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PDL 4839

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4839



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GARNERO SANTANCHÈ, CASTELLANI, LA RUSSA

Incentivi per favorire l'elezione di donne al Senato della Repubblica, alla Camera dei deputati, al Parlamento europeo e ai consigli regionali

Presentata il 23 marzo 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - Con la presente proposta di legge si intende promuovere la presenza femminile nelle rappresentanze politiche, creando un sistema incentivante ai partiti nelle cui file risultino elette, e non già meramente candidate, cospicue percentuali di donne. Abbandonato il rimedio più volte adottato e proposto delle quote, che garantisce solo un certo numero di candidature alla donne a prescindere dalle loro chance di vittoria elettorale, l'obiettivo che qui si vuole raggiungere è concreto: aumentare la presenza femminile nei Parlamenti italiano ed europeo e nei consigli regionali.
      La differenza qualificante della proposta di legge del gruppo di Alleanza Nazionale, rispetto alle altre presentate dalle diverse forze politiche, è che essa prevede meccanismi premiali ai partiti solo in caso di effettiva elezione delle donne e non di mero inserimento nelle liste elettorali. Insomma lo scopo non è quello di più donne candidate, ma di più donne elette!
      La proposta di legge prevede innanzi tutto una riduzione del 20 per cento della erogazione del rimborso delle spese per le consultazioni elettorali ai partiti in base alla legge 3 giugno 1999, n. 157. Solo i partiti o movimenti politici che riusciranno a far eleggere nelle proprie liste una percentuale di donne pari o superiore al 30 per cento potranno ottenere il 100 per cento del rimborso. È previsto, inoltre, un contributo supplementare, a titolo premiale, per quei partiti o movimenti politici
 

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che riescano a far eleggere nelle proprie liste una percentuale di donne superiore al 33 per cento fino al 50 per cento. Tale premio sarà prelevato dai rispettivi fondi elettorali, attingendo a quelle somme, ivi confluite, risultanti dalle percentuali di rimborso elettorale non attribuite ai partiti o movimenti politici che non abbiano raggiunto un'adeguata rappresentanza femminile, e distribuito proporzionalmente tra i partiti e movimenti politici aventi diritto al premio. Questo meccanismo si applicherà nelle elezioni per la Camera dei deputati, il Senato della Repubblica, il Parlamento europeo e i consigli regionali.
      La promozione in ogni settore professionale, culturale e sociale della pari opportunità tra uomo e donna è stata ed è uno degli obiettivi fondamentali dell'Unione europea e questa iniziativa trova conforto anche nel nuovo dettato costituzionale che all'articolo 51 consente l'adozione di provvedimenti che facilitino una presenza equilibrata di uomini e donne nelle istituzioni.
      Considerando che in Italia le donne costituiscono il 52 per cento dell'elettorato, ma solo il 10 per cento dei parlamentari, c'è qualcosa, nella società attuale, che influenza negativamente la loro partecipazione, sia dal punto di vista istituzionale che, evidentemente, dal punto di vista culturale, anche se dai sondaggi risulta che i cittadini europei, e in particolare quelli italiani, sono favorevoli ad una maggiore presenza femminile nei Parlamenti nazionali, soprattutto perché ciò contribuirebbe a rendere la politica più umana e attenta ai problemi del quotidiano.
      Ma un atteggiamento positivo verso l'ingresso delle donne nel mondo della politica non basta; occorre avviare delle misure concrete per ottenere validi e duraturi risultati con l'obiettivo di creare le condizioni affinché esse entrino a pieno titolo nella politica, senza destare più clamore quando vengono inserite in numero cospicuo in un organo esecutivo.
      I motivi per i quali le donne sono per lo più assenti nelle istituzioni rappresentative sono diversi, legati sia alla crisi della rappresentanza sia a fattori socio-culturali. Non dimentichiamoci che è solo nel XIX secolo che le donne ottengono il riconoscimento dei diritti civili e politici. È con il messaggio di libertà e di uguaglianza della Rivoluzione francese che si introduce la questione dell'estensione del diritto di voto alle donne e, anche se le rivendicazioni delle rivoluzionarie non vengono prese in considerazione, si apre comunque un dibattito politico nuovo che spianerà la strada alle successive lotte per il riconoscimento dei loro diritti civili, giuridici e politici.
      Ma ancora oggi, nonostante tutti i riconoscimenti formali, le donne non sono riuscite a entrare in misura consistente nelle istituzioni, soprattutto in quelle rappresentative. D'altronde, la realtà non si modifica automaticamente e troppo forte rimane la resistenza culturale ad accettare ruoli delle donne al di fuori di quelli classici. Troppi pregiudizi e privilegi di una storia millenaria pesano ancora e le pari opportunità non sono una realtà effettiva.
      È dunque necessario costituire una diversa identità, in cui maschile e femminile non sono elementi opposti e nemici, ma semplicemente diversi tra loro.
      Oggi non si tratta più di rivendicare diritti negati, come avveniva negli anni '70; piuttosto si tratta di sensibilizzare l'opinione pubblica e di modificare una cultura politica che ancora oggi considera l'uomo il vero e legittimo protagonista della gestione dello Stato. Poiché però si tratta di cambiamenti che investono la coscienza della collettività dovrà passare del tempo prima che queste conquiste vengano fatte proprie e le donne entrino in modo significativo nel mondo che conta.
      Le cause che sono alla base della sottorappresentanza politica femminile, peraltro, sono varie e se da una parte ci sono una serie di difficoltà oggettive che ostacolano il loro ingresso in politica, dall'altra si riscontra una sorta di autoesclusione che le porta a intraprendere strade alternative, dal contenuto politico elevato, nelle amministrazioni locali, nelle strutture religiose,
 

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educative e di volontariato, al di fuori dei tradizionali centri del potere.
      Occorrono, dunque, delle campagne di sensibilizzazione sulla sottorappresentanza politica femminile che intervengano sul costume e sulla cultura della collettività che - affiancate da iniziative di carattere legislativo come la presente proposta di legge - portino le donne ad abbandonare la riluttanza nei confronti della politica tradizionale e i cittadini a considerarle validi rappresentanti dei loro interessi.
      Con il 10 per cento la rappresentanza parlamentare femminile italiana si pone avanti solo alla Grecia (6 per cento) ed è al sessantanovesimo posto nel mondo; in molti Paesi europei le donne hanno conquistato spazi politici più ampi, anche se il vero primato spetta ai Paesi scandinavi, in cui le donne sfiorano il 40 per cento. Qui esse sono entrate stabilmente a fare parte dei centri decisionali, determinando un notevole cambiamento dell'indirizzo politico, nettamente orientato verso provvedimenti volti a migliorare la situazione educativa, sanitaria ed economica della collettività; le rappresentanti dei cittadini (svedesi, finlandesi, ma anche inglesi) hanno infatti dato priorità allo stato sociale, alla cultura, ai problemi quotidiani dei cittadini, affrontando con maggiore pragmaticità le questioni e conservando una prospettiva attenta al sociale e, in particolare, all'individuo. In Italia, invece, la presenza delle donne è scarsa anche nelle strutture politiche di base, come i partiti e i sindacati; di conseguenza non si crea un movimento politico al femminile, capace di costituirsi come punto di riferimento per le elettrici e le elette.
      Con la presente proposta di legge si intende, dunque, compiere un piccolo ma significativo passo nel cammino verso la realizzazione concreta delle pari opportunità.
 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Dopo l'articolo 1 della legge 3 giugno 1999, n. 157, e successive modificazioni, è inserito il seguente:

      «Art. 1-bis. (Incentivi per favorire l'elezione di donne al Senato della Repubblica, alla Camera dei deputati, al Parlamento europeo e ai consigli regionali). 1. La somma spettante a ciascun movimento o partito politico a titolo di rimborso per le spese elettorali previsto dall'articolo 1 è ridotta del 20 per cento. La percentuale non corrisposta è accantonata nel relativo fondo per le spese elettorali.
      2. La somma spettante a titolo di rimborso per le spese elettorali è corrisposta per un importo pari al 100 per cento ai movimenti o partiti politici nelle cui liste risulta eletta una percentuale di donne pari o superiore al 30 per cento.
      3. Ai movimenti o partiti politici nelle cui liste risulta eletta una percentuale di donne superiore al 33 per cento e fino al 50 per cento è attribuito un contributo supplementare finanziato con le somme non utilizzate del fondo di cui al comma 1.
      4. L'importo del contributo supplementare spettante a ciascun movimento o partito politico ai sensi del comma 3 è determinato ripartendo proporzionalmente le somme non utilizzate del fondo di cui al comma 1».



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