Frontespizio Relazione Progetto di Legge

Nascondi n. pagina

Stampa

PDL 5816

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 5816



 

Pag. 1

PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

DAMIANI, ROSATO, COLLAVINI, MARAN, MENIA,
PERROTTA, RUGGERI, RUZZANTE, ZACCHERA, ZANELLA

Modifica all'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, in materia di detraibilità delle spese per l'acquisto degli abbonamenti teatrali

Presentata il 29 aprile 2005


      

torna su
Onorevoli Colleghi! - Fosse il prestigio culturale il parametro su cui misurare la grandezza di un Paese, l'Italia rivestirebbe un ruolo di maggiore preminenza rispetto a quello, pur distinto, assicuratole dal suo sviluppo sociale ed economico. Da Dante a Leopardi, da Petrarca a Foscolo, da Boccaccio a Montale, la letteratura italiana ha compiuto il miracolo di brillare di luce vividissima malgrado la scarsa penetrazione della nostra lingua nel mondo. Indelebile è dal canto suo l'impronta impressa sulla scena internazionale dalle arti italiane, segnatamente dalla pittura, dalla scultura, dall'architettura. Elevata percentualmente è la presenza italiana tra i più qualificati maîtres à penser nell'ambito filosofico, politico, delle scienze umane in genere. Anche nella scienza molti traguardi sono stati raggiunti grazie all'ingegno di ricercatori italiani. In un'accezione più ampia, la cultura italiana vanta ineguagliabile prestigio, assieme alla francese, nella moda e nella gastronomia. Considerevoli valori sono stati espressi dai compositori e dagli interpreti italiani nei settori della musica sinfonica, di quella da camera, del balletto, della musica leggera.
      Ma è sulla scena teatrale che il nostro Paese si distingue con maggiore incisività,
 

Pag. 2

sposando al melodramma il mito della sua fertile creatività. In tutti i continenti, melodramma vuol dire Italia: le melodie di Giuseppe Verdi sono un biglietto da visita di invidiato fascino, che hanno segnato in maniera indelebile la memoria collettiva, dagli esperti melomani al pubblico di massa, mentre le sofisticate eleganze delle melodie di Rossini rivaleggiano in virtuosismo con quelle di Mozart, e le languide estenuazioni decadenti di Puccini hanno segnato per sempre la storia della musica in tutto l'Occidente, spezzando il cuore degli spettatori per le sorti tragiche delle sue sfortunate eroine, con un rito destinato a non finire mai.
      Se la tradizionale esecuzione dei melodrammi nella loro lingua originale si traduce in veicolo formidabile di diffusione della nostra identità culturale, alla persistente difficoltà di promozione dell'insegnamento dell'italiano nelle università straniere, incluse quelle di Paesi che pure hanno intrattenuto con noi non superficiali relazioni, fa da contraltare il fatto che in varie realtà nazionali la lingua italiana viene insegnata in funzione dell'esecuzione del melodramma. Riflessioni di natura diversa impone invece il teatro di prosa, essendo diffusa universalmente l'abitudine di allestire i lavori tradotti nella lingua parlata dove li si rappresenta. Né riesce agevole proporre in altra lingua testi teatrali in cui le intenzioni letterarie prevalgono sulle drammaturgiche. Pièces come quelle di Federigo della Valle, Alfieri, Manzoni, Foscolo, appartengono più alla storia della letteratura che non del teatro; e la medesima valutazione è propria, sebbene in maniera meno riduttiva, per Gabriele d'Annunzio.
      Tuttavia anche nel teatro di prosa italiano non mancano personalità degne di memoria. Dopo che Machiavelli, dimettendo anche in questo caso i panni reali e curiali, aveva affrescato nella «Mandragola» la laica arguzia rinascimentale, alla borghesia mercantile diede voce e sostanza Carlo Goldoni, in attesa che nel secolo della psicanalisi Luigi Pirandello esprimesse la sua visione del mondo attraverso il filtro del suo disincantato umorismo. Che dire infine di Dario Fo? Ha guadagnato al nostro Paese la sorpresa di un premio Nobel per la letteratura, riconoscimento che idealmente condivide con il giullare Cielo D'Alcamo e i suoi epigoni storici.
      Il teatro è una palestra formativa insostituibile, il luogo dove vengono rappresentate storie diverse e diverse identità, dove ci si apre ai problemi del mondo per vie metaforiche e per le stesse vie si apre il territorio verso nuovi orizzonti, al di là dei confini di spazio e di tempo, in una finzione tanto dichiaratamente scoperta da annullare le differenze tra reale e irreale, tra verità e menzogna. Il teatro costituisce un momento irrinunciabile nel processo di scoperta del mondo circostante, soprattutto per gli spettatori più giovani. La propensione naturale dei giovani a intrattenere e a fare crescere un rapporto dialettico con la scena è la riprova dell'insostituibile funzione didattica dello strumento drammaturgico.
      È stato giustamente sottolineato come l'atto scenico rechi in sé, per sua connaturata vocazione, un impatto fortemente emotivo, reclami la partecipazione, inneschi processi sentimentali, sia suscitatore di sensazioni. Di più. A teatro accade anche che la memoria collettiva si faccia espressione scenica e che l'astrazione storica trovi una sua veste fisica, materiale, palpabile. Non è solo fabbrica di spettacolo, il teatro. È anche un laboratorio sull'uomo e per l'uomo. «Se la nozione politico-sociale di teatro come servizio si è ormai fatta anacronistica e se ciò nonostante al palcoscenico ancora compete il ruolo culturale e metaforico di essere luogo di una conoscenza complessa maturata attraverso l'esperienza, non si dovrebbe allora cominciare a pensare l'esperienza scenica come ad un valore, e che, proprio in quanto valore, il teatro andrebbe tutelato e sostenuto?» Sono trascorsi oltre tre anni da quando Luca Ronconi si rivolgeva il quesito. Da allora, alla vivacità del teatro italiano, alla professionalità degli artisti e degli operatori, dei tecnici e delle maestranze tutte, il Paese ha replicato con non sufficiente
 

Pag. 3

attenzione, quando non con i pesanti tagli al Fondo unico per lo spettacolo.
      La presente proposta di legge prevede la detraibilità delle spese sostenute per l'acquisto degli abbonamenti teatrali allo scopo di incentivare la presenza del pubblico, ma anche con l'obiettivo esplicito di far giungere un segnale positivo a un settore che reca alto nel mondo il nome dell'Italia, in attesa che tempi migliori, congiunture finanziarie meno negative e soprattutto sensibilità più avvertite convergano operativamente sull'importanza fondamentale di questa espressione artistica e sul suo pieno diritto a venire sostenuta dalla mano pubblica.
 

Pag. 4


torna su
PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Dopo la lettera c-ter) del comma 1 dell'articolo 15 del testo unico delle imposte sui redditi, di cui al decreto del Presidente della Repubblica 22 dicembre 1986, n. 917, e successive modificazioni, recante detrazioni per oneri, è inserita la seguente:

          «c-quater) le spese sostenute per l'acquisto degli abbonamenti teatrali, fino ad un massimo di 250 euro, relative ai teatri pubblici e privati».


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
torna su