Frontespizio Relazione Progetto di Legge

Nascondi n. pagina

Stampa

PDL 4427

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4427



 

Pag. 1

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato TITTI DE SIMONE

Disposizioni in materia di esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche

Presentata il 28 ottobre 2003


      

torna su
Onorevoli Colleghi! - In questi ultimi anni in cui il nostro Paese è stato meta di migrazioni da Paesi non soltanto di religione cattolica e di tradizione cristiana, il dibattito legato all'apparentemente futile problema della esposizione del crocifisso nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici ha acquistato maggiore visibilità e ha più volte occupato le prime pagine dei giornali.
      Proprio in questi ultimi giorni, ancora una volta, la querelle è proposta all'attenzione dei lettori e dei cittadini.
      Del resto la questione ha visto aumentare la sua rilevanza nel dibattito culturale del Paese grazie anche ai numerosi provvedimenti del Governo in carica tendenti a sostenere, economicamente e politicamente, le richieste e le posizioni della parte più confessionale, e privata, del sistema (ahimè!) pubblico scolastico, che in nome di una appartenenza religiosa sfugge ad ogni controllo, attua discriminazioni su base religiosa nell'accoglimento dei propri iscritti, rifiuta alunni con handicap, impiega docenti con assunzioni a tempo determinato - non garantendo alcun rispetto dei diritti dei lavoratori - e prende soldi dallo Stato per finanziarsi. Tutto a fronte di tagli dei finanziamenti alla scuola statale, della frustrazione delle aspettative degli insegnanti precari con il cambio del calcolo dei punteggi, dell'assunzione dei docenti di religione cattolica come dipendenti dello Stato italiano ma scelti dal vicariato vaticano, dell'incremento di fatto degli esamifici, dell'istituzione dei bonus scuola, della costante e continua politica di denigrazione e di svalorizzazione della funzione e dell'attività dei docenti della scuola pubblica statale.
      Il problema della esposizione del crocifisso risale alla vigenza, ancora oggi, di un regio decreto del 1924 (regio decreto
 

Pag. 2

30 aprile 1924, n. 965), per quanto riguarda la scuola media, e di un regolamento del 1928 (regolamento di cui al regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297) per quanto riguarda la scuola elementare, che prevedono il crocifisso come parte dell'ordinario arredamento delle aule scolastiche.
      Molti anni sono passati, la Storia ha determinato cambiamenti e la nostra società si è modificata come composizione e come riferimenti culturali.
      La presenza di culture e di nazionalità diverse, così come di credi religiosi, richiede un ripensamento della questione. Ma non si tratta dello scontro tra religioni o culture diverse, anche se è vero che i luoghi pubblici dovrebbero rispettare la sensibilità personale, le culture e il credo religioso di ognuno e di ciascuno e tale rispetto può avvenire soltanto con il riportare la simbologia religiosa nel suo ambito più consono e cioè in quello privato.
      La vexata questio dell'esposizione del crocifisso riguarda il tema ben più ampio della laicità dello Stato. Le norme, ancora vigenti perché mai espressamente abrogate, che introducevano l'obbligo dell'esposizione del crocifisso si basavano sul principio della religione di Stato contenuto nello Statuto albertino. La Costituzione italiana però non riconosce più alcuna religione di Stato. Riteniamo quindi che le vecchie disposizioni siano in contrasto con i princìpi di laicità e di uguaglianza sanciti dalla nostra Carta costituzionale.
      A chi obietterà che il crocifisso rappresenta la nostra tradizione storica e culturale ci piace offrire uno spunto di riflessione riportando le parole di un docente cattolico:

      «(...) Oggi si richiede a gran voce che l'immagine di quell'uomo agonizzante, riprodotta in decine di migliaia di copie fatte in serie, sia affissa nelle aule scolastiche e negli uffici pubblici, a testimoniare le radici cristiane della nostra cultura.
      Mi stupisce che i credenti che si fanno latori di questa rivendicazione non si rendano conto che, riducendo l'icona di Cristo in croce a un rassicurante simbolo delle tradizioni codificate e dell'ordine costituito, si finisce per svuotarla del suo carattere sconvolgente, e per falsarne profondamente il significato.
      Ho insegnato per molti anni (fino all'ultimo Concordato) con il brutto crocifisso d'ordinanza, prescritto per tutte le scuole d'Italia come segnacolo della "religione di Stato", appeso alle mie spalle. Non mi sono reso conto che questa presenza suscitasse nei miei alunni riflessioni profonde sul destino umano e sul senso della vita. Mi è sembrato anzi che il depositarsi quotidiano di sguardi distratti degradasse l'immagine sacra al rango di una banale suppellettile, paragonabile agli attaccapanni o alla lavagna, con l'aggravante di non svolgere alcuna funzione pratica. Nessuno si accorgeva che il nostro "tran tran" didattico scorreva di fronte alla rappresentazione di una tragica agonia. Ridotta a insignificante ornamento standardizzato imposto per legge, la croce di Cristo non aveva più nulla di folle o di scandaloso (il riferimento è alla Prima Lettera ai Corinti dell'apostolo Paolo nella quale la croce di Cristo viene definita "scandalo" e "follia").
      Ancora più grave mi sembra che, da parte delle gerarchie di una chiesa cristiana, si insista sull'identificazione tra quel simbolo e la nostra tradizione culturale.
      Nessuno può negare che l'arte, la letteratura, il pensiero dell'occidente siano profondamente segnati dal cristianesimo. Ma non tutto ciò che si è compiuto in nome di Cristo è stato eticamente commendevole, come dimostrano i numerosi mea culpa dell'attuale pontefice.
      Il ricordo di quell'uomo crocefisso dal potere politico e religioso non merita di essere utilizzato come marca identitaria che contrassegna un territorio, bandiera delle ragioni di una cultura contro altre culture: è un errore che la cristianità ha compiuto per secoli (...).».

 

Pag. 3


torna su
PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. L'articolo 118 del regio decreto 30 aprile 1924, n. 965, è abrogato.
      2. Alla tabella di cui all'allegato C annesso al regolamento di cui al regio decreto 26 aprile 1928, n. 1297, recante gli arredi e il materiale occorrente nelle varie classi e dotazione della scuola, la parte che prevede il crocifisso come parte dell'ordinario arredamento delle aule scolastiche è abrogata.


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
torna su