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PDL 4782

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4782



 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

d'iniziativa dei deputati

GUIDO GIUSEPPE ROSSI, STUCCHI, BALLAMAN, ERCOLE,
FRANCESCA MARTINI, POLLEDRI, SERGIO ROSSI

Modifiche all'articolo 80 della Costituzione in materia di partecipazione del Parlamento alla definizione delle politiche dell'Unione europea

Presentata il 4 marzo 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - Gli infruttuosi esiti recenti della Conferenza intergovernativa di Roma che, sotto la presidenza di turno italiana, avrebbe dovuto condurre all'adozione di una Costituzione per l'Europa inducono ad una pausa di riflessione sul processo di integrazione europea e sugli effetti dell'allargamento dell'Unione.
      L'attenzione sinora concentrata sulla revisione dei trattati deve ora lasciare il campo alla riflessione sugli strumenti che il nostro ordinamento prevede per assicurare un raccordo efficace tra il Parlamento, e quindi, in ultima istanza, tra il popolo sovrano e il Governo nella definizione degli indirizzi della politica dell'Unione europea.
      È noto che l'articolo 11 della Costituzione fu pensato dai costituenti con prevalente riferimento all'adesione dell'Italia alle Nazioni Unite. Tuttavia tale norma, anche mediante forzature che hanno fatto leva sull'elasticità della norma costituzionale, è stata considerata idonea a dare una copertura costituzionale al processo di integrazione comunitaria.
      Pur dando per acquisita questa operazione interpretativa, la strumentazione costituzionale relativa ai problemi nascenti dall'integrazione comunitaria si rivela attualmente insufficiente, sotto diversi profili.
      Ci si intende qui riferire soprattutto alla mancanza di disposizioni che assicurino il necessario concorso del Parlamento alla definizione degli indirizzi che il Governo deve sostenere nelle sedi europee, allorché si tratti di produrre norme costitutive del diritto comunitario. Con quest'ultima formula si vuole fare riferimento sia al cosiddetto «diritto primario», derivante dai Trattati istitutivi e dalle successive modificazioni, sia al diritto derivato, cioè a quelle norme che, in base ai Trattati
 

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stessi, sono poste in essere dalle istituzioni comunitarie.
      Nell'attesa della ripresa del dibattito sull'adozione di un Trattato costituzionale per l'Europa appare perciò opportuno affrontare, a livello costituzionale, il ben noto problema del deficit democratico dell'Unione europea, riconducibile soprattutto alla mancanza, sia a livello comunitario che delle singole Costituzioni degli Stati membri, di meccanismi idonei ad assicurare una qualificata partecipazione dei Parlamenti nazionali alla fase ascendente della normazione comunitaria.
      Su questo tema significativi passi avanti sono stati compiuti a livello comunitario a partire dal Trattato di Amsterdam, di cui alla legge n. 209 del 1998 e, nel nostro ordinamento, con la «legge La Pergola» (legge 9 marzo 1989, n. 86) e le modifiche che si stanno ad essa recando nella presente legislatura.
      La Costituzione italiana, che già sconta la lacuna evidenziata, non può perciò non prevedere una «riserva parlamentare» in ordine alla definizione degli indirizzi comunitari.
      A questo scopo mira la presente proposta di legge costituzionale che, integrando l'attuale articolo 80 della Costituzione, intende assicurare una tempestiva informazione del Parlamento sulle iniziative di revisione dei trattati comunitari e sui progetti di atti normativi comunitari, in modo da assicurarne il concorso mediante la definizione di indirizzi vincolanti per il Governo.
      La consapevolezza della necessità di colmare la lacuna costituzionale illustrata si manifestò già nei lavori dell'ultima Commissione parlamentare per le riforme istituzionali, che propose infatti l'inserimento nella parte seconda della Costituzione di un titolo dedicato alla partecipazione dell'Italia all'Unione europea.
      La presente proposta di legge costituzionale recupera in parte gli esiti e lo spirito del dibattito che allora si svolse.
      In particolare si propone di affermare a chiare lettere all'articolo 80 della Costituzione che spetta alle Camere definire gli indirizzi che il Governo sosterrà presso le istituzioni dell'Unione europea. A tale scopo si introduce l'istituto della riserva parlamentare che consente al Governo o alla maggioranza dei componenti di una Camera di provocare una deliberazione parlamentare su progetti di atti comunitari che, per la loro portata, debbano ritenersi di rilevante interesse. La delibera parlamentare esprime quindi indirizzi vincolanti per il Governo, da attuare nelle sedi di trattative e di decisione comunitaria.
      Il Parlamento è così posto in grado di esprimere i propri indirizzi attraverso gli strumenti di cui dispone e di cui riterrà di dotarsi attraverso i propri Regolamenti, su impulso dell'approvazione della presente proposta di legge costituzionale.
      La presente proposta di legge costituzionale avrebbe infine il merito di dare una copertura costituzionale a quel processo di valorizzazione del ruolo dei Parlamenti nazionali nella definizione delle politiche dell'Unione europea che è obiettivo perseguito sia nel progetto di Costituzione europea che nelle proposte di riforma della «legge La Pergola».
 

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PROPOSTA DI LEGGE COSTITUZIONALE

Art. 1.

      1. All'articolo 80 della Costituzione sono aggiunti, in fine, i seguenti commi:

      «Le Camere definiscono gli indirizzi delle politiche dell'Unione europea.
      Prima di concorrere alla formazione di norme comunitarie di rilevante interesse o alla revisione dei Trattati istitutivi delle Comunità europee, nonché dei trattati che li hanno modificati o integrati, il Governo o la maggioranza dei membri di una Camera possono porre la questione di riserva parlamentare. Il voto espresso dalle Camere su tale questione vincola il Governo nelle sedi comunitarie».


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