Frontespizio Relazione Progetto di Legge

Nascondi n. pagina

Stampa

PDL 6209

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 6209



 

Pag. 1

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

BIMBI, COLASIO, GIACOMELLI

Norme per la tutela e il recupero del percorso dell'antica strada transappenninica detta «Via dei Santuari o Via Etrusca Bisentina» e istituzione del parco archeologico di «Camars - Monti della Calvana»

Presentata il 30 novembre 2005


      

torna su
Onorevoli Colleghi! - Siamo di fronte a un evento culturale di grande portata per gli sviluppi possibili in relazione alla progressiva scoperta di un patrimonio archeologico e ambientale fino a pochi anni addietro assolutamente insospettato, ma tuttavia di straordinaria proporzione per la vastità dell'area interessata e per la rilevanza storica perché riguarda le radici dei popoli italici.
      È un patrimonio che si va ad aggiungere ai giacimenti culturali e ambientali del nostro Paese e che, oltre a interessare siti e reperti che coprono un arco temporale molto ampio di circa 10 secoli di storia dall'età del bronzo recente, attraversando tutto la periodizzazione della civiltà etrusca fino alla definitiva romanizzazione dell'Etruria del nord, sta rivelando l'esistenza di un esteso emporio mercantile, nel baricentro geografico della Piana fiorentina, posto a sentinella delle valli superiori dell'Arno, e di reperti archeologici importanti, occultati da una spessa coltre di fango e di argilla o sepolti entro rilevati artificiali.
      La specificità della presente proposta di legge sta anche nel fatto che gli strumenti e le procedure che si intendono adottare per questo caso prendono in considerazione una risorsa culturale e ambientale che per sua natura richiede un processo partecipato di valutazione del sistema, da realizzare in modo integrato rispetto al territorio in cui è inserita. La tutela ed il recupero delle risorse archeologiche e ambientali
 

Pag. 2

in oggetto si relazionano, infatti, a luoghi di straordinario interesse geo-morfologico e ambientale, oggi accomunati alla progressiva scoperta di quella che è, con ogni probabilità, una grande «città-Stato» del periodo pre-romano fin qui identificata a nord della capitale, che si sovrappone alla città di Fiesole ritenuta, fino agli ultimi ritrovamenti nell'area pratese, l'insediamento più settentrionale dell'Etruria.
      Si tratta di un sistema urbano articolato che, oltre a comprendere la città etrusca sul Bisenzio del periodo arcaico (VI secolo avanti Cristo) si espandeva sulle pendici collinari pre-appenniniche, che recenti ipotesi portano a riconoscere nella mitica Camars (vel Clusium nel ricordo di Tito Livio) quale vetero insediamento policentrico fondato dagli Umbri Camerti, popoli che sono tra i più antichi abitatori delle terre italiche, successivamente governata dagli Etruschi nel periodo del loro massimo fulgore che si raggiunse tra la metà del VI secolo avanti Cristo e la fine del V secolo avanti Cristo, ovvero nelle periodizzazioni che gli archeologi definiscono come età arcaica etrusca e come età tardo arcaica etrusca.
      Antefatto di questa clamorosa identificazione è l'insediamento etrusco ritrovato fortuitamente nel 1997, nel corso di lavori di scasso di terreni agricoli da lottizzare per insediamenti industriali facenti capo alle strutture dell'interporto della Toscana centrale. Il sito archeologico, che si trova nella fascia pedecollinare posta a sud dei Monti della Calvana, in località Gonfienti (comune di Prato), rappresenta un'emergenza culturale di grandissimo interesse per le enormi valenze storico-urbanistiche e per l'altissimo valore documentale e scientifico dei numerosissimi reperti che si sono conservati grazie al fatto di essere stati come sigillati nel limo argilloso formatosi a seguito dell'alluvione che sommerse la città all'incirca 2400 anni or sono.
      L'area di scavo attualmente oggetto di bonifiche e di studi da parte della soprintendenza ai beni archeologici della Toscana si estende su una superficie di oltre 13 ettari, per lo più compresa all'interno di terreni di proprietà della società «Interporto centrale della Toscana, SpA»; mentre si prevede per il prossimo futuro, a seguito di un accordo sottoscritto nel maggio del 2003 fra regione Toscana, province di Firenze e di Prato, comuni di Prato e di Campi Bisenzio, sotto la direzione della stessa soprintendenza, di incrementare il raggio dello scavo su un'ulteriore area di circa 20/25 ettari, nella quale sono state già individuate con strumenti diagnostici e saggi preliminari altre porzioni dell'antico inurbamento. La posizione baricentrica del sito archeologico rispetto allo sviluppo della piana fiorentina, cioè della pianura che comprende le città di Firenze, di Prato e di Pistoia, colloca l'antico insediamento esattamente nel punto dove l'agro pratese segnato dal corso del fiume Bisenzio si incontra con la Valdimarina (comuni di Calenzano e di Campi Bisenzio). La localizzazione del sito, ideale rispetto al controllo dei principali valichi appenninici, posto a pochi chilometri dal corso dell'Arno, da qui facilmente raggiungibile con navigazione del fiume Bisenzio, fa di questo centro la naturale cerniera dei collegamenti fluviali e terrestri da e per la pianura padana. E, se consideriamo che lo scavo della città etrusca sul Bisenzio si configura già, a distanza di pochi anni dalla sua scoperta, come la più importante emergenza archeologica dell'Etruria settentrionale, la portata dell'evento che viene proposto assume una dimensione davvero unica ed emblematica, sensazionale per le possibili ricadute sul piano dello sviluppo economico per le ricerche di settore e per incrementare nell'area un turismo ecocompatibile, pienamente sostenibile nell'ambito della valorizzazione delle aree limitrofe di interesse naturalistico.
      Questa grande città di pianura, che indicheremo con il toponimo latino Visentium, nasce con un impianto urbanistico all'avanguardia che addirittura anticipa di qualche decennio i modelli greci classici e gli stessi quartieri vallivi della grande Roma (ad esempio il Vicus Tuscus sotto il Palatino che data la fine del VI
 

Pag. 3

secolo avanti Cristo), ancora contrassegnata al momento della fondazione della città bisentina da distinti arroccamenti e villaggi erpicati sui colli. A tale proposito basti pensare che il vallo fortificato di 11 chilometri voluto dal Re etrusco Servio Tullio per saldare in un'unica identità urbana l'antico insediamento di Ruma costituito dai villaggi ancora separati sui vari colli, ha origine solo a decorrere dal 540 avanti Cristo. A quella data la città bisentina era invece una realtà già ben strutturata. Questo emporio fluviale pratese di Visentium marca nello scenario archeologico nazionale alcuni primati di valore assoluto oltre a costituire, come detto, una sorta di inedito luogo di interscambio tra vie fluviali e vie terrestri tra i quali si annoverano in particolare: a) la peculiarità di possedere al proprio interno dimore di dimensioni altrove non riscontrate in relazione alla datazione dell'impianto architettonico (quali, ad esempio, la domus d'epoca etrusco-arcaica, risalente al VII/VI secolo avanti Cristo, recentemente scavata, che occupa una superficie di oltre 1.400 metri quadrati!); b) non ultimo, il fatto di essere attraversata da un'arteria stradale di inusitate dimensioni (con sedime lastricato di circa 11 metri!) quasi a costituire una grande plateia continua all'interno di un ancora più vasto mercatale.
      Questa strada corrisponde, secondo i più recenti studi, all'arteria principale realizzata dagli Etruschi nell'Etruria del nord per favorire lo scambio commerciale e la circolazione di merci e di persone tra il porto tirrenico di Pisa, realizzato in quello che allora, prima che le alluvioni dell'Arno spostassero in avanti di alcuni chilometri la linea di costa, era descritto come il golfo pisano (sinus pisanus) e la città di Spina nell'Adriatico. La via commerciale usufruiva anche dei collettori fluviali del sistema Bisenzio/Arno verso il mar Tirreno e quelli del Setta/Reno verso le coste adriatiche. L'attraversamento dei valichi appenninici era invece assicurato dalla cosiddetta «Via dei Santuari», per il fatto che tocca siti archeologici identificati come aree sacre o santuari del mondo etrusco, ma che fino a qualche anno fa, specie per quanto riguarda il tratto appenninico toscano, era detta anche «Via dei Liguri». Questa strada unisce Misa (Marzabotto) con il grande insediamento pratese che è da considerare la vera cerniera dell'ingegnoso sistema infrastrutturale realizzato dagli Etruschi.
      Perché una strada di così ampie proporzioni? Quale genere di commercio poteva sostenere economicamente un'infrastruttura tanto impegnativa? La città che governava questi traffici che ruolo poteva avere nello scacchiere geopolitico fra le città-Stato della Lega dei 12 Popoli?
      Intorno al 540 avanti Cristo la battaglia navale di Alalia (Aleria) aveva assicurato alle talassocrazie etrusche il dominio dell'Alto Tirreno e del mar Ligure, consentendo loro, tra le altre cose, di poter trasportare, avendo ridotto di molto il rischio di scontro con i Focesi appena sconfitti nei mari della Corsica, il ferro dell'Isola d'Elba agli empori marittimi dell'Etruria settentrionale, quali ad esempio il porto di Pisa. Allo stesso tempo, essendo divenute le rotte marittime meridionali per lo più insicure per l'ostilità dei Cumani e, soprattutto, dei Siracusani ormai in aperta ostilità con gli alleati Cartaginesi, per i popoli governati dagli etruschi che commerciavano con Corinto e con le città della Frigia e della Lidia aveva assunto un grande interesse strategico l'utilizzo degli scali adriatici, anche in relazione allo svilupparsi delle rotte commerciali verso il nord, quali la cosiddetta «via dell'Ambra», che successivamente si strutturerà in un vero e proprio asse stradale che, ristrutturato in epoca romana, prenderà il nome di via Annia; nonché le buone relazioni instaurate con le popolazioni cispadane sottomesse pacificamente nel giro di mezzo secolo, con la comune rifondazione di 12 nuove città (Misa, Felsina, eccetera, e tra queste, anche lo scalo e grande mercatale di Spina in prossimità del delta del Po). In particolare, il trasporto del ferro e delle materie prime per le produzioni metallurgiche provenienti dalle miniere dell'Etruria meridionale, dalla Val di Cornia
 

Pag. 4

e dall'Isola d'Elba, era divenuto il principale traino economico per lo svilupparsi della più grande potenza mercantile mediterranea di quegli anni, rappresentata dagli Etruschi che conobbero appunto tra il VII e il V secolo avanti Cristo un periodo di grande splendore e ricchezza. Questi sono stati tutti fattori di grande importanza, tali da giustificare l'infrastrutturazione di una grande arteria terrestre a supporto dei più antichi traffici fluviali che, però, legati alle instabili condizioni di navigabilità dei fiumi appenninici, per quanto sapientemente regimati e canalizzati con imponenti opere idrauliche, non erano più adeguati allo scambio delle merci e alla circolazione degli uomini che allora si richiedeva.
      L'Arno, per il versante tirrenico, e il Reno, per quello adriatico, rappresentavano comunque i collettori fluviali di maggiore importanza, governati da un'unica grande città-Stato che era stata potenziata dai governanti etruschi per assolvere al ruolo politico egemone.
      Nell'ipotesi di studio citata si precisa che gli storici romani identificarono quella città nella Clusium, divenuta grande sotto il lucumone Porsenna, che intorno al 509 avanti Cristo entrò da trionfatore nella giovane Roma repubblicana per ristabilire la legalità al trono della città del Re Lucio Tarquinio, detto «Il Superbo», della nobilissima genia dei Tarquini. Il lungimirante conquistatore etrusco, tuttavia, conosciuta dalla viva testimonianza di vari patrizi di stirpe etrusca, fautori della rivolta verso il Superbo, la vera indole del Re che ora stato cacciato, non esitò a confermare la giovane repubblica e, quale segno di alleanza, vi fece opere pubbliche contribuendo, specie con imponenti sistemazioni idrauliche, alla bonifica dell'agro meridionale, intorno a quella che diverrà la strada sacra dei Romani, dalla città ad Albano, l'Appia dei grandi mausolei sepolcrali. La città di Clusium, oggi identificata esclusivamente con l'etrusca Klevsin, ossia l'odierna Chiusi in Valdichiana, potrebbe avere avuto un'omonima nell'antica città di Camars che lo stesso Tito Livio ricorda essere stato l'antico nome di Clusium: «Ad Clusium quod Camars olim appelabant» (Ab Urbe condita, X, 25, verso 11). L'ipotesi dell'esistenza di due Chiusi è stata accreditata anche nel recente passato da vari autori ed etruscologi. Per chiarire il concetto dovremo tenere presente che nell'antichità le genti che per prime fondarono città attribuirono frequentemente lo stesso nome a luoghi diversi, così che l'etnico Camerti, popolo facente parte dell'antichissimo ceppo dei primi abitatori italici che gli storici greci indicarono come Umbri, è associato a luoghi che conservano ancora oggi una medesima radice onomastica (ad esempio Camerino, Camerata, Camerino, Camarina, Camerata, eccetera). Non stupisca quindi il fatto che luoghi diversi abbiano assunto un toponimo uguale o similare che l'uso linguistico ha in parte modificato da un punto di vista fonetico. Fino ad ora è mancata una valida alternativa e soprattutto una presenza insediativa che ponesse per ruolo e per dimensioni la propria candidatura quale possibile originaria città di Camars, vel Clusium (nella dizione latina). D'altronde il mito di Camarte accompagna da tempo immemorabile, già nella medievale Cronica del Villani, come nei ricordi del Malaspini, l'imprimatur stesso di una grande città posta nella grande piana attraversata dall'Arno, molti secoli prima della fondazione della civitas Florentia e ancora più importante della rocca fiesolana che, per altro, si è principalmente sviluppata come potente città dello scacchiere etrusco solo dopo il V/IV secolo avanti Cristo. In tale congettura la città di Camars, localizzata tra i Monti della Calvana e il Monte Morello nella valle della Marina (Mars, ovvero fiume della città), oggi segnata da numerosi villaggi d'epoca antichissima erpicati sui versanti collinari, e il fiume Bisenzio, dove sorge il grande mercatale bisentino, sarebbe la città-Stato del Re Porsenna che avviò la colonizzazione della pianura padana e che sviluppò i traffici commerciali con l'oriente e con il
 

Pag. 5

grande nord, probabile artefice della costruzione della arteria transappenninica.
      Di quella città-Stato di Camars/Clusium è stato ritrovato l'emporio fluviale indicato come Visentium, che funge da snodo transappenninico tra l'arteria stradale etrusca proveniente dal bacino pisano, la cui esistenza è confermata dai recenti ritrovamenti di Casa del Lupo a sud-est di Lucca, e la «Via dei Santuari», in parte coincidente con il percorso della cosiddetta «Flaminia minor», riadattamento romano dell'antica strada etrusca, che emerge in vari tratti prima e dopo il passo della Futa e oggetto di studi trentennali di appassionati ricercatori e archeologi.
      Di questa arteria emergono, dalle fonti storiche greche e romane, memorie assai significative, come quella dello storico Scilace che narra come allora si potesse andare da Pisa all'Adriatico in soli tre giorni di cammino. E, se consideriamo che la distanza da coprire è di circa 240 chilometri, possiamo spiegare tale affermazione solo in presenza di una siffatta arteria, dotata di stazioni di cambio cavalli e di un percorso abilitato alle esigenze di una veloce e sicura percorribilità.
      L'eccezionalità delle opere stradali oggetto della presente proposta di legge di tutela e di recupero sta nel fatto che esse sono da considerare per importanza strategica ed economica, per tecnologia costruttiva e per articolazione e lunghezza di tracciato, l'esempio più alto e insuperato, in tutta l'antichità pre-romana, di strutture che costituiranno un modello per le grandi vie consiliari che, a loro volta, segneranno, alcuni secoli più tardi, la grandezza dell'Impero romano.
      Il tratto pratese di quella grande arteria, specificatamente oggetto del progetto di legge, costituisce la parte nevralgica del tracciato, suddivisibile in due porzioni: a) di attraversamento della città etrusca sul fiume Bisenzio, attualmente in fase avanzata di scavo; b) di collegamento a monte della città fluviale con il sistema policentrico urbano del vetero insediamento disperso sui versanti orientali e occidentali dei Monti della Calvana e nella Val di Marina, cioè dal passo delle Croci di Calenzano che la separa dalla Mugello/Val di Sieve fino allo sbocco nella piana fiorentina. In particolare l'approfondimento dei tracciati collinari costituisce l'occasione di ricerca per la valorizzazione di una zona di altissimo interesse paesaggistico, naturalistico e storico-ambientale, con l'opportunità di legare le vestigia della grande città-Stato con le sistemazioni territoriali ad oggi esistenti per costituire il parco archeologico tematico di «Camars-Monti della Calvana».
      Nel primo tratto della «Via dei Santuari», a 2 chilometri dallo scavo di Gonfianti (in località Pizzidimonte), furono rinvenuti nella prima metà del XVIII secolo esemplari straordinari di bronzetti tra i quali spicca il bellissimo kouros detto de «l'Offerente» (480-460 avanti Cristo) che oggi si conserva al British Museum di Londra; poco più a valle, entro la conca di Travalle, denominata non casualmente «valle incantata», si celano altri tratti di questa arteria che attraversa quello che poteva essere il mitico Fanum Voltumniae, probabilmente trasferito dopo le prime incursioni barbariche del IV secolo avanti Cristo nel lago di Bolsena, dove l'isola Bisentina e la città di Visentium replicano in modo evidente la toponimia dei luoghi oggi riconosciuti nella Val di Bisenzio. La città di Porsenna potrebbe inoltre custodire il più grande cimelio dell'antichità etrusca, quel leggendario mausoleo che il più grande lucumone dell'Etruria fece costruire al suo ritorno da Roma, fra il 490 e il 470 avanti Cristo.
      La «Via dei Santuari» costeggia nella conca di Travalle un ambiente eccezionale sotto l'aspetto paesaggistico, attraversato dai torrenti Marinella (Martis, ovvero piccolo fiume della città) e Camerella (Ca-Mars-Martis), rimasto praticamente inalterato da secoli. Il fosso Camerella che scorre a valle dall'alto dell'omonimo poggio, fu deviato artificialmente nel punto dove transita la via Etrusca Bisentina. Sul versante del torrente Marina (Mars) le colline di Calenzano, fino alla località detta «La Chiusa», ospitano testimonianze archeologiche di grande rilievo con grandi
 

Pag. 6

muraglie e canali ipogei, delimitate, verso est, dal corso del torrente Chiosina (idronomo che allude con evidenza alla regione Clusina che ricorda l'antico insediamento di Clusium, distrutto da Silla nell'83 avanti Cristo nel corso delle guerre sociali sostenute contro Mario). Si ricorda che un castrum florentinum fu edificato intorno all'89 avanti Cristo per tenere sotto assedio gli insorti di Clusio e che, solo nel 63 avanti Cristo, sarà posta la prima pietra romana della nascente città, futura capitale della Regio VII, ovvero dell'Etruria, che prenderà il nome di Florentia e che avrà per simbolo il Leone detto «del Marzocco», forse in memoria dell'antica capitale etrusca (Mars-zoo).
      Le pendici dei poggi meridionali della Calvana (poggio Castiglioni, poggio Pianottolo, poggio Camerella, poggio Cocolla) sono partecipi di antichi insediamenti, in parte riadattati e riutilizzati in epoca medievale, dove ancora oggi spiccano torri dirute e possenti strutture murarie, variamente collocate nei versanti orientali e occidentali della catena montuosa che separa la valle del Bisenzio da quella del suo principale affluente, il torrente Marina.
      I monti della Calvana sono attraversati da antiche strade est-ovest che si riconnettono alla direttrice principale nord-sud fino a formare un sistema viario davvero unico, per l'eccezionalità della rete anche sotto il profilo paesaggistico con percorsi pensili pavimentati a larghi basoli e con tracciati ricavati nel vivo della roccia calcarea affiorante. La ricostruzione, la tutela e il recupero di questi antichi percorsi, solo in parte alterati dal degrado e dall'abbandono, piuttosto principalmente obliterati e modificati dal millenario riuso, e degli assetti topografici di villaggi che sono stati abitati fin dall'età del bronzo, costituiscono l'ossatura del costituendo parco archeologico, da considerare sui generis per lo straordinario impatto sul piano visivo e che si estende per alcuni chilometri in un ambiente incontaminato che domina e in parte comprende il pedecolle sottostante e dal quale si gode di una panoramicità stupefacente che consente all'occhio di spaziare dalle Alpi Apuane, ai monti livornesi, alle colline metallifere, ai monti del Chianti e dell'Amiata, fino alle pendici appenniniche del Pratomagno, delle colline fiesolane, del Monte Morello e dietro le vette del Mugello e del monte Falterona. La piana è pienamente percepita dal centro di Firenze fino a Serravalle Pistoiese, e sullo sfondo si possono notare il Monte Albano con gli altri centri etruschi di Artimino, di Comeana e di Pietramarina.
      Il parco archeologico tematico di «Camars - Monti della Calvana» è inserito nei comuni di Prato, di Vaiano (provincia di Prato) e in quelli di Calenzano e di Campi Bisenzio (provincia di Firenze) occupando l'intero massiccio meridionale, comprese le cime della Retaia e del monte Maggiore (900 metri sul livello del mare), oltrepassati il Rio Buti e la località Valibona dove la «Via dei Santuari» incontra l'antica «Via dei Liguri», da considerare piuttosto come diverticolo trasversale della città di Camars che conduceva sul versante occidentale a Filettole e a Canneto e da qui, oltrepassato il fiume Bisenzio, verso le cave di Serpentina del Monteferrato, oggi ubicate all'interno dell'omonimo parco. Da Valibona si giunge in un unico tracciato fino al valico di Combiate (Croci di Calenzano).
      Il tratto in esame consentirà anche di chiarire il rapporto tra questa Via e il diverticolo, denominato «Via degli Dei» che si stacca nell'area mugellana in direzione di Fiesole, percorso che assumerà in epoca romana, dopo la fondazione di Florentia, un'importanza rilevante nella rete stradale imperiale.
      Il parco archeologico tematico di «Camars - Monti della Calvana» nasce insieme a un parco naturalistico di grande rilievo per la natura geologica della montagna, caratterizzata da diffuso carsismo con un gran numero di grotte e di doline, ricca di acque risorgive e con anfratti di pura pietra calcarea e un soprasuolo caratterizzato da una flora unica nel suo genere, di notevole interesse scientifico.
 

Pag. 7


      Inoltre il paesaggio agrario e pastorale dei luoghi riserva ulteriori elementi di grande valore demo-etno-antropologico e architettonico nell'ambito della civiltà contadina con aggregati edilizi di notevole interesse e sistemazioni agrarie, canalizzazioni, alberate e terrazzamenti che hanno fatto la storia del paesaggio agrario toscano, appoderamenti, ville, case padronali e mezzadrili appartenute alle maggiori famiglie dell'aristocrazia fiorentina, pievi e romitori di epoca medievale che conservano l'originaria icnografia e i caratteri costruttivi primitivi, tabernacoli e poderi murati di matrice popolare a testimoniare la secolare tradizione.
      La costituzione di un simile parco archeologico tematico si accompagna alla programmazione territoriale integrata a livello comunale e sovracomunale che comporta la definizione degli obiettivi di sviluppo sostenibili con la risorsa archeologica da tutelare e da recuperare nell'ambito della riqualificazione delle valenze paesaggistiche e naturalistiche del luogo, da condurre nel rispetto dell'immagine riconosciuta dell'ambiente antropico toscano.
      La presente proposta di legge è composta da sette articoli: l'articolo 1 che riconosce l'importanza dell'antico percorso della «Via dei Santuari», l'articolo 2 che istituisce il parco archeologico di «Camars-Monti della Calvana», l'articolo 3 che istituisce la fondazione che gestirà il parco archeologico, l'articolo 4 che istituisce il fondo speciale presso il Ministero per i beni e le attività culturali, l'articolo 5 che regola l'accordo di programma quadro, l'articolo 6 che fissa i contributi a carico del fondo speciale e, infine, l'articolo 7 che definisce la copertura finanziaria.
      Sono di seguito riportate due cartine relative alle aree oggetto della proposta di legge.
 

Pag. 8


torna su
PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Riconoscimento della «Via dei Santuari»).

      1. La Repubblica riconosce l'importanza dell'antico percorso della «Via dei Santuari», di seguito denominato «Via Etrusca Bisentina», quale risorsa storica, culturale e ambientale di notevole interesse pubblico.
      2. Al fine di cui al comma 1, lo Stato, d'intesa con le province e con i comuni attraversati dalla Via Etrusca Bisentina, promuove, ai sensi della parte seconda, titolo I, del codice dei beni culturali e del paesaggio, di cui al decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, la tutela, la valorizzazione ed il recupero della medesima e dei territori circostanti, per il perseguimento dei seguenti obiettivi:

          a) promozione di iniziative volte a diffondere la conoscenza del percorso storico della Via Etrusca Bisentina;

          b) attuazione di interventi volti al recupero di tratti originali dell'antico tracciato e alla loro interconnessione con le infrastrutture per la mobilità esistenti, al fine di migliorare le possibilità di rivisitazione;

          c) realizzazione di opere di restauro scientifico e di risanamento conservativo dei siti di interesse storico, artistico e ambientale esistenti su tutte le parti di territorio interessate dall'antico tracciato, al fine del miglioramento della pubblica fruizione;

          d) realizzazione di interventi per la creazione di nuove strutture ricettive e turistiche lungo l'antico itinerario, con priorità per gli interventi di recupero di edifici esistenti di interesse storico-artistico e ambientale;

 

Pag. 9

          e) realizzazione di un sistema museale diffuso che colleghi le più importanti realtà museali adiacenti e inerenti la Via Etrusca Bisentina, valorizzando il progetto con le nuove tecnologie multimediali;

          f) identificazione di opportunità per singoli soggetti e di vincoli del processo integrato di valorizzazione;

          g) adesione alla Carta euro-mediterranea sulla valorizzazione integrata del patrimonio culturale.

Art. 2.
(Istituzione del parco archeologico di «Camars-Monti della Calvana»).

      1. Ai fini della salvaguardia e della tutela del patrimonio storico e monumentale costituito da una delle più importanti arterie stradali del centro Italia di epoca etrusca arcaica, è istituito il parco archeologico di «Camars-Monti della Calvana» di seguito denominato «parco».

Art. 3.
(Istituzione e compiti della fondazione per la gestione del parco).

      1. Il parco, alla cui gestione provvede una apposita fondazione costituita ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 27 novembre 2001, n. 491, è posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali.
      2. Alla fondazione di cui al comma 1, oltre ai Ministeri per i beni e le attività culturali e dell'ambiente e della tutela del territorio, possono partecipare le regioni, le province e tutti i comuni attraversati dalla Via Etrusca Bisentina, le università, le fondazioni bancarie e altri soggetti pubblici e privati, associazioni culturali, nonché rappresentanti delle soprintendenze archeologiche competenti.
      3. Il direttore del parco è nominato dall'organo con funzioni di indirizzo della fondazione.

 

Pag. 10


      4. Alla fondazione sono attribuiti i seguenti compiti relativi alla gestione del parco:

          a) ricognizione, scavo, restauro e risanamento conservativo, manutenzione e conservazione di immobili di interesse archeologico e storico-artistico di proprietà pubblica, privata e di enti morali, ai fini della tutela del paesaggio e del ripristino o miglioramento delle condizioni di pubblica fruizione;

          b) acquisizione di beni immobili di valore archeologico e storico-artistico al patrimonio degli enti pubblici;

          c) recupero dell'antico tracciato e sua interconnessione con le infrastrutture per la mobilità esistenti al fine di migliorarne la percorribilità anche a fini escursionistici;

          d) adeguamento della ricettività turistica con priorità per gli interventi di recupero dei manufatti di interesse storico-architettonico e dei beni storico-testimoniali esistenti;

          e) creazione di servizi di accoglienza, ivi compresa la ristorazione, e complementari alla ricettività turistica, con priorità per gli interventi di recupero per manufatti esistenti di interesse storico-architettonico, storico-testimoniale, agricolo e ambientale;

          f) interventi in parchi naturali, oasi e aree protette, finalizzati alla valorizzazione delle zone che possono essere utilizzate per il miglioramento delle qualità paesaggistiche, della qualità ambientale del territorio e per la fruizione turistica, anche attraverso l'acquisizione di nuove aree;

          g) tutela e salvaguardia del paesaggio, anche mediante interventi di architettura del paesaggio, nonché recupero delle aree degradate collegate al percorso e alla viabilità ad esso afferente attraverso il recupero della produzione agricola di qualità e biologica;

          h) promozione, in collaborazione con gli enti preposti alle attività culturali e

 

Pag. 11

turistiche, della valorizzazione del parco attraverso manifestazioni, mostre, convegni, sostegni alla ricerca, borse di studio, materiali propagandistici.

Art. 4.
(Istituzione di un fondo speciale).

      1. Per la realizzazione degli interventi di cui all'articolo 1, comma 2, e all'articolo 3, comma 4, è istituito nello stato di previsione del Ministero per i beni e le attività culturali un apposito fondo speciale di 90 milioni di euro per il triennio 2005-2007, in ragione di 30 milioni di euro annui.

Art. 5.
(Accordo di programma quadro).

      1. Ai fini del perseguimento degli obiettivi di cui alla presente legge, il Ministero per i beni e le attività culturali, il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio, le province e i comuni interessati stipulano, d'intesa con la fondazione di cui all'articolo 3 della presente legge, nell'ambito di intese istituzionali di programma, un apposito accordo di programma quadro per la definizione del programma esecutivo degli interventi, nei modi e con le procedure previsti dall'articolo 2, comma 203, lettera c), della legge 23 dicembre 1996, n. 662.

Art. 6.
(Contributi a carico del fondo speciale).

      1. Per gli interventi riguardanti beni non statali sono concessi contributi a carico del fondo speciale di cui all'articolo 4 fino ad un importo massimo pari al 30 per cento della spesa riconosciuta.
      2. I contributi di cui al comma 1 possono essere corrisposti sia in corso d'opera, sia sulla base dello stato di avanzamento dei lavori ovvero a saldo finale

 

Pag. 12

previa verifica da parte della regione competente.
      3. La concessione dei contributi di cui al comma 1 è subordinata alla stipula di una convenzione tra la regione competente e il soggetto privato e deve prevedere la non trasferibilità degli immobili per almeno quindici anni e la conservazione della destinazione d'uso prevista dal progetto per lo stesso periodo.

Art. 7.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 30 milioni di euro per ciascuno degli anni 2005, 2006 e 2007, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2005-2007, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2005 allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con proprio decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
torna su