di S. Magno con numerose dipendenze, che il locale principe Gisulfo II gli affidò rinunciando alla propria giurisdizione. E poi Pietro I, che si era formato a sua volta a Cluny, e che fu protagonista di una svolta straordinaria: durante il suo lungo abbaziato (1079-1123), la SS. Trinità di Cava de' Tirreni cessò di essere un monastero fra i tanti, per quanto importante e dotato di proprie «dipendenze», per costituirsi a centro di una vasta rete di monasteri che si estendeva dalla Campania alla Sicilia: il cosiddetto «Ordo Cavensis» ossia una vera e nuova congregazione monastica, formalmente non diversa da quella cluniacense, anche se geograficamente più limitata (non uscì dai confini dell'Italia meridionale e insulare). Si parla in ogni caso di oltre 400 tra monasteri e chiese, con circa 3.000 monaci, che si riconoscevano nell'abate di Cava de' Tirreni e nelle regole della sua Abbazia (poi depositate nelle Consuetudines Cavenses, affini, si dice, alle Consuetudines cluniacenses).
      Non è possibile seguire qui, neppure a grandi linee, la storia della Congregazione di Cava de' Tirreni e della stessa Abbazia della SS. Trinità, anche se questa storia (almeno fino al confluire, nel quattrocento, dentro la Congregazione de Observantia di S. Giustina di Padova) non potrà non essere parte del «ricupero della memoria storica». È tempo invece di formulare alcuni quesiti, che potrebbero stare a monte dell'intero progetto:

          1) che cosa rappresenta la novità di Cava de' Tirreni e dell'«Ordine cavense» che da esso scaturisce? Solo un riflesso e una imitazione nel sud d'Italia dell'esperienza di Cluny e dell'Ordine cluniacense, o qualcosa di diverso?

          2) E se si trattasse, appunto, di un'esperienza sui generis, addirittura di una «terza via» del monachesimo europeo, da collocare accanto o in contraddizione con le altre due evidenziate: quella, soprattutto «francese», di Cluny, e quella, soprattutto «tedesca», di Gorze?

          3) In altri termini, ha senso chiedersi se il monachesimo cavense seppe elaborare una propria autonoma posizione in tema di Riforma della Chiesa e di rapporti tra i massimi poteri?

 

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      È chiaro che occuparsi di Cava de' Tirreni in occasione del millenario della sua fondazione - e occuparsene in comparazione con Cluny e con Gorze - significherebbe riaprire il discorso sui caratteri dell'identità religiosa dell'Occidente.

Cluny, Gorze, Cava de' Tirreni.

      Di solito la storiografia non ha avuto esitazioni degne di nota nel configurare Cava de' Tirreni come una «succursale» di Cluny che «diffuse i princìpi della grande riforma cluniacense» nell'Italia meridionale. Più di recente, insieme con la conferma della «potenza» e delle straordinarie dimensioni del fenomeno cavense, la stessa storiografia ne ha valutato l'incidenza più in rapporto alla storia dell'Italia meridionale, ben presto caratterizzata dall'insediamento normanno, che non in rapporto e in comparazione con il quadro europeo.
      Così, ormai si sa molto sul disegno politico di Rekatholisierung perseguito dai Normanni e dal Papato per le aree meridionali, anche sul «ruolo egemone» avuto dalla Congregazione cavense nel sottrarre al dominio dei laici le strutture pastorali; si sa molto perfino sulle ricadute della stessa egemonia sul terreno della gestione del territorio rurale. Ma molto rimane da scoprire sui caratteri peculiari dell'Ordo Cavensis, sulla sua reale incidenza non solo locale (si tratta peraltro di un'area vasta e strategica come l'Italia meridionale), ma anche universale, ovvero sull'intera Chiesa e cristianità europea.
      Muovere, invece, la ricerca su questo piano più ampio, ossia allineare Cava de' Tirreni alle altre due analoghe congregazioni monastiche dell'Occidente - Cluny e Gorze -, per meglio valutare il loro apporto alla storia della Chiesa e della cristianità dell'Occidente, sembra ormai un'esigenza imprescindibile.

Problemi aperti.

      Vogliamo segnalare alcuni problemi da affrontare nella nuova prospettiva europea:

          a) la venuta dei Normanni nell'Italia meridionale, iniziata quasi negli stessi anni della fondazione di Cava de' Tirreni, fu preceduta e accompagnata anche da migrazioni di monaci dal nord della Francia, specie dall'Abbazia di Saint-Evreul-sur-Ouche: che ruolo ebbe questa «marcia verso il sud»?

          b) È quanto meno singolare che la grande crescita dell'Abbazia di Cava de' Tirreni sia avvenuta in coincidenza con lo svolgersi della Riforma della Chiesa, ossia per quasi tutto l'XI e buona parte del XII secolo, ma non in piena aderenza con le diverse fasi di questa Riforma: quale fu, quindi, fase per fase, specie durante il papato di Gregorio VII, l'apporto dell'Ordo Cavensis alla stessa Riforma?

          c) Non troppo lontano da Cava de' Tirreni un'altra Abbazia, quella di Montecassino, raggiunse, specie al tempo dell'abate Desiderio (1059-1079), poi successore seppure per pochi mesi, di Gregorio VII con il nome di Vittore III, un rilievo eccezionale. Quale il rapporto tra le due grandi Abbazie?

          d) Non è forse il caso di ricostruire, sempre in termini comparativi rispetto a Cluny e a Gorze, tanto la cultura tipica di Cava de' Tirreni, forse alimentata da un apposito centro di produzione libraria, e innervata in più «generi» (esegesi, storiografia, agiografia), quanto la «spiritualità» che ne discese, ossia l'idea di Chiesa, il Kirchenbild, che fu alla base dell'Ordo?

          e) E, proprio in tema di spiritualità e di fonti cui attingere la stessa, non è forse significativo scoprire che l'Ordo Cavensis dimostrò un interesse eccezionale per le opere di Gregorio Magno (590-604), al punto che una di queste opere, forse la più innovativa (il Commento al I Libro dei Re), venne trascritta (è il più antico manoscritto rimasto), e un'altra non meno significativa, i Dialogi, fu assunta a fondamento dell'agiografia locale?

      Si potrebbero porre ancora altri interrogativi, corrispondenti ad altrettanti problemi o linee di ricerca, sull'esempio di quelli già posti per Cluny e per Gorze. Ma il vero problema non è solo quello di

 

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allineare le conoscenze su Cava de' Tirreni a quelle, più avanzate, su Cluny e su Gorze, bensì di puntare su Cava de' Tirreni per allargare la riflessione sui grandi mutamenti che circa un millennio fa hanno forgiato il volto non solo religioso ma anche civile e politico dell'Europa. Si tratta di una prospettiva nuova, ancora tutta da sperimentare, che potremmo chiamare delle «due Chiese».

Cava de' Tirreni e le due Chiese.

      Gli studiosi ben conoscono i grandi mutamenti intervenuti dopo il Mille, tra cui il mutamento più clamoroso: l'ascesa del vescovo di Roma, da Capo di una Chiesa tra le altre Chiese (anche se dotata di particolari carisma e prestigio), al ruolo di monarca universale (un ruolo che detiene ancora oggi), e hanno discusso i conflitti devastanti, e a tutt'oggi non ancora risolti, che ne sono seguiti tra potere spirituale e potere temporale, tra giustizia della Chiesa e giustizia degli Stati, tra clero e laicato, tra credenti e cittadini.
      Non altrettanto valutato nelle sue conseguenze è stato invece un ulteriore conflitto che pure allora si innestò: quello tra la Chiesa di Gregorio VII, che era la novità, anzi la rivoluzione, e la Chiesa di Gregorio Magno, che era la precedente tradizione ecclesiale (anche se non l'unica tradizione).
      Ora, nel conflitto tra queste «due Chiese», che rinviavano a due culture diverse, e anche a due diverse antropologie (per Gregorio Magno l'uomo in quanto tale è capax Dei; per Gregorio VII, invece, no: si tratta di un essere degradato che solo la Chiesa - lei sì, ed esclusivamente, capax Dei - può innalzare dal basso e portare a Dio), quale fu il ruolo di Cava de' Tirreni? Che dire di un Abbazia come quella di Cava de' Tirreni che coltivava la memoria di Gregorio Magno, che copiava con cura tutti gli scritti di Gregorio Magno, che forse fu il supporto decisivo per l'elezione al papato di Desiderio di Montecassino, quel Vittore III, che potrebbe anche essere stato eletto (questo la storiografia non lo ha ancora percepito) per correggere o ammorbidire o perfino contraddire l'aspro e conflittuale papato di Gregorio VII, ossia di colui che aveva per motto: «Aggredire il mondo, non lasciarsi aggredire»?
      Facciamo un'ipotesi: se Cava de' Tirreni, con la congregazione in essa centrata, risultasse, dopo le opportune ricerche, fautrice dell'ecclesiologia di Gregorio Magno, ossia della più importante ecclesiologia dell'Alto Medioevo, ne verrebbe una conseguenza di grande rilievo, ovvero che la Chiesa di Gregorio VII, scaturita da Cluny, dal mondo franco, si trovò in alternativa non solo con la Chiesa parallela, filoimperiale, di Gorze, ma anche, e forse più, con un'altra Chiesa, quella di Gregorio Magno, sostenuta da Cava de' Tirreni, dal monachesimo dell'Italia meridionale.
      Non sarebbe vero, quindi, che esiste solo la Chiesa di Gregorio VII o la Chiesa di Enrico IV; e neppure sarebbe vero - ora il discorso riguarda l'attualità - che questa Chiesa sia l'unica possibile. È possibile, sempre possibile, anche la Chiesa di Gregorio Magno, che del resto non per nulla piaceva tanto ai riformatori del Cinquecento tra cui lo stesso Calvino, e che è tornata a riemergere anche con Giovanni XXIII, il papa del Concilio Vaticano II, e oggi rivive in quanti, sulle orme dello stesso Concilio, lavorano per rinnovare il cattolicesimo nel senso della pastoralità, della missione apostolica, dell'ecumenismo.

Potenzialità scientifico-culturali del progetto.

      Dunque, un recupero della memoria storica su Cava de' Tirreni e sulla congregazione da essa scaturita potrà avere un duplice risultato:

          a) individuare più chiaramente, e in parte ex novo, l'apporto del monachesimo meridionale alle più ampie trasformazioni religiose e civili in atto in Europa dopo il Mille;

          b) contribuire in termini sostanziali alla discussione oggi in corso sull'identità europea e sui fondamenti cristiani (quali?) di questa identità.

 

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Linee operative del progetto.

      Ove fosse possibile realizzare il progetto, si possono individuare molteplici settori di ricerca cui assegnare sia studiosi di Cluny e di Gorze (il progetto non può essere che di tipo comparativo a raggio europeo), sia studiosi del mondo italico meridionale (che non sono soltanto italiani).
      Un settore, preliminare agli altri, riguarderà la storia della storiografia su Cava: occorrono un inventario rigoroso di tutto quello che è stato scritto ed edito, dalla fine del Medioevo a oggi, su Cava de' Tirreni e sulla sua congregazione.
      Un altro settore, da rendere subito operativo perché richiede più specialisti e parecchi anni di lavoro, è quello documentario: occorrono il censimento, la trascrizione, e possibilmente l'edizione - almeno informatica se non cartacea - di tutto il materiale documentario a tutt'oggi esistente relativo a tutti i monasteri e le chiese cavensi, dalla Campania alla Sicilia. Bisogna in sostanza riprendere, allargare, fare progredire nel tempo, almeno fino al primo quattrocento, il Codex Diplomaticus Cavensis.
      Un altro settore dovrà occuparsi dello scrittorio, ossia del ruolo di riproduzione e di circolazione della cultura che ebbe l'ordine cavense, nonché della cultura da esso prodotta, specie sul versante della cronachistica e dell'agiografia. La sensazione è che su questo terreno molto ancora resti da scoprire.
      Man mano che procede il lavoro di raccolta e di messa a punto dei materiali, potranno partire le ricerche tematiche. Sulle quali ricerche, che dovranno abbracciare tutti gli aspetti più importanti - da quello agrario a quello dell'economia monetaria, da quello architettonico (esiste un'architettura cavense?) a quello iconografico, da quello giuridico a quello politico-istituzionale, e così via - sarebbe ora prematuro e anche inopportuno soffermarsi.
      Difatti il piano operativo del progetto, con tutte le sue molteplici articolazioni, può essere messo a punto non già da un solo studioso, bensì da un team di esperti da scegliere tra i migliori studiosi esistenti al mondo. A questo team di esperti spetterà anche stabilire il calendario dei lavori e delle manifestazioni scientifico-culturali che dovranno preparare la celebrazione del millenario nel 2011.
      Bisognerà indicare nomi degli esperti per avviare la complessa macchina organizzativa che dovrà fra l'altro mobilitare, con appositi contratti, numerosi giovani ricercatori delle università meridionali.

Rilancio della funzione civile religiosa.

      L'importanza e la complessità del progetto qui solo delineato nelle sue linee generali, nonché l'alto costo prevedibile per realizzarlo, comportano che si garantiscano da un lato una celebrazione millenaria di grande significato, e dall'altro ricadute importanti dello stesso progetto anche oltre la celebrazione millenaria.

L'anno millenario.

      Per quanto riguarda le celebrazioni dell'anno millenario, nel 2011 - un anno che potrebbe vedere anche la visita a Cava de' Tirreni del Sommo Pontefice -, ci potranno essere tanto eventi scientifici quanto eventi mediatici di sicura risonanza.
      Per quanto riguarda gli eventi scientifici, il 2011 potrebbe vedere tre settimane di studio: una dedicata a tirare le fila di tutto il lavoro scientifico preparatorio, condotto nei cinque anni precedenti, per rinnovare le conoscenze su Cava de' Tirreni e sulla sua Congregazione; un altra per un bilancio degli studi e delle ricerche in atto in tema di monachesimo cristiano di tutti i tempi; e una terza per un confronto con gli altri movimenti monastici del Mille (specie Cluny e Gorze) e per una rivisitazione del loro apporto alle origini dell'Europa cristiana.
      Tenendo conto poi che il monachesimo è un fenomeno che riguarda l'uomo ancora prima che il credente, e che è tipico sia del cristianesimo come di altre grandi religioni, si potrebbero organizzare convegni di studio dedicati, ad esempio, a «Il monachesimo e le scienze umane», «Il monachesimo e il corpo», «Il monachesimo

 

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al femminile», «Il monachesimo e la natura», «Il monachesimo nelle arti», «Il monachesimo nelle letterature», «Il monachesimo nella cinematografia», eccetera.
      Andando oltre l'aspetto più propriamente scientifico, si potrebbero organizzare eventi di grande richiamo, anche mediatico, ad esempio:

          1) una grande mostra (da collocare nel contesto di un complesso monastico italiano) sul monachesimo e sulla sua storia, specie nei suoi riflessi sull'architettura e sulle arti;

          2) mostre più specifiche, come un'antologia di tele di soggetto monastico; oppure un'esposizione di codici e di libri monastici (per mostrare l'apporto del monachesimo alla trasmissione della cultura);

          3) un incontro di carattere ecumenico (la sede potrebbe essere Montecassino) cui invitare i rappresentanti delle congregazioni monastiche delle grandi religioni per un confronto e una riflessione sul significato del monachesimo oggi, nel contesto di una civiltà globale;

          4) una serie di letture pubbliche sui grandi testi monastici dell'antichità e del Medioevo, ma anche dell'età più recente, con presentazione delle più interessanti figure di monaci (da Antonio del deserto, a S. Benedetto da Norcia, a S. Bernardo di Chiaravalle, a Lutero, a Edith Stein, a Giuseppe Dossetti, a frère Roger di Taizé, a Enzo Bianchi).

Oltre l'anno millenario.

      Il progetto scientifico-culturale dovrebbe essere accompagnato da un piano di ricupero edilizio che riguardi non solo l'Abbazia di Cava de' Tirreni, ma anche un congruo numero di monasteri cavensi disseminati in tutte le regioni del sud-Italia compresa la Sicilia: almeno tre o quattro monasteri per ogni regione. Ogni monastero ricuperato, e dotato di foresteria per il soggiorno temporaneo di ospiti, dovrebbe disporre anche di possessi terrieri sufficienti per l'autoconsumo e per i bisogni di un moderno centro agrituristico. Il turismo religioso è infatti uno dei fenomeni più interessanti del nostro tempo; e potrebbe essere una possibilità in più per tutta l'industria turistica meridionale.
      Si potrebbe infatti costruire un pacchetto turistico sui generis, da offrire sul mercato mondiale - un'assoluta novità per il settore - intitolato «La via dei monasteri», che permetta al «turista religioso» di visitare e di soggiornare per periodi limitati e per ragioni di riposo, di riflessione o di studio, in più monasteri dell'Italia meridionale.
      I monasteri ricuperati potrebbero anche essere attrezzati come centri di istruzione e di cultura; e ospitare scolaresche in gita, associazioni religiose e di volontariato per i loro convegni o stage di formazione, gruppi di bambini o anche di adulti del terzo mondo (nel quadro di programmi di assistenza), eccetera.
      Peraltro, come per l'aspetto scientifico, ogni programma riguardante sia la celebrazione del millenario, sia la ricaduta del progetto oltre il millenario, può essere formulato in maniera efficace solo da team di esperti dei vari settori di impegno.
      L'augurio è che l'occasione del millenario di Cava de' Tirreni si traduca in iniziative capaci di contribuire alla crescita civile e spirituale tanto del Mezzogiorno d'Italia quanto dell'Unione europea.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. In occasione della ricorrenza del millenario dell'Abbazia della S.S. Trinità di Cava de' Tirreni nell'anno 2011 è prevista la realizzazione di un progetto per la valorizzazione culturale, ambientale e turistica dell'Abbazia, per il recupero della sua memoria storica e per il rilancio della sua funzione civile e religiosa.
      2. Il progetto di cui al comma 1 prevede una serie di interventi mirati al conseguimento dei seguenti obiettivi:

          a) il recupero architettonico dell'Abbazia della S.S. Trinità; l'inventario di tutto quello che è stato scritto ed edito dalla fine del Medioevo all'epoca attuale su Cava de' Tirreni e sulla sua Congregazione, il censimento del materiale documentario esistente relativo a tutti i Monasteri e le chiese cavensi e in particolare il Codex diplomaticus Cavensis; lo studio del ruolo di riproduzione e di circolazione della cultura che ha avuto l'Ordine cavense nonché della cultura da esso prodotta specie sul versante della cronachistica e dell'agiografia;

          b) il restauro, da attuare con adeguata metodologia scientifica, e il risanamento conservativo di manufatti di interesse storico, artistico, culturale e ambientale esistenti nella zona di Cava de' Tirreni;

          c) il recupero di tratti dell'antico tracciato viario, al fine di migliorarne le possibilità di visitazione;

          d) la creazione di nuove strutture ricettive e turistiche con priorità per gli interventi di recupero di edifici esistenti di interesse storico-architettonico.

      3. Per la realizzazione del progetto di cui al comma 1 è istituito nello stato di

 

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previsione del Ministero per i beni e le attività culturali un fondo speciale di 25 milioni di euro per il quinquennio 2006-2010.
      4. Il fondo speciale di cui al comma 3 è gestito da un comitato nazionale, nominato con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri. Del comitato fanno parte un rappresentante del Ministero per i beni e le attività culturali, un rappresentante della regione Campania, un rappresentante del Ministero delle attività produttive - Direzione generale per il turismo, nonché esperti italiani e stranieri. Al comitato spetta altresì il compito di stabilire il calendario dei lavori e delle manifestazioni scientifico-culturali per la celebrazione del millenario dell'Abbazia della SS. Trinità di Cava de' Tirreni nell'anno 2011.
Frontespizio Relazione Progetto di Legge
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