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PDL 4772

XIV LEGISLATURA

CAMERA DEI DEPUTATI

   N. 4772



 

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PROPOSTA DI LEGGE

d'iniziativa dei deputati

GAZZARA, BAIAMONTE, CAMINITI, CAMPA, COLLAVINI, DE GHISLANZONI CARDOLI, DI TEODORO, FRIGERIO, MISURACA, NICOTRA, PERROTTA, SANTORI, SCALTRITTI, TABORELLI, VIALE, ZAMA

Presenza obbligatoria di componenti di entrambi i sessi nelle giunte comunali, provinciali, regionali e nel Consiglio dei ministri, in attuazione dell'articolo 51 della Costituzione

Presentata il 3 marzo 2004


      

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Onorevoli Colleghi! - L'impegno delle donne in politica non può che essere considerato positivamente con la presa d'atto che ovunque, e soprattutto in Italia, non è numericamente rilevante e, di contro, con l'auspicio che lo divenga presto. Le difficoltà incontrate nell'assumere ruoli di rilievo o nel conquistare seri spazi di rappresentatività probabilmente sono ascrivibili a varie cause, tra le quali:

          la «collocazione» tradizionale della donna nell'ambito familiare;

          la «gestione» quasi assolutamente maschile della politica;

          la ricerca di «quota» propria di una categoria o di una casta piuttosto che l'aspirazione a ricoprire un ruolo da svolgere con spirito di servizio nell'interesse di tutti.

      Il significato formale della modifica apportata all'articolo 51 della nostra Costituzione è certo importante.
      Il risvolto pratico forse lo sarà meno dato che la presenza tra i candidati di un certo numero di donne, probabilmente, agevolerà gli uomini che si troveranno a competere. Ciò in quanto la candidatura, di per sé, rappresenta uno sforzo (fisico ed economico), un servizio, una speranza ma non certo una garanzia di esito positivo. In ogni caso una spendita di nome a vantaggio della lista al cui buon esito contribuisce

 

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ciascun candidato con la ricerca del voto di preferenza.
      Tuttavia la poca frequenza con la «gestione» della politica o con la partecipazione alle amministrazioni attive non rende ancora le donne riferimento dei cittadini elettori singoli o riuniti in associazioni o rappresentativi di categorie.
      Conseguentemente, chiunque sia fornito di esperienza «politica» avrà interesse affinché in lista, a competere con lui, si trovino quante più donne possibile utili a contribuire al successo complessivo della lista ed a quello personale del candidato «uomo» che, per quanto detto, parte avvantaggiato in forza dell'esperienza acquisita sul territorio per l'attività «politica» svolta nel tempo.
      Le donne sarebbero (o, peggio, saranno) utilizzate come vittime sacrificali senza possibilità, peraltro, di più lamentarsi.
      Nè si può pensare di prevedere quote di elette.
      Ecco perché sembra opportuno, proprio in applicazione delle «condizioni di uguaglianza», come sancito dall'articolo 51 della Costituzione, tenuto conto della importanza della partecipazione femminile alla politica ed ai consessi che quella implica, facilitare il percorso elettivo futuro attraverso un inserimento «obbligatorio» nei ruoli politico-amministrativi che derivano da nomina, quali quelli di componente delle giunte di governo (nazionale, regionale, provinciale, comunale).
      Ciò comporterà acquisizione di esperienza, assunzione di responsabilità, instaurazione di contatti importanti, rapporto diretto con i cittadini.
      La soluzione risulta praticabile in forza della norma che consente la nomina a prescindere dalla partecipazione elettiva all'assemblea (o, spesso, escludendola).
      Per quanto detto è da ritenere che in forza del mandato di assessore la donna potrà competere con reali concrete possibilità nei confronti del suo collega di giunta uomo in qualsiasi elezione, ricavandone «pari opportunità».
      D'altro canto la presente proposta di legge tende ad assicurare una minima rappresentanza utile a facilitare un percorso piuttosto che avere la pretesa di risolvere il problema che, comunque, dipende soprattutto da una radicata mentalità e dal non porsi come «casta» delle potenziali candidate.
      Non si riuscirebbe a comprendere, diversamente, come sia possibile che, pur essendo superiore, ed in modo significativo, il numero delle elettrici, rispetto a quello degli elettori, riportino più consensi sempre i candidati uomini.
      Pare giusto quindi prevedere che il sindaco, il presidente della provincia, il presidente della regione, il Presidente del Consiglio dei ministri debbano garantire che nelle giunte di governo da loro presiedute siano presenti rappresentanti di entrambi i sessi, senza fissare limiti minimi (quote) assolutamente inutili, spesso nocivi, a volte non realizzabili.

 

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PROPOSTA DI LEGGE

Art. 1.

      1. Le giunte dei comuni, delle province, delle regioni e il Consiglio dei ministri devono essere composti da rappresentanti di entrambi i sessi, in attuazione dell'articolo 51 della Costituzione.


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