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PDL 6102

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 6102



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GRILLO, GAMBALE, LUMIA, ANGELA NAPOLI, ANNUNZIATA, BENVENUTO, GIOVANNI BIANCHI, BIELLI, BRUSCO, BURANI PROCACCINI, BURTONE, CAMINITI, CAMO, CARBONELLA, CARLUCCI, CENNAMO, CIMA, COLUCCI, CORDONI, DI GIANDOMENICO, DIANA, FILIPPO DRAGO, GIUSEPPE GIANNI, LIOTTA, LUCCHESE, MARIOTTI, MAZZOCCHI, MIGLIORI, MISURACA, MONDELLO, MORETTI, POTENZA, ROCCHI, RUGGERI, SARDELLI, TEDESCHI, TIDEI, TUCCI, VILLANI MIGLIETTA

Disposizioni sul conferimento del titolo di «città della pace»

Presentata il 28 settembre 2005


      

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Onorevoli Colleghi! - Dal 14 al 16 settembre 2005 si sono incontrati, presso l'Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), i Capi di Stato di tutto il mondo, la più grande riunione di governanti della storia, per decidere quali nuovi impegni assumere per migliorare la vita nel pianeta, lottare contro la povertà, promuovere la pace e la sicurezza, difendere i diritti umani e l'ambiente e, non ultimo, riformare la stessa ONU. L'agenda del vertice si è basata su un complesso di proposte attuabili, precedentemente presentate in un rapporto del Segretario generale, Kofi Annan.
      Il Segretario generale dell'ONU ha così presentato il vertice mondiale: «un'occasione unica che è data ai Paesi del mondo per riunirsi e agire su una serie di minacce su scala globale, che richiedono coraggiose soluzioni, anch'esse globali. Si tratta anche di un'opportunità per rivitalizzare le stesse Nazioni Unite. In breve un'opportunità per l'intera umanità».
      Il terrorismo, le guerre, le ingiustizie sociali e le sperequazioni tra nord e sud del mondo non potranno essere affrontati solo con la necessaria riforma dell'ONU o con una più stretta cooperazione parlamentare. Ciascuno di noi comincia a rendersi conto di essere cittadino del mondo, ma contemporaneamente di non poter far sentire la propria voce. Se un cittadino vuole responsabilmente partecipare alle scelte globali, lo strumento delle marce, delle petizioni e delle reti della società civile rischia di divenire inadeguato. Vi è un caso emblematico che lo dimostra.
 

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      In occasione della «guerra preventiva» in Iraq, milioni di persone sono scese nelle piazze senza un risultato evidente! Siamo, pertanto, dinnanzi a una comunità globalizzata senza un governo politico riconosciuto. «Le decisioni stanno emigrando dal tradizionale spazio della democrazia» e la voce dei popoli nella formazione delle scelte ha sempre meno peso.
      Dietro tali interrogativi vi è il grande tema della crisi della democrazia che solitamente prospera quando aumentano per le masse le opportunità di partecipare attivamente e quando non si cedono eccessivi spazi di potere alle lobbies economiche; in questi casi «è scarsa la speranza di dare priorità a forti politiche egualitarie che mirino alla redistribuzione del potere e della ricchezza o che mettano limiti agli interessi più potenti» (Colin Crouch).
      In un contesto globale probabilmente cambiano le coordinate e sarà necessario che la politica continui ad assolvere il proprio ruolo, che abbia il coraggio di testimoniare un'azione il più possibile efficace che le permetta di riappropriarsi del suo primato e del necessario consenso riducendo il più possibile le ingiustizie sociali e le sperequazioni tra nord e sud del mondo. Contestualmente il primato della politica deve potere contare sulla partecipazione democratica che presuppone nuove e innovative forme di impegno civico.
      È proprio nella dinamicità del rapporto cittadino-istituzione che nascono la comunità, la fiducia e il governo dei popoli.
      L'azione delle istituzioni diviene, pertanto, proficua se riusciamo a stabilire uno stretto rapporto di collaborazione tra i cittadini e le istituzioni. È proprio su questo rapporto che si intende lavorare per alimentare condizioni di cittadinanza attiva e più efficaci forme di rappresentanza democratica. Fare crescere la coscienza civica aperta alle esigenze e all'opportunità della comunità globale non è semplice, ma con il tempo è certo che sarà sempre più un'esigenza per orientare le scelte dei Capi di governo.
      Con la presente proposta di legge si intende agevolare e concorrere ad affermare innovative e più mature forme di impegno civico e di partecipazione democratica in grado di ristabilire il primato della politica e di fare crescere una globalizzazione dal basso, nel nostro caso dalle città. Il terreno sul quale intendiamo inoltrarci ci proietta in una nuova prospettiva di cittadinanza globale, che ha bisogno di coordinate consolidate a partire dalla esperienza democratica fin qui maturata nelle comunità locali.
      L'aspetto elementare delle nostre precedenti esperienze è che la politica e le istituzioni devono radicarsi in un ideale e ispirarsi a un modello di società.
      La domanda prioritaria della nuova politica, del bisogno della nuova economia e giustizia sociale presuppone un ideale di pace, che occorre sapere vivere a partire dai rapporti interpersonali fin dai quartieri e dai municipi. Un ideale di pace in grado di aprirsi a quanti sono portatori di altre culture, religioni e identità politiche. Con il riconoscimento e il rispetto delle differenti identità, infatti, sarà possibile promuovere il dialogo necessario alla creazione di una comunità solidale. Sarà l'unità della rete dei rapporti locali a conferire consistenza e valore alle decisioni da assumere per una politica globale veramente democratica, che possa esprimere l'impegno di tutti i cittadini, altrimenti ignorato.
      La presente proposta di legge nasce dalla esperienza formativa di alcuni giovani che hanno frequentato un corso internazionale per operatori di pace organizzato nell'ambito della manifestazione «Luci dal Mediterraneo», che dal 2002 si svolge tra Assisi, Marsala e città dell'altra sponda del Mediterraneo. È per tale ragione che saranno necessari ulteriori approfondimenti attraverso alcuni forum sociali e l'esperienza di alcuni laboratori di «città della pace» che, nelle more della discussione della presente proposta di legge, potranno contribuire ad arricchire lo stesso articolato.
      Per conferire e certificare il titolo di «città della pace» sarà necessario raggiungere alcuni requisiti minimi in quella dinamica
 

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sinergia che può istaurarsi tra amministratori e cittadini.
      La novità, infatti, sarà rappresentata dalle modalità del raggiungimento del risultato che non potrà essere delegato soltanto agli amministratori locali, ma dipenderà dalla più stretta collaborazione istituzione-cittadino. Gli indirizzi normativi si collegano allo spirito che ha suscitato la legge «sul riconoscimento del 4 ottobre quale solennità civile e giornata della pace, della fraternità e del dialogo tra appartenenti a culture diverse». I requisiti minimi interesseranno pertanto l'ambito dell'accoglienza ai più deboli e dell'apertura a quanti sono portatori di altre culture e tradizioni religiose (progetti sulla immigrazione e sull'integrazione sociale, politiche sulla prima casa); l'ambito dell'economia (progetti di commercio equo e solidale, consumo responsabile e di condivisione di beni e risorse, di finanza etica); l'ambito della legalità (adozione di specifici protocolli, promozione di «patti etici», associazione antiracket); il settore dell'ambiente (progetti di raccolta differenziata di rifiuti e di uso delle fonti energetiche rinnovabili); l'ambito della democrazia partecipativa (promozione di forum permanenti, associazioni di quartiere).
      Le città potranno essere riconosciute «città della pace» se in possesso dei requisiti minimi stabiliti dalla Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, tenuto conto delle peculiarità locali. La città riconosciuta «della pace» può accedere ad una serie di benefìci, secondo le modalità previste dalla legge.
      In conclusione, attraverso l'incoraggiamento di nuove forme politiche e partecipative, sarà possibile rafforzare le società locali per resistere agli effetti omologanti delle posizioni economicamente più forti e, attraverso la rete solidale delle «città della pace», consentire alle stesse società di partecipare al progetto politico che i Paesi del mondo si potranno dare.
      Nelle more dell'iter legislativo della presente proposta di legge e di un approfondimento politico e culturale, comitati civici, gemellati tra di loro, inaugureranno i primi laboratori dove i cittadini, in stretto rapporto con le organizzazioni sociali, economiche e politiche, apriranno dei veri e propri «cantieri della pace», della fraternità, della democrazia. Una nuova sfida che ha bisogno di un lavoro politico e culturale che potrà spingere a divenire responsabilmente «cittadini nuovi» per essere poi «cittadini della pace». Nel corso di tali esperienze si comincerà a scrivere una nuova carta dei diritti e dei doveri dei cittadini del mondo. Il cittadino contribuirà a scrivere tale carta che nascerà proprio dalle relazioni nella strada nella quale abita, nella scuola che frequenta, nel luogo di lavoro dove produce, in famiglia, con gli amici, nella esperienza del forum, in città. Ovunque il cittadino potrà «costruire pace» incoraggiato dalle politiche locali.
      Un progetto politico che ha bisogno della trasversalità politica, della creazione di una rete di enti locali e di comitati civici e di una cultura «aperta» alle differenze politiche, religiose e culturali.
      La presente proposta di legge vuole pertanto divenire uno strumento per sensibilizzare i cittadini verso una nuova coscienza civile, per una più adeguata forma di partecipazione democratica. Uno strumento per incoraggiare un'idea di pace che dipende dal cambiamento di ciascuno di noi.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Il titolo di «città della pace» è conferito ai comuni che si impegnano, in conformità alle disposizioni della presente legge, a perseguire le seguenti finalità:

          a) esaltare la vocazione all'accoglienza e al coinvolgimento, sia in ambito collettivo che privato, delle minoranze etniche, culturali e religiose;

          b) diffondere i valori relazionali che descrivono la risorsa etica e spirituale per una comunità fondata sulla solidarietà e sulla fraternità;

          c) recuperare la dimensione sociale dell'economia, sia incrementando le attività commerciali nelle modalità eque e solidali, sia promuovendo innovative forme di condivisione di beni e di risorse;

          d) favorire un approccio etico nella finanza e nel risparmio, sensibile anche a tutte le opportunità di sviluppo sociale che da tali attività possono derivare;

          e) sviluppare un'attività di governo del territorio decentralizzata e inclusiva, sulla base del principio di sussidiarietà, in un contesto fortemente partecipativo;

          f) incentivare politiche di superamento delle divisioni sociali e di recupero delle aree di marginalità, al fine di una ricostruzione del patto sociale a livello urbano;

          g) conciliare l'obiettivo della crescita del sistema urbano con i princìpi della sostenibilità ambientale;

          h) condividere un patto politico-etico-partecipativo tra cittadini, partiti politici e amministratori locali.

      2. Ai fini del conferimento del titolo di «città della pace» è data la priorità ai

 

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comuni che, nel realizzare le finalità previste dal comma 1, si adoperano per attivare un pieno coinvolgimento dei cittadini nonché delle amministrazioni e degli enti pubblici e privati del territorio di rispettiva competenza.
      3. La Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, sentiti i forum locali, istituiti ai sensi dell'articolo 2, stabilisce gli obiettivi minimi che i comuni devono conseguire nella realizzazione delle finalità di cui al comma 1, con particolare attenzione alla crescita della coscienza civica e all'impegno di cittadinanza attiva, e regolamenta le modalità di attuazione delle iniziative relative a ciascuna finalità, fissando il distinto ruolo e impegno degli amministratori locali e dei cittadini nella realizzazione di tali iniziative, prevedendo opportune forme di incentivazione.

Art. 2.

      1. I comuni che aspirano al conferimento del titolo di «città della pace» istituiscono ognuno un apposito forum locale permanente organizzato in forma decentrata.
      2. Il forum locale permanente è composto dai soggetti, appartenenti alle istituzioni pubbliche e alla società civile, che condividono l'impegno per la diffusione di una cultura della pace e delle finalità stabilite dall'articolo 1, comma 1.
      3. I comuni di cui al comma 1 provvedono, altresì, all'istituzione di un assessorato per la cittadinanza attiva.

Art. 3.

      1. Il titolo di «città della pace» è conferito ai comuni che, decorsi tre anni dall'inizio degli interventi realizzati in attuazione delle finalità di cui all'articolo 1, ricevono l'attestazione da parte della Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di

 

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Trento e di Bolzano, secondo modalità stabilite dalla stessa Conferenza.
      2. L'attestazione rilasciata ai sensi del comma 1 riporta sia l'esito degli interventi sia il grado di coinvolgimento diretto dei cittadini raggiunto. Essa è sottoposta al controllo della regione competente per territorio ed è trasmessa al Ministero dell'interno ai fini dell'iscrizione del comune all'apposito albo delle «città della pace» istituito presso il medesimo Ministero.
      3. Presso il Ministero dell'interno è altresì istituito il «Forum permanente della cittadinanza attiva» al quale sono attribuiti compiti consultivi ai fini del conferimento del titolo di «città della pace» nonché della disciplina dei requisiti e delle modalità di iscrizione al relativo albo di cui al comma 2.
      4. Il Ministro dell'interno, sentita la Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, provvede, con proprio decreto, ad adottare il regolamento per l'attuazione delle disposizioni di cui al presente articolo, entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge.

Art. 4.

      1. Presso i comuni che aspirano al conferimento del titolo di «città della pace», dando inizio alle relative iniziative, è istituito un apposito albo dei «cittadini della pace».
      2. All'albo di cui al comma 1 possono essere iscritti tutti i cittadini in possesso dei requisiti stabiliti dai singoli comuni interessati.

Art. 5.

      1. I comuni ai quali è conferito il titolo di «città della pace», in attuazione di quanto previsto dalla presente legge, provvedono ad adeguare i rispettivi statuti in conformità al principio della pacifica convivenza tra i popoli e in particolare alle finalità stabilite dall'articolo 1.


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