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PDL 5314

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 5314



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa del deputato RODEGHIERO

Istituzione della rete museale dell'emigrazione e del Museo dell'emigrazione di San Giorgio in Bosco

Presentata il 30 settembre 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - Il fenomeno migratorio che ha investito l'Italia tra il 1870 e il 1910 ha scritto importanti capitoli, anche dolorosi, della storia del nostro Paese, fissandosi nella coscienza di molte generazioni e famiglie di emigranti.
      I caratteri di fondo dell'emigrazione presentano connotazioni diverse rispetto alle varie regioni e aree di riferimento.
      Nel Veneto si è registrato un fenomeno migratorio molto rilevante che ha tratto origine, nella seconda metà dell'Ottocento, dal peggioramento delle condizioni di vita dei contadini veneti a causa di diversi fattori concomitanti, tra cui il forte incremento naturale della popolazione e l'aumento della disoccupazione legato al processo di cambiamento dell'economia. Per contadini e braccianti, presso cui si stava diffondendo velocemente la pellagra, l'emigrazione si presentò come uno spiraglio di speranza.
      Nel primo Novecento le condizioni di vita migliorarono sensibilmente; tuttavia ciò non arrestò le correnti migratorie a causa del persistere di una situazione di arretratezza dell'agricoltura. Così nel secondo dopoguerra la maggioranza dei giovani abbandonò l'agricoltura per emigrare o entrare nelle fabbriche venete.
      Il fenomeno migratorio ha inciso e determinato non solo la storia del territorio veneto, ma ha altresì influenzato e condizionato i caratteri salienti della realtà veneta contemporanea. Allo sviluppo economico hanno infatti contribuito le rimesse degli emigranti, lo scambio di mestieri, di esperienze professionali e tecnologiche.
 

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      Anche gli stili di vita, le abitudini e la cultura hanno risentito l'influenza di periodi di flussi migratori rilevanti.
      Nel Veneto una certa emigrazione si era verificata anche prima degli anni settanta dell'Ottocento, ma è proprio a partire da quella data che il fenomeno migratorio interno e l'espatrio verso le Americhe divengono un fenomeno di massa e una drammatica realtà quotidiana.
      Emblematico è il caso del comune padovano di San Giorgio in Bosco, nell'area centrale del Veneto: nel 1870 le persone che emigrano sono 45, cioè l'1,5 per cento della popolazione, ma negli anni immediatamente seguenti il numero è destinato ad aumentare vertiginosamente: nel 1873 gli espatri sono 60, nel 1875 arrivano a 103 e nel 1878 sono 199.
      I picchi più alti si registrano attorno agli anni 1887-1888, quando la percentuale di emigranti sale al 16,8 per cento della popolazione.
      Qui, come per il resto del Veneto, le mete fino alla fine del secolo furono l'Argentina e il Brasile, dove i coloni potevano lavorare la terra coltivando il caffè, ma dove venivano impiegati anche per lavorare in miniera, per costruire ponti, strade e ferrovie.
      Il Comitato nazionale di celebrazione «Italia nel Mondo», istituito presso il Ministero per i beni e le attività culturali, che ha commissionato la realizzazione di un'opera capace di ripercorrere l'intera vicenda dell'emigrazione italiana all'estero, ci offre un interessante studio sul fenomeno migratorio: in particolare si legge che, nell'arco di tempo che va dal 1876 al 1913, tra le principali regioni di partenza troviamo al primo posto proprio la regione Veneto; in ordine decrescente e in cifre arrotondate: Veneto (1.822.000), Piemonte (1.540.000), Campania (1.475.000), Friuli Venezia Giulia (1.407.000), Sicilia (1.352.000), Lombardia (1.342.000). Tutte le altre regioni inviano meno di 1.000.000 di emigranti: meno di 100.000 la Sardegna.
      Nel periodo tra le due guerre il Veneto è ancora in prima fila nel triste fenomeno migratorio: Piemonte (533.000), Lombardia (498.000), Sicilia (449.000), Veneto (392.000), Friuli Venezia Giulia (378.000) e Campania (319.000). La Sardegna resta il fanalino di coda, mentre Marche e Abruzzo vedono ridimensionate le medie che avevano tenuto prima della grande guerra.
      L'Italia si distingue certo per una fortissima tendenza ai ritorni, ma spesso abbinati alle ripetute emigrazioni. In particolare emerge come caratteristica peculiare dell'emigrazione veneta sia stato non solo il rientro di molti emigrati, ma anche il mantenimento, durante il soggiorno all'estero, dei contatti con il luogo di origine.
      A San Giorgio in Bosco l'amministrazione comunale si è fatta carico di raccordarsi in modo permanente con le comunità di oriundi emigrati: in particolare questo rapporto è significativo con i connazionali presenti in Argentina. Il comune organizza periodicamente incontri, convegni e mostre, fotografiche e documentali, sul fenomeno migratorio.
      Certo oggi il nostro Paese ha radicalmente cambiato il suo ruolo all'interno delle aree delle migrazioni internazionali, passando da Paese di emigrazione a Paese di immigrazione.
      Nel Veneto il saldo migratorio è diventato positivo a partire dal 1968, quando sono entrati nella regione Veneto circa 20.000 soggetti provenienti dall'estero. La maggior parte di essi erano emigrati che tornavano in patria dopo un periodo di lavoro oltre confine. Nel 1990 gli immigrati regolari risultavano essere oltre 30.000 e nel 1995 quasi 65.000. Indubbiamente sono molte le differenze esistenti tra l'immigrazione attuale e l'emigrazione storica dei veneti. Ed ecco perché lo studio del passato, attraverso l'istituzione di una rete museale dell'emigrazione, diventa un mezzo per arricchirci culturalmente e scientificamente, per rafforzare il legame con i conterranei e per trasmettere questo patrimonio fondamentale alle future generazioni.
      La diversità dei caratteri dell'emigrazione tra le diverse regioni del nostro Paese impongono la costituzione in rete delle strutture museali già esistenti e di quelle che verranno istituite, prevedendo forme di coordinamento e raccordo. In
 

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particolare, per le regioni a forte vocazione migratoria, è fondamentale promuovere attività museali permanenti che permettano di rendere tali territori non solo luoghi di memoria ma anche di studio e documentazione del patrimonio raccolto negli anni da cittadini e appassionati.
      In tale prospettiva, svolgono un ruolo di primaria importanza gli enti e le associazioni che operano con lo scopo di svolgere opera di assistenza morale, ed eventualmente materiale, a favore degli italiani residenti all'estero o in altre regioni d'Italia e di quelli che intendono emigrare o rimpatriare, come ad esempio l'associazione «Padovani nel mondo».
      Per tutto questo lavoro ritengo importante valorizzare, nell'ambito di una istituenda rete museale dell'emigrazione, il Museo dell'emigrazione di San Giorgio in Bosco (Padova), che l'amministrazione comunale ha stabilito di istituire nel prestigioso complesso di Villa Bembo, dimora nobiliare veneziana risalente alla seconda metà del XVI secolo.
      Si tratta di un bel complesso edilizio di notevole rilievo architettonico, le cui imponenti barchesse, restaurate dall'amministrazione comunale, dal 2001 ospitano il municipio. Distribuiti nell'ampio spazio, un tempo recintato da muretta, restano il palazzo con loggia centrale al piano terra e ai lati due barchesse porticate.
      San Giorgio in Bosco, anche per la posizione centrale nella regione Veneto, riveste quindi i caratteri necessari per diventare sede di un Museo che diventerà luogo di sistemazione museale e didattica di tanto lavoro di ricerca, tutela e valorizzazione delle testimonianze storiche dell'emigrazione veneta, in particolare padovana.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione della rete museale
dell'emigrazione).

      1. È istituita la rete museale dell'emigrazione formata dai seguenti musei: istituendo Museo di San Giorgio in Bosco (Veneto); Museo di Cavasso Nuovo (Friuli Venezia Giulia), Museo di Picciano (Abruzzo), Museo di Gualdo Tadino (Umbria), Museo di Francavilla Angitola (Calabria) e Museo di Santa Marina Salina (Sicilia), nonché da ogni altro museo, istituito o da istituire, rappresentativo di ciascuna realtà regionale particolarmente soggetta nel passato a significativi flussi di emigrazione, avente la funzione di cui all'articolo 3.

Art. 2.
(Commissione scientifica).

      1. Presso la direzione generale per gli italiani all'estero e le politiche migratorie del Ministero degli affari esteri è istituita, senza compensi per i componenti, una commissione scientifica nominata dal Ministro degli affari esteri, di concerto con il Ministro per gli italiani nel Mondo e con il Ministro per i beni e le attività culturali, e composta dai rappresentanti dei musei di cui all'articolo 1, di seguito denominati «musei», nonché da studiosi di chiara fama internazionale. La commissione ha il compito di definire le caratteristiche della rete museale di cui al citato articolo 1, nonché di realizzare gli opportuni raccordi scientifici e organizzativi tra le diverse strutture della medesima rete.

 

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Art. 3.
(Funzione della rete museale).

      1. Alla rete museale di cui all'articolo 1 è attribuita la funzione di concorrere a realizzare, attraverso testimonianze documentaristiche, esposizioni permanenti e attività di ricerca e di didattica, la maggiore integrazione possibile fra la comunità nazionale e le comunità di italiani nel mondo.
      2. Per l'attuazione della funzione di cui al presente articolo, i musei costituiscono altresì siti web tematici, utilizzabili per lo scambio di informazioni e documentazioni sulle problematiche dell'emigrazione. Tale scambio è finalizzato, altresì, alla realizzazione di iniziative economiche, sociali e culturali nei confronti degli emigrati, tenuto conto delle loro diverse realtà ed esigenze.

Art. 4.
(Copertura finanziaria).

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge, valutato in 500 mila euro per ciascuno degli anni 2005 e 2006 per la realizzazione del Museo di San Giorgio in Bosco, in provincia di Padova, si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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