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PDL 4938

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4938



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

ORICCHIO, LANDI DI CHIAVENNA, PISICCHIO,
BERTUCCI, IANNUCCILLI

Istituzione della Società per gli italiani nel mondo

Presentata il 27 aprile 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - La storia dell'imponente emigrazione italiana avviatasi nella seconda metà dell'ottocento ha avuto radicamento e svolgimento segnati dal doloroso intreccio tra povertà di risorse materiali, penuria di posti di lavoro, intolleranza politica e circoscritta diffusione dello sviluppo culturale.
      È probabilmente anche per questo che, nel profondo della coscienza collettiva della nazione, il fenomeno migratorio ha trovato nel tempo e, in parte, tuttora trova una inadeguata, ingenerosa e, alla fine, autolesionistica considerazione.
      La nuova realtà del Paese, che si è venuta affermando nei decenni inaugurati con la fondazione della Repubblica, ha concorso a mutare profondamente lo stato delle cose sotto un duplice profilo interno ed esterno alla madre-patria.
      Infatti, da una parte, la poderosa crescita socio-economica e culturale dell'Italia repubblicana e il risorgere del Paese dalle macerie del secondo conflitto mondiale hanno ridotto e definitivamente azzerato la situazione e le condizioni che originarono il complesso fenomeno dell'emigrazione italiana nel mondo, inducendo negli italiani disseminati su tutta la superficie del pianeta un nuovo atteggiamento verso il nostro Paese, fatto di consapevole affetto, orgoglio e ammirazione e parallelamente una nuova coscienza, nella madre-patria, del rapporto con l'italianità, della sua necessaria rivalutazione anche sotto il profilo del rinnovato rapporto e del possibile apporto che può intercorrere e provenire con e da gli italiani all'estero.
      D'altra parte, nelle Americhe, in Europa e ovunque i nostri connazionali, non ulteriormente considerati come immigrati, più o meno mal tollerati, bensì come attivi e prestigiosi protagonisti dell'edificazione sociale, economica e culturale dei paesi cui essi hanno apportato un vasto e determinante contributo di creatività e laboriosità,
 

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hanno al tempo stesso acquistato e trasmesso anche alle successive generazioni di origine italiana all'estero, la consapevolezza di un ruolo rilevante conquistato nel tempo e il mantenimento del senso dell'orgogliosa appartenenza a quell'immenso e inesauribile patrimonio di intelligenza, tradizioni, lavoro e cultura che, alla fine, costituisce ciò che vogliamo intendere oggi quando parliamo di italianità nel mondo.
      Un patrimonio, a ben vedere, ancora tutto da incentivare e da valorizzare appieno, specie in un'epoca, come quella corrente, nella quale rinnovati mezzi di comunicazione, facilità di rapporti e globalizzazione - oggi possibile anche per aree linguistiche più che meramente geopolitiche - impongono una aggiornata riconsiderazione della complessa vicenda dell'italianità nel mondo, in particolare sotto il profilo dell'interscambio innanzitutto finanziario e della crescita politica e socio-economica della presenza italiana, possibile fautrice oggi ancora più di ieri di opportunità di progresso per le nostre comunità all'estero e anche per i residenti in Patria.
      Si deve, perciò, affermare l'esigenza di un nuovo e finalmente produttivo rapporto tra gli italiani nel mondo (che costituiscono, con riferimento all'origine nazionale, un'entità numerica almeno pari a quella degli odierni cittadini italiani della madre-patria) e l'Italia, fondato sul riconoscimento di reciproche convenienze e sull'instaurazione di una nuova politica che, in primis, guardi agli aspetti economico-finanziari di un mercato mondiale globalizzato.
      Un rapporto, quindi, e una politica non più del (solo) sentimento nostalgico, ma della certezza dei concreti vantaggi, che, massimizzati a partire dai suddetti aspetti, esalterebbero davvero il senso del sentirsi italiani e parte attiva dell'italianità nel mondo.
      E tanto a maggior ragione nella nuova epoca del nostro ordinamento interno contrassegnata, dopo anni e anni, dal raggiungimento del diritto di voto degli italiani all'estero e dall'ormai imminente ingresso dei loro rappresentanti nelle Camere ove, prevedibilmente, la loro presenza dovrà essere ancorata a concrete esigenze e non solo alla celebrazione del raggiungimento di uno storico traguardo.
      Occorre, conseguentemente, procedere verso la modifica di norme e di strutture ormai obsolete e verso l'apprestamento di nuovi strumenti per la promozione e il sostegno della funzione degli italiani nel mondo e delle opportunità che per essi e da essi possono provenire da un rinnovato e aggiornato rapporto socio-culturale, ma soprattutto dall'interazione economico-finanziaria.
      È assolutamente incontrovertibile che per incidere con efficacia sul decorso di qualsiasi realtà vi sia bisogno di adeguati investimenti di attenzione. Verifiche di questo genere ci vengono solitamente offerte dalla situazione interna; tuttavia in relazione alla funzione degli italiani nel mondo e al valore dell'italianità, l'efficacia dell'attenzione è misurabile soprattutto attraverso i fenomeni verificatisi all'estero.
      Le comunità italiane meglio affermatesi nel mondo sono quelle che meglio sono state gratificate dall'attenzione del nostro Paese.
      L'esempio più illuminante è quello del Canada, dove la comunità italiana, ricca di un milione di persone, e quindi in verità non molto numerosa rispetto ai complessivi 25 milioni di canadesi, a un certo punto è riuscita a ottenere una rappresentanza parlamentare circa quattro volte superiore al peso espresso in termini di popolazione reale. Ma non soltanto si è trattato di una rappresentanza politica qualificata e forte, quanto dell'espressione istituzionalmente più rilevante di quella più ampia e complessiva rappresentanza di italianità assicurata nell'ambito della vita canadese da altri concomitanti fattori quali la nomina di due Ministri federali di origine abruzzese, ad attorney general di un altro abruzzese, il rilevante numero di senatori di origine italiana direttamente nominati dal rappresentante della Regina, il ruolo protagonistico assunto da grandi banchieri e imprenditori e dai numerosi operatori culturali, rettori e docenti universitari
 

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di origine italiana. Tutto questo è stato possibile per effetto della politica del multiculturalismo, promossa dal Governo canadese, ma anche, in conseguenza, della particolare attenzione con cui il Governo italiano ha seguito e sostenuto la vita di quella comunità di origine italiana.
       Oggigiorno, in Canada come nel resto del mondo, cresce sempre più l'esigenza di una politica nuova nei confronti dell'italianità. Fino a venti anni fa, in seno alle nostre comunità all'estero, era vivissima l'esigenza di sostegni assistenziali; poi, questa esigenza è venuta progressivamente trasformandosi nel bisogno di tutela e di valorizzazione dell'italianità; oggi, non v'è più nessuno che desideri mutare di cognome; al contrario, il desiderio emergente è quello di affermare con orgoglio la propria appartenenza alla matrice culturale italiana.
      Mano a mano che venivano facendosi spazio i rimaneggiamenti della politica verso gli emigrati, sollecitati al Governo italiano dalle nostre comunità sparse nel mondo, le esigenze più fortemente manifestatesi hanno riguardato la valorizzazione dell'appartenenza ai valori italiani, il recupero della cittadinanza e la diffusione della cultura italiana e dell'informazione sull'Italia; quel che appariva come non più sopportabile era soprattutto il dover tornare in Italia con un passaporto straniero e con un visto a tempo determinato.
      La nuova impostazione della politica per le comunità italiane all'estero veniva, quindi, tracciata nel corso degli ultimi lustri, con la Conferenza degli italiani nel mondo, con l'attività dei circoli dell'italianità e con l'avvio di una fase di elaborazione della nuova politica per gli italiani nel mondo, la quale ha avuto un significativo apporto dalle iniziative e dalle esperienze dei Comites.
      I primi risultati operativi della nuova politica non sono tardati a giungere e sono costituiti dalla apposita legge tesa a dare la necessaria e adeguata risposta alle istanze per il riottenimento della cittadinanza italiana, nonché dall'altra storica legge che ha consacrato l'intervenuto riconoscimento del diritto a concorrere all'elezione del Parlamento, apportando finalmente un elemento decisivo per l'affermazione nel Paese di quella considerazione verso la realtà degli italiani nel mondo, nei cui confronti c'era già stata troppa disattenzione.
      Nelle presenti circostanze di grandi trasformazioni nel Paese, nel vivo di una crisi economica unica nel dopoguerra, tornare a parlare di italiani nel mondo potrebbe apparire come un tentativo di folkloristica evasione dalla realtà; invece, non è così, perché le comunità italiane, che crescono di spessore politico, economico, sociale e culturale, all'interno dei Paesi in cui si sono trapiantate, costituiscono parte del nostro migliore patrimonio morale e materiale.
      Fare finta di niente, non considerare affatto questa risorsa, sarebbe indice di una grave sottovalutazione politica e culturale. Con la necessaria revisione cui dobbiamo dare corso, il «Sistema Italia» potrebbe inglobare nel proprio sforzo di crescita quella vera e propria quinta marcia costituita dalle comunità sparse nel mondo, le quali nutrono peraltro grande desiderio di contribuire alla rinascita dell'Italia e di rendere la madre-patria più solida e competitiva.
      Occorre perciò proseguire con la politica di attenzione verso gli italiani nel mondo e riavvicinare la loro comunità all'Italia, agendo mediante nuovi strumenti di promozione culturale e di informazione e mediante innovativi programmi economico-finanziari.
      Un fronte di impegno di decisiva rilevanza, per caratterizzare la nuova politica per gli italiani nel mondo è la istituzione di una grande società finanziaria, finalizzata a divenire il principale strumento per la movimentazione delle risorse finanziarie di cui dispongono gli italiani residenti o comunque operanti al di fuori del territorio nazionale.
      Siffatto disegno può apparire eccessivamente ambizioso; eppure, esso può rappresentare la chiave di volta per dare «ali» finanziarie alla nuova politica dell'Italia verso gli italiani nel mondo. Infatti, considerato che di risorse nazionali da
 

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investire non vi è certamente larga disponibilità, se la società finanziaria avrà successo (e, se si sarà accorti, il successo non potrà mancare), una parte dei profitti del nuovo organismo può costituire lo strumento di autofinanziamento degli interventi per la promozione e il sostegno della funzione degli italiani nel mondo.
      Un fattore che ha oggettivamente ostacolato la valorizzazione delle rimesse degli italiani residenti all'estero, e ha di fatto lasciato del tutto inutilizzato il potenziale di risorse finanziarie del quale gli stessi possono disporre nei Paesi in cui operano, è stata la mancanza di un organismo centralizzato di riferimento, dotato delle funzioni di raccolta e di investimento della complessiva massa di mezzi finanziari.
      Il valore delle risorse canalizzabili ascende a diversi miliardi di euro; si tratta dunque di una quantità imponente costituita da divise pregiate, che attualmente affluisce soltanto in parte in Italia e la cui movimentazione avviene attraverso i dispersivi canali di un sistema bancario non attrezzato e non motivato per agire sulla base di obiettivi organici, legati agli interessi degli italiani operanti all'estero e anche attenti al conseguimento di obiettivi capaci di coniugare la produttività finanziaria con quella sociale.
      Ai fini della istituzione della società finanziaria si prevede la messa a disposizione di fondi costituiti da erogazioni dello Stato, di istituti bancari e di enti finanziari nazionali e regionali, nella prospettiva di realizzare iniziative non soltanto nel campo della raccolta e dell'investimento delle risorse finanziarie ma anche in materia di orientamento tecnico, di concessioni fidejussorie e di promozione sociale e culturale.
      Investire negli italiani all'estero è sicuramente un buon affare, la cui portata, però, sfugge a una adeguata valutazione, in quanto i nostri connazionali emigrati appaiono come una fascia debole rispetto ai gruppi di pressione che condizionano la politica economica nazionale.
      Spesso affiorano atteggiamenti che dimostrano una sostanziale non conoscenza della realtà ed esibiscono una inammissibile sufficienza verso i concittadini che operano in altri Paesi.
      In particolare, è venuto manifestandosi un atteggiamento incomprensibilmente egoistico, cui di certo concorre un'informazione sugli italiani all'estero non così puntuale come sarebbe auspicabile, in base al quale la comunità nazionale parrebbe aver operato una diffusa rimozione della propria coscienza del fenomeno dell'emigrazione.
      I 4 milioni di italiani che hanno deciso di conservare la cittadinanza italiana, e che sono soltanto una parte dei 60 milioni di cittadini i quali vantano al di fuori del territorio nazionale origini italiane, sono invece una ben corposa realtà, alla quale dobbiamo non piccola parte della nostra prosperità e della nostra immagine nel mondo. Si tratta di persone che hanno consapevolmente conservato la cittadinanza italiana, che contribuiscono validamente alla migliore immagine dell'Italia e che a tutti gli effetti compongono quella nazione da cui viene espresso il Parlamento.
      A questo punto tanto più v'è bisogno di una complessiva legislazione innovativa; questa, pur comportando investimenti non ingenti, i quali alimenterebbero invece risultati di enorme portata economica, sociale e culturale, determinerebbe una notevole trasformazione della presenza italiana nel mondo, dando luogo a validi aiuti per la crescita politica e socio-economica delle nostre comunità all'estero e contribuendo al fiorire di nuove opportunità di progresso anche per i residenti.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il Ministro dell'economia e delle finanze istituisce, con proprio decreto, ai sensi degli articoli 2328 e seguenti del codice civile, la «Società per gli italiani nel mondo», sotto forma di società per azioni, di seguito denominata «Società».

Art. 2.

      1. Il patrimonio della Società è inizialmente costituito da 25 milioni di euro, versati dal Ministero dell'economia e delle finanze, e dall'apporto della sottoscrizione di azioni aventi un valore nominale non inferiore a 50 mila euro da parte di enti finanziari nazionali e regionali, che intendono svolgere attività creditizia a favore degli italiani all'estero, nonché da parte di aziende e di istituti di credito.

Art. 3.

      1. La Società ha la finalità di favorire e di promuovere le iniziative imprenditoriali e culturali italiane all'estero, di coordinare le attività economiche interessanti il reimpiego degli italiani all'estero, di sviluppare le misure di canalizzazione delle rimesse allo scopo di incentivare i progetti produttivi e occupazionali degli italiani residenti all'estero che rientrano in patria, di collegarsi ai programmi regionali di assistenza all'accesso al credito, di prestare ogni tipo di consulenza e di servizio a favore degli italiani all'estero, di prestare fideiussioni a organismi ed enti che finanziano gli italiani che intendano rientrare in patria, anche assumendosi il rischio di cambio fino a un ammontare per la linea

 

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di credito e di interessi non superiore ad un ventesimo del fondo di dotazione.
      2. La Società può destinare quota parte degli utili per assumere in Italia e all'estero iniziative ed effettuare operazioni per contribuire alla organizzazione dei servizi anche culturali, utili a ridurre le cause dell'emigrazione, nonché alla realizzazione di misure di reinserimento in sede di rientro in patria, quali i sistemi di servizi reali destinati alle piccole e medie imprese, la formazione e la riqualificazione professionali, gli studi di fattibilità delle iniziative di reingresso nel Paese, gli orientamenti per gli sbocchi di occupazione dei soggetti che rientrano, l'attività di creazione di lavoro mediante la incentivazione della imprenditorialità singola o associata degli italiani all'estero.
      3. La Società può inoltre: stipulare convenzioni con aziende e con istituti di credito per valorizzare le rimesse dall'estero e favorire l'accesso al credito; assumere partecipazioni in organismi ed enti che intendono intervenire a favore degli italiani all'estero; concedere contributi in conto capitale o per pagamento di interessi di mutui per l'acquisto, la costruzione e l'ampliamento di case di abitazione ai soggetti che rientrano nel Paese che intendono avviare, anche in forma associata, attività agricola, artigianale, commerciale e nei servizi; accendere finanziamenti in euro e in valuta; costituire un fondo pensione in moneta forte con rendite vitalizie a favore dei soggetti che rientrano nel Paese; avviare programmi di risparmio-casa a tassi bilanciati e con finanziamenti di importi superiori fino a tre volte del totale del deposito.
      4. Per l'esecuzione delle operazioni di cui al presente articolo, la Società può effettuare ogni forma di provvista esclusa la raccolta del risparmio tra il pubblico.

Art. 4.

      1. Lo statuto della Società prevede, in particolare, che al consiglio di amministrazione partecipino:

          a) un rappresentante del Ministro dell'economia e delle finanze;

 

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          b) un rappresentante del Ministro degli affari esteri;

          c) un rappresentante del Ministro degli italiani nel mondo;

          d) tre rappresentanti designati dalle aziende e dagli istituti di credito partecipanti al fondo di dotazione ai sensi dell'articolo 3;

          e) cinque rappresentanti nominati dalle associazioni nazionali degli emigranti maggiormente rappresentative;

          f) tre rappresentanti delle regioni.

Art. 5.

      1. Il collegio sindacale della Società è composto da cinque membri effettivi e da cinque membri supplenti designati rispettivamente:

          a) uno effettivo ed uno supplente, dal Ministro dell'economia e delle finanze;

          b) uno effettivo e uno supplente, dal Ministro degli affari esteri;

          c) uno effettivo e uno supplente, dal Ministro per gli italiani nel mondo;

          d) due effettivi e due supplenti dai soggetti partecipanti al fondo di dotazione ai sensi dell'articolo 3.

      2. Il collegio sindacale è presieduto da un sindaco effettivo designato dal Ministro dell'economia e delle finanze.

Art. 6.

      1. Lo statuto della Società prevede una adeguata articolazione della stessa nei Paesi in cui sono presenti consistenti comunità italiane.

Art. 7.

      1. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede, per l'anno 2004, mediante corrispondente riduzione

 

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dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell'ambito dell'unità previsionale di base di parte corrente «Fondo speciale» dallo stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al medesimo Ministero. Per gli anni successivi si provvede ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni.
      2. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


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