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PDL 4894

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4894




 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GIORDANO, VENDOLA, VALPIANA

Legge quadro per l'istituzione dei dipartimenti regionali per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni

Presentata l'8 aprile 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - In quaranta anni sono stati circa 7 milioni gli ettari di superficie abbandonati dall'attività agricola, oltre un terzo della superficie complessiva attuale; in montagna sono stati 1,3 milioni gli ettari abbandonati, il 42 per cento della superficie attualmente coltivata in queste zone.
      Un trend che ha avuto una accelerazione negli ultimi dieci anni, nel corso dei quali solo in montagna sono stati abbandonati circa 540.000 ettari di superficie e oltre 160.000 sono le aziende agricole che hanno abbandonato l'attività.
      Il risultato di decenni di politiche liberiste è stato il favorire l'abbandono delle campagne disconoscendo economicamente e socialmente le funzioni di sorveglianza, di manutenzione e di gestione del territorio che solo le aziende contadine possono svolgere.
      Senza le imprese agricole e il lavoro quotidiano dell'uomo non c'è presidio del territorio e si lascia campo aperto alla cementificazione e ai disastri ambientali.
      Il Governo in tutti i suoi provvedimenti si è dimostrato totalmente insensibile e incapace di valorizzare le grandi risorse di professionalità che offre l'agricoltore senza nessun orientamento delle politiche verso la valorizzazione della multifunzionalità e il riconoscimento del valore ambientale, culturale e sociale dell'azienda contadina.
      La nuova revisione della politica agricola comunitaria favorisce un'ulteriore processo di espulsione dei piccoli produttori e di abbandono dell'agricoltura marginale, quella di montagna e collinare che rappresenta l'80 per cento del nostro territorio.
      Le aziende agricole europee continueranno ad essere sacrificate per la «salvezza del libero mercato»; entro il 2006 circa 600 piccole aziende contadine ogni giorno dovranno abbandonare l'attività con gravi danni per la qualità dei prodotti tipici,
 

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locali, di qualità e a forte valore aggiunto di lavoro, e tutto a vantaggio, invece, del modello di agricoltura industriale, legata esclusivamente al mercato globale.
      L'essenza del cibo globale è quella degli involucri di plastica, dei processi produttivi complessi e artificiosi, dei «prodotti spazzatura» trasportati per migliaia di chilometri.
      Un modello che oggi mostra tutto il suo fallimento con grave danno per i lavoratori, per i produttori agricoli e per i piccoli risparmiatori (vedi Cirio e Parmalat).
      La stessa logica che smantella l'agricoltura contadina dell'Italia, costringe i Paesi più poveri del mondo a produrre per l'esportazione - a discapito della propria sovranità alimentare - con prezzi all'origine sempre più bassi e con prodotti sempre più scadenti, con nessuna garanzia per la salute dei cittadini, con gravi disastri ambientali e sociali, senza avere alla fine della filiera, peraltro, prezzi accessibili al consumo di massa in quanto i prezzi sono ormai stabiliti dalla grande distribuzione.
      Dal mercato globalizzato non arriva nessun vantaggio per i produttori né tanto meno per i cittadini; la risposta di qualità, di garanzie economiche, sociali e ambientali resta soltanto quella dalla sovranità alimentare e del ciclo corto.
      L'idea della sovranità alimentare costituisce la più alta espressione del percorso politico intorno al dibattito sul cibo, introdotto e promosso grazie al contributo delle organizzazioni aderenti al movimento contadino internazionale «Via Campesina». Il suo punto di forza risiede nel controllo decentrato delle politiche della produzione e della distribuzione, capace di garantire a tutti e ovunque l'accesso al cibo con le soluzioni più giuste in base alle necessità proprie, alle diverse realtà e alle culture del sud del mondo.
      Anche per questo il controllo della genetica alimentare deve rimanere nelle mani della collettività per respingere ogni tentativo di diritti di proprietà sulle culture ed i saperi di millenni di lavoro contadino nel mondo.
      Il Governo italiano e il Ministro delle politiche agricole e forestali Alemanno sposano invece per intero la teoria del mercato e degli effetti benèfici della globalizzazione neoliberista, tant'è che il Governo nel suo semestre di Presidenza dell'Unione europea non è stato capace di tutelare nessuna produzione di qualità dell'agricoltura italiana, anzi si accinge a subire la possibilità di coesistenza tra culture biologiche, tipiche e di qualità con gli organismi geneticamente modificati.
      La risposta spetta alla democrazia diffusa del nostro Paese che a larghissima maggioranza pretende prodotti di qualità, sani e con una giusta retribuzione per i produttori.
      L'obiettivo si può raggiungere con il ciclo corto, che elimina la molteplicità dei passaggi dalla produzione al consumatore e mantiene la possibilità dell'esistenza dell'azienda contadina, della valorizzazione del territorio e del lavoro agricolo.
      Serve una grande alleanza tra contadini, cittadini, istituzioni e organizzazioni di massa per creare luoghi non solo di commercio diretto tra contadini e acquirenti ma come elemento di socializzazione e recupero di saperi e sapori popolari che nessuna catena della grande distribuzione può garantire.
      Agli enti locali spetta il compito di sostenere le produzioni contadine legate al territorio con processi produttivi certi, con disciplinari severi sotto il profilo ambientale e sociale, organizzando una rete diffusa di mercati locali, nonché di favorire almeno nella ristorazione pubblica collettiva - mense di scuole, ospedali, fabbriche, eccetera - un'alimentazione fortemente legata al territorio in grado di garantire reddito per i contadini e cibi salubri per tutti i cittadini.
      Scopo della presente proposta di legge è quello di stimolare le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano a istituire con apposite leggi il dipartimento regionale per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. A decorrere dalla data di entrata in vigore della presente legge, le regioni e le province autonome di Trento e di Bolzano, con apposito provvedimento legislativo, possono istituire il dipartimento regionale per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni, di seguito denominato «dipartimento».
      2. Entro due mesi dalla data di entrata in vigore della legge regionale o delle province autonome di cui al comma 1, il dipartimento predispone, sulla base dei criteri e dei princìpi stabiliti dalla medesima legge, il piano per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni che ha valore di pianificazione generale, obbligatoria per tutti gli altri livelli di pianificazione urbanistica, infrastrutturale ed economica.
      3. Il piano per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni di cui al comma 2 è predisposto di concerto con le organizzazioni dei produttori, le associazioni dei consumatori, le associazioni ambientaliste e i sindacati effettivamente rappresentativi a livello regionale o della provincia autonoma, nonché con gli enti locali interessati che formano la consulta per la sovranità alimentare e del ciclo corto istituita dalla legge regionale o della provincia autonoma di cui al comma 1.
      4. Il piano per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni stabilisce appositi parametri ambientali e sociali nonché le modalità e gli strumenti per assicurare il loro rispetto, in conformità a quanto previsto dalla rispettiva legge regionale o della provincia autonoma.
      5. Il piano per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni prevede, in particolare: la difesa e la promozione dei territori agricoli, la tutela del reddito dei produttori e dei lavoratori con particolare attenzione alle cooperative e alle aziende

 

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medio-piccole operanti in zone marginali e svantaggiate, la valorizzazione delle produzioni locali tipiche di qualità non modificate geneticamente, ad alto valore aggiunto di lavoro, a basso impatto ambientale, con sistemi di allevamento legati al benessere animale e con particolare attenzione alla produzione biologica.
      6. Il piano per la sovranità alimentare e il ciclo corto delle produzioni, sulla base dei criteri e dei princìpi fissati dalla legge di cui al comma 2 promuove canali distributivi, pubblici e privati, in grado di favorire l'incontro tra i produttori e consumatori anche con specifiche politiche di formazione del prezzo, e prevede la realizzazione di produzioni a ciclo corto nella ristorazione collettiva pubblica a partire dalle mense ospedaliere e scolastiche, per favorire un'alimentazione legata al territorio idonea a garantire la redditività per i produttori, nonché la tutela ambientale e le produzione di alimenti sicuri per la salute dei cittadini.
      7. Il dipartimento promuove e sostiene campagne di informazione anche di carattere internazionale, tese a valorizzare la tipicità e la qualità delle produzioni locali, il ciclo corto delle produzioni, la sovranità alimentare dei popoli, il benessere animale, il rispetto dell'ambiente e del lavoro.


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