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PDL 4458

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4458



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

CARLI, MARTELLA, GASPERONI,
RAFFAELLA MARIANI, CORDONI

Istituzione del sistema museale del Carnevale

Presentata il 4 novembre 2003


      

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Onorevoli Colleghi! - Il Carnevale è una delle espressioni più autentiche della tradizione popolare del nostro Paese con centinaia di celebrazioni in tutte le parti d'Italia, dal nord al sud, alle isole.
      Il termine «Carnevale» deriva da carnem levare, abolire la carne, perché anticamente indicava il banchetto d'addio alla carne che si teneva subito prima della Quaresima, periodo di astinenza e digiuno. Il primo giorno è fissato in base alle prescrizioni ecclesiastiche, variando dal primo gennaio sino alla Candelora (2 febbraio) e si protrae sino al Mercoledì delle Ceneri (nel rito ambrosiano fino alla prima domenica di Quaresima). Ha la stessa origine carnasciale, modo antiquato di indicare lo stesso concetto. La parola indica quindi un momento, estendendo il concetto a un periodo particolare dell'anno, in cui si svolgevano fin dal remoto passato determinati riti e si dava vita ad un insieme di festeggiamenti. Esiste anche una diversa origine del termine «Carnevale», maggiormente accreditata nell'ambito delle tradizioni carnevalesche teutoniche e del nord Europa in genere: essa fa derivare il termine da «Carrus Navalis», simbolica imbarcazione che con l'avvento della primavera era usanza per le popolazioni di pescatori agghindare e preparare per un ideale viaggio verso la città degli dei; l'origine di questa tradizione risale addirittura all'antica Grecia. Il Carnevale si è sviluppato poi spontaneamente nella società umana, rivestendo sempre un'importanza fondamentale al suo interno e nel suo immaginario collettivo: la fantasia, l'energia, la spontaneità e le creatività popolari hanno trovato espressione, fin dai tempi passati, in questo evento, la cui portata simbolica va ben al di là della semplice festa.
      Contrapposto alle forme religiose ufficiali, il Carnevale era la festa del popolo, il luogo del riso e della follia, dello scherzo, della materialità e dell'abbondanza. Nella festa vige la più assoluta
 

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libertà e tutto diviene lecito: ogni gerarchia viene a cadere ed i rapporti divengono spontanei, liberi e disinibiti. La dissacrazione parodica di ogni autorità ed istituzione permette di emanciparsi temporaneamente dal potere dominante e di intravedere per un momento la possibilità di un mondo completamente diverso. Il comico diviene infatti un momento di rottura della regolarità, scardinando le logiche comuni e sovvertendo potenzialmente gli ordini sociali. La cerimonia del buffone che viene proclamato re offre una rappresentazione di «mondo alla rovescia» in cui si opera un capovolgimento dei rapporti alto-basso, tutto a vantaggio di quest'ultimo, in opposizione a tutto ciò che viene calato dall'alto come assoluto, indiscutibile e immutabile.
      Emblematica della concezione carnevalesca del mondo è la maschera. Essa è uno dei motivi più complessi e ricchi di significato della cultura popolare: indossare la maschera è un modo di uscire dalla banalità del quotidiano, di disfarsi del proprio ruolo sociale, di negare se stessi per divenire altro. Andando avanti nel tempo la maschera ha finito per assumere un'accezione negativa: è divenuta qualcosa che cela, dissimula, inganna.
      Il Carnevale ha origine pagane, ma con l'avvento del Cristianesimo il Carnevale continuò ad essere festeggiato ma perse il suo contenuto magico e rituale. Durante il medioevo la Chiesa tollerò le grossolane feste popolari, come le tradizionali gare degli asini o le processioni dei folli e degli stravaganti. I balli in maschera erano molto diffusi e si dice che Carlo VI, re di Francia stava per morire durante il ballo degli ardenti, mentre era travestito da orso; i partecipanti al ballo dovevano danzare intorno ad un fuoco e l'ingombrante maschera del re si incendiò. Durante il XV e il XVI secolo si diffuse la tradizione delle maschere pubbliche e le feste si diffusero tra tutti i ceti sociali. Il Carnevale stimola la nascita di celebrazioni e forme di combattimento rituale, in cui si evidenziano le lotte fra varie parti di una città, come ancor oggi avviene, ad esempio, nella battaglia delle arance ad Ivrea; si usava fare dei combattimenti fra le diverse categorie sociali, battagliole con sassi o bastoni, che oggi sono sostituiti dai manganelli di plastica o dalle sfide con le bombolette di schiuma. A partire dal Quattrocento, questa festa subì una serie di attacchi: dopo i tentativi di cristianizzazione ad opera di moralizzatori come il Savonarola o la severissima Controriforma, sia le Chiese che le autorità locali cercarono di sopprimere questa manifestazione troppo pagana e pericolosa per l'ordine pubblico, ma essa sopravvisse inalterata fino all'età industriale.
      Sin dalle origini, le maschere furono connesse al Carnevale e legate a comportamenti folcloristici già precristiani. Le maschere assolsero più funzioni: simbolo delle forze vegetative della natura, mondo animale, mondo dei morti, mondo delle fiabe o saghe antiche, nonché di divinità del precedente periodo pagano. In ogni caso la maschera assimilava il suo portatore al soggetto di cui prendeva le fattezze e per questo motivo la Chiesa all'origine la condannò, perché spezzava la somiglianza fra l'uomo ed il creatore con il rischio di diventare un idolo diabolico. Oggi nell'usanza del travestimento rimane solo il senso giocoso ed un po' infantile di poter assumere le sembianze di ciò che desideriamo per qualche tempo o di poter ridicolizzare e satirizzare personaggi pubblici che ammiriamo o biasimiamo; tutti ad una festa possono essere fate, maghi, divinità, personaggi televisivi ed assumere per un po' i loro comportamenti, essere liberi di essere o di fare qualcosa di diverso dalla normale routine.
      Il Carnevale è una celebrazione che fa parte della tradizione del nostro Paese e ha assunto le forme più varie e originali e, in alcuni casi, ha assunto i tratti dell'eccellenza. Sicuramente ciò accade a Viareggio e a Venezia, i due Carnevali più famosi d'Europa. L'uno con i suoi grandi carri allegorici, le sue feste rionali, le manifestazioni canore, sportive, culturali connesse; l'altro per l'eccellenza dei costumi, delle maschere, lo sfarzo delle feste, il fascino che la città di Venezia esercita
 

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sui numerosissimi visitatori che ogni anno si recano in laguna.
      Viareggio non ha la storia di Venezia, ma vanta una tradizione solida iniziata nel febbraio del 1873, ai tavoli del caffè del Casinò, quando tra i «giovani bene» della Viareggio d'allora sbocciò l'idea di una sfilata di carrozze per festeggiare il Carnevale. Sul finire del secolo comparvero, in mezzo alla festa di popolo che fu subito grande, i carri trionfali, veri e propri monumenti, costruiti in legno, scagliola e juta, modellati da scultori e messi insieme da carpentieri e fabbri che in darsena, sugli scali dei cantieri navali, sapevano creare imbarcazioni destinate a sfidare con successo le acque insidiose e i venti capricciosi degli oceani. Questi maestri trasferirono in terraferma regole e sistemi dell'arte di andare per mare: i carri allegorici nacquero da calafati e carpentieri, maestri d'ascia e segantini, che ricrearono sulle quattro ruote di un carro trainato, gli instabili equilibri dei «barcobestia» oscillanti tra le onde. I carristi di oggi non hanno abbandonato i vecchi insegnamenti, anzi sfruttano con maggiore ardimento la tecnica di allora. Sono cambiati i materiali: assemblano sulle strutture in ferro, costruzioni ardite che sfidano le leggi della fisica, e in cartapesta, di cui i carristi di Viareggio sono dei veri e propri maghi. Enormi sagome di cartapesta si muovono armoniche con movimenti sempre più innovativi.
      La prima guerra mondiale sembrò distruggere anche il Carnevale di Viareggio che, invece, rifiorì più splendido e più grandioso, nel 1921, quando i carri mascherati sfilarono sui due meravigliosi viali, paralleli fra loro e alla spiaggia; i viali a mare, la mitica passeggiata. Nel 1921 si cantò la prima canzone ufficiale, la «Coppa di Champagne», attuale inno del Carnevale. Due anni dopo il Pierrot, nostalgica e romantica figura del Carnevale, fu la prima maschera a muovere la testa e gli occhi. Nel 1925, per iniziativa di alcuni costruttori, fu introdotta la cartapesta, per realizzare i carri, che da allora ha consentito costruzioni colossali ma leggerissime. Nel 1930 Uberto Bonetti, il pittore che ha illustrato la magia del Carnevale con manifesti ufficiali, ideò Burlamacco, la maschera oggi famosa, che nel manifesto del 1931 appare in compagnia di Ondina. Oggi Burlamacco trova posto tra le maschere italiane a Roma presso il Museo del folklore e della tradizione ed è esposta a Parigi presso il Musée de l'Hommé. Dopo la seconda guerra mondiale il Carnevale rinasce nel 1946. Fin dall'inizio (1954) la televisione nazionale prima, e l'eurovisione (1958) poi, hanno consacrato la grande manifestazione trasportando ovunque via etere Viareggio e il Carnevale.
      L'ente promotore della manifestazione è la Fondazione Carnevale di Viareggio, che dipende per intero dal comune di Viareggio, che negli anni ha mirato verso l'innovazione delle tecniche di comunicazione e di fruizione della manifestazione stessa, puntando al futuro, nel segno di una tradizione consolidata. Ciò ha significato non solo organizzare la sfilata dei carri, ma ampliare la gamma delle manifestazioni legate al Carnevale. Oggi il Carnevale, grazie anche all'opera della Fondazione Carnevale di Viareggio, è motivo di ricchezza e di promozione per il territorio. Ogni anno arrivano a Viareggio nel periodo del Carnevale televisioni da tutto il mondo e centinaia di migliaia di persone che alimentano le numerose attività turistiche della Versilia. Per i soli corsi mascherati la Fondazione incassa quasi 1,7 milioni di euro e considerando i contributi, gli sponsor, la vendita dei materiali carnevaleschi, la Fondazione Carnevale di Viareggio ha avuto entrate nel 2003 per oltre 3,5 milioni di euro. Soldi che sono serviti per l'allestimento, la costruzione dei carri, l'accoglienza e quant'altro. Insomma, a Viareggio, il Carnevale non è solo passione, magia, colori, maschere, ma è ricchezza culturale, innanzitutto, e anche economica.
      Nel 2003 il Carnevale di Viareggio ha celebrato 130 anni di vita ed ora, forte dei suoi continui successi, guarda ormai con tutte le sue forze alle grandi edizioni del futuro, che saranno spettacolari con carri, sfilate, feste rionali, veglioni in maschera,
 

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rassegne di ogni genere». Ma il Carnevale non è solo sfilata dei carri: importanti manifestazioni collaterali si svolgono durante questo periodo: prima fra tutti il «Torneo di calcio giovanile Coppa Carnevale», considerato come il più importante trofeo a livello mondiale, una sorta di campionati del mondo per club per squadre giovanili. Da qui sono passati tutti i più grandi campioni del calcio, da Baggio a Maldini, Del Piero, Totti, e nel passato i vari Corso e Mazzola. Il torneo di svolge dal lunedì successivo all'inizio delle sfilate carnevalesche fino al lunedì successivo all'ultima sfilata, che da alcuni anni si tiene nella domenica successiva al Martedì grasso. Nella prima partita la squadra campione uscente dà inizio al torneo non prima che un affermato giocatore della serie A abbia letto il giuramento con cui le squadre si impegnano a giocare lealmente. Uno degli aspetti più significativi del Carnevale di Viareggio sono le feste rionali che coinvolgono a turno i diversi quartieri della città: le strade si trasformano alla sera per una settimana in immense feste con musiche, orchestre dal vivo, spazi gastronomici, dove è possibile gustare le specialità viareggine. Ma soprattutto, maschere improvvisate, fatte con quello che c'è in casa, e divertimento che si conclude per le strade dopo mezzanotte e va avanti nelle discoteche della costa fino al mattino. Recentemente è stata inaugurata la cittadella del Carnevale, un complesso destinato a diventare una grande attrazione, caratterizzato da nuovi hangar, da un'area per gli spettacoli, dalla scuola della cartapesta e da altre iniziative culturali e di intrattenimento. Da tempo ormai il Carnevale di Viareggio è motivo di attrazione per centinaia di migliaia di persone per la presenza dei grandi carri di cartapesta, alti oltre 20 metri che sfilano sulla passeggiata di Viareggio. I carri di cartapesta richiedono una preparazione che dura mesi e mesi da parte dei maestri carristi. I carri sono diventati a Viareggio, opera d'arte, e da decenni ormai il Carnevale di Viareggio si è affermato come il più importante nel panorama nazionale. Ma a Viareggio il Carnevale è qualcosa di più anche delle tante iniziative di grande livello che sono connesse alla festa; a Viareggio il Carnevale è qualcosa che «fa parte del DNA» dei suoi abitanti per il loro modo disincantato di vivere, l'ironia, la satira che fanno parte del carattere del viareggino. Il Carnevale è un modo di vivere e per un mese la città è mobilitata per festeggiare: e a festa finita, si inizia già a pensare all'anno che verrà.
      Per questo riteniamo che Viareggio debba essere la sede e il centro di un sistema museale diffuso sul territorio nazionale che riguarda la storia del Carnevale e sede di un Museo del Carnevale di Viareggio che raccolga le testimonianze di 130 anni di storia carnevalesca della città.
      La celebrazione del Carnevale ha assunto nei secoli diverse forme che si sono differenziate per luogo e città: non ci sono i carri a Venezia, ma non importa. Ogni angolo della città, ogni campo, ogni ponte risente dell'aria del Carnevale. Non ci sono i carri, ma ci sono le maschere, i preziosi vestiti che trasformano la città in una infinita passerella di eleganza e preziose stoffe. Una tradizione che non è sbagliato definire «millenaria»: basti considerare che nel 1296 il Martedì grasso veniva dichiarato giorno festivo dal Senato della Repubblica di Venezia. Ma non solo: a Venezia il Carnevale abbracciava un periodo di tempo assai lungo, con un'anteprima ai primi di ottobre in coincidenza con l'apertura dei tanti teatri. Il Carnevale vero e proprio iniziava il giorno di Santo Stefano, quando il Governo dava la licenza di portare la maschera. I festeggiamenti culminavano il giovedì grasso e si concludevano il giorno antecedente il Mercoledì delle Ceneri. Dalla metà del '400 alla fine del '500 l'organizzazione delle feste carnevalesche era demandata alle Compagnie della Calza, associazioni di giovani patrizi contrassegnate da calze divise a quartieri di diversi colori. Carnevale significava rappresentazioni nei teatri, nei palazzi, nei caffè e nei ridotti, ma soprattutto era un clima di festa diffusa in cui popolani e nobili in maschera si mescolavano a ballerini
 

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e ciarlatani, a venditori di balsami e di mele cotte, a comici dell'arte e incantatori di serpenti. In questo clima di festa la maschera rappresentava l'unica possibilità, in una società in cui esistevano barriere sociali, di essere considerati tutti uguali. Il travestimento più usuale a Venezia nel Settecento fu la bauta che consisteva nella larva (maschera inizialmente di color nero, poi bianca di tela cerata), nella bauta propriamente detta di merlo e velo, nel tricorno (cappello nero a tre punte) e nel tabarro nero (mantello di seta o lana).
      Numerosi erano i riti e le cerimonie inizialmente di derivazione pagana che si trasformarono poi nella celebrazione della potenza e della grandezza della Serenissima. Nella Macchina dei Fuochi si identificava la guerra, nelle Forze d'Ercole la destrezza dei veneziani nell'espugnare le mura di Aquileia, nel Ballo della Moresca la battaglia, nel Taglio della testa del toro la giustizia. Altro momento di attrazione era il cosiddetto «Volo del turco»: sembra che durante un Carnevale, alla metà del 1500 un giovane turco, acrobata di mestiere, sia stato protagonista di un'impresa mai vista a Venezia. Da una barca solidamente ancorata nel molo, davanti alla piazzetta, l'acrobata riuscì ad arrivare fino alla cella campanaria del campanile di San Marco, camminando su di una corda soltanto con l'aiuto di un bilanciere. Fu una cosa impressionante, ed entusiasmò talmente il popolo veneziano che da quell'anno l'impresa, chiamata «svolo del turco» (Volo del turco), fu sempre richiesta a gran voce e per secoli si rinnovò durante il Carnevale. Di solito si svolgeva il Giovedì grasso, con la Piazza San Marco gremita dalla folla incitante e alla presenza del Doge e della nobiltà. Nelle versioni successive lo «svolo» fu ripetuto sempre da acrobati professionisti, fino a quando alcuni popolani della categoria «Arsenalotti» (le maestranze dei cantieri dell'Arsenale) non vollero provare essi stessi, prendendo la cosa così a cuore da diventare, nei secoli, la categoria specializzata in tale impresa. Negli anni lo «svolo» cambiò forme ed usanze, diventando una cerimonia ufficiale che sostanzialmente si divideva in tre fasi, che il cosiddetto «turco» (o «angelo» per le ali finte che aveva addosso) doveva svolgere: 1) salire sulla corda fino al campanile facendo spettacolo; 2) scendere poi con piroette fino alla loggia del Palazzo ducale dove il Doge, assieme a tutto il potere politico e agli ambasciatori stranieri, riceveva dalle sue mani un mazzo di fiori o delle carte con dei sonetti; 3) risalire sul campanile. Spesso in cambio del mazzo di fiori il Doge premiava il «turco» con una somma di denaro. I modi per salire e per scendere dal campanile furono molti e sempre più tecnologici: doppie e triple corde, argani, verricelli e molte «scappatoie» per annullare la forza di gravità. Ed anche lo spettacolo non era sempre uguale: durante il Carnevale del 1680 tale Sante da Ca' Lezze riuscì a salire fino alla cella campanaria con un cavallo vivo, salì poi sopra l'angelo dove si esibì in mille piroette. Durante il Carnevale dell'anno seguente salì addirittura con una barchetta, facendo finta di vogare con vera maestria da commediante e, arrivato alla cella campanaria risalì sulla testa dell'angelo con giochi da equilibrista. A volte si svolgevano più «svoli» in contemporanea, come nel 1760 quando ben quattro persone si cimentarono nell'impresa: il primo salì a cavallo di un satiro, il secondo sopra una barchetta, il terzo con due cannoncini legati al corpo e il quarto, libero da pesi ma ottimo equilibrista, fece trattenere il fiato a tutti per le sue arditissime evoluzioni. Gli incidenti non mancarono e fu questa probabilmente il motivo per cui l'acrobata fu sostituito da una grande colomba di legno che, scendendo, spargeva fiori e coriandoli sopra la folla. Oggi a Venezia si è tramutato nel volo di una colombina che a metà della sua corsa, si apre lasciando cadere i coriandoli colorati di cui è piena, come buon augurio per l'inizio della bella stagione. Alcuni anni fa il Carnevale di Venezia, pur mantenendo il suo fascino, aveva perso lo slancio. Nel 1979, però, alcune associazioni cittadine hanno ridato vita ad una tradizione ormai abbandonata, sostenute dall'entusiasmo e dalla partecipazione della città. Da allora,
 

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prima l'amministrazione comunale poi il comitato del consorzio per il Carnevale, organizzano e promuovono le manifestazioni carnevalesche che si svolgono a Venezia e nella terraferma nei dieci giorni antecedenti il Mercoledì delle Ceneri. Il comitato per il Carnevale di Venezia è un consorzio nato per volontà del sindaco di Venezia e composto da oltre trenta associazioni e imprese del mondo dello spettacolo veneziano. Basato sulle competenze artistiche e imprenditoriali dei consorziati, il Consorzio lavora in stretto contatto con istituzioni, associazioni di categoria, operatori privati. Partendo dall'organizzazione del Carnevale, il consorzio rappresenta, quindi, il soggetto privato istituzionalmente riconosciuto per l'organizzazione delle manifestazioni spettacolari di carattere popolare della città.
      A carnevali storici come quello di Venezia si sono affiancate altre celebrazioni dell'evento che negli anni da festa popolare sono diventate occasione di richiamo turistico: Ivrea, Fano, Cento, Acireale, Sciacca, Putignano, Vercelli, Santa Croce sull'Arno, Villa Literno e mille altri distribuiti sul territorio nazionale. Sarebbe impossibile elencarli tutti, ciascuno con la propria tipicità e caratteristica.
      Avvenimento unico e senza paragoni, è la «battaglia delle arance» che si svolge ad Ivrea, in provincia di Torino, in occasione del Carnevale di cui costituisce il momento più spettacolare. Il Carnevale di Ivrea ha la peculiarità di avere una trama precisa, di raccontare una storia i cui protagonisti non sono maschere, ma personaggi ideali, simbolo di valori libertari e interpreti di antichi avvenimenti. Anche se il nucleo originario della leggenda si è via via adattato alle esigenze di epoche diverse, sono comunque due i filoni fondamentali di avvenimenti che ne compongono la trama. La prima vicenda risale al Medioevo, quando Federico Barbarossa insediò a signore della città il tiranno Raineri di Biandrate. Per lungo tempo violenze e soprusi esasperarono il popolo, che nel 1194 insorse e distrusse il castello del tiranno. La stessa sorte toccò nel 1266 ad un altro despota, il marchese Guglielmo di Monferrato. Nella tradizione popolare Raineri e Guglielmo sfumano in un'unica figura di tiranno, che secondo l'usanza del tempo, pretendeva di esercitare lo «jus primae noctis», ovvero di passare con le spose la prima notte di nozze. Finché Violetta, la bella figlia di un mugnaio, riuscì a ribellarsi alle pretese del signore, mozzandogli la testa con un pugnale e mostrandola al popolo raccolto sotto gli spalti del Castellazzo. Quella che seguì fu una grande rivolta popolare, che portò alla distruzione del Castello e che viene oggi ben rappresentata dalla «battaglia delle arance»: un grande gioco delle parti tra gli aranceri a piedi, simbolo del popolo ribelle, e quelli sui carri, le guardie del tiranno. Fino al 1600 i vari rioni della città festeggiavano il Carnevale separatamente, con feste animate da una accesa rivalità che sfociavano spesso in violenti scontri. Solo nel 1808 il Governo napoleonico impose di riunificare i Carnevali rionali in un'unica festa, il cui controllo fu affidato ad un gruppo di cittadini. Per suscitare la simpatia della città verso il Governo fu fatta indossare al gruppo una divisa dell'esercito napoleonico: nacque così la figura del generale, circondato da aiutanti di campo e da ufficiali di stato maggiore. Un livido, un occhio nero possono capitare ma fanno comunque parte del gioco e la confusione, l'allegria, il caos sono elementi distintivi e caratteristici del Carnevale fin dalle sue più remote origini. Seguendo regole ben precise oggi lo scontro si svolge sulle piazze del centro urbano e vede impegnati gli equipaggi delle pariglie e delle quadriglie (carri a due o a quattro cavalli) e le squadre degli aranceri a piedi costituite da centinaia di tiratori. Questa enorme massa di partecipanti dà anche l'esatta misura dell'amore che ogni cittadino ha per questo Carnevale e del suo reale apporto alla costruzione corale di questa manifestazione realmente popolare, tanto da sopportare personalmente il costo delle arance del «getto» per un totale di ben 3.600 quintali.
      I grandi carri ci sono pure a Cento, la cittadina tra Modena e Bologna, il cui Carnevale è da anni associato al divertimento
 

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più sfrenato: non per niente è gemellato con il Carnevale più famoso del mondo, quello di Rio de Janeiro. Un carro allegorico della città romagnola sfila infatti nel sambodromo carioca durante la cosiddetta «Notte dei campioni» e una delle migliori scuole di samba di Rio de Janeiro invia un gruppo di splendide ballerine ad esibirsi durante il Carnevale di Cento. La storia di questa manifestazione riporta addirittura al 1600; a quel periodo si possono far risalire alcune testimonianze pittoriche dell'evento su tele del Guercino. Da allora la sua importanza è andata sempre più aumentando soprattutto quando, intorno agli anni Novanta, il Carnevale di Cento è passato da una dimensione locale a una internazionale grazie proprio al gemellaggio con la città brasiliana. Il corteo dei carri allegorici è il punto forte del Carnevale; essi vengono preparati in cartapesta da sei associazioni durante tutto il corso dell'anno e raggiungono una grandezza davvero notevole. Ciascuno sfila per le vie della città accompagnato da un gruppo di 500-600 persone che si esibiscono in spettacoli comici o folcloristici, lanciando gadget al pubblico presente. Patrono e simbolo del Carnevale è la maschera tradizionale di Tasi, un uomo che tiene al guinzaglio una volpe, il cui fantoccio viene bruciato su un'enorme pira durante la manifestazione.
      In Puglia si svolge da anni il Carnevale di Putignano che è uno dei più antichi e sicuramente uno dei più lunghi. Uno dei più antichi perché alcuni studiosi lo fanno risalire al 26 dicembre del 1394 ed il più lungo in quanto finisce il Martedì grasso come tutti gli altri carnevali, ma comincia addirittura il 26 dicembre con la pluricentenaria tradizione della «Propaggine». Il 26 dicembre i putignanesi danno il benvenuto al Carnevale con la «propaggine», sicuramente una tra le tradizioni più caratterizzanti di questa manifestazione. Secondo una leggenda locale, le origini della propaggine risalirebbero al lontano 26 dicembre 1394, durante la solenne traslazione delle reliquie di Santo Stefano Protomartire da Monopoli a Putignano dove tuttora sono custodite nella chiesa di Santa Maria la Greca. Si narra che alcuni contadini putignanesi intenti a piantare le viti si unirono al corteo sacro con balli, canti e versi a rima baciata. Nel corso dei secoli, la festa del 26 dicembre ha perso parte dei suoi contenuti religiosi per acquistare un carattere più squisitamente critico e satirico nei confronti dei personaggi più in vista della città. Il Martedì grasso, subito dopo la sfilata, che negli ultimi anni inizia alle 18, con i carri illuminati, si dà inizio al solenne corteo funebre di Carnevale, la cui imminente fine era un tempo preannunciata dal mattino con malinconiche e sofferenti maschere che, urlando, vagavano per le strade del paese ed a quelli che incontravano asciugavano le lacrime con un ruvido fazzoletto o li battevano con una fune per farli piangere. Il corteo funebre attraversa le vie cittadine seguito dalla moglie dello stesso che, piangendo, decanta le virtù del marito morto. Nella piazza del centro storico, dopo aver dato le condoglianze alla vedova e alle massime autorità presenti, si procede a dare fuoco al fantoccio di Carnevale.
      Documentato sin dal XVI secolo, il Carnevale di Sciacca è tra i più importanti della Sicilia assieme a quello di Acireale. La partecipazione di pubblico, la satira che trae spunto dall'attualità, la denuncia del disagio economico e sociale, rinsaldano ancora oggi il legame del Carnevale saccense con la tradizione. Un contributo significativo alla definizione del Carnevale come spettacolo dato dalla comparsa dei primi carri allegorici e dei primi gruppi mascherati, ci viene agli inizi del Novecento. Negli ultimi decenni, il Carnevale ha assunto sempre più la fisionomia di un vero spettacolo: ad aprire le danze Peppe 'Nnappa, tipica maschera saccense che attraversando le vie del corso mascherato, con il suo inno invita la gente a divertirsi, dimenticando i problemi della quotidianità. La sua sfilata è accompagnata anche dalla distribuzione di salsiccia, vino e caramelle. Al seguito di Peppe 'Nnappa, nelle giornate di sabato, domenica, lunedì e martedì, si possono ammirare i carri allegorici frutto della creatività e del lavoro
 

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di alcune associazioni che da anni si dedicano alla buona riuscita della festa dal punto di vista artistico e tecnico. Ogni carro è accompagnato da un gruppo che con coreografie, canzoni e costumi si esibisce lungo le vie del corso mascherato.
      Ad Acireale il Carnevale vanta un'antica tradizione, e già dalla fine del '500 se ne parla. Chiaramente la manifestazione non aveva un'organizzazione e aveva carattere spontaneo, però alcuni particolari ci fanno capire che era piuttosto sentita e rinomata, e la partecipazione di popolo era pressoché totale. Già nel 1600 nel territorio di Acireale vi era l'usanza di organizzare delle vere e proprie battaglie con lanci di agrumi e questo gioco, se così si può definire, continuò per lunghi anni. Ma nel 1612 un bando della Corte criminale di «Jaci» vieta categoricamente ai cittadini di qualunque ceto, di «giocare» al tiro di arance e limoni durante il periodo di «carnelivari» a causa di gravi fatti (feriti e danni alle cose) accaduti negli anni precedenti. Il 1693 è l'anno del terremoto, ma lo spirito carnevalesco del cittadino acese prevalse sulla drammaticità della situazione e ricominciò il festeggiamento del Carnevale. Nell' '800 il Carnevale di Acireale si arricchisce con l'ingresso dei (landaus) nobili con le loro lussuose carrozze addobbate che partecipavano alle sfilate tra la folla, lanciando confetti colorati. Questa «sfilata» prendeva il nome «casariata» che precorse la sfilata dei carri. Nel 1880 con l'esperienza artistica degli artigiani acesi, già dal '600 esperti nella lavorazione della cartapesta, che utilizzavano per costruire statue, si dà inizio alla realizzazione dei primi carri
allegorici. Tirati da buoi, sfilano per le strade cittadine, suscitano la curiosità di molti, turisti e residenti. Intanto nel 1929 ad Acireale venne fondata l'azienda autonoma della stazione di cura, la quale fu preposta a pianificare e ad organizzare la manifestazione carnevalesca. Gli organizzatori e i nobili acesi oltre ai carri, dal 1930 ebbero l'idea di addobbare con fiori l'autovettura che era venuta. Così per la prima volta si videro sfilare le prime auto ricoperte di fiori in occasione del Carnevale di Acireale, che tutt'oggi per bellezza e per grandezza non hanno niente da invidiare ai carri di cartapesta.
      Poi c'è il Carnevale di Vercelli dove sfilano carri e maschere della città, il Bicciolano e la Bela Majin: la loro origine si fa risalire, con un intreccio tra storia e leggenda, ad un personaggio che sarebbe vissuto a Vercelli a cavallo tra il 1700 e il 1800: Carlin Belletti. Le vicende che lo hanno reso famoso, risalgono a quando la rivoluzione francese batteva alle porte del Piemonte e Vercelli era governata da una classe privilegiata, che imponeva gravi tassazioni alla popolazione e spadroneggiava indisturbata in città. La più forte animosità contro i prepotenti era a Porta Milano. Il portavoce era appunto Carlin Belletti, detto il «Bicciolano». La figura femminile del carnevalone vercellese è la sposa del Bicciolano, la «Bela Majin», che fin da quei tempi era proprio bella, ed era una compagna intelligente, colta, alla sua maniera, anche se popolana. Tra i momenti più importanti c'è quello delle «veglie», poiché rappresentano il momento di festa con cui ciascun rione, gruppo o comitato partecipante alla kermesse carnevalesca, nomina, dopo averle scelte tra i suoi appartenenti, le persone che lo rappresenteranno. Le veglie sono inoltre un'occasione di incontro piacevole e di partecipazione della cittadinanza alle serate danzanti organizzate dai comitati. Altra tradizione del Carnevale vercellese è data dalle numerosissime «fagiolate benefiche» che i rioni cittadini organizzano, distribuendo gratuitamente fagioli e salamini cotti agli appartenenti del rione. Quintali e quintali di fagioli vengono cucinati esalando un meraviglioso ed inconfondibile profumo per le vie limitrofe ai luoghi di «cottura».
      Ed ancora il Carnevale di Fano che affonda le sue radici, almeno secondo la leggenda, nell'episodio della riconciliazione delle due più importanti famiglie cittadine di allora: i Del Cassero e i Da Carignano. Le prime attestazioni scritte relative al Carnevale risalgono al 1347, ma già nel 1450 si trova notizia di un Palio disputato con cavalli ed asini, al termine del quale
 

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il vincitore festeggiava lanciando verso gli spettatori delle «offelle» al miele. Un gesto simbolico, quello del getto, che nel tempo si è trasformato, sino a diventare una vera battaglia combattuta con gli spettatori presenti alle sfilate dei carri, a colpi di cioccolatini. Dall'epoca medievale in poi, il Carnevale di Fano è andato caratterizzandosi in modo specifico. A fine Ottocento venivano già organizzate sfilate a piedi e con carri. Ma solo nel 1887 si decise di rendere costante questa usanza, attraverso la istituzione di un comitato incaricato dell'organizzazione.
      Nonostante che ci troviamo di fronte ad una tradizione così vasta, diffusa e variegata su tutto il territorio nazionale, di cui è possibile descriverne solo una piccola parte, non esiste ancora un Museo nazionale del Carnevale. Esiste una sezione dedicata alla maschera all'interno del Museo nazionale delle arti e tradizioni popolari, unico Museo statale in Italia con competenze specifiche nel campo delle materie demoetnoantropologiche, la cui finalità è la documentazione delle tradizioni popolari di tutte le regioni italiane, con oltre centomila documenti relativi alla cultura del mondo popolare. Una raccolta unica nel suo genere ed oggi irripetibile. Gran parte degli oggetti risale al periodo compreso tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, ma alcuni manufatti lignei risalgono anche al Settecento o alla prima metà dell'Ottocento. O meglio, all'interno del Museo esiste una sezione dedicata alla «ritualità e feste dell'anno»: un patrimonio immenso, ma pur sempre troppo poco per una festività come il Carnevale che coinvolge e scatena gli animi di milioni di persone e che produce ogni anno manifesti, cartelloni di gran pregio, carri allegorici di bella fattura, concorsi, centinaia di iniziative collaterali. Il Carnevale da festa popolare è diventato rito per intere città e motivo di attrazione per centinaia di migliaia di turisti che si muovono per assistere a sfilate di carri allegorici di grandi e piccole dimensioni, mascherate, per partecipare a feste in costume. Una festa che esprime la trasgressione delle regole del vivere quotidiano: comportamenti licenziosi, eccessi alimentari, rappresentazione del «mondo alla rovescia».
      Ogni anno, accompagnata alla realizzazione in tutta Italia di carri e di manifestazioni, vi è tutta una produzione di bozzetti, manifesti e progetti che rischiano di andare perduti e che hanno non solo un valore antropologico, di storia locale, ma sono talvolta l'opera di maestri della pittura e dell'arte. C'è la necessità di un Museo che raccolga tutto questo materiale. Riteniamo necessario, dunque, istituire nel nostro Paese un Museo del Carnevale con sede a Viareggio che oggi rappresenta, senza dubbio, l'espressione più alta nella produzione di carri allegorici: si tratta di vere e proprie montagne di cartapesta, alte sino a 20 metri. Tale riconoscimento viene anche dalla Lotteria nazionale abbinata a tale manifestazione, di cui il Carnevale di Viareggio è il capofila da molti anni. Si tratta di un Museo dai tratti originali e non consueti: la sede del sistema museale viene individuata con le suddette motivazioni nella città di Viareggio in uno stabile da realizzare appositamente nelle vicinanze della cittadella del Carnevale, luogo di produzione dei carri. L'altro polo di attrazione dovrà essere Venezia con un Museo della maschera e del costume del Carnevale di Venezia.
      L'articolo 1 della presente proposta di legge istituisce il sistema museale del Carnevale, che si articola in spazi e in strutture di proprietà pubblica e privata, in spazi situati nei comuni di Viareggio, Venezia, nonché in ogni altra località del territorio nazionale in cui vi sono storia, tradizione e testimonianze legate al Carnevale. L'ampliamento della rete delle strutture museali legate alla storia del Carnevale nelle diverse località e del sistema su tutto il territorio nazionale è affidato ad una fondazione che assicura il più amplio coinvolgimento delle strutture museali o delle attività carnevalesche dei soggetti pubblici e privati già attivi sul territorio nazionale. Il sistema museale è organizzato come rete di strutture museali ed espositive relative alle diverse espressioni carnevalesche e alle sue diverse
 

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forme e tecniche realizzative. Il sistema museale si articola nelle seguenti strutture: il «Museo del Carnevale di Viareggio» di nuova istituzione nella cittadella del Carnevale di Viareggio e il «Museo del Carnevale di Venezia», anch'esso di nuova istituzione, con sede nelle strutture indicate dal comune.
      L'articolo 2 indica le finalità del sistema museale, che sono in sintesi: raccogliere, conservare, catalogare, restaurare ed esporre materiali, bozzetti, fotografie, film, musiche, maschere e opere di ogni genere che si riferiscono alla storia del Carnevale nel nostro Paese; promuovere iniziative ed attività culturali che mirano a favorire la conoscenza in Italia e all'estero del grande patrimonio collegato alle manifestazioni carnevalesche; valorizzare la cultura del Carnevale attraverso la ricerca, la raccolta, lo studio, l'esposizione del patrimonio documentale della storia della festa del Carnevale; favorire lo scambio culturale con l'estero e con città che sono sede di manifestazioni carnevalesche.
      L'articolo 3 definisce le modalità di gestione del sistema museale, che è affidata ad un'apposita fondazione. Alla fondazione possono partecipare anche soggetti privati. Fanno parte di diritto della fondazione lo Stato italiano, le regioni Toscana e Veneto, i comuni di Viareggio e di Venezia, gli enti o i soggetti promotori e gestori del Carnevale di Viareggio e di Venezia, le province di Lucca e di Venezia, nonché le associazioni operanti nel settore maggiormente rappresentativo a livello nazionale, i quali aderiscono alla fondazione con proprie deliberazioni. Alla fondazione spetta l'individuazione dei materiali, degli archivi e delle raccolte documentarie e iconografiche comunque pertinenti con le attività del sistema museale. Le funzioni di indirizzo, raccordo e coordinamento delle attività delle strutture museali ed espositive, le modalità e i criteri con cui ulteriori strutture museali ed espositive già esistenti o di nuova costituzione possono entrare a far parte del sistema museale stesso, le modalità e i criteri di partecipazione alla fondazione delle regioni, le modalità di equilibrata ripartizione delle risorse economiche del sistema museale tra le strutture, sono demandate allo statuto della fondazione.
      L'articolo 4 prevede l'istituzione a Viareggio del Museo del Carnevale di Viareggio e della cartapesta con sede nella cittadella del Carnevale situata a Viareggio. Il Museo raccoglie in collaborazione con la Fondazione Carnevale di Viareggio la testimonianza e le documentazioni di ogni genere, siano esse manifesti, filmati, testimonianze radiofoniche, musiche, con particolare riferimento ai bozzetti dei carri che hanno sfilato, ed ogni altra testimonianza audiovisiva e fotografica; all'interno viene allestito un Museo multimediale.
      L'articolo 5 istituisce il Museo del Carnevale di Venezia, di cui il comune di Venezia, in collaborazione con il consorzio Comitato per il Carnevale, individua la sede. Il Museo raccoglie costumi, maschere, fotografie, filmati e ogni altra testimonianza legata al Carnevale di Venezia.
      L'articolo 6 definisce il patrimonio nazionale acquisito dal sistema e la possibilità per le fondazioni, e più in generale per gli enti organizzatori delle manifestazioni carnevalesche, di mettere a disposizione del Museo i propri spazi e le opere, manifesti, materiali propagandistici, filmati, fotografie di cui sono proprietari. Tali patrimoni, pur rimanendo patrimonio inalienabile degli enti proprietari, possono divenire articolazioni del sistema museale del Carnevale.
      L'articolo 7 definisce la copertura finanziaria della legge.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.
(Istituzione del sistema museale
del Carnevale).

      1. È istituito il sistema museale del Carnevale, di seguito denominato «sistema museale».
      2. Il sistema museale si articola in spazi e in strutture di proprietà pubblica e privata, in spazi situati nei comuni di Viareggio e di Venezia, nonché in ogni altra località del territorio nazionale in cui vi siano testimonianze legate al Carnevale.
      3. La fondazione di cui all'articolo 3 promuove l'ampliamento della rete delle strutture museali e del sistema museale su tutto il territorio nazionale. A tale fine la fondazione assicura il più ampio coinvolgimento delle strutture museali e delle attività carnevalesche dei soggetti pubblici e privati già attivi sul territorio nazionale.
      4. Il sistema museale è organizzato come rete di strutture museali ed espositive relative alle diverse espressioni carnevalesche e alle sue diverse forme e tecniche realizzative.
      5. Il sistema museale si articola nelle seguenti strutture:

          a) Museo del Carnevale di Viareggio, con nuova sede nella cittadella del Carnevale di Viareggio;

          b) Museo del Carnevale di Venezia, con sede nelle strutture indicate dal comune;

          c) altre strutture pubbliche o private che entrano a far parte del sistema museale o si associano ad esso ai sensi dell'articolo 3, comma 4, lettera b).

      6. La gestione del sistema museale è affidata alla fondazione di cui all'articolo 3, con sede in Viareggio.

 

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Art. 2.
(Finalità del sistema museale).

      1. Le finalità del sistema museale sono:

          a) raccogliere, conservare, catalogare, restaurare ed esporre materiali, bozzetti, fotografie, film, musiche, maschere e opere di ogni genere che si riferiscono alla storia del Carnevale sul territorio nazionale;

          b) promuovere iniziative e attività culturali volte a favorire la conoscenza in Italia e all'estero del patrimonio culturale collegato alle manifestazioni carnevalesche;

          c) valorizzare la cultura del Carnevale attraverso la ricerca, la raccolta, lo studio e l'esposizione del patrimonio documentale della storia della festa del Carnevale;

          d) promuovere iniziative, attività e scambi culturali con l'estero e con città sedi di manifestazioni carnevalesche;

          e) valorizzare lo studio e l'insegnamento delle tecniche di lavorazione della cartapesta e di altri materiali di costruzione dei carri allegorici carnevaleschi nonché delle tecniche di realizzazione delle maschere e dei costumi carnevaleschi.

Art. 3.
(Gestione del sistema museale).

      1. La gestione del sistema museale è affidata ad un'apposita fondazione, con sede in Viareggio, di seguito denominata «fondazione», istituita ai sensi dell'articolo 10, comma 1, lettera b), del decreto legislativo 20 ottobre 1998, n. 368, e successive modificazioni, e del regolamento di cui al decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 27 novembre 2001, n. 491.
      2. Alla fondazione possono partecipare anche soggetti privati. Fanno parte di diritto della fondazione lo Stato italiano, le regioni Toscana e Veneto, i comuni di

 

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Viareggio e di Venezia, gli enti o i soggetti promotori e gestori dei Carnevali di Viareggio e di Venezia, le province di Lucca e di Venezia, nonché le associazioni operanti nel settore maggiormente rappresentative a livello nazionale, le quali aderiscono alla fondazione con proprie deliberazioni. La fondazione è altresì aperta ad ulteriori enti pubblici e soggetti privati che intendano aderirvi.
      3. Alla fondazione spetta l'individuazione dei materiali, degli archivi e delle raccolte documentarie e iconografiche comunque pertinenti con le attività del sistema museale.
      4. Lo statuto della fondazione definisce in particolare:

          a) le funzioni di indirizzo, raccordo e coordinamento delle attività delle strutture museali ed espositive in cui il sistema museale si articola, prevedendo speciali forme di autonomia gestionale delle strutture stesse;

          b) le modalità e i criteri con cui ulteriori strutture museali ed espositive già esistenti o di nuova costituzione possono entrare a far parte del sistema museale;

          c) le modalità e i criteri di partecipazione alla fondazione delle regioni, ferme restando le loro competenze istituzionali, e degli enti locali nel cui territorio hanno sede le strutture in cui il sistema museale si articola;

          d) le modalità di equa ripartizione delle risorse economiche del sistema museale tra le strutture che ne fanno parte nonché i criteri e i limiti dei contributi da attribuire alle strutture ad esso associate.

      5. Il sistema museale è posto sotto la vigilanza del Ministero per i beni e le attività culturali, ai sensi del regolamento di cui al decreto del Ministro per i beni e le attività culturali 27 novembre 2001, n. 491.
      6. La fondazione, di intesa con i comuni di Viareggio e di Venezia, nonché con gli altri comuni sul cui territorio sono poste le strutture di cui alla lettera c) del

 

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comma 5 dell'articolo 1, provvede alla gestione del museo del Carnevale di Viareggio di cui all'articolo 4 e del Museo del Carnevale di Venezia di cui all'articolo 5, nonché di ogni altra struttura associata al sistema museale.
      7. La fondazione può attribuire la gestione delle strutture museali di cui al comma 6 ad altri soggetti, in accordo con il comune in cui è situata la struttura.

Art. 4.
(Museo del Carnevale di Viareggio).

      1. È istituito a Viareggio, presso la sede della fondazione, il Museo del Carnevale di Viareggio e della cartapesta con sede nella cittadella del Carnevale situata a Viareggio.
      2. Il Museo del Carnevale di Viareggio, in collaborazione con la fondazione, raccoglie testimonianze e documentazioni di carattere cartaceo, audiovisivo e fotografico riguardanti il Carnevale di Viareggio.
      3. All'interno del Museo di cui al presente articolo, in collaborazione con la fondazione, è allestito il Museo virtuale del Carnevale, dotato di un repertorio di registrazioni video e audio, di opere cinematografiche dedicate alla festa del Carnevale in Italia, nonché di un archivio cartaceo composto da materiale pubblicitario, promozionale, artistico, critico, fotografico e redazionale.

Art. 5.
(Museo del Carnevale di Venezia).

      1. È istituito a Venezia, nell'ambito del sistema museale, il Museo del Carnevale di Venezia.
      2. Il comune di Venezia, in collaborazione con il consorzio Comitato per il Carnevale di Venezia, individua la sede del Museo del Carnevale di Venezia, raccoglie costumi, maschere, fotografie, filmati e ogni altra testimonianza legata al Carnevale di Venezia.

 

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Art. 6.
(Articolazione del sistema museale
sul territorio nazionale).

      1. La cittadella del Carnevale, situata nel comune di Viareggio, e le opere acquisite dal medesimo comune fermo restando il carattere di patrimonio inalienabile del comune, divengono parte integrante del sistema museale nelle forme e nei modi stabiliti con apposita convenzione sottoscritta dal comune stesso e dalla fondazione.
      2. Gli enti organizzatori delle manifestazioni carnevalesche possono mettere a disposizione del sistema museale i propri spazi, le opere, i manifesti, i materiali propagandistici, i filmati, le fotografie di cui sono proprietari.
      3. Gli spazi e le opere di cui al comma 2, fermo restando lo stato di patrimonio inalienabile degli enti proprietari, possono divenire articolazioni del sistema museale con apposita convenzione.

Art. 7.
(Copertura finanziaria).

      1. Per la realizzazione della nuova sede del Museo del Carnevale di Viareggio e della sede della fondazione è autorizzata la spesa di 10 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004 e 2005.
      2. Per la realizzazione della nuova sede del Museo del Carnevale di Venezia è autorizzata la spesa di 8 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004 e 2005.
      3. È autorizzata la spesa di 2 milioni di euro per ciascuno degli anni 2004, 2005 e 2006 quale contributo alle spese di funzionamento del sistema museale e delle strutture in cui esso si articola.
      4. A decorrere dall'anno 2007, il contributo alle spese di funzionamento del sistema museale è determinato ai sensi dell'articolo 11, comma 3, lettera d), della legge 5 agosto 1978, n. 468, e successive modificazioni. La fondazione provvede alla ripartizione delle risorse in relazione delle

 

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esigenze delle strutture del sistema medesimo.
      5. All'onere derivante dall'attuazione della presente legge si provvede mediante corrispondente riduzione dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2004-2006, nell'ambito dell'unità previsionale di base di conto capitale «Fondo speciale» dello stato di previsione del Ministero dell'economia e delle finanze per l'anno 2004, allo scopo parzialmente utilizzando l'accantonamento relativo al Ministero per i beni e le attività culturali.
      6. Il Ministro dell'economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.


Frontespizio Relazione Progetto di Legge
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