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PDL 6038

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 6038



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

FRANCESCA MARTINI, FRATTA PASINI, FERRO,
ALBERTO GIORGETTI, ANNA MARIA LEONE, PERETTI

Istituzione del Museo internazionale della lirica nella città di Verona

Presentata il 28 luglio 2005


      

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Onorevoli Colleghi! - L'Arena di Verona, eretta circa 2.000 anni fa per offrire alla città un anfiteatro che potesse soddisfare quella sete di ludus che animava il popolo romano, ha sin dall'epoca imperiale lasciato intuire che sarebbe stato qualcosa di grandioso; nessuno poteva però davvero immaginare che questo edificio adibito in origine alle gare ginnastiche, alle pompe coreografiche sacrificali, ai giochi di cacce, di lotta, di combattimenti di belve, sarebbe sopravvissuto allo scorrere del tempo mantenendo sempre una posizione di rilievo all'interno della vita pubblica e culturale della città.
      La storia dell'anfiteatro, dalla sua costruzione fino alla fine del mondo antico, ci è perlopiù ignota; si può però affermare che l'età dell'imperatore Gallieno segnò una svolta e chiuse un periodo della vita dell'Arena, quello più antico e rigoglioso, iniziando la fase della sua decadenza.
      L'affermazione del Cristianesimo concorse al graduale abbandono dei munera (combattimenti dei gladiatori) e delle venationes (cacce), diffusisi nell'epoca precedente.
      Con la fine dell'Impero romano e la discesa dei barbari in Italia, si aprì una nuova era anche per l'anfiteatro veronese. La personalità più significativa fu Teodorico, re dei Goti, che pare si sia occupato anche dell'Arena, eseguendovi lavori di restauro e forse organizzandovi degli spettacoli. In età medioevale era soprattutto la giustizia ad offrire occasioni di spettacolo, sia con l'esecuzione delle condanne capitali, sia con i duelli giudiziali, che consistevano nell'affidare alle armi la risoluzione di una controversia.
      Purtroppo nel corso della storia l'anfiteatro non fu animato soltanto da avvenimenti ludici: l'avvento degli Scaligeri, per esempio, fu segnato da un episodio crudele di lotta religiosa che ebbe drammatico epilogo proprio nell'Arena, dove nel 1278 furono arsi sul rogo quasi duecento eretici patarini. Anche con gli Statuti
 

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albertini del 1276 furono proposte soluzioni infelici per il decoro dell'anfiteatro, tra cui si ricorda una ordinanza degli Statuti albertini che imponeva di tenere chiusa l'Arena, e che in seguito non fu mai espressamente abolita, considerando che per molti secoli l'anfiteatro venne usato per manifestazioni solo di tanto in tanto e in circostanze ufficiali.
      Con l'avvento della cultura umanistica del cinquecento finalmente si poté assistere a una rivalutazione dell'Arena: all'interesse artistico per questo mirabile monumento si associò anche la ricerca di soluzioni valide a garantirne la conservazione. La prima recita data nell'anfiteatro di cui abbiamo notizia fu la «Merope» del Maffei, messa in scena nel 1713 dalla compagnia di Luigi Riccoboni. Anche l'ottocento si dimostrò un periodo piuttosto fertile per la vita dell'anfiteatro: l'anno più felice fu certo il 1820 quando il comune di Verona decise di sfrattare dall'Arena le abitazioni. Nel 1822 il Congresso di Verona, che ospitava quasi tutti i regnanti d'Europa, offrì alla città uno spettacolo unico per durata e per varietà: una grande coreografia con preludio lirico, la «Santa alleanza» di Gaetano Rossi, musicata e diretta da Gioacchino Rossini, con l'estrazione di dodici grazie e un'esibizione di cavalieri in costumi antichi. In questo periodo molti furono gli impresari di spettacoli della città che organizzarono manifestazioni con cavallerizzi e con acrobati e comiche. Era tuttavia il palco del teatro diurno, il Teatrino, con il suo spettacolo di commedia, a riscuotere i successi più eclatanti e a conquistare gli spettatori: nel 1873 fu messo in scena «Giulietta e Romeo» di Daldò con protagonista una Eleonora Duse quattordicenne.
      Venti anni dopo il Congresso di Verona, la musica di Rossini entrava ancora in Arena con lo «Stabat Mater». Ma il primo abbozzo di stagione lirica all'Arena di Verona sembra quello messo in cartellone dall'impresario Nunziante nell'estate del 1856: il programma offriva la farsa in musica «Il Casino di campagna», e il ballo in sette quadri «La fanciulla di Gand» di Pietro Lenotti, «Le convenienze teatrali» e «I pazzi» per progetto di Donizetti.
      Nel primo decennio del 1900, il pubblico areniano era particolarmente legato con simpatia e affetto alla gente del circo, quelli dei «salti in Rena», ma per l'anfiteatro il grande salto di qualità avvenne nel 1913 con la rappresentazione dell'«Aida» in occasione del centenario della nascita di Giuseppe Verdi. Questo evento sancì l'apertura ufficiale di quella serie di stagioni operistiche che ancora al giorno d'oggi rappresentano un appuntamento di prim'ordine per gli amanti della lirica. Nel corso degli anni l'Arena è divenuta uno dei più grandi teatri lirici del mondo e, con tale utilizzazione, certo la più nobile e forse la più confacente alla sensibilità del nostro tempo, si è soddisfatta l'esigenza di conservare il carattere di ambiente per spettacoli popolari, tutelando, nello stesso tempo, la dignità del monumento.
      A partire da quella data, l'organizzazione teatrale ha subìto numerose trasformazioni. Dal 1914 vari privati si incaricarono di gestire le stagioni areniane, tra i quali ancora Zenatello, ideatore del Festival, la società Lyrica Italica Ars (1919-1920), la Casa musicale Sonzogno di Milano (1921-1922) e l'impresario Gino Bertolaso dal 1923 al 1926. Un rinnovamento negli allestimenti scenici si ebbe poi con la gestione dell'Ente fiera di Verona nel 1930 e 1931, mentre il 1934 vide la nascita dell'Ente comunale degli spettacoli che organizzò il Festival estivo di quell'anno.
      Fu però nel 1936 che venne costituito l'Ente autonomo spettacoli lirici Arena di Verona, chiamato anche Ente lirico Arena di Verona, che da quel momento in poi avrebbe gestito le rappresentazioni in Arena avvalendosi di un sovrintendente. A quest'ultimo, nel 1967, in seguito all'intervento regolatore statale che in quell'anno coinvolse tutti gli enti lirici, è stato affiancato un direttore artistico.
      Pur continuando a garantire la qualità degli spettacoli areniani, dal 1976 l'Ente lirico veronese ha ampliato la propria attività artistica organizzando da ottobre a maggio spettacoli sinfonici, lirici e di balletto al Teatro filarmonico, finalmente ricostruito
 

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dopo la distruzione sotto i bombardamenti dell'ultima guerra. Con questa novità, l'Ente è stato in grado di istituire i complessi artistici (l'orchestra, il coro e il corpo di ballo) e tecnici stabili che danno vita agli spettacoli areniani esportando l'immagine dell'Arena nel mondo.
      Nel 1998, a seguito del decreto legislativo 29 giugno 1996, n. 367, e del decreto legislativo 23 aprile 1998, n. 134, l'Ente lirico si è trasformato in Fondazione di diritto privato, dando così vita all'attuale Fondazione Arena di Verona che è diventata effettiva dal 22 giugno 1998.
      L'ingresso dei soci privati rappresenta una grande svolta nella vita dell'Arena, e dà un nuovo impulso sul piano culturale. La Fondazione, infatti - come già l'Ente lirico Arena di Verona - non ha scopo di lucro ed è principalmente volta a sviluppare l'attività artistica più importante della città, migliorando la qualità degli spettacoli e la loro capacità attrattiva sul pubblico e promuovendo l'educazione musicale della collettività.
      L'opera in Arena è ormai un appuntamento irrinunciabile per chiunque visiti Verona, capitale mondiale della lirica dal lontano 1913, anno in cui nacque il Festival che ogni anno si rinnova.
      Quella del Festival areniano è una tradizione affascinante perché porta con sé ottanta stagioni di opere, balletti e concerti che si sono susseguiti sull'enorme palcoscenico offrendo grandi interpretazioni di prestigiosi artisti. Alcuni di loro arrivarono a Verona semisconosciuti e se ne andarono pronti per una carriera ricca di successi, regalo dell'anfiteatro scaligero. Prima fra tutti «una certa Maria Callas» che nel 1947 arrivò a Verona da New York dopo una traversata spaventosa, con una valigia di cartone e con pochi soldi in tasca.
      Fu una splendida Gioconda di Ponchielli: così notevole da permetterle finalmente di brillare nel firmamento della musica. La sua esperienza veronese durò fino al 1954. Ci fu anche chi cantò sul palcoscenico areniano godendo già di una notevole fama, tanto da rischiare di fare straripare l'anfiteatro di spettatori: nel 1929 la voce di Beniamino Gigli infiammò melomani e non, cantando nella «Marta» di Flotow e dando vita a un delirio di massa.
      Anche negli anni più recenti Verona ha potuto vantare la presenza delle più belle voci sul panorama musicale mondiale, e ha voluto valorizzarle con concerti di gala sempre molto apprezzati dal pubblico.
      Oltre ai cantanti, illustri registi e scenografi hanno costruito il prestigio degli allestimenti areniani. Nel 1953 il celebre regista cinematografico Georg Wihelm Pabst ideò per l'«Aida» uno specchio d'acqua per evocare il Nilo sul quale potevano navigare piccole barche egizie, idea rielaborata da Pier Luigi Pizzi per l'«Aida» del 1999. Fu proprio Pabst a portare sul palco un ingente numero di animali: elefanti, cavalli e dromedari, uno dei quali ebbe la bella idea di andarsene in giro per la città, ma fu poi catturato in Piazza cittadella, poco distante dall'anfiteatro.
      Tornando ai protagonisti degli allestimenti areniani, non potevano mancare le polemiche tra artisti, come quella del 1955 tra Roberto Rossellini e Mario Del Monaco: il fumo dei fuochi di gioia nell'«Otello» aveva rischiato di soffocare il cantante che si era trovato momentaneamente incapace di continuare la sua interpretazione. La rappresentazione si concluse regolarmente, ma dall'episodio nacque uno scontro tra interprete e regista, il quale abbandonò il suo incarico.
      Anche la danza ha ricoperto uno spazio importante nella città veronese. Accanto a «Lo Schiaccianoci», «Il Lago dei cigni», «Cenerentola» - sempre portati in scena da grandi interpreti come la leggiadra Carla Fracci - il palcoscenico ha ospitato balli nati dalla tradizione popolare portati da compagnie di tutto il mondo. Degna di essere ricordata è la coreografia di Maurice Béjart: nel 1975 la compagnia del Ballet du XX siècle del Theatre Royal de la Mannaie e il Corpo di ballo dell'Arena danzarono sulle note della Nona sinfonia di Beethoven. La prima rappresentazione fu disturbata dalla pioggia e orchestra e coro dovettero ritirarsi, ma il grande coreografo francese decise di continuare lo spettacolo grazie all'aiuto di una base
 

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registrata: il pubblico non si mosse e assistette alla conclusione del balletto sotto la pioggia. Gran finale con applauso reciproco di interpreti e di spettatori.
      L'Arena di Verona si è distinta negli anni anche per i concerti sinfonici e corali, che nella grande conchiglia di pietra hanno saputo dare un fascino nuovo e inedito alla musica di Beethoven, Bach, Berlioz, Händel, Prokofiev e di tanti altri grandi compositori.
      Nel 2013 ricorre il centenario dall'estate in cui il tenore Giovanni Zenatello e l'impresario teatrale Ottone Rovato assunsero il rischio finanziario di promuovere nell'Arena una grandiosa manifestazione lirica per celebrare il centenario della nascita di Giuseppe Verdi. Con la messa in scena dell'«Aida» l'Arena di Verona è diventata il più grande teatro lirico all'aperto del mondo: primato che tuttora mantiene.
      La presente proposta di legge promuove l'istituzione del Museo internazionale della lirica, al fine di onorare la celebrazione di questo importante centenario che la città di Verona si appresta a vivere e di dare il risalto nazionale e sopranazionale che l'Arena si è meritata in questi anni.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione del Museo internazionale
della lirica).

      1. È istituito il Museo internazionale della lirica, di seguito denominato «Museo», con sede nella città di Verona.

Art. 2.
(Compiti del Museo).

      1. Il Museo ha i seguenti compiti:

          a) istituire un centro di documentazione per raccogliere, conservare e catalogare i documenti, le immagini e la letteratura riguardanti la storia dell'Arena di Verona e il suo successo quale maggiore teatro lirico del mondo;

          b) incentivare e promuovere la ricerca, la valorizzazione e la promozione del patrimonio culturale e artistico dell'Arena di Verona, anche attivando iniziative e attività culturali idonee a favorire la conoscenza, in Italia e all'estero, del patrimonio conservato, del potenziale culturale e delle attività del centro studi sulla lirica dell'Arena di Verona;

          c) organizzare convegni, seminari, conferenze, mostre e corsi di insegnamento, rilasciando i relativi attestati;

          d) redigere, stampare e diffondere atti inerenti la propria attività;

          e) istituire concorsi, premi, borse di studio e corsi di formazione;

          f) promuovere, organizzare e gestire manifestazioni musicali, liriche, concertistiche, sinfoniche e di danza;

          g) pubblicare saggi scientifici e pubblicistici svolgendo attività editoriali;

 

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          h) instaurare rapporti di collaborazione con enti culturali, teatrali e musicali a carattere nazionale e internazionale;

          i) effettuare studi e ricerche in materie artistiche e musicali anche in collaborazione con altri enti;

          l) cooperare con istituti universitari e di ricerca pubblici e privati italiani e stranieri.

Art. 3.
(Organizzazione del Museo).

      1. La Fondazione Arena di Verona, di intesa con il Ministero per i beni e le attività culturali, indica la struttura destinata a sede del Museo.
      2. All'interno della struttura di cui al comma 1 deve essere individuato uno spazio multimediale avente, in particolare, finalità didattiche.
      3. Il Museo è posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali.
      4. Alla gestione del Museo, oltre al Ministero per i beni e le attività culturali e alla Fondazione Arena di Verona, possono partecipare il comune di Verona, la provincia di Verona, la regione Veneto, le associazioni di categoria, le fondazioni bancarie nonché altri soggetti pubblici e privati.
      5. I soggetti privati che devolvono al Museo contributi finanziari, opere legate ai compiti del Museo di cui all'articolo 2, strutture o altro materiale necessario alla realizzazione del Museo stesso, beneficiano di misure di defiscalizzazione in rapporto al valore delle donazioni. Le modalità e l'entità di tali benefìci sono stabilite con decreto del Ministro dell'economia e delle finanze, sentito il Ministro per i beni e le attività culturali.
      6. Per l'istituzione del Museo è autorizzata la spesa di 4 milioni di euro per l'anno 2005.

Art. 4.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, pari a 4 milioni di euro per l'anno 2005, si provvede mediante

 

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corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2005-2007, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2005, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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