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PDL 6138

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 6138



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato BELLOTTI

Istituzione del Ministero delle bioenergie

Presentata il 17 ottobre 2005


      

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Onorevoli Colleghi! - In questa particolare epoca storica è drammaticamente assurta all'attualità della cronaca la questione energetica nonché quella ambientale. Se da una parte il continuo e sempre più incisivo stravolgimento climatico ha condotto a riconsiderare il costo ambientale di una produzione di energia basata, almeno in Italia, prevalentemente su combustibili fossili come gas e carbone, da molto tempo non più sostenibile, dall'altra la situazione geopolitica ha reso le materie prime più difficilmente reperibili e in grandissima parte provenienti da Paesi a rischio politico. Considerando queste specifiche fonti energetiche, l'approvvigionamento delle quali diviene ogni giorno più aleatorio, è opportuno ricordare, tra l'altro, che si parla di disponibità limitate, che si andranno esaurendo con gli anni.
      Il Trattato di Kyoto, sottoscritto dall'Italia e reso esecutivo dalla legge n. 120 del 2002, impegna il nostro Paese a limitare drasticamente le emissioni inquinanti. La direttiva 2003/30/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, dell'8 maggio 2003, va a normare la progressiva sostituzione dei combustibili fossili con combustibili rinnovabili. Si parla, così, di un ritorno al nucleare, guardando all'esempio di altri Paesi europei, come la vicina Francia. Dopo i fatti di Scanzano Jonico, tuttavia, dove la cittadinanza duramente si è opposta alla designazione, nel proprio comune, di un'area per lo stoccaggio delle scorie nucleari trattate, residuo della passata e breve esperienza nucleare italiana, viene da chiedersi se, effettivamente, l'opinione dei cittadini italiani sia davvero mutata rispetto a quella espressa nei referendum del 1987 sull'abolizione dell'impiego di questo tipo di energia. Il problema, dunque, è coniugare efficacemente produzione, costi e impatto ambientale.
      La dipendenza del nostro Paese in campo energetico, poi, è una grave tara non soltanto per il totale assoggettamento alle esigenze e ai cicli produttivi dei Paesi
 

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da cui importiamo elettricità, ma anche un pesante aggravio sulla bilancia commerciale italiana. L'energia primaria importata, infatti, è superiore all'80 per cento del fabbisogno e anche l'importazione di energia elettrica è superiore al 15 per cento dei 348.956 GWh di consumo interno lordo nell'anno 2004. Considerando l'impatto che ha l'energia sul prodotto interno lordo (PIL), tra il 7 per cento e l'8 per cento, il problema energetico non può, certo, essere considerato come una questione di nicchia. Fatti come il grande black out del 2003, poi, portano il caso all'ordine del giorno, ma ben presto più scottanti materie, che, spesso, a confronto costituiscono oggettivamente futilità, fanno cadere nel vuoto qualsiasi proposta di cambiamento.
      Le fonti di energia rinnovabile su cui punta prevalentemente l'Italia oggigiorno, tralasciando l'importante ausilio di quella idroelettrica che, pur costituendo una percentuale importante della produzione energetica, non può essere espansa indefinitamente, dato l'attuale sfruttamento dei corsi d'acqua e l'impatto sul paesaggio che grandi impianti nuovi causerebbero, sono quella solare, geotermica ed eolica; sono però fonti limitate nel loro sviluppo: la geotermia è circoscritta ad alcune particolari aree del Paese, così come la possibilità di sviluppo di nuovi campi eolici (a meno della costruzione di centrali off-shore), mentre il solare ha una dimensione produttiva limitata agli usi poco più che domestici. L'idrogeno è ancora un progetto «accademico», dati gli elevati costi e la difficoltà di realizzazione di un'adeguata logistica.
      Molte delle considerazioni svolte precedentemente valgono, inoltre, per il settore dei carburanti per i mezzi di locomozione. Il caro benzina, l'aumento esponenziale del costo del diesel, l'utilizzo limitato di gas e di metano, producono problemi diffusi e incidono sul reddito non solo delle famiglie, ma anche delle aziende che operano nel settore dei trasporti o che in genere hanno una elevata necessità di mobilitare merci. Non serve segnalare, nella fattispecie, le difficoltà, riscontrabili nel settore dei trasporti, a coprire i costi elevati, con susseguenti continue richieste di cali delle accise.
      Ciò cui va a mirare questo progetto di legge, di conseguenza, è un tentativo di miglioramento della situazione sopra descritta. In questo momento, in particolare, è necessaria una lungimiranza di cui la politica scarse volte si è fatta interprete. Le soluzioni definitive al problema energetico non ci sono e, probabilmente, non ci saranno mai. Tuttavia è importante una riflessione se sia utile o meno seguitare per una via già imboccata e, per la gran parte, percorsa, con gli svantaggi che già conosciamo. La questione è se sia possibile rinvenire risorse, da cui ottenere energia, con il più basso impatto ambientale al minore costo possibile. Requisito fondamentale deve essere, inoltre, il poterle considerare rinnovabili, in modo che questa iniziativa legislativa non divenga l'ennesimo provvedimento di tamponamento.
      Orbene, le risorse energetiche con le caratteristiche sopra descritte esistono: sono le biomasse, ossia alcune tipologie di vegetali che si prestano particolarmente per ricavarne combustibili. Prevalentemente possono essere sfruttati in tale senso i cereali, ma vastissime sono le possibilità di riutilizzo di componenti, anche di scarto, di moltissime sostanze di origine vegetale. Produzione agricola, reflui biologici e scarti dell'industria alimentare, forestazioni e ricicli sono tutti possibili riserve di energia attualmente non sfruttata, se vogliamo, ma una vera e propria miniera d'oro nascosta.
      Il bioetanolo, per esempio, può essere derivato dal mais. Esso costituisce un'ottima alternativa alla benzina ricavata dal petrolio. Il suo utilizzo, come risulta dagli studi scientifici, potrebbe contribuire a ridurre l'effetto serra e al risparmio dei costi legati all'energia, senza dimenticare l'impulso importante che il suo uso potrebbe dare al mondo dell'agricoltura di questo settore.
      Tali combustibili sono meno dannosi per l'ambiente in quanto permettono il pareggio del bilancio dell'anidride carbonica presente in natura. Con l'utilizzo dei
 

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combustibili fossili viene liberata in atmosfera una quantità di carbonio dapprima imprigionata nel sottosuolo, con incremento della concentrazione atmosferica. I biocombustibili, invece, permettono il rispetto dell'equilibrio, rilasciando nell'atmosfera l'anidride carbonica che già le piante hanno immagazzinato in superficie.
      Per ciò che concerne i costi essi sono ancora più alti dei combustibili fossili, ma con grandi margini di abbattimento, con il progresso della ricerca. Biogas, bioetanolo, biodiesel, costituiscono una grande possibilità per il futuro, per il rilancio dell'agricoltura in Italia e per rafforzarne l'indotto. Una grande sfida per l'avvenire. Mentre altri Paesi, come il Brasile ma, anche all'interno dell'Unione europea, come la Germania, sono già molto più avanti rispetto al nostro Paese, in questo settore l'Italia è uno dei fanalini di coda, seppure già qualcosa si sia mosso prevedendo il progressivo inserimento negli oli combustibili di percentuali sempre maggiori di biocombustibili. In realtà, tuttavia, un impegno maggiore, la creazione di una nuova industria di supporto e d'eccellenza, potrebbe essere l'idea per rilanciare l'Italia dal punto di vista economico su scala mondiale.
      Queste sono le ragioni che dovrebbero spingere il Parlamento a farsi carico di accettare una sfida: l'istituzione di un Ministero che si occupi esclusivamente di questo progetto, al fine di renderlo fattivo esempio di quello che lo Stato ancora può fare per lo sviluppo. Specializzare l'Italia in questo settore significherebbe spalancare nuovi mercati per il futuro. Una scommessa che può diventare l'unica via di rilancio per un Paese che, povero di risorse del sottosuolo, potrebbe trovare in una nuova agricoltura e in una nuova industria la sua via per diventare leader in Europa e nel mondo intero.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. È istituito il Ministero delle bioenergie, di seguito denominato «Ministero».
      2. È compito del Ministero assicurare, in un quadro organico di interventi, la ricerca tecnologica, l'incentivazione e la regolamentazione delle produzioni di energia derivante dall'impiego di materiali di origine vegetale, di seguito denominati «biomasse», la progressiva sostituzione delle fonti energetiche non rinnovabili, e più in generale dei combustibili fossili ed il loro rimpiazzo con combustibili di origine biologica, nonché la promozione della cultura di un'energia sostenibile ed eco-compatibile.
      3. Il Ministero compie e promuove studi, indagini e rilevamenti interessanti l'energia ed i combustibili derivanti dall'utilizzo di biomasse; adotta, di concerto con il Ministero dell'ambiente e della tutela del territorio e in collaborazione con i mezzi dell'informazione, le iniziative idonee a sensibilizzare l'opinione pubblica alle esigenze e ai problemi dell'ambiente, anche attraverso le istituzioni scolastiche, di concerto con il Ministero dell'istruzione, dell'università e della ricerca.
      4. Il Ministero instaura e sviluppa, previo coordinamento con il Ministero degli affari esteri e con gli altri Ministeri interessati, rapporti di cooperazione con gli organismi internazionali che si occupano del tema delle bioenergie e dei biocombustibili e promuove il rafforzamento del settore in seno all'Unione europea.
      5. Il Ministero promuove e cura l'adempimento di convenzioni internazionali, delle direttive e dei regolamenti comunitari concernenti politiche legate alle biomasse e alle bioenergie.
      6. Il Ministero coopera alla preparazione della relazione che il Ministro dell'ambiente

 

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e della tutela del territorio presenta al Parlamento, ogni due anni, sullo stato dell'ambiente ai sensi dell'articolo 1, comma 6, della legge 8 luglio 1986, n. 349.

Art. 2.

      1. Con decreti del Presidente del Consiglio dei ministri, su proposta del Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio, di concerto con il Ministro della salute e sentito il Ministro delle attività produttive, sono stabilite per l'intero territorio nazionale e per zone particolari dello stesso le caratteristiche merceologiche, aventi rilievo ai fini dell'inquinamento atmosferico, dei combustibili e dei carburanti, nonché le caratteristiche tecnologiche degli impianti di combustione.
      2. Il Ministro delle bioenergie è membro del Comitato interministeriale per la programmazione economica.
      3. Il Ministro delle bioenergie interviene, per il concerto, nella predisposizione dei piani di settore a carattere nazionale che abbiano rilevanza di impatto ambientale.
      4. Il Ministro delle bioenergie adotta, di intesa con il Ministro delle infrastrutture e dei trasporti, le iniziative necessarie per assicurare una rete pubblica di supporto allo sviluppo di nuove strutture produttive di bioenergie e di biocombustibili nonché allo sviluppo di un'adeguata capacità di distribuzione dei combustibili per autotrazione.
      5. Il Ministro delle bioenergie, di intesa con il Ministro dell'ambiente e della tutela del territorio e di concerto con il Ministro della salute, propone al Presidente del Consiglio dei ministri la fissazione dei limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e dei limiti massimi di esposizione relativi all'inquinamento dell'atmosfera, delle acque e del suolo di cui all'articolo 4 della legge 23 dicembre 1978, n. 833.
      6. Il Ministro delle bioenergie promuove le iniziative necessarie per l'adozione degli atti per i quali è previsto il suo concerto.

 

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      7. Il Ministro delle bioenergie, per le materie di sua competenza, partecipa al concerto per la predisposizione del Piano nazionale per la protezione civile.
      8. Il Ministro delle bioenergie, di concerto con il Ministro dell'istruzione, dell'università e della ricerca e con i Ministri interessati, predispone i piani nazionali di ricerca in materia di bioenergie e di biocombustibili e coordina la partecipazione italiana ai programmi di ricerca, inerenti alle materie di propria competenza, definiti dall'Unione europea.
      9. Il Ministro delle bioenergie e il Ministro delle attività produttive assumono di intesa le iniziative necessarie per assicurare il coordinato esercizio delle attribuzioni di rispettiva competenza.

Art. 3.

      1. Con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, da adottare entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, è regolato il passaggio di funzioni, di beni e di personale, nonché la conseguente variazione delle tabelle organiche relativi all'istituzione del Ministero.

Art. 4.

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede mediante riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2005-2007, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2005, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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